L’intelligenza artificiale non è più un concetto astratto ma una realtà che permea oggi ogni aspetto della nostra vita, dalla quotidianità alle decisioni strategiche dei governi, plasmando il modo in cui apprendiamo e interagiamo con il mondo.
È diventata pertanto anche un elemento chiave nelle agende geopolitiche, oltre che uno strumento in grado di ridefinire la relazione tra conoscenza e tecnologia e con un impatto significativo sulla formazione delle generazioni future.
Tuttavia, mentre le grandi aziende tech si posizionano come leader nella formazione sull’IA, emergono questioni etiche e regolamentari sull’uso responsabile della tecnologia.
L’intelligenza artificiale nell’agenda geopolitica
All’alba dell’approvazione dello European Artificial Intelligence Act, appare evidente come il progresso umano sia sempre più intrecciato con l’influenza di algoritmi e reti. Finora l’impegno su regolamentazione, sicurezza e governance dell’IA è stato appannaggio dei policy makers, persuaso dalla spinta propositiva di organizzazioni multilaterali, condizionato dal potere extraterritoriale delle grandi compagnie del Tech.
Ogni Nazione sta esibendo il proprio indice di intelligenza artificiale, con un esercizio di proprio riposizionamento dentro le sfere di influenza mondiale. Non è più la posizione sulla mappa l’unica variabile deterministica del comportamento politico di uno Stato. L’IA è oramai la sintesi che impatta su tutto.
Il rapporto tra sapere e tecnologia nell’era dell’IA reale
Il 2023 può essere considerato come l’anno pivot dell’IA popolare: il Dizionario Collins ha dichiarato l’IA come la parola dell’anno, mentre l’omologo britannico di Oxford ha eletto il neologismo rizz. Rizz, vuol dire stile, fascino, to rizz up, attrarre sedurre, è molto comune nel linguaggio della generazione Zeta e sta per essere veicolata nel linguaggio quotidiano di tutti.
Le due proclamazioni disegnano plasticamente la collisione tra l’algoritmo artificiale e quello umano: l’evoluzione del linguaggio si forma in rete, in piena simmetria con i sistemi dei modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM); La componente semantica della parola si trasforma in metalinguaggio, lo spazio dati dell’Intelligenza artificiale generativa si appropria della sintassi.
Contestualizzare i destinatari delle applicazioni di AI e i creatori del termine rizz in un unico luogo civico, vuol dire chiedersi quali sono gli ambienti dove l’intelligenza artificiale e quella umana convivono?
L’impatto dell’IA sulla formazione delle future generazioni
Nel ciclo di vita dei nativi digitali, l’incontro è già avvenuto nelle aree di apprendimento e negli spazi dell’intrattenimento. Questa generazione sta crescendo in un mondo dove l’IA diventa ogni giorno più pervasiva. Lo studente 3.0 usa l’IA per creare percorsi di formazione personalizzati, interroga bot, approfondendo gli ambiti dove ha maggior bisogno di supporto. Sul fronte del divertimento, i giovani usufruiscono quotidianamente di esperienze interattive o programmi TV suggeriti da motori di raccomandazione basati sull’intelligenza artificiale.
Sino a oggi abbiamo istituito guardrail e limes – confine – dell’era 1 dell’IA: graduazione del rischio dei sistemi applicativi in base alla loro pervasività; costruzione di governance multilivello e multilaterali, definizione di strategie Paese; concentrazione dell’IA nelle mani di pochi gatekeepers; inseguimento a distanza degli ecosistemi di startup verso le aziende dominanti.
L’IA e la re-ingegnerizzazione del rapporto tra sapere e vita della persona
I periodi di sviluppo dell’IA sono brevissimi, possono durare 5-7 anni per stabilizzarsi sul plateau. Per il prossimo ciclo, l’agenda geopolitica deve ampliare l’azione istituzionale sulla re-ingegnerizzazione del rapporto tra sapere e vita della persona. Indagare, da subito, la struttura della domanda di applicazioni basate sull’AI. I leader, le istituzioni 2.0, in generale, hanno l’obbligo di alimentare il dialogo, ascoltare, osservare, quella fascia di popolazione che dovrà convivere con un’IA che avrà i connotati di un’IA reale.
Tanto è che nello scenario 2, dobbiamo fare i conti con l’affermarsi dell’Intelligenza artificiale reale, sintesi di algoritmi filosofici, matematici, scientifici, sociali e mentali. Mai emozionali! Il fine di questa intelligenza artificiale è la realtà, la sua verità. Questa IA è multimodale, simbiotica, un entità multipla che include nodi, dati, persone e località, ognuna in rete con altre, capace di interagire in modo sostenibile con il mondo, di generare concetti e pensieri predittivi, non solo più immagini e testi.
Il ruolo delle big tech nella formazione sull’IA
Le future generazioni dovranno confrontarsi con questa IA, enfatizzata negli effetti dagli strumenti quantistici, dopo che si sono adattati ai prodotti e servizi dell’IA generativa. Tutelare la loro dignità formativa e lavorativa è di cruciale importanza.
Intervenire sul rafforzamento del sapere è coerente con le funzioni tradizionali degli Stati e rispondente all’Obiettivo 4 dell’Agenda ONU: l’istruzione universale. Finora però, l’istruzione informale, è stata tipizzata o comunque brandizzata dalle compagnie produttrici di sistemi di AI.
Durante la 78° sessione della settimana delle Nazioni Unite – settembre 2023 – IBM e Microsoft, si sono impegnate a formare, rispettivamente, due milioni di studenti e early worker nel campo dell’intelligenza artificiale; hanno chiesto e strutturato la collaborazione con università e centri di ricerca per promuovere programmi di apprendimento. Il percorso viene formalizzato con una certificazione finale, un visa internazionale per il mercato del lavoro.
Amazon ha promosso la propria agenda di borse di studio in AI e ML, destinata a studenti provenienti da aree svantaggiate – Paesi in transizione economica. Il detto è “il mercato a guidare le rivoluzioni e la differenza sta nell’execution”, è più che mai osservato.
Questioni etiche e regolamentari sull’uso dell’IA
Mettere al centro l’universalità del sapere vuol dire che il guardrail etico dell’IA deve essere isometrico. Connettere tutti i puntini e creare nuove opportunità in realtà che già esistono. Tutte le regolamentazioni da sole non bastano. L’accountability si misura con il lavoro che segue. Aumentare il numero delle persone con competenze tecniche o diffondere l’alfabetizzazione algoritmica vuol dire fotografare più fattori che impatteranno sul binomio “formazione-apprendimento”.
Questo vuol dire che:
- l’IA rimodellerà gli spazi-luoghi dell’apprendimento. Dobbiamo pensare a quelle fasce di popolazione più vulnerabili nell’acquisire l’hardware della formazione. la prima evidenza l’ha mostrata l’esperienza del COVID.
- l’IA modificherà i percorsi di costruzione delle competenze. È necessario produrre sistemi di verifica sulla veridicità e attendibilità delle fonti generatrici di contenuti.
- L’IA metterà in discussione l’autorevolezza dell’insegnante. Dobbiamo ragionare sulla interazione tra insegnante analogico e training bot. L’esercizio di convivenza deve basarsi su regole chiare di integrità dei ruoli.
- L’IA creerà problemi sull’affermazione della diversità degli studenti nel creare il proprio percorso di conoscenza. Dobbiamo rafforzare le metriche polivalenti di valutazione dei curricula.
Conclusioni
C’è una domanda inespressa di costruzione del se che richiede un esercizio di lungimiranza politica. I giovani con competenze nella comprensione dell’IA possono guidare il proprio percorso lavorativo e professionale rafforzando la propria capacità di pensiero funzionale, e le proprie abilità di azione simultanea e sequenziale. Questo richiede loro uno sforzo di consapevolezza sui rischi e le potenzialità dell’IA Generale, maggiore sensibilità sui pro e i contro dell’IA reale.
Nella costruzione di questa nuova coscienza algoritmica le nuove generazioni non possono essere lasciate sole o nell’alea dei nuovi attori geoeconomici, Acquisire e fare propria questa sensibilità è molto più complesso che coniare un nuovo termine.