Il recente studio di fattibilità condotto dal Centro comune di ricerca (JRC) della Commissione europea ha analizzato la possibilità di implementare un certificato europeo delle competenze digitali (EDSC). Questo progetto ambizioso è nato nell’ambito del piano d’azione per l’istruzione digitale 2021-2027, con l’obiettivo di armonizzare il riconoscimento delle competenze digitali in tutta Europa, migliorando la trasparenza e la comparabilità tra diversi sistemi educativi e del mercato del lavoro.
L’EDSC è concepito come un marchio di qualità volontario, piuttosto che come una certificazione autonoma. Questo modello prevede che i fornitori di certificazioni rispettino requisiti specifici, come l’allineamento con le competenze e i livelli di DigComp. Il sistema sarebbe gestito da una struttura di governance collaborativa, che includerebbe rappresentanti degli Stati membri, organizzazioni europee e altre parti interessate. Tale approccio mira a migliorare la trasparenza e a promuovere il riconoscimento transfrontaliero delle competenze digitali.
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Cos’è il Certificato Europeo delle Competenze Digitali (EDSC)
Il Certificato Europeo delle Competenze Digitali (EDSC) è un’iniziativa della Commissione Europea per creare uno strumento standardizzato che consenta il riconoscimento rapido e uniforme delle competenze digitali dei cittadini europei. Basato sul quadro europeo DigComp, il certificato mira a garantire qualità, coerenza e aggiornamento continuo rispetto agli sviluppi digitali.
Le competenze digitali, essenziali per lavoro, studio e vita quotidiana, risultano spesso difficili da riconoscere a causa della varietà di sistemi formativi e certificativi nazionali e internazionali.
Obiettivi principali:
Trasparenza e riconoscimento reciproco: Facilitare il riconoscimento delle certificazioni tra governi, datori di lavoro ed enti formativi.
Incoraggiare l’apprendimento continuo: Aiutare le persone a identificare e migliorare il proprio livello di competenze digitali.
Complementarità: Integrare i sistemi di certificazione esistenti senza sostituirli.
Il contesto dello studio
Lo studio, che ha coinvolto oltre 650 stakeholder, ha mappato i 27 schemi di certificazione digitale attualmente operativi nell’UE, la maggior parte dei quali allineati al quadro delle competenze digitali per i cittadini (DigComp). Tuttavia, è emerso che l’adozione uniforme di tali schemi è limitata, così come la loro accessibilità. Solo sette Stati membri, tra cui Italia e Spagna, hanno dimostrato un livello di prontezza elevato per l’implementazione di un sistema unificato come l’EDSC, mentre altri rimangono in una fase iniziale.
Uno dei principali risultati dello studio riguarda la domanda per un certificato unico europeo, che è risultata moderata. I datori di lavoro, le istituzioni pubbliche, le organizzazioni private e persino gli enti educativi non hanno manifestato un interesse marcato per una certificazione unica. La mancanza di consapevolezza e la percezione di scarsa rilevanza delle certificazioni digitali rappresentano barriere significative. Gli attuali schemi soddisfano in larga misura esigenze locali o settoriali, riducendo il bisogno percepito di un approccio uniforme.
Le sfide identificate
Le sfide principali che emergono in relazione all’implementazione di un sistema di certificazioni digitali a livello europeo sono molteplici e complesse. Una delle più significative riguarda la disparità geografica: mentre alcuni Paesi, come l’Italia e la Spagna, dimostrano un livello di preparazione avanzato, altri Stati membri, tra cui Bulgaria e Danimarca, si trovano in una situazione meno sviluppata in questo ambito. Questa eterogeneità rappresenta un ostacolo rilevante per la creazione di un sistema armonizzato, in quanto richiede strategie diversificate per rispondere alle esigenze e alle capacità di ciascun Paese.
Un ulteriore ostacolo è costituito dagli elevati costi. La progettazione, implementazione e gestione di un sistema di accreditamento e governance su scala europea comportano investimenti ingenti. Gli studi evidenziano come, nelle attuali condizioni, i benefici stimati di tale sistema non compenserebbero pienamente le spese richieste, sollevando interrogativi sulla sostenibilità economica dell’iniziativa.
Infine, emerge una mancanza di rilevanza percepita. I datori di lavoro hanno espresso preoccupazioni sul fatto che le certificazioni digitali non sempre rispondano in modo adeguato alle reali necessità del mercato del lavoro. Questo disallineamento rischia di compromettere il valore pratico delle certificazioni, rendendole meno attrattive per il mondo professionale e limitandone l’impatto positivo sul panorama occupazionale europeo.
Opportunità per l’Europa digitale
Nonostante le sfide, l’EDSC offre numerosi potenziali benefici:
- Migliore trasparenza: Standardizzando le certificazioni digitali, si migliorerebbe la comparabilità e il riconoscimento delle competenze in tutta Europa.
- Mobilità transfrontaliera: L’EDSC potrebbe facilitare la mobilità lavorativa e accademica, sostenendo la crescita professionale e l’occupabilità.
- Inclusione digitale: Promuovendo un accesso equo alla formazione e alla certificazione, si potrebbe ridurre il divario digitale e sociale.
Lo studio ha sottolineato l’importanza di allineare le competenze digitali con le esigenze reali del mercato del lavoro e di integrare l’istruzione digitale nei sistemi educativi formali e non formali.
Raccomandazioni per il futuro
Il JRC suggerisce di rafforzare il ruolo del DigComp come punto di riferimento per le competenze digitali in Europa. Invece di introdurre un nuovo sistema complesso, si raccomanda di ottimizzare e integrare gli schemi esistenti, migliorandone la qualità e l’accessibilità. Tra le azioni chiave proposte:
- Sensibilizzazione: Promuovere una maggiore consapevolezza tra datori di lavoro, istituzioni educative e cittadini sull’importanza delle certificazioni digitali.
- Collaborazioni pubblico-private: Sviluppare programmi di formazione e certificazione che rispondano meglio alle esigenze del mercato.
- Supporto finanziario: Garantire risorse adeguate per l’implementazione di sistemi di certificazione innovativi e accessibili.
L’EDSC rappresenta un’iniziativa promettente per un’Europa più digitale e inclusiva. Tuttavia, lo studio di fattibilità conclude che un approccio graduale è essenziale. Rafforzare le basi esistenti, come il DigComp, e promuovere una cultura del riconoscimento delle competenze digitali tra tutti gli stakeholder saranno passaggi fondamentali. Solo attraverso una preparazione adeguata e un coinvolgimento più ampio, il certificato potrà realizzare il suo potenziale come strumento di integrazione e innovazione nel panorama digitale europeo.
L’idea di un certificato europeo delle competenze digitali rappresenta un passo avanti verso una maggiore armonizzazione delle competenze digitali. Sebbene le sfide attuali suggeriscano che non sia ancora il momento ideale per la sua implementazione, l’iniziativa offre una visione a lungo termine per un’Europa più connessa, inclusiva e competitiva. Concentrandosi sul rafforzamento degli strumenti esistenti e sul coinvolgimento di tutti gli attori chiave, l’UE potrà costruire un terreno più solido per affrontare le sfide digitali del futuro.
Riflessioni e spunti dall’esperienza italiana
Nel contesto dell’EDSC l’Italia rappresenta un caso di importanza attribuito al valore della certificazione delle competenze digitali e allo stesso tempo di evidenza di un’esigenza di armonizzazione e raccordo tra gli schemi di certificazione adottati.
Nonostante il panorama di conoscenza sul DigComp sia ancora molto articolato, infatti, è indubbio come sia in atto la sua diffusione in tutti gli ambiti in cui si tratta di sviluppo di competenze, in cui le competenze digitali sono ormai riconosciute come chiave e capacità condizionali tanto per l’esercizio della cittadinanza quanto per l’inserimento o l’evoluzione della propria posizione nel mondo del lavoro. In particolare, si possono fare alcuni esempi:
- per i percorsi d’istruzione, il DigComp è evidenziato come base di riferimento nel Piano nazionale Scuola Digitale e progetti finanziati dal PNRR come “Nuove competenze e nuovi linguaggi”;
- per le competenze della popolazione, i progetti finanziati dal PNRR “Servizio Civile Digitale” e “Rete dei servizi di facilitazione digitale” prevedono espressamente percorsi formativi dei facilitatori digitali basati su DigComp, oltre ad aprire alla certificazione delle competenze. La traduzione italiana di DigComp è tra l’altro risultato di un gruppo di lavoro della Coalizione Nazionale Repubblica Digitale e pubblicata sul sito Repubblica Digitale;
- per le competenze dei lavoratori, sia il progetto Nuove Competenze sia il progetto GOL includono le competenze digitali come competenze necessarie da acquisire, e la base di riferimento è proprio DigComp.
Questa attenzione allo sviluppo delle competenze digitali basato su DigComp conduce, nel mondo lavorativo, a legare una sempre più strutturale esigenza di considerare queste competenze come essenziali per la gran parte dei lavoro a una loro prova da esibire nel curriculum, spesso come forma di certificato esterno e non solo come autodichiarazione. Non si tratta, infatti, di esibire la conoscenza informatica di strumenti. Si tratta di condividere la consapevolezza e la padronanza del digitale, nei livelli richiesti dalla figura e dal ruolo lavorativo.
Questo spiega, anche grazie a precise circolari di Accredia, il riallineamento verso un’omogenizzazione di applicazione di schemi basati su DigComp 2.2 per la certificazione delle competenze, sulla spinta di scelte come quella operata dal Ministero dell’Istruzione e del Merito per ritenere requisito per il personale ATA la “certificazione internazionale di alfabetizzazione digitale” (che sarebbe utile declinare prossimamente con i livelli di padronanza richiesti). E spiega la spinta verso l’accreditamento di diversi schemi di certificazione anche rimodulando schemi ante-DigComp. Con un effetto e una esigenza sempre più evidente: la varietà nel numero degli schemi richiede omogeneità perché i certificati rimangano comparabili e assicurino la stessa interpretazione pratica (nei risultati) dei livelli di padronanza.
In una scala multinazionale l’esigenza rimane non solo confermata ma anche, se possibile, ancora più forte. E ne va del valore stesso, nel mondo lavorativo, di DigComp come leva per creare le condizioni trasversali di preparazione al nuovo contesto del lavoro, oggi sempre più dinamico anche per la rivoluzione digitale che stiamo vivendo e l’evoluzione rapida e pervasiva dell’interlligenza artificiale.
L’auspicio è che l’azione conseguente allo studio di fattibilità porti alla definizione di un percorso di armonizzazione, che inizi con interventi di raccordo e coordinamento volti a rendere i certificati comparabili, strutturati su principi comuni e basati su criteri di valutazione chiari e condivisi. Questo processo dovrebbe valorizzare le esperienze già in corso, alle quali l’Italia può offrire un contributo significativo.