l’analisi

I social fanno male? Ascoltiamo di più i ragazzi per disinnescare i rischi



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I social media hanno trasformato la comunicazione e la socializzazione, influenzando la salute mentale dei giovani. Se da un lato offrono supporto emotivo e connessione sociale, dall’altro possono causare ansia, depressione e bassa autostima. Un approccio consapevole e critico è essenziale per massimizzare i benefici e minimizzare i rischi

Pubblicato il 26 set 2024

Francesco Bocci

Psicologo, Psicoterapeuta ad orientamento Adleriano, esperto in psicologia dei videogiochi



social (1)

L’avvento dei social media ha radicalmente trasformato il modo in cui comunichiamo, condividiamo informazioni e ci relazioniamo con gli altri. La diffusione di piattaforme come Facebook, Instagram, TikTok e Twitter ha portato a numerosi cambiamenti sociali e psicologici, specialmente tra i giovani, al punto che Meta ha introdotto nuovi account con impostazioni di privacy migliorate per adolescenti su Instagram, così da limitare l’esposizione a contenuti dannosi.

Ma possiamo dire con certezza che questi cambiamenti sono negativi?

Gli effetti dei social sulla salute mentale: complessità e contraddizioni

Gli effetti dei social media sulla salute mentale sono complessi e spesso contraddittori.

Proviamo allora a esaminare le diverse prospettive sugli effetti psicologici dei social media, cercando di capire se davvero fanno male e in che modo. Innanzitutto dobbiamo sottolineare che la scienza non ci dà delle risposte precise anche se esistono alcune ricerche scientifiche che dimostrano con chiarezza la correlazione tra malessere psichico e utilizzo dei social media, ed altre che sottolineano come, soprattutto durante la pandemia e la reclusione, i social network si siano rivelati essere importanti strumenti di contatto e comunicazione per i giovani, in grado anche di diminuire i sintomi depressivi di chi ne faceva uso quotidianamente. Ma allora come mai in così grande allarme rispetto a questi social media?

In realtà alcuni elementi da tenere ben presenti e che possono diventare rischi per l’utente ci sono. Uno degli argomenti più discussi riguarda l’impatto negativo dei social media sulla salute mentale dei giovani. Numerose ricerche hanno evidenziato che l’uso eccessivo, scorretto o poco indicato dei social media può essere associato a una serie di problemi psicologici, tra cui ansia, depressione, bassa autostima e disturbi del sonno.

Ansia e depressione

Uno studio condotto dall’Università della Pennsylvania ha riscontrato che ridurre l’uso di piattaforme social come Facebook, Instagram e Snapchat può portare a una diminuzione significativa dei livelli di ansia e depressione. I partecipanti allo studio che hanno limitato il loro tempo sui social media a 30 minuti al giorno per tre settimane hanno riportato miglioramenti nel benessere generale e una riduzione dei sentimenti di solitudine e depressione (Hunt et al., 2018).

Bassa autostima

L’uso dei social media può influenzare negativamente l’autostima, soprattutto a causa della tendenza a confrontarsi con gli altri. Le piattaforme social presentano spesso immagini idealizzate delle vite altrui, che possono portare a sentimenti di inadeguatezza e insoddisfazione personale. Uno studio ha rilevato che l’esposizione a immagini di amici felici e di successo può far sentire gli utenti meno soddisfatti della propria vita (Vogel et al., 2014).

Dipendenza e disturbi del sonno

L’uso compulsivo dei social media può portare a comportamenti di dipendenza, con conseguente impatto negativo sulla qualità del sonno. Uno studio ha evidenziato che l’uso eccessivo dei social media prima di dormire è associato a una scarsa qualità del sonno e a un aumento dei sintomi di insonnia (Woods & Scott, 2016).

I benefici dei social media

Nonostante i potenziali rischi, i social media offrono anche numerosi benefici, soprattutto in termini di connessione sociale, supporto emotivo e accesso a informazioni.

Durante la pandemia di Covid-19, i social media hanno giocato un ruolo cruciale nel mantenere le persone connesse. Le piattaforme social hanno permesso ai giovani di rimanere in contatto con amici e familiari, riducendo i sentimenti di isolamento. Uno studio ha rilevato che l’uso dei social media durante la pandemia ha aiutato a diminuire i sintomi depressivi tra i giovani (Ellis et al., 2020). I social media offrono un accesso senza precedenti a una vasta gamma di informazioni e risorse educative. Piattaforme come YouTube ospitano contenuti educativi che possono aiutare i giovani a sviluppare nuove competenze e conoscenze. Inoltre, i social media possono promuovere il coinvolgimento civico e politico, incoraggiando i giovani a partecipare attivamente alla società e a esprimere le loro opinioni su questioni importanti (Hargittai et al., 2018).

Distorsioni e rischi di alcune tendenze social: ci sono anche risposte critiche

Tuttavia, ad oggi, è possibile ritrovare un ulteriore grande problema riconducibile ai contenuti: se andiamo a chiedere a fare la differenza, oggi, è l’enorme numero di contenuti su questi social che sta generando una maggior diminuzione del senso degli stessi creando distorsioni che poi vengono adottate e modificate soprattutto dai giovani.

Lo “shitposting” e il “brain rot”

L’altissimo numero di contenuti di pubblicità di post senza senso ha generato nei giovani alcune tendenze che possono davvero portare a delle derive per nulla positive avvicinandoli all’incapacità di generare senso critico o di lasciarsi trascinare in movimenti che addirittura esprimono pensieri tutt’altro che costruttivi. Le nuove tendenze nei social media, come lo “shitposting” e il “brain rot”, riflettono una risposta critica dei giovani alla sovrabbondanza di contenuti privi di valore.

Nello specifico, lo “shitposting” è una pratica, lanciata dalla generazione Z, in cui gli utenti pubblicano contenuti volutamente di bassa qualità o privi di senso, spesso con l’intento di criticare l’iperproduzione di contenuti sui social media. Allo stesso modo, il “brain rot” si riferisce a contenuti che non presentano elementi di senso e sono spesso creati per puro intrattenimento senza scopo comunicativo è questo è quello che maggiormente interessa le nuove generazioni Alfa.

Questi fenomeni possono essere visti come un tentativo di ribellione contro la superficialità dei social media.

La creazione in maniera voluta di questi post nasce infatti anche per sottolineare la possibilità di generare contenuti e “intrattenere” anche senza avere davvero un messaggio da comunicare. Insomma una sorta di critica alla vuotezza di un mondo che sembra iper affollato di elementi di cui cibarsi che risultano tuttavia privi di elementi nutritivi per il nostro cervello e che i giovani esagerano e ricalcano nell’intento di sottolinearne l’inutilità. Questi movimenti ci lasciano tuttavia intendere una innata capacità di attribuire senso all’esperienza dei più giovani mista ad una naturale mancanza di strumenti connessi proprio alla giovane età.

Sostenere la capacità critica degli adolescenti, antidoto al vuoto social

Da questo emerge quanto sostenere la capacità critica degli adolescenti potrebbe essere in realtà un antidoto potentissimo ad alcuni elementi fuori controllo che proprio i social network sembrano veicolare. Risulta importante stare accanto ai ragazzi in una maniera che sia altrettanto innovativa e a trovarsi davvero nella necessità di mettersi in gioco sono gli adulti. Spesso il modo di interagire dei genitori con i giovani e l’utilizzo dei social media assomiglia ad una sorta di limitazione costante e di lotta incessante. Questo forse perché abbiamo paura di confrontarci con elementi che sono più veloci di noi che non conosciamo di perdere insomma il controllo.

Questo meccanismo di divieto non può che generare curiosità nella mente giovane e contemporaneamente ribadire che dentro queste realtà fluide in movimento e alle volte anche pericolose noi adulti non vogliamo o non sappiamo starci.

Lasciare invece spazio di confronto ad un adolescente su questi temi lasciarglieli raccontare in un dialogo che ci consenta di dire “ti ascolto, poi ti dirò la mia!” Significa anche poter dire ai più giovani: ti riconosco nel tuo tentativo di affermare te stesso e le tue idee mentre cresci… e scelgo di starti accanto per quanto difficile alle volte possa apparire questo percorso. I genitori e gli educatori svolgono un ruolo cruciale nell’accompagnare i giovani nell’uso dei social media: è importante che questi si impegnino attivamente per comprendere il modo digitale dei giovani in modo da poter offrire loro guida e supporto oltre che, essere un modo per mettersi davvero in gioco personalmente nel tentativo di comprendere il nuovo linguaggio utilizzato dai giovani per raccontarsi.

Conclusioni

In conclusione, i social media rappresentano una realtà complessa e sfaccettata per i giovani. Sebbene possano offrire molte opportunità positive, è fondamentale essere consapevoli dei potenziali rischi e delle conseguenze negative di un uso scorretto.

Attraverso un approccio equilibrato e consapevole, è possibile massimizzare i benefici dei social media, minimizzando al contempo i loro effetti negativi. Genitori, educatori e i giovani stessi devono collaborare per creare un ambiente digitale che favorisca il benessere mentale, la crescita personale e lo sviluppo di una solida capacità critica.

Riferimenti Bibliografici

Hargittai, E., Füchslin, T., & Schäfer, M. S. (2018). How do young adults engage with science and research on social media? Some preliminary findings and an agenda for future research. Social Media + Society, 4(3), 1-10.

Hunt, M. G., Marx, R., Lipson, C., & Young, J. (2018). No More FOMO: Limiting Social Media Decreases Loneliness and Depression. Journal of Social and Clinical Psychology, 37(10), 751-768.

Vogel, E. A., Rose, J. P., Roberts, L. R., & Eckles, K. (2014). Social comparison, social media, and self-esteem. Psychology of Popular Media Culture, 3(4), 206-222.

Woods, H. C., & Scott, H. (2016). #Sleepyteens: Social media use in adolescence is associated with poor sleep quality, anxiety, depression and low self-esteem. Journal of Adolescence, 51, 41-49.

Ellis, L. A., Dumas, T. M., & Forbes, M. K. (2020). Social media use and loneliness in adolescents during the COVID-19 pandemic: A longitudinal study. Journal of Adolescence, 90, 34-43.

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