L’intelligenza artificiale offre senza dubbio numerosi vantaggi e benefici all’opera dell’uomo, in termini di efficienza, di velocità di esecuzione e consente all’uomo stesso di evitare di dover utilizzare la sua capacità cerebrale per eseguire azioni e compiti essenziali per lo svolgimento delle proprie mansioni ma che sono spesso ripetitivi, noiosi e non particolarmente stimolanti.
IA: benefici e rischi da non sottovalutare
Si sa, l’uomo è costantemente alla ricerca di innovazione, nuove scoperte, organizzare al meglio il complesso rapporto esistente fra gli impegni lavorativi ed il benessere personale; ed in questo l’intelligenza artificiale, nelle sue svariate declinazioni, lo aiuta in termini organizzativi e progettuali. Ma in tutto questo non si devono sottovalutare i possibili rischi che l’intelligenza artificiale può generare in termini di etica sociale, responsabilità, trasparenza, diritti fondamentali dei cittadini. Lo stretto rapporto che si è creato fra l’uomo e la tecnologia deve essere consolidato nella giusta direzione, cioè a favore dello sviluppo e del progresso per l’uomo stesso inteso come individuo e per i popoli intesi come comunità.
Lo sviluppo sempre più rapido dell’Intelligenza Artificiale, come gestirlo, i vantaggi e i pericoli che questo comporta sono temi di fronte ai quali non si può rimanere indifferenti. Oggi ne parlano scienziati, filosofi, psicologi, politici, militari e media.
IA e velocità del progresso tecnologico
Recentemente mi è capitato di partecipare e contribuire ad un paio di convegni dove si parlava dell’applicazione dell’intelligenza artificiale (IA) in alcuni comparti della nostra vita ed in particolare nelle reti di telecomunicazioni. Si parla ormai delle applicazioni della IA in pratica in tutte le attività che ci circondano, professione, scuola, informazione, sanità, approfondimento culturale etc.
Se noi guadiamo al progresso tecnologico nell’orizzonte temporale di tutta la storia dell’umanità osserviamo che le vere rivoluzioni indirizzate dalle tecnologie prendono piede e corpo a partire dal ‘700. Prima del ‘700 la storia dell’uomo si è si evoluta ma con velocità limitate tali che i cambiamenti stessi potevano essere osservati soltanto di generazione in generazione.
Nel suo ultimo libro, un po’ il suo testamento, ‘La meraviglia del tutto’ Piero Angela ci dice testualmente: “Fino al ‘700 si viveva ancora in un modo che non era poi tanto diverso da quello degli antichi romani. Anzi, se un romano dell’epoca di Augusto fosse stato trasportato da un’immaginaria ‘macchina del tempo’ avrebbe visto diversi cambiamenti superficiali, ovviamente, ma per molti aspetti non si sarebbe sentito poi tanto fuori posto. Ben due terzi della popolazione italiana lavoravano la terra, con attrezzi rudimentali, per trarre il poco cibo necessario a sopravvivere. L’illuminazione c’era solo grazie alle lampade a petrolio, si viaggiava ancora sulle carrozze trainate dai cavalli, si navigava su velieri, proprio come ai tempi di Augusto”. Poi con la Rivoluzione industriale è cambiato tutto ed il progresso tecnologico scientifico ha cominciato a correre a velocità esponenziale. L’uomo moderno mette il turbo…fino ai nostri giorni, attraverso molteplici rivoluzioni ed innovazioni del progresso scientifico che ha necessariamente influenzato il progresso socio-culturale. Fino ad arrivare all’intelligenza artificiale….
Sviluppo scientifico e sviluppo sociale: le sfide per ricercatori e decisori politici
Una riflessione che mi sento di condividere è la seguente. Il rapido sviluppo dell’intelligenza artificiale (IA) e dell’apprendimento automatico (machine learning) ha scatenato dibattiti sulla velocità con cui la tecnologia si sta evolvendo rispetto alla capacità degli esseri umani di comprenderla e controllarla appieno. La tecnologia velocemente permette di inventare sistemi sempre più sofisticati che nelle intenzioni dei tecnologi consentono di ottimizzare le nostre funzioni quotidiane, il nostro impegno professionale, il nostro relax quotidiano. Sempre più e sempre meglio attraverso le tecnologie possiamo aumentare la produttività sul lavoro e ottenere maggior tempo libero per seguire le nostre passioni ed i nostri desideri. L’IA a 360° è oggi in grado di garantirci tutto questo supportando le nostre funzioni e sgravandoci da tutte quelle attività che spesso ci annoiano perché ripetitive e monotone e permettendoci di sviluppare le nostre capacità cerebrali e di generare invenzione e progresso Ma… ma…. mentre l’aspetto prettamente tecnologico dell’Intelligenza artificiale offre possibilità trasformative, padroneggiare le sue implicazioni etiche, tecniche e sociali è un viaggio lungo e complesso. Questa affermazione risuona con la sfida che ricercatori e decisori politici devono affrontare per tenere il passo con questi sviluppi.
È il classico problema dello sviluppo tecnologico che corre ad alta velocità, la velocità della ricerca scientifica e tecnologica, specie negli ambiti dove ci sono importanti investimenti pubblici e privati, confrontato con lo sviluppo sociale necessario a gestire nel modo migliore, per il bene dell’umanità, tale sviluppo tecnologico e le relative conseguenze.
IA: gli sviluppi da attenzionare
In seguito fornisco una serie di elementi che attualmente dovrebbero costituire un serio oggetto di riflessione non solo da parte dei decisori ai vertici istituzionali ma anche e soprattutto della comunità degli stakeholders che sono deputati ad utilizzare l’IA nelle loro attività quotidiane:
- Esiste un serio rischio di diffusione di un sistema di disinformazione a larga scala;
- Esiste il rischio della solitudine di chi è già solo, privandolo del calore che solo la comunicazione fra persone può dare;
- È necessario guidare con saggezza e competenza i processi legati all’utilizzo dell’intelligenza artificiale per consentire una consapevolezza responsabile nell’uso e nello sviluppo di queste nuove forme differenti di comunicazione che possono svilupparsi proprio grazie all’esistenza delle tecnologie legate all’intelligenza artificiale stessa.
- È necessario indirizzare al meglio il complesso rapporto fra l’uomo e la disponibilità di soluzioni basate sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale;
- È necessario prendere piena coscienza che l’innovazione tecnologica costituisce evidentemente la leva del progresso e della crescita delle persone, ma deve mantenere un saldo ancoraggio etico e coniugare la libertà con la responsabilità promuovendo il benessere individuale e collettivo.
- L’intelligenza artificiale rappresenta una scelta epocale destinata ad incidere profondamente non solo sulla vita degli Stati, delle aziende e delle società, ma anche sul rapporto fra uomo e tecnologie. Perché questo rapporto sia sano e sia pienamente indirizzato allo sviluppo ed al progresso dell’umanità.
IA: necessaria una politica di responsabilità nell’utilizzo della tecnologia
Dunque l’intelligenza artificiale associata al progresso dell’uomo, per rendere la sua vita più semplice, per ottimizzare le sue attività quotidiane, nelle telecomunicazioni, nella Sanità, nell’Agricoltura, nell’industria, nell’Automotive, nel diritto…
Rischi: sui diritti dei cittadini e sulla libertà, su un corretto sviluppo dell’etica sociale…
È necessario che venga attuata una politica di responsabilità nell’utilizzo della tecnologia e nel costruire sistemi sociali innovativi ma rispettosa dei criteri di trasparenza, diritti umani, privacy nel trattamento dei dati personali, inclusione sociale.
Ho in mente una frase che a mio giudizio ben racchiude l’approccio che un uomo rinnovato deve avere nei confronti dell’intelligenza artificiale:
“Un professionista di successo nell’intelligenza artificiale non è solo un tecnologo, ma anche un comunicatore compassionevole, un etico discernente, un apprendista adattabile e un risolutore di problemi creativo”.
La relazione fra l’intelligenza artificiale e le soft skill
Qui interviene il concetto relazionale fra l’intelligenza artificiale e le cosiddette ‘soft skill’, basato essenzialmente su criteri di adattabilità e resilienza.
Per ‘soft skills’ si intendono quelle competenze trasversali, che io amo definire come ‘human skills’ e che per natura appartengono all’essere umano, anche se poi hanno bisogno di essere forgiate ed arricchire con percorsi di formazione e di apprendimento adeguato.
Tra queste spicca particolarmente il ‘problem solving’, dove la creatività ed il pensiero laterale costituiscono proprio le caratteristiche necessarie per meglio approcciare al nuovo mondo di conoscenze che l’intelligenza artificiale ci sta presentando.
Ma non solo, competenze quali l’empatia e l’intelligenza emotiva sono altrettante soft skills necessarie oggi per poter affrontare questo cambiamento indotto dall’AI e dare quel nostro apporto umano alla macchina, ed ancora la gestione del tempo e la comunicazione efficace.
Inoltre è bene considerare anche la capacità di essere adattabili, di saper gestire apprendere con continuità, il cosiddetto ‘continuous learning’, altra competenza fondamentale.
Il tema delle ‘soft skills’ deve a mio avviso essere affrontato in questo contesto proprio per fornire strumenti utili per approcciare la questione etica, tenendo conto che la responsabilità decisionale deve essere e rimane sempre in capo all’uomo, dal momento che la machina non è altro che un meccanismo in grado di fornirci i giusti strumenti, i ‘dati corretti’ che ci permettono così di decidere e trovare la giusta soluzione. Sarà poi sempre l’uomo ad assumersi la responsabilità delle scelte, con un approccio sintetico su quanto la macchina indica.
IA ed etica sociale: il ruolo della Chiesa
Voglio ricordare come questi argomenti coinvolgano in maniera esponenziale il futuro della nostra umanità e della nostra civiltà al punto che una buona parte delle istituzioni che si occupano di aspetti sociali e di promozione umana sono fortemente attivi nel dibattito che si sta svolgendo a 360 gradi sul corretto utilizzo dei sistemi di intelligenza artificiale in funzione della crescita e della valorizzazione delle capacità umane.
In particolare la Chiesa è entrata nel dibattito sull’etica sociale legata all’evoluzione dell’intelligenza artificiale. Lo stesso Papa Francesco in persona ha scelto il tema dell’Intelligenza Artificiale per la 58sima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali che si è svolta lo scorso maggio con un tema estremamente accattivante: “Intelligenza Artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana”.
Nel 2020 con la firma del documento “Rome call for AI Ethics” la Pontificia Accademia della Vita, guidata da Monsignor Paglia, insieme a FAO, IBM, Microsoft e l’allora Ministero dell’Innovazione si è data come missione la promozione di un approccio etico all’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Un impegno per porre l’AI al servizio dell’uomo e non il contrario. Imparando a conoscere le molteplici applicazioni di queste nuove tecnologie è infatti possibile sfruttarle per il bene dell’umanità. lo scopo dell’AI non deve essere quello di favorire lo strapotere degli strumenti di oppressione – dagli armamenti alle varie forme di controllo e di sorveglianza-, ma quello più utile e redditizio di rendere accessibili aree di sviluppo e progresso finora inesplorato. Lo stesso Vincenzo Paglia sostiene e si augura che l’intelligenza artificiale, applicata eticamente, possa davvero avere un impatto positivo sulla vita delle persone, fino a contribuire al raggiungimento di una pace universale.
La convenzione quadro del Consiglio d’Europa su IA, diritti umani, democrazia e stato di diritto
Inoltre, vorrei citare in ultimo la convenzione quadro del Consiglio d’Europa sull’intelligenza artificiale, i diritti umani, la democrazia e lo stato di diritto che pochi giorni addietro è stata siglata dalla Vice Presidente della Commissione Europea per i valori e la trasparenza, Vera Jourova, a nome dell’Unione europea.
La Convenzione mette in risalto un approccio centrato sull’essere umano, rispettando i diritti umani, la democrazia e lo stato di diritto, e promuove la trasparenza sia nei contenuti generati dall’intelligenza artificiale sia nelle interazioni con i sistemi di AI. Inoltre, sottolinea l’importanza di un’intelligenza artificiale affidabile, focalizzandosi su aspetti come trasparenza, robustezza, sicurezza, governance e protezione dei dati, oltre a prevedere meccanismi di supervisione per monitorare le attività legate all’AI.
Dunque, facendo seguito a quanto indicato in precedenza, ritengo che un confronto serio e onesto con persone di riferimento e di alto livello culturale aiuti una maggiore comprensione dei fenomeni associati allo sviluppo dell’intelligenza artificiale e a diffondere una cultura più equilibrata nel considerare il rapporto fra l’uomo ed il progresso tecnologico.
Concludo con una riflessione di natura antropologica che mi viene da Antonio Palmieri, Presidente di Pensiero Solido e parlamentare. Aristotele definiva l’uomo “animale politico”, che necessita di accudimento materiale e relazionale e dunque dobbiamo fare molta attenzione che l’intelligenza artificiale non ci isoli, non ci renda incapaci di relazionarci con l’altro, che non contribuisca a disabituarci al confronto e alla condivisione.
Dobbiamo in sintesi coltivare l’umanità.