In Armati di Scienza, Elena Cattaneo ripercorre, grazie a una sequenza di articoli, alcune delle questioni principali che affliggono la cultura scientifica nel nostro Paese. La pandemia di Covid19 ha investito in pieno il nostro stile di vita e ha mostrato a tutti (anche se molti non hanno ancora compreso) quanto la nostra società sia complessa, globalizzata e plasmata dalla tecno-scienza. L’emersione del SARS-CoV-2, oltre ad aver mietuto quattro milioni di vittime nel mondo e quasi 130mila in Italia, ha impattato lo stile di vita di molti di noi causando danni economici, sociali e psicologici.
La tecno-scienza tuttavia ha alleviato di molto questo impatto: basti pensare al ruolo giocato dalle telecomunicazioni e dal digitale che ha consentito comunque i contatti umani (per quanto virtuali) e lavorativi. Inoltre, il rapido sviluppo dei vaccini in tempi super-record rispetto a quanto sarebbe stato possibile solo pochi decenni fa ci sta permettendo, pur tra mille difficoltà, di guadagnare terreno verso la normalità. Ci si potrebbe domandare a che serve quindi “armarsi di scienza” dato che la scienza dovrebbe uscire vincitrice da tutta questa vicenda.
Competenza “vaccino” contro la disinformazione: cosa abbiamo imparato dalla pandemia
Purtroppo, non è così. La scienza ne esce ammaccata proprio nell’era dominata dalla ricerca e dalla tecnologia, veri motori dello sviluppo economico dei paesi avanzati. Siamo in grado di inserire RNA messaggero per programmare i nostri ribosomi a produrre la proteina che il coronavirus usa come rostro per abbordare le nostre cellule e invaderle, così da auto-immunizzarci contro di esso, ma non riusciamo a convincere ancora troppe persone a vaccinarsi perché il cittadino, ma anche il decisore politico, non sa valutare semplici rapporti statistici costo/beneficio. Il rischio è che nel nostro paese non si riesca a raggiungere la soglia dell’immunità di gregge (che potrebbe alzarsi in caso di varianti molto contagiose come la delta) necessaria a tornare alla normalità. Molti cittadini-elettori e molti, troppi, politici sono totalmente impermeabili anche ai semplici fondamenti epistemologici del metodo scientifico: rimane famosa la richiesta alla “scienza” di indicazioni precise che la politica dovrebbe limitarsi a implementare. Per questo motivo l’apertura del libro di Elena Cattaneo è dedicata a introdurre i fondamenti del metodo scientifico che sembra essere rigettato culturalmente in un paese che ancora fatica ad accettare la “teoria” dell’evoluzione di Darwin perché confonde il significato di “teoria” con “congettura”.
L’accettazione del metodo scientifico come valore e fondamento incrementale del sapere che procede grazie al riscontro con l’esperienza e alla formalizzazione matematica porta alla difesa della libertà di ricerca.
In particolare, la ricerca di base, anche se spesso è gravida di applicazioni pratiche, deve rimanere pubblica, libera e finanziata dallo Stato che in questo caso è chiamato a “fare il suo mestiere”, ossia a investire a lungo termine e a garantire che la scienza possa procedere con le sue indagini non ostacolata da fanatismi e fondamentalismi di parte.
Un altro punto essenziale toccato nel libro riguarda il ruolo del ricercatore nella società che dovrebbe essere visto come un “casco blu” della conoscenza e tutelato adeguatamente anche a livello internazionale. Nel libro viene ricordata la tremenda vicenda di Giulio Regeni, torturato barbaramente dai servizi egiziani solo per aver portato avanti la sua indagine scientifica. E come se questa vicenda non fosse sufficiente a far rivoltare anche gli stomaci più insensibili, un altro ricercatore Patrick Zaky langue ancora dietro le sbarre in Egitto, sotto custodia “cautelare” rinnovata di mese in mese. Questi sono certamente episodi estremi che accadono in un paese non democratico, ma certamente anche nelle società occidentali e nel nostro paese serpeggia intolleranza e disprezzo sociale verso gli scienziati additati come apprendisti stregoni e quasi come colpevoli loro stessi di voler violare l’ordine naturale delle cose e di scatenare le ire di nuove divinità.
Riconnettere i cittadini alla scienza contro lo tsunami di irrazionalismo
La professoressa Cattaneo cerca di contestare la mitica dicotomia tra naturale e artificiale, venuta drammaticamente alla ribalta con la scandalosa equiparazione tra agricoltura biologica e biodinamica licenziata dal Senato della Repubblica. È un fatto ormai acclarato che in Italia l’antiscienza è saldamente infiltrata nelle istituzioni: ci sono soggetti borderline anti-darwinisti che vengono invitati nelle stanze del Senato a tenere seminari e organi come il Consiglio di Stato che ammettono ricorsi insensati contro la sperimentazione animale, bloccando per mesi e mesi eccellenze italiane vincitori di bandi europei. Schiere di sindaci emettono ordinanze complottiste, stampate facendo copia e incolla di fandonie scaricate dal web, per bloccare l’installazione di stazioni radio-base 5G in uno dei paesi europei con maggiore bisogno di banda larga. La vena irrazionalista che attraversa la penisola italiana viene da lontano, le miriadi di single-issue voters degli anti-vaccinisti, no-ogm, stop-5G, fondamentalisti animalisti, biodinamici, omeopati, osteopati et al., sono ormai state scoperte dalla politica e vengono blandite e accarezzate in modo più o meno esplicito al fine di capitalizzare consenso al momento opportuno.
Le storture denunciate da Elena Cattaneo dall’interno delle istituzioni vengono a volte corrette ma l’impressione è che si stia per essere travolti da uno tsunami di irrazionalismo. Per evitare che questo accada è necessario riconnettere il cittadino-elettore con la dimensione tecnico-scientifica del mondo: infatti come affermava Arthur C. Clarke, una tecnologia sufficientemente avanzata [da superare la capacità di comprensione del cittadino medio] è indistinguibile dalla magia.
Ma se il cittadino-elettore viene risucchiato dal pensiero magico le fondamenta stesse della nostra civiltà saranno in pericolo e, di fronte alle sfide globali del cambiamento climatico, dei computer quantistici, dell’intelligenza artificiale e dell’ingegneria genetica la probabilità che le persone finiscano per vivere in un sinistro Truman Show fatto esclusivamente di produzione e sorveglianza sono molto alte.
Conclusioni
Questi motivi, credo, spingono Elena Cattaneo ad una “chiamata alle armi” degli stessi scienziati il cui dovere morale è uscire ogni tanto dai laboratori e, non tanto spiegare, ma coinvolgere i cittadini nel processo di creazione di conoscenza. Il singolo scienziato non può più esimersi dall’assumersi una sua piena responsabilità sociale: il suo ruolo civile non è tanto quello di fornire nozioni o divulgare ma di porsi come punto di riferimento intellettuale, filosofico e a volte persino etico proprio a causa del potere pre-politico delle tecno-scienze. Nessuna disciplina scientifica deve sentirsi intoccabile: quello che succede per i vaccini, la sperimentazione animale o 5G potrà succedere per la fisica o l’informatica. Mentre gli scienziati sono chiusi nei laboratori i guastatori cognitivi usano le loro stesse scoperte e applicazioni (si pensi al web) per portare avanti i loro scopi di abuso della credulità o mietitura del consenso. Bisogna quindi non solo armarsi di scienza ma reclutare un intero esercito di popolo.