Oggi, dopo l’irruzione di ChatGPT, tutti i cittadini hanno capito che l’AI ci cambierà la vita, ma i nostri governi l’hanno capito? E cosa stanno facendo per governare questa rivoluzione? Sì, perché dotarsi di una “strategia” (l’Italia ne ha ben tre) non basta, se poi non si passa ai fatti.
Il tornado ChatGPT e i lati oscuri dell’IA
L’intelligenza artificiale sta trasformando le nostre vite, ce ne siamo finalmente accorti lo scorso novembre, quando Open AI ha reso pubblico ChatGPT. Improvvisamente tutti hanno utilizzato in modo consapevole l’AI, si sono stupiti e hanno capito le grandissime potenzialità e l’enorme impatto che queste tecnologie avranno sulla società. In realtà utilizzavamo l’AI già tutti i giorni in mondo inconsapevole: i nostri smartphone, le app, i social media, i servizi online che usiamo quotidianamente utilizzano tutti algoritmi di AI per analizzare i nostri dati e offrirci servizi personalizzati. Ma usandola in modo consapevole è stata una rivelazione, nel giro di 2 mesi 100 milioni di persone in tutto il mondo si sono registrate su ChatGPT e hanno passato ore a interrogarlo, a sfidarlo, a pubblicare le risposte che ottenevano sui social e comprendendo il potere trasformativo delle tecnologie di AI generativa. La velocità di adozione è stata sorprendente, Netflix ci aveva messo 10 anni ad arrivare a 100 milioni di utenti, Twitter 5 anni, Facebook 4 anni e mezzo, WhatsApp 3 anni e mezzo, Instagram 2 anni e mezzo, Tik Tok 9 mesi. Negli ultimi mesi si è finalmente capita la portata dei sistemi di AI generativa multimodali che sono in grado di generare testi, video da input di testo, e immagini e che stiamo vivendo una vera rivoluzione nella creazione di contenuti e nella interazione uomo-macchina. Infine, si è capita l’incredibile velocità di sviluppo di questi sistemi, mentre tutti utilizzavano ChatGPT Open AI ha rilasciato una nuova versione basata su un modello di AI aggiornato (GTP4), molto migliorativa rispetto alla precedente e sono nate nuove app che integrano questi sistemi nelle varie funzioni aziendali per automatizzare le attività lavorative.
Ma questa velocità di adozione e di interazione ha fatto emergere anche il lato “oscuro” dell’AI, si tratta di tecnologie molto potenti ma ci sono dei rischi connessi a potenziali utilizzi malevoli e al fatto che nonostante questi sistemi sembrino molto avanzati, e a un primo utilizzo possano sembrare più performanti dell’essere umano, in realtà presentano ancora molto limiti, sono modelli linguistici, non sono senzienti e presentano difetti di ragionamento come per esempio le ormai famose “allucinazioni” (il modello può affermare con sicurezza cose o fatti che in realtà sono totalmente inventati) o i “bias” (pregiudizi che riflettono opinioni e preconcetti socialmente diffusi come quelli su razza, genere, età e cultura) o il semplice fatto che hanno oggi un livello di precisione che si aggira intorno a un 85-90%.
Gli aspetti negativi e i rischi devono indurci a investire ulteriormente nella ricerca in AI per migliorare le performance e portarci a utilizzarli in modo più sicuro.
IA, strategie e execution: come si muovono i Paesi
Molti governi hanno cominciato a investire nell’AI diversi anni fa. L’AI index ci dice che oggi ci sono 62 Stati al mondo che hanno sviluppato una strategia di AI. Ma un documento di strategia non basta, serve la parte di “execution”.
Figura 2: Mappa mondiale con i Paesi che nel 2022 hanno una strategia di intelligenza artificiale. Fonte: AI Index – Stanford Institute for Human-Centered Artificial Intelligence, marzo 2023
Italia
L’Italia ha sviluppato ben 3 documenti di strategia di AI, la prima scritta nel 2020 dal gruppo di esperti di AI del Ministero dello sviluppo economico e pubblicata ufficialmente a settembre 2021. La seconda “AI for future Italy” pubblicata dal CINI (Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica) nel 2020, la terza, il Programma Strategico per l’Intelligenza Artificiale, scritta da un gruppo di esperti scelti dal Ministero per la transizione digitale nel 2022.
Nonostante le 3 strategie ad oggi non c’è un piano operativo per portare l’AI nella società italiana, con l’attribuzione di adeguati fondi e soprattutto l’identificazione di un soggetto istituzionale responsabile della realizzazione delle numerose iniziative contenute nei documenti. Oggi in Italia non abbiamo neanche più un Ministero che si occupa di Innovazione Digitale, l’ultimo governo l’ha soppresso. Non avere un piano esecutivo per portare l’AI nella società, nelle imprese, nelle scuole è molto pericoloso perché potrebbe portarci a perdere il treno, l’ultimo a mio avviso, delle grandi opportunità offerte da queste tecnologie facendoci slittare di nuovo agli ultimi posti delle classifiche europee e mondiali sulla produttività, sulle competenze digitali e sull’innovazione. Inoltre, non avere un ente governativo competente che si occupi di AI ci impedisce di partecipare come Paese Italia a tutti i principali tavoli di lavoro internazionali sullo sviluppo e sulla governance di queste tecnologie. I talenti italiani che ancora partecipano ai tavoli internazionali lo fanno perlopiù a titolo personale senza rappresentare il nostro Paese e vivono un senso di profonda frustrazione legato a questa incapacità governativa nel campo dell’innovazione.
L’unica iniziativa degna di nota nell’intelligenza artificiale in Italia è il FAIR, “Future AI Research”, un partenariato pubblico privato partito a marzo 2023 e finanziato con 114,5 milioni di euro dal Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Il FAIR è coordinato dal CNR e coinvolge 350 ricercatori provenienti dai 25 partner dell’iniziativa tra cui 4 enti di ricerca, 14 università e 7 aziende. Il partenariato si basa sul modello “Hub & Spoke”: l’Hub una ha sede a Pisa presso l’Area della Ricerca del CNR, mentre i 10 Spoke sono distribuiti geograficamente nelle diverse regioni italiane. L’obiettivo del FAIR è quello di affrontare le sfide della ricerca per realizzare un’intelligenza artificiale incentrata sull’uomo, sostenibile, sicura, inclusiva e affidabile, ma l’approccio distribuito e l’ammontare limitato dei fondi pongono dei forti limiti agli ambiziosi obiettivi del partenariato.
Figura 3: I 3 documenti di Strategia di intelligenza artificiale pubblicati dall’Italia
Europa
Ma cosa fanno gli altri Paesi? Molti governi europei hanno istituito da diversi anni Ministeri delle tecnologie e dell’AI o della Transizione digitale. In quasi tutti i Paesi europei i governi hanno istituito centri per l’Intelligenza Artificiale per presidiare e governare lo sviluppo di queste tecnologie. In Italia la storia dell’I3A è nota a tutti, un misto tra incapacità tipica italiana di fare sistema e promesse politiche mai mantenute. Il risultato è che in Italia non abbiamo ancora un ente, un’agenzia, un istituto, un ministero, o una cabina di regia per l’AI.
Francia
In Francia hanno il Ministero dell’Economia, delle Finanze e della Sovranità industriale e digitale, 4 centri interdisciplinari per l’AI ed è stato avviato un partenariato bilaterale con la Germania che prevede lo sviluppo di numerosi progetti sull’AI. Realizzando il programma 2018-2022 sull’AI la Francia ha già investito di 1,5 miliardi di euro sulla ricerca, sviluppo e adozione dell’AI.
Germania
In Germania c’è il Ministero federale del Digitale e dei Trasporti che governa lo sviluppo e adozione delle nuove tecnologie di AI. Inoltre, hanno il DFKI, il Centro di Ricerca Tedesco per l’Intelligenza Artificiale, fondato nel 1988 e considerato uno dei più grandi istituti di ricerca al mondo per la tecnologia software basata su metodi di intelligenza artificiale, il Fraunhofer composto da 76 istituti e unità di ricerca in tutta la Germania e appliedAI, un “abilitatore di innovazione” che porta l’avanguardia delle applicazioni di AI nelle aziende. Con il recente pacchetto economico, il governo federale tedesco si è impegnato ad aumentare la spesa prevista di 3 miliardi di euro per la promozione dell’AI di altri 2 miliardi di euro, per un totale di 5 miliardi di euro entro il 2025.
Regno Unito
Il Regno Unito è uno dei Paesi più avanti a livello globale nello sviluppo dell’AI, è unico Paese Europeo in grado di competere con Stati Uniti e Cina. Nel 1964 aveva istituito il Ministero della Tecnologia per realizzare l’ambizioso programma dei laburisti guidati da Harald Wilson per modernizzare la società inglese. Oggi c’è un Ministro per la tecnologia e l’economia digitale presso il Dipartimento per la scienza, l’innovazione e la tecnologia e, nello stesso Ministero, c’è un “Office for Artificial Intelligence” che segue lo sviluppo e l’implementazione della Strategia UK per l’AI presentata nel 2021. A marzo 2023 il Primo Ministro inglese si è impegnato a stanziare circa 3,5 miliardi di sterline per sostenere le ambizioni del governo di rendere il Regno Unito una superpotenza scientifica e tecnologica e 100 milioni di sterline per lo sviluppo dei “foundation model” di AI (i modelli di base) per rafforzare le capacità del Paese in questo campo.
Paesi Bassi
In Olanda nel 2019 hanno istituito la Netherlands AI Coalition (NL AIC) per implementare e incoraggiare le attività di AI nei Paesi Bassi. La Dutch AI Coalition (NL AIC) è un partenariato pubblico-privato composto da oltre 250 partecipanti tra cui VNO-NCW MKB-Nederland (la Confederazione dell’industria e dei datori di lavoro olandesi per le PMI olandesi), il Ministero degli Affari economici e delle politiche climatiche, TNO (Organizzazione olandese per la ricerca scientifica applicata) e alcune grandi aziende, tra cui Philips e Ahold Delhaize. Il programma della NL AIC si chiama AiNED e sarà finanziato con 276 milioni di euro per inserire i Paesi Bassi nel gruppo di Paesi all’avanguardia a livello internazionale, sia per quanto riguarda la creazione delle giuste condizioni sociali sia per quanto riguarda i benefici economici dell’AI. AiNED partecipa e sostiene finanziariamente Adra (Ai data robotics Association), il partner privato della PPP (private public partnership) con la Commissione Europea che, con un investimento di 2.6 miliardi di euro, promuove lo sviluppo di un ecosistema dell’innovazione per raggiungere l’indipendenza tecnologica europea.
Spagna
In Spagna il Ministero dell’Economia e della Trasformazione Digitale (MINECO) è il responsabile per la realizzazione della strategia nazionale di intelligenza artificiale lanciata nel 2020 con un piano di investimenti di 600 milioni di euro. La Spagna ha già costituito AESIA, l’Agenzia Spagnola per la Supervisione dell’Intelligenza Artificiale, con l’obiettivo di vigilare sul rispetto della normativa europea sull’intelligenza artificiale. La Spagna è il primo Paese dell’Unione Europea con un organismo di supervisione dell’intelligenza artificiale, anticipando l’entrata in vigore dell’AI Act, il futuro Regolamento europeo che stabilisce la necessità per gli Stati membri di dotarsi di un’autorità di vigilanza in materia. La Spagna sta investendo anche sull’etica dell’AI, lo scorso aprile hanno inaugurato a Siviglia l’ECAT, il centro europeo per la trasparenza algoritmica. La trasparenza è considerato oggi uno dei criteri più importanti per garantire la sicurezza dei sistemi di AI. E sempre la Spagna ha lanciato la prima sandbox normativa sull’AI per creare un ambiente controllato dove testare gli obblighi dell’AI Act, la nuova legge europea dell’AI che dovrebbe essere approvata dal Parlamento Europeo a giugno 2023 ed entrare in vigore nel 2025.
Nord Europa
Anche i Paesi della penisola scandinava, Svezia, Norvegia e Finlandia, e la Danimarca hanno tutti un Ministero per il Digitale e dei centri per la ricerca e l’adozione dell’AI: AI Sweden, NorwAI, Nora, FCAI, AI Denmark. La Finlandia già nel 2018 aveva lanciato “Elements of AI”, un corso per portare le competenze di AI a tutti i cittadini finlandesi che ha poi regalato a tutti Paesi europei per essere tradotto nelle rispettive lingue e portare le competenze di base sull’AI a tutti i cittadini europei.
Irlanda, Belgio, Austria
Ma anche l’Irlanda, il Belgio, l’Austria hanno interessanti iniziative sull’AI promosse dai rispettivi governi che hanno capito l’importanza strategica di queste tecnologie per lo sviluppo della società del futuro e per garantire l’indipendenza tecnologica e politica del proprio Paese. Infatti, una scarsa indipendenza tecnologica ci porterebbe a vivere una crisi geopolitica ben più grave di quella legata alla crisi energetica dell’ultimo anno e mezzo. Pensate a cosa succederebbe se tutti gli algoritmi di AI (la maggior parte sviluppati da grandi aziende statunitensi e cinesi) venissero chiusi in Europa, un po’ come è successo per ChatGPT il mese scorso in Italia. Si bloccherebbe tutto: niente più ricerche su internet, niente Google Map, niente social media, non si potrebbe più comprare online, i sistemi operativi dei nostri pc si bloccherebbero…. Un futuro distopico che si può evitare investendo in ricerca e sviluppo in AI e nella diplomazia tecnologica.
Ambasciatori tecnologici e dell’AI
I Paesi più avanzati nello sviluppo di queste tecnologie hanno già nominato gli Ambasciatori Tecnologici incaricati di rappresentare gli interessi del Paese e di tenere i contatti con le grandi aziende tecnologiche. Oggi le Big Tech presentano delle capitalizzazioni di mercato superiori ai 2000 miliardi di euro, superando il PIL della maggior parte dei Paesi più sviluppati, controllano le infrastrutture internet, le comunicazioni online, e possiedono tutti i nostri dati personali che sono immagazzinati su cloud di loro proprietà. Sono diventate una sorta forza geopolitica globale con cui è necessario relazionarsi a livello Paese e per farlo servono gli Ambasciatori Tecnologici con competenze specifiche del settore.
Nel 2022, la Commissione Europea ha nominato il primo Ambasciatore Tecnologico, Gerard de Graaf, e ha aperto un’ambasciata digitale europea nella Silicon Valley per avere un accesso diretto alle principali aziende di tecnologia digitale e viceversa.
In Europa il primo Paese ad avere un ambasciatore tecnologico è stata la Danimarca nel 2017, seguita dal Regno Unito che ha creato la nuova figura di console generale britannico e inviato per la tecnologia a San Francisco. Anche L’Austria ha nominato il suo primo ambasciatore tecnologico nella Silicon Valley per collegare meglio il proprio Paese ai luoghi dove avviene l’innovazione tecnologica. Altri Paesi hanno nominato ambasciatori tecnologici dandogli un altro nome: la Francia ha un ambasciatore per gli affari digitali, l’Estonia un ambasciatore per la sicurezza informatica, i Paesi Bassi hanno un consigliere per l’innovazione, la tecnologia e la scienza.
Ma è l’Irlanda è il primo Paese Europeo a nominare un ambasciatore dell’AI, anzi un’ambasciatrice perché è una donna, Dr Patricia Scanlon. L’ Ambasciatrice dell’AI si occuperà di “demistificare l’AI” e promuovere la consapevolezza tra il pubblico e le imprese del potenziale offerto dall’AI come forza positiva per l’economia e la società.
In Italia abbiamo una rete di addetti scientifici che svolgono un ruolo di consulente nelle principali ambasciate e consolati nel mondo, un primo passo verso la creazione di una diplomazia digitale oggi urgente e improrogabile come lo è l’istituzione di un centro nazionale per l’AI che sia responsabile dell’implementazione di una strategia nazionale per l’AI e della governance di queste tecnologie.
Conclusioni
Dobbiamo entrare ufficialmente e formalmente nel nuovo millennio, è un po’ come quando siamo entrati nell’euro, non potevamo rimanerne fuori, ecco oggi serve un atto coraggioso del nostro governo che deve scegliere di farci entrare nella società dell’AI, creare un’agenda e fare di tutto per realizzarla, per il futuro dell’Italia nell’Europa e nel mondo.
Bibliografia
Adra, Ai data robotics Association, Europa
AESIA, l’Agenzia Spagnola per la Supervisione dell’Intelligenza Artificiale, Spagna,
AI 4 Belgium, Belgio
AI Act, Commissione Europea, 2021
Ai Austria, Austria
AI Denmark, Danimarca
AI for Future Italy, CINI, Italia, 2021
AI Index, 2023, Stanford Institute for Human-Centered Artificial Intelligence, USA
AI Ireland, Irlanda
AI Sweden, Svezia
AiNED, Paesi Bassi
appliedAI, Germania
Austrian Research Institute for AI, Austria
ChatGPT, Open AI, USA, 2022
DFKI, Centro di ricerca tedesco per l’intelligenza artificiale, Germania
ECAT, il centro europeo per la trasparenza algoritmica, Spagna
Elements of AI, Corso di AI, Finlandia, 2018
EU Tech Ambassador, Europa
FAIR, Future Artificial Intelligence Research, Italia, 2023 https://future-ai-research.it/
FCAI, Finnish Cener for Artificial Intelligence, Finlandia
Fraunhofer, Ricerca nell’AI, Germania
Irish AI Ambassador, Irlanda, 2022
Istituti interdisciplinari per l’intelligenza artificiale (3IA), Francia
Netherlands AI Coalition (NL AIC), Paesi Bassi
NORA – Norwegian Artificial Intelligence Research Consortium, Norvegia,
NorwAI, Norvegia
Office for Artificial Intelligence, Regno Unito
Programma strategico Intelligenza Artificiale, Ministero per la transizione digitale, Italia, 2021
Proposte per una strategia italiana per l’Intelligenza artificiale, Ministero per lo sviluppo economico, Italia, 2021