ipercomplessità

Il cambiamento come sfida educativa e comunicativa: che fare

Recuperare le dimensioni complesse della complessità educativa: l’empatia, il pensiero critico, una visione sistemica dei fenomeni, l’educazione alla comunicazione, oltre a dimensioni volutamente rimosse, come l’immaginario e la creatività. Si può fare solo abitando i confini e le tensioni. Ecco perché è importante

Pubblicato il 30 Ago 2018

Piero Dominici

(PhD), Univ. degli Studi di Perugia, Scientific Director del Complexity Education Project e Director (Scientific Listening) presso il Global Listening Centre

complessità

Il cambiamento si annida sempre più nelle zone di tensione e conflitto, nelle nostre debolezze e inadeguatezze, nelle anomalie, nelle fluttuazioni e nei dilemmi che caratterizzano la conoscenza, l’azione sociale, i sistemi complessi (adattivi); il cambiamento si annida perfino nella nostra incompletezza che ci permette di essere creativi e ricorrere all’immaginazione, cercando percorsi alternativi, abbandonando, se necessario, le vie già percorse; il cambiamento si annida sempre più nei momenti di incertezza, in quegli errori e in quelle vulnerabilità che, spesso, ignoriamo e/o cerchiamo di non vedere. Un cambiamento (e un’innovazione) che rischia, tuttavia, di essere opportunità “per pochi”.

Come ripeto spesso, occorre mettere in discussione i saperi, i confini tra i saperi, le pratiche consolidate, riconsiderando la valenza strategica delle emozioni e degli immaginari individuali e collettivi; in altri termini, è necessario avere (anche) il coraggio di rompere equilibri, spezzare le catene della tradizione, abbandonare il certo per l’incerto; scegliere, almeno provvisoriamente, di correre il rischio di essere vulnerabili. Abitando i confini, i territori inesplorati, oltrepassando quei vincoli e quelle logiche di separazione (tipiche delle istituzioni educative e formative) che ci impediscono di cogliere il senso più profondo del vitale, del sociale, del relazionale e di comprenderne la complessità e l’ambivalenza. Dimensioni appunto complesse, mai riducibili/riconducibili a formule matematiche e/o sequenze di dati.

Rilanciare l’educazione socio-emotiva

Nella civiltà ipertecnologica e delle macchine intelligenti (?), fondata sul controllo e sulla programmazione/(iper)simulazione totale dei processi e delle azioni e segnata da una progressiva, oltre che esponenziale, crescita della dimensione del tecnologicamente controllato – che marginalizza l’Umano e restringe lo spazio della responsabilità – le sfide del cambiamento sono proprio quelle di ripensare/ridefinire la centralità della Persona e dell’Umano, dentro ambienti ed ecosistemi in cui non esiste più alcun confine/limite tra naturale ed artificiale. Oggi, forse come mai in passato, occorre recuperare le dimensioni complesse della complessità educativa: l’empatia, il pensiero critico, una visione sistemica dei fenomeni, l’educazione alla comunicazione, oltre a dimensioni che abbiamo volutamente rimosso, come l’immaginario e la creatività. Significa ripensare lo spazio relazionale e comunicativo dentro le istituzioni formative ed educative, rilanciare l’educazione nella prospettiva sistemica di una educazione che non può che essere socio-emotiva. Tra cambiamento dei paradigmi e trasformazione antropologica (1996) ribaltamento dell’interazione complessa tra evoluzione biologica ed evoluzione culturale – tra interdipendenza e frammentazione, una questione profonda anche, e soprattutto, in termini di “cultura della comunicazione” (1998), resa ancor più complessa, e problematica, dall’assenza di un sistema di pensiero e di un modello teorico-interpretativo in grado di osservare, riconoscere e (provare a) comprendere l’ipercomplessità e l’irruzione, per certi versi, prepotente del caos. E già… Ordine e Caos: non è più sufficiente provare a distinguerli per ristabilire l’equilibrio perduto e il controllo. Perché anche ordine e caos coesistono, convivono, sono entrambi presenti, comunque e sempre, retroagiscono nel quadro sistemico di una complessità del vivente e, ancor di più, del sociale, che continua a rivelarsi mai comprensibile e intellegibile fino in fondo.

Il fattore umano

Continuiamo ad ignorare un aspetto importante: il fattore umano è/sarà sempre decisivo dal momento che è dietro ogni processo, dietro ogni meccanismo, dietro ogni algoritmo. In questa linea di discorso, il futuro sarà delle “figure ibride”(Dominici, 1995), dei “manager della complessità” (una definizione che utilizzo per semplificare, essendo profondamente consapevole che la complessità non può mai essere gestita né tanto meno controllata, contrariamente a ciò che dicono/scrivono tanti esperti), di chi saprà «abitare l’ipercomplessità, individuando e riconoscendo in quelli che oggi consideriamo limiti e confini invalicabili – non soltanto quelli tra i saperi, tra le conoscenze e le competenze, tra la formazione scientifica e quella umanistica – delle opportunità». Abitare l’ipercomplessità* non è soltanto saper gestire/controllare le tecnologie e i nuovi ambienti iperconnessi, sfruttandone al massimo le potenzialità. E il cambiamento si presenta, non soltanto come evoluzione della complessità sociale, ma anche, e soprattutto, come sfida educativa e di cultura della comunicazione.

L’ipercomplessità, che connota l’attuale “società iperconnessa” (Dominici, 2005), ci chiede un nuova immaginazione per ripensare a fondo i processi educativi e formativi: educare all’empatia ed alla comunicazione (1998), educare alla libertà/responsabilità e non alla paura, educare alla complessità, provando a costruire una “cultura dell’errore” (ibidem); educare al “metodo scientifico” – con la consapevolezza delle relative criticità – e ad una visione sistemica dei problemi e dei fenomeni: ad un primo livello di azione, saper quanto meno riconoscere questa ipercomplessità può significare essere in grado di creare le condizioni per provare a gestirla (?), trasformandola in opportunità. Una ipercomplessità correlata, in ultima istanza, all’incontro/confronto con l’ALTRO da NOI.

Ripensare l’umano e la sua interazione con la tecnica

È tempo di ripensare l’umano e la sua interazione, per certi versi, ambigua con la tecnica (cfr.Mumford 1934) e il tecnologico: un’interazione da cui non può che scaturire una sintesi complessa di cui non siamo ancora in grado di valutare prospettive, sviluppi e implicazioni. Tra “nuove” utopie e distopie. Tra forze dell’interdipendenza e forze della frammentazione. Tra inclusività ed esclusività, dentro asimmetrie che corrono lungo traiettorie discontinue. Occorre, pertanto, essere consapevoli – non soltanto a parole e nel discorso pubblico – che il futuro è di chi riuscirà a ricomporre la frattura tra l’umano e il tecnologico (cfr. Dominici, 1998), di chi riuscirà a ridefinire e ripensare la relazione complessa tra naturale e artificiale; di chi saprà coniugare (non separare) conoscenze e competenze (ibidem); di chi saprà coniugare, di più, fondere le “due culture” (umanistica e scientifica, cfr. Snow) sia a livello di educazione e formazione, che di definizione di profili e competenze professionali. Andando oltre quelle che, in tempi non sospetti, avevamo definito le «false dicotomie» (Dominici, 1996-2017): natura vs. cultura; naturale vs. artificiale; umano vs. tecnologico; cultura vs. tecnologia; teoria vs. ricerca/pratica; formazione scientifica vs. formazione umanistica; pensiero/ragione vs. emozioni; ragione vs. creatività/immaginazione; corpo vs. mente (Bateson, 1972); complessità vs. specializzazione; interdisciplinarità vs. specializzazione; conoscenze vs. competenze; forma/e e contenuto, hard skills vs. soft skills. Occorre correggere radicalmente la strutturale inadeguatezza e le clamorose miopie che caratterizzano, da sempre, le istituzioni e i “luoghi” responsabili della definizione e costruzione delle condizioni di emancipazione sociale, non soltanto promuovendo un’educazione critica alla complessità e alla responsabilità (fin dai primi anni di scuola), ma premiando e incoraggiando, nei fatti e non soltanto nei documenti istituzionali, l’interdisciplinarità e la transdisciplinarità anche, e soprattutto, a livello della ricerca scientifica. Riportando l’umano (e, quindi, anche l’errore e la possibilità di sbagliare), le emozioni, il creativo, l’immaginario, il vitale dentro i luoghi dell’educazione e della formazione e dentro gli spazi relazionali e comunicativi che li caratterizzano. Ciò avrebbe ricadute significative sui percorsi didattico-formativi e la ben nota “formazione dei formatori”. Occorre prendere definitivamente coscienza che il vero “fattore” strategico del cambiamento e dei processi di innovazione è il “fattore” culturale: una variabile complessa in grado, nel lungo periodo, di innescare e accompagnare i processi economici, politici, sociali. Per abitare l’ipercomplessità, e non subirla!

L’ipercomplessità e le “false dicotomie”

Natura versus cultura; naturale versus artificiale; Umano versus tecnologico, cultura versus tecnologia, teoria versus ricerca/ pratica; formazione scientifica versus formazione umanistica; pensiero e ragione versus emozioni; ragione versus creatività e immaginazione; corpo versus mente; complessità versus specializzazione; interdisciplinarità versus specializzazione; conoscenze versus competenze; forma/e versus contenuto; hard skills versus soft skills (le ho definite, molti anni fa, “false dicotomie”). Proviamo ad osservare,  a descrivere, a riconoscere, a comprendere la complessità, l’umano, la vita, la vitalità dello spirito, quell’ “essenziale” che è (sempre) “invisibile agli occhi”(cit.) ricorrendo  sempre a divisioni, separazioni, distinzioni, fratture che spesso non portano alla conoscenza e/o al sapere, bensì ad un senso di appaesamento e rassicurazione, caratteristico di tutte le culture (di fatto, portatrici di identità), rispetto all’incertezza ed alla variabilità della vita e del reale. Isolare, separare e recludere i saperi, le conoscenze, le esperienze, i vissuti, è operazione complessa che, da sempre, segna l’evoluzione dei sistemi sociali, delle organizzazioni, dell’azione sociale. Si tratta, peraltro, di funzioni strategiche assolte proprio dai modelli culturali. D’altronde definire e creare distinzioni fa parte della nostra educazione e formazione al pensiero logico, anche se c’è dell’altro. Continuiamo a vedere, ad osservare, a tentare di comprendere la realtà secondo logiche, modelli, schemi che ne riducono (apparentemente) la varietà, l’imprevedibilità, la ricchezza. Convinti di poter ingabbiare tutta la vitalità dello spirito, la complessità dell’umano, in formule matematiche e sequenze infinite di dati e numeri. Convinti di poter misurare anche la “qualità” in termini obiettivi, oggettivi, scientificia mio avviso, in molti casi (vorrei dire “sempre”, ma mi tengo sempre un margine di dubbio e incertezza), si tratta di una contraddizione in termini – ricorrendo esclusivamente a strumenti e dati quantitativi, e con riferimento a tutti gli ambiti della prassi e della produzione materiale e intellettuale, ricorrendo a semplificazioni (sempre, seducenti) presentate, ancora una volta, come “dati di fatto”.

Continuiamo a cercare una conoscenza che confermi le nostre convinzioni, le nostre ipotesi di partenza, i nostri modelli culturali ed educativi, i nostri pregiudizi e i nostri stereotipi. Una conoscenza che rimane dei pochi, delle èlites, spesso schiacciata sull’IO, reclusa nell’IO. Una conoscenza che si configura quasi come dominio esclusivo dell’io, di tanti io isolati nella folla, nelle moltitudini…connessi, iperconnessi, ma incapaci di comunicare e riconoscere l’altro da noi. Processi e dinamiche complesse che non tengono in considerazione la natura intrinsecamente collaborativa e cooperativa, oltreché condivisa dei processi culturali e comunicativi, oltre che della stessa conoscenza. Lungo queste traiettorie, confuse e fluttuanti, si annidano i dilemmi della ipercomplessità e della società ipercomplessa…e le parole, i segni, i linguaggi, più o meno complessi, non si fanno più ponti bensì muri, separazioni, elementi di divisione.

Continuiamo a vedere, osservare, provare ad comprendere i sistemi come oggetti. In altre parole continuiamo a dividere, a separare ciò che invece è legato, strettamente interconnesso e interdipendente, spinti anche e soprattutto dai nostri limiti, dalle nostre inadeguatezze, dalla nostra incompletezza e vulnerabilità. 

Ricomporre le fratture per riscoprire la complessità

Ed è proprio da qui che dovremmo ripartire, ripensando a fondo l’educazione e la formazione, recuperando le dimensioni complesse della complessità educativa (1995 e sgg.), ricomponendo la frattura tra l’umano e il tecnologico, tra l’umano e il naturale, tra l’umano e l’artificiale, tra il dentro e il fuori. E perché, oltre ai testi, ci sono i contesti che li influenzano. Nel quadro di relazioni sistemiche e di un sistema di significati e valori definito e costruito, socialmente e culturalmente, proprio all’interno di quel gruppo e o di quel contesto. È tempo di riportare le emozioni, la creatività, l’immaginario, al centro dei processi educativi e formativi. È tempo di ricreare ponti e sinergie, è tempo di ricomporre ciò che è stato con troppa superficialità separato e diviso, consapevoli che, soltanto dalla condivisione di una “cultura dell’errore” e dell’imprevedibilità (ibidem), si potranno generare conoscenza e creatività.

Sfera cognitiva, sfera emotiva e – aggiungo – sfera sociale. È tempo di ricomporre alcune fratture che caratterizzano non soltanto i saperi, le conoscenze, le competenze, consapevoli della natura intrinsecamente collettiva e collaborativa della conoscenza (cfr. Sloman, S., Fernbach, P., 2017; Dominici, 2005, 2014, 2017b, 2017c, 2018). Si tratta di fratture che segnano anche le singole esistenze, la realtà e le nostre visioni della realtà. Si tratta di fratture importanti e radicate nelle culture organizzative e, perfino, in quelle scientifiche; fratture che condizionano, non soltanto l’evoluzione dei saperi e della conoscenza, ma anche le nostre abilità e capacità di abitare l’ipercomplessità e rispondere, attraverso anche i modelli culturali, alle istanze dell’incertezza, oltre che alle anomalie del vivente e del reale. Si tratta di fratture che condizionano anche, e soprattutto, le nostre esistenze e i nostri vissuti sociali e culturali, il modo stesso di concepire la vita e l’esistenza, le relazioni, l’incontro con L’Altro da Noi, il pensiero e l’azione rispetto a ciò che è e sarà sempre ingovernabile, imprevedibile, talvolta ignoto. “Dentro” e “fuori”: è tempo di abitare i confini e le tensioni che questa ipercomplessità comporta.

Perché soltanto dalla ben nota “fine delle certezze” (Prigogine) potranno generarsi conoscenza e creatività; e la conoscenza, da sempre, si annida negli errori della vita (Canguilhelm).

___________________________________________________________________

#CitaregliAutori

Riferimenti bibliografici

AA.VV.,

1985, La sfida della complessità, Bocchi G. e Ceruti M. (a cura di), Bruno Mondadori, Milano 2007.

Arendt, H.,

1958, The Human Condition, trad.it., Vita activa. La condizione umana, Bompiani, Milano 1964.

Ashby, W.R.,

1956, An Introduction to Cybernetics, Chapman & Hall, London.

Bateson, G.,

1972, Steps to an ecology of mind, trad.it., Verso un’ecologia della mente, Adelphi, Milano 1976.

Bertalanffy von, L.,

1968, General System Theory: Foundations, Development, Applications, trad.it., Teoria generale dei sistemi, Isedi, Milano 1975.

Bobbio, N.,

1984, Il futuro della democrazia, Einaudi, Torino 1995.

Bostrom, N.,

2014, Superintelligence. Paths, Dangers, Strategies, trad.it., Superintelligenza. Tendenze, pericoli, strategie, Bollati Boringhieri, Torino 2018.

Byung-Chul, H.,

2013, Im Schwarm. Ansichten des Digitalien, trad.it., Nello Sciame. Visioni del digitale, Nottetempo, Rome 2015.

Capitini, A.,

1964, L’educazione civica nella scuola e nella vita sociale, Laterza, Bari.

1967, Educazione aperta 1, La Nuova Italia, Firenze.

1968, Educazione aperta 2, La Nuova Italia, Firenze.

Capra, F.,

1975, The Tao of Physics, trad.it., Il Tao della fisica, Adelphi, Milano 1982.

1996, The Web of Life, trad.it., La rete della vita. Una nuova visione della natura e della scienza, Rizzoli, Milano 2001.

Ceruti, M.,

1986, Il vincolo e la possibilità, Feltrinelli, Milano.

1995, Evoluzione senza fondamenti, Laterza, Roma-Bari.

Coleman, J.S.,

1990, Foundations of Social Theory, trad.it., Fondamenti di teoria sociale, Il Mulino, Bologna 2005.

Dahl, R. A.,

1998, On Democracy, trad.it., Sulla democrazia, Laterza, Roma-Bari, 2000.

Dahrendorf, R.,

2001, Dopo la democrazia, Laterza, Roma-Bari.

Dal Lago, A.,

1999, Non-persone. L’esclusione dei migranti in una società globale, Feltrinelli, Milano.

De Kerckhove, D.,

1993, Brainframes Technology, mind and business, trad.it., Brainframes. Mente, tecnologia e mercato, Baskerville, Bologna 1993

1995, The Skin of Culture, trad.it., La pelle della cultura. Un’indagine sulla nuova realtà elettronica, Costa & Nolan, Genova 1996.

de La Boétie, É.,

1549-1576, Discorso della servitù volontaria, Feltrinelli, Milano2014.

Dewey, J.,

1916, Democracy and Education. An Introduction to the Philosophy of Education, trad.it., Democrazia e educazione. Un’introduzione alla filosofia dell’educazione, La Nuova Italia, Firenze 1992.

Diamond, J.,

1997, Guns, Germs, and Steel. The Fates of Human Societies, trad.it., Armi, acciaio e malattie. Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni, Einaudi, Torino 1998 (cfr.ed.2006).

2005, Collapse.How Societies Choose to Fail or Succeed, trad.it., Collasso. Come le società scelgono di morire o vivere, Einaudi, Torino 2005.

Dominici, P.,

1996, Per un’etica dei new-media. Elementi per una discussione critica, Firenze Libri Ed., Firenze 1998.

2010, La società dell’irresponsabilità, FrancoAngeli, Milano.

2005, La comunicazione nella società ipercomplessa. Condividere la conoscenza per governare il mutamento, FrancoAngeli, Milano 2011 (nuova ed.).

2008, Sfera pubblica e società della conoscenza, in AA.VV. (a cura di), Oltre l’individualismo. Comunicazione, nuovi diritti e capitale sociale, Franco Angeli, Milano.

2014a, Dentro la società interconnessa. Prospettive etiche per un nuovo ecosistema della comunicazione, FrancoAngeli, Milano.

2014b, La modernità complessa tra istanze di emancipazione e derive dell’individualismo, in «Studi di Sociologia», n°3/2014, Vita & Pensiero, Milano.

2015a, Communication and Social Production of Knowledge. A new contract for the Society of Individuals, in «Comunicazioni Sociali», n°1/2015, Vita & Pensiero, Milano.

2015b, Il nuovo ecosistema della comunicazione e le sfide della responsabilità/ipercomplessità, in «DESK. Rivista Trimestrale di cultura dell’Informazione», n° 4/2015, UCSI, Università “Suor Orsola Benincasa” Napoli, Roma.

2016a, L’anello debole e le reti “fuori” dalla Rete: ripensare la cittadinanza nella Società Interconnessa, in AA.VV., La Rete e il fattore C. Cultura, complessità, collaborazione, Stati Generali dell’Innovazione, Roma.

2016b, La filosofia come “dispositivo” di risposta alla società asimmetrica e ipercomplessa, in AA.VV., Il diritto alla filosofia. Quale filosofia nel terzo millennio?, Diogene Multimedia, Bologna.

2016c, L’utopia Post-Umanista e la ricerca di un Nuovo Umanesimo per la Società Ipercomplessa, in «Comunicazioni Sociali», n°3/2016, Vita & Pensiero, Milano.

2017a, Oltre la libertà …di “essere sudditi”, in F.Varanini (a cura di), Corpi, menti, macchine per pensare, Casa della Cultura, Anno 2, numero 4, Milano

2017b, L’ipercomplessità, l’educazione e la condizione dei saperi nella Società Interconnessa/iperconnessa, in «Il Nodo. Per una pedagogia della Persona», Anno XXI, n°47, Falco Editore, Cosenza, pp.81-104.

2017c, The hypertechnological civilization and the urgency of a systemic approach to complexity. A New Humanism for the Hypercomplex Society” in, AA.VV., Governing Turbolence. Risk and Opportunities in the Complexity Age, Cambridge Scholars Publishing, Cambridge.

2018, For an Inclusive Innovation. Healing the fracture between the human and the technological, in, European Journal of Future Research, Springer.

Emery, F.E. (a cura di),

2001, Systems Thinking, trad.it., La teoria dei sistemi. Presupposti, caratteristiche e sviluppi del pensiero sistemico, FrancoAngeli, Milano.

Ferrarotti, F.,

1997, La perfezione del nulla. Promesse e problemi della rivoluzione digitale, Laterza, Roma-Bari.

Feyerabend, P.K.,

1975, Against Method. Outline of an Anarchistic Theory of Knowledge, trad.it., Contro il metodo. Abbozzo di una teoria anarchica della conoscenza, Feltrinelli, Milano 1979.

Finn E.,

2017, What algorithms want: imagination in the age of computing, trad.it., Che cosa vogliono gli algoritmi, Einaudi, Torino 2018.

Foerster von, H.,

1981, Observing Systems, trad.it., Sistemi che osservano, Astrolabio, Roma 1987.

Foucault, M.,

1975, Surveiller et punir. Naissance de la prison, trad.it. Sorvegliare e punire. Nascita della prigione, Einaudi, Torino, 1976.

Freire, P.,

1968, Pedagogia do oprimido, trad.it., La pedagogia degli oppressi, Ed. Gruppo Abele, Torino 2011.

Gallino, L.,

1992, L’incerta alleanza. Modelli di relazioni tra scienze umane e scienze naturali, Einaudi, Torino.

Gandolfi, A.,

2008, Formicai, imperi, cervelli. Introduzione alla scienza della complessità, Bollati Boringhieri, Torino.

Gramsci, A.,

1948-1951, Quaderni del carcere, Einaudi, Torino 1975, 4 voll.

Gell-Mann M.,

1994, The Quark and the Jaguar. Adventures in the Simple and the Complex, trad.it., Il quark e il giaguaro. Avventura nel semplice e nel complesso, Bollati Boringhieri Torino 1996-2017.

Gleick J.

1987, Chaos, trad.it., Caos, Rizzoli, Milano 1989.

Habermas, J.,

1981, Theorie des kommunikativen Handelns, Bd.I Handlungsrationalität und gesellschaftliche Rationalisierung, Bd.II Zur Kritik der funktionalistischen Vernunft, Frankfurt am Main, Suhrkamp, trad.it. Teoria dell’agire comunicativo, Vol.I Razionalità nell’azione e razionalizzazione sociale, Vol.II Critica della ragione funzionalistica, Il Mulino, Bologna 1986.

Hammersley, M.,

2013, The Myth of Research-Based Policy and Practice, trad.it., Il mito dell’evidence-based. Per un uso critico della ricerca sociale applicate, Raffaello Cortina Ed., Milano 2016.

Israel, G., The Science of Complexity. Epistemological Problems and Perspectives, in «Science in Context», 18, Anno 2005, pp.1-31.

Jonas, H.,

1979, Das Prinzip Verantwortung, Insel Verlag, Frankfurt am Main, trad.it., Il principio responsabilità. Un’etica per la civiltà tecnologica, Einaudi, Torino 1990.

Kauffman, S.A.,

1993, The Origin of Order. Self-organization and Selection in Evolution, Oxford University Press, Oxford.

Kuhn, T.,

1962, The Structure of Scientific Revolution, trad.it. La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Einaudi, Torino 1969.

Lévy, P.,

1994, L’Intelligence collective: pour une anthropologie du cyberspace, trad.it., L’intelligenza collettiva. Per un’antropologia del cyberspazio, Feltrinelli, Milano 1996.

1997, Cyberculture. Rapport au Conseil de L’Europe, trad.it., Cybercultura. Gli usi sociali delle nuove tecnologie, Feltrinelli, Milano 1999.

Luhmann, N.,

1984, Soziale Systeme, Suhrkamp, Frankfurt 1984, trad.it. Sistemi sociali. Fondamenti di una teoria generale, Il Mulino, Bologna 1990.

Marshall, T.H.,

1950, Citizenship and Social Class and Other Essays, Cambridge University Press, Cambridge 2002.

Maturana H., Varela F.,

1972, Autopoiesis and Cognition. The Realization of the Living, Reidel trad.it., Autopoiesi e cognizione. La realizzazione del vivente, Venezia, Marsilio, 1985.

Mead, G.H.,

1934, Mind, Self and Society, trad.it., Mente, Sé e Società, Barbera, Firenze 1966.

Montessori, M.,

1992, Come educare il potenziale umano, Garzanti, Milano.

Morin, E.,

1973, Le paradigme perdu: la nature humaine, trad.it., Il paradigma perduto. Che cos’è la natura umana?, Feltrinelli, Milano 1974.

1977, La Méthode I. La Nature de la Nature, trad. it. Il metodo 1. La natura della natura, Raffaello Cortina Editore, Milano 2001.

1980, La Méthode II. La Vie de la Vie, trad. it., Il metodo 2. La vita della vita, Raffaello Cortina Editore, Milano 2004.

1986, La Méthode III. La Connaissance de la Connaissance, trad. it., Il Metodo 3. La conoscenza della conoscenza, Raffaello Cortina Editore, Milano 2007.

1990, Introduction à la pensèe complexe, trad.it., Introduzione al pensiero complesso, Sperling & Kupfer, Milano 1993.

1991, La Méthode IV. Les idées. Leur habitat, leur vie, leurs moeurs, leur organisation, trad. it., Il Metodo 4. Le idee: habitat, vita, organizzazione, usi e costumi, Raffaello Cortina Editore, Milano 2008.

1999a, Les sept savoirs nécessaires à l’éducation du futur, trad.it., I sette saperi necessari all’educazione del futuro, Raffaello Cortina, Milano 2001.

1999b, La Téte bien faite, trad.it., La testa ben fatta, Raffaello Cortina ed., Milano 2000.

2001, La Méthode V. L’Humanité de l’Humanité. Tome 1: L’identité humaine, trad. it., Il Metodo 5. L’identità umana, Raffaello Cortina Editore, Milano 2002.

2004, La Méthode VI. Éthique, trad.it., Il metodo. Etica, Raffaello Cortina Editore, Milano 2005.

2015, Penser global. L’homme et son univers, trad., 7 lezioni sul Pensiero globale, Raffaello Cortina Ed., Milano 2016.

2017, Connaissance Ignorance Mystère, trad.it., Conoscenza Ignoranza Mistero, Raffaello Cortina Ed., Milano 2018.

Morin, E., Ciurana, É.-R., Motta, D.R.,

2003, Éduquer pour l’ère planétaire.La pensée complexe comme Méthode d’apprentissage dans l’erreur et l’incertitude humaines, trad.it., Educare per l’era planetaria. Il pensiero complesso come metodo d’apprendimento, Armando, Roma 2004.

Mortari, L.,

2017, La sapienza del cuore. Pensare le emozioni, sentire i pensieri. Raffaello Cortina Ed., Milano.

Mumford, L.,

1934, Technics and Civilization, trad.it., Tecnica e cultura, Il Saggiatore, Milano 1961.

Nichols T.,

2017, The Death of Expertise. The Campaign Against Established Knowledge and Why It Matters, trad.it., La conoscenza e i suoi nemici, Luiss University Press, Roma 2017.

Nussbaum, M.C.,

2010, Not for Profit. Why Democracy Needs the Humanities, Princeton University Press, Princeton.

Piaget, J.,

1970, Psicologia e pedagogia, Loescher, Torino.

1973, La costruzione del reale nel bambino, La Nuova Italia, Firenze.

Popper, K.R.,

1934, The Logic of Scientific Discovery, trad.it., Logica della scoperta scientifica. Il carattere auto correttivo della scienza, Einaudi, Torino 1970.

1945, The open Society and Its Enemies. The Spell of Plato (vol.I), trad.it. La società aperta e i suoi nemici.Platone totalitario, Armando, Roma 1973.

1945, The open Society and Its Enemies: The High tide of prophecy: Hegel, Marx, and the eftermath (vol.II), trad.it., La società aperta e i suoi nemici: Hegel e Marx falsi profeti, Armando, Roma 1974.

Rawls, J.,

1971, A Theory of Justice, trad.it. Una teoria della giustizia, Feltrinelli, Milano 1982.

Robinson, K.,

2015, Creative Schools.The grassroots revolution that’s transforming education, trad.it., Scuola creativa. Manifesto per una nuova educazione, Erickson, Trento 2016.

Rodotà, S.,

1997, Tecnopolitica. La democrazia e le nuove tecnologie della comunicazione, Laterza, Bari.

Romano, L. (a cura di),

2016, Capitini. Educazione, religione, non violenza, Ed.La Scuola, Milano.

Roncaglia G.,

2010, La Quarta Rivoluzione. Sei lezioni sul future del libro, Laterza, Roma-Bari.

2018, L’età della frammentazione. Cultura del libro e scuola digitale, Laterza, Roma-Bari.

Simon, H.A.,

1962, The Architecture of Complexity, in «Proceedings of the American Philosophical Society», 106, pp.467-82

1997, Models of Bounded Rationality, Volume 3, Empirically Grounded Economic Reason, trad.it., Scienza economica e comportamento umano, Edizioni di Comunità,Torino, 2000.

Sloman, S., Fernbach, P.,

2017, The Knowledge Illusion. Why We Never Think Alone, trad.it., L’illusione della conoscenza. Perchè non pensiamo mai da soli, Raffello Cortina Ed., Milano 2018.

Snow, C. P.,

1959, The Two Cultures and a Second Look, trad.it., Le due culture, Marsilio, Venezia 2005,

Taleb, N.N.,

2012, Antifragile, trad.it., Antifragile. Prosperare nel disordine, il Saggiatore, Milano 2013.

Watzlawick, P., Helmick Beavin, J., Jackson, D.D.,

1967, Pragmatic of Human Communication. A Study of Interactional Patterns, Pathologies, and Paradoxes, trad.it., Pragmatica della comunicazione umana. Studio dei modelli interattivi, delle patologie e dei paradossi, Astrolabio, Roma 1971.

Wiener, N.,

1948, Cybernetics: or Control and Communication in the Animal and the Machine, trad.it., La cibernetica, Il Saggiatore, Milano 1968.

1950, The Human Use of Human Beings, trad.it., Introduzione alla cibernetica. L’uso umano degli esseri umani, Bollati Boringhieri, Torino 1966.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Analisi
Video
Iniziative
Social
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati

Articolo 1 di 3