La riflessione

Il digitale aggrega generazioni diverse

La distanza tra fasce d’età è meno grande di quanto si creda, rivelano nuovi dati. Ci sono affinità soprattutto nel modo di vedere la tecnologia, tra nonni, padri e figli. L’analisi della nota sociologa

Pubblicato il 05 Dic 2012

Monica Fabris

sociologa

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Che rapporto c’è tra l’allungamento della vita, una delle conquiste più significative del XX secolo, e l’Agenda digitale? Il nesso è molto stretto perché i due fenomeni, demografico da una parte tecnologico dall’altra, interagiscono in forma dinamica determinando non poche conseguenze sul nostro assetto sociale.

C’è una sincronia tra due dei fattori di discontinuità più rilevanti con cui è possibile leggere la peculiarità di questo nuovo secolo. Per la prima volta disponiamo di linguaggi e strumenti che amplificano enormemente le nostre potenzialità e per la prima volta ci troviamo a convivere con una sequenza generazionale impressionante, che moltiplica le fasi della vita.

Ben più articolato di anche pochi decenni fa, il ciclo di vita vede l’emergere di nuovi ‘stadi’, condizioni anagrafiche, non ancora definite. Poiché le generazioni sono un prodotto culturale occorreranno altrettanti decenni perché sia possibile identificare quelle nuove posizioni di transizione, prima e dopo la pubertà, prima e dopo l’adolescenza, prima e dopo la maturità prima e dopo la vecchiaia, che hanno resi obsoleti gli stessi termini con cui usavamo definirle.

Cosa significa il termine stesso ‘adolescenza’ quando siamo culturalmente identificabili come Peter Pan adolescenti a vita? Cosa significa la vecchiaia quando il mito del forever young ci impedisce di invecchiare pena l’isolamento sociale?

Nuove parole accompagneranno nuovi stati, a loro volta strettamente dipendenti dalla nuova configurazione del lavoro, dello stato sociale, della salute, delle famiglie, dei costumi sessuali ecc.

Una delle conseguenze più significative di questa evoluzione risiede nel rapporto indecifrabile tra generazioni, stretto tra gli estremi della indifferenza e della competizione. Se da una parte si è ridotto il conflitto generazionale, dall’altra genitori e figli competono sugli spazi domestici, sui risparmi, sui posti di lavoro, sugli stessi compagni e compagne di vita (quando padre e figlio, o madre e figlia, ad esempio, possono aspirare a pieno titolo a una donna di una stessa fascia anagrafica).

Il mondo digitale fa da sfondo a questa trasformazione offrendo da un lato corridoi e flussi di contaminazione tra le diverse condizioni anagrafiche ma anche erigendo nuove barriere.

Le generazioni usano il digitale per incontrarsi ma anche per isolarsi, in un continuo gioco di interscambi.

Genitori e figli si trovano su Facebook, scoprendo insospettabili terreni di confronto comune. Allo stesso tempo i figli sempre più sviluppano competenze con cui guadagnano, almeno in termini di autostima, posizioni di vantaggio in un momento in cui risultano penalizzati sul fronte dell’accesso al lavoro. Primato tecnologico al posto di autonomia e potere, si potrebbe dire, per una generazione in panchina in attesa che arrivi il ‘suo’ momento.

D’altra parte i nonni stanno tutt’altro che fermi e a volte assomigliano ai loro nipoti e pronipoti (l’allungamento della vita ne consente per la prima volta la compresenza) almeno nelle note di entusiasmo con cui si affacciano alla culturale digitale.

Ci sono generazioni che si servono di alcuni servizi della rete, altre che la sanno usare, altre ancora che la sviluppano utilizzandola.

Qualsiasi sia tuttavia il grado di confidenza con la rete, i dati confermano la centralità di internet per la vita di tutti quanti: “Internet è diventato il mezzo di comunicazione più importante di cui non si può fare a meno” è un’affermazione che trova un riscontro elevato sia presso i giovanissimi che presso le fasce d’età più avanzate, fino a coinvolgere i maturi e gli anziani e anche se le percentuali di accordo a questo item si discostano di molto a seconda del target d’età, passando dall’86.4% dei 18-24enni al 57.0% dei 65-74enni. E’ quanto emerge dalla batteria di item relativi al consumo mediale e tecnologico di Atlas, uno scenario socioculturale realizzato sulla base di 2000 interviste face to face a un campione rappresentativo della popolazione italiana.

La diversa prospettiva legata alle differenti età si traduce in un ranking di gradimento e di riconoscimento dei media tutto generazionale, che evidenzia modalità di fruizione in evoluzione in cui Internet sovrasta la televisione, e la connessione diviene una condizione naturale, immersiva, permanente,

E’ interessante tuttavia come la cultura digitale, pur ispirando un cambiamento radicale nelle abitudini e negli stili di vita, risulti aggregare più che dividere.

Gli anziani stessi riconoscono il primato del digitale negli usi mediali (“Fra un po’ di anni comunicheremo solo tramite Internet”, per il 48% dei 65-74enni).

Quando però si parla di aspettative le differenze intergenerazionali tornano ad assottigliarsi: frasi come “Spero che presto sia disponibile una rete gratuita per collegarsi a Internet ovunque” dimostrano infatti come un tema delicato quanto il diritto gratuito all’accesso alle rete sia un orizzonte comune, capace di andare oltre le diverse prospettive esistenziali. È così infatti per il 61.8% dei 15-17enni, ma anche per il 48.8% dei loro genitori, i 45-54enni.

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