Nell’analisi effettuata negli scorsi giorni dei portafogli dei commissari in pectore della nuova Commissione europea, è stata trascurata dai più una delle principali novità rispetto allo scorso mandato a guida von der Leyen: sul digitale si passa da una diarchia a una monarchia.
Se nel collegio uscente si era assistito a una convivenza, spesso difficile, tra la danese Vestager e il francese Breton, con il secondo in teoria alle dipendenze della prima, vicepresidente esecutiva, nel disegno del nuovo esecutivo di Bruxelles le competenze sul mercato digitale vanno interamente alla finlandese Henna Virkunnen.
Dovrebbero essere dunque un ricordo del passato gli scontri sotto traccia ma spesso anche in piena luce tra Vestager, liberale sia pure acerrimo avversario delle Big Tech, anche in virtù delle competenze sull’antitrust (passate alla spagnola Ribeira), e Breton, più dirigista. Con il secondo che ha acquisito spazio crescente a discapito della prima e ha creato non pochi problemi alla stessa Presidente, a volte anche in maniera gratuita (come quando commentò pubblicamente la non unanimità del voto dei popolari a suo favore quando venne designata candidata ufficiale del PPE in vista delle elezioni dello scorso giugno). Atteggiamenti che hanno portato alle pressioni di Ursula von der Leyen sul presidente Macron affinché si rimangiasse la designazione di Breton a favore di quella del suo fedelissimo Séjourné.
Cosa cambierà con il digitale assegnato a Virkunnen
In attesa di conoscere il pensiero sulle materie di sua competenza della commissaria designata, che dovrà presentarsi insieme ai suoi colleghi di fronte alle commissioni competenti del Parlamento europeo per il ciclo di audizioni, che precede il voto per confermarla nel suo ruolo, non si può far altro che guardare alle esperienze passate e alla lettera di mandato inviatale dalla Presidente della Commissione europea.
Provenendo dalla Finlandia, dove è stata più volte ministro (prima alla Pubblica Amministrazione, poi all’Istruzione e infine ai Trasporti e agli enti locali), Virkunnen, che è stata nominata vicepresidente esecutivo per la sovranità digitale, la sicurezza e la democrazia, è una garanzia in fatto di sensibilità e competenza sui temi dell’innovazione digitale, maturata anche nelle due legislature trascorse a Bruxelles. Il forte atlantismo (dal 2021 è membro del board del Consiglio atlantico finlandese) spiega anche perché le siano state affidate le competenze sulla sicurezza. Viste nel job title e nella lettera di missione ricevuta da von der Leyen in congiunzione con la sovranità digitale e la democrazia. E con la stessa competitività, che è il mantra del secondo mandato della presidente tedesca, con la quale condivide l’appartenenza al PPE. Particolare da non trascurare nelle dinamiche interne che animeranno il Collegio dei commissari nei prossimi anni. La lettera di missione recita infatti nelle prime righe rivolte individualmente a lei che “i nostri obiettivi di competitività – e le nostre ambizioni più larghe nei prossimi anni – si basano sulla lotta a minacce crescenti alla sicurezza. Queste minacce hanno profili sia fisici (ecco dunque le competenze in materia di immigrazione ma anche di difesa e spazio) sia virtuali.
Le priorità digitali enunciate nella lettera di missione
Tra le priorità digitali enunciate nella lettera di missione, trova spazio al primo posto il percorso verso il raggiungimento degli obiettivi del Decennio digitale. Non si tratta solo di monitorarne la traiettoria ma di rivederne la strategia di attuazione, guardando alla possibilità di modificarli tenendo conto degli sviluppi tecnologici, delle minacce di cybersicurezza e degli obiettivi più ampi di produttività e sostenibilità.
Le iniziative in materia di AI
Al secondo posto figurano le iniziative in materia di intelligenza artificiale, dando seguito e aumentando scala e velocità di quanto è stato già messo in campo dalla Commissione nel pacchetto innovazione d inizio anno, che ha messo a disposizione di startup e imprese innovative capacità computazionale dei supercomputer finanziati dall’Europa (e co-finanziati dagli Stati membri che li ospitano) nell’ambito dell’iniziativa Euro-HPC, una delle rarissime iniziative concrete messe in campo negli ultimi anni dall’UE elogiata da Draghi nel suo rapporto, come abbiamo già raccontato su Agenda Digitale.
L’Apply AI Strategy
Inoltre, sempre dando seguito alle principali raccomandazioni di policy contenute nel rapporto preparato dall’ex presidente del consiglio italiano, è prevista un Apply AI Strategy, che lavori sulle filiere verticali, così come un EU Cloud and AI Development Act.
Un Digital Networks Act per incentivare gli investimenti nelle infrastrutture di rete fisse e mobili
Viene inoltre confermato un Digital Networks Act per incentivare e incoraggiare gli investimenti nelle infrastrutture di rete fisse e mobili. Anche se, rispetto a Breton, che certamente era favorevole a meccanismi finanziari di partecipazione degli OTT agli investimenti e si fermò solo di fronte alle tantissime obiezioni ricevute nella consultazione pubblica che promosse, è tutto da vedere se Virkunnen avrà intenzione di riaprire il file.
Cybersecurity e semplificazione amministrativa
Ci sono diversi richiami naturalmente alla cybersecurity, per la quale si auspica un processo più agevole di adozione degli schemi di certificazione europei. Molto spazio viene dedicato alla semplificazione amministrativa, anche grazie all’impiego degli strumenti digitali, come lo stesso EU wallet (il portafoglio digitale), oppure per facilitare la condivisione dei dati, ambito nel quale viene messa in cantiere una nuova European Data Union Strategy. Che auspichiamo prenda atto di alcuni insuccessi e velleità della quasi omonima Strategia europea dei dati, annunciata in pompa magna nell’ormai lontano 2020 e che a quasi cinque anni di di distanza ha prodotto molta carta (tutti i regolamenti adottati e in via di adozione) e poca sostanza.
Il digitale nel portafoglio degli altri commissari
Se è vero che le competenze sul mercato digitale sono state saldamente assegnate a Virkunnen, abbandonando la diarchia del mandato che sta terminando (in realtà anticipata dalle dimissioni dello stesso Breton), rimane che qua e là pezzi di digitale o quantomeno di innovazione di interesse per il digitale emergano nei portafogli di altri commissari.
Ekaterina Zaharieva una commissaria alle startup, ricerca e innovazione
Forse la sorpresa principale, giustamente accolta con molte aspettative, è stata quella di prevedere un commissario (o meglio una commissaria) alle startup, ricerca e innovazione, nella persona di Ekaterina Zaharieva, che eredita il portafoglio ricerca e innovazione dalle connazionali Gabriel e Ivanova. Nella lettera di mandato si fa espressa menzione di uno European Innovation Act per facilitare accesso al venture capital e più in generale la crescita delle startup e scaleup europee, anche grazie alle sandbox regolamentari. Si prevede anche una vera e propria strategia sulle startup e scaleup europee.
Ma in questo ambito peseranno molto anche le competenze e il mandato assegnati a un’altra donna, la portoghese Maria Luìs Albuquerque, commissaria designata ai servizi finanziari e all’unione del risparmio e degli investimenti (quest’ultima delineata nel rapporto Letta, pubblicato ad aprile). A lei spetterà ridurre la frammentazione del mercato dei capitali europei e rafforzare i meccanismi di trasmissione dei capitali di rischio verso l’innovazione attraverso diversi strumenti. Inoltre, Albuquerque si occuperà di finanza digitale e delle applicazioni nel settore finanziario dell’intelligenza artificiale.
Le competenze sull’euro digitale
Le competenze sull’euro digitale andranno invece al commissario per l’economia e la produttività, ruolo per il quale è stato designato il vicepresidente uscente Valdis Dombrovskis. Si occuperà invece di disinformazione e protezione dei cittadini e consumatori in ambito digitale il commissario per la democrazia, la giustizia e la rule of law, l’irlandese Michael McGrath. A lui, ammesso che la procedura di conferma andrà a buon fine, spetterà promuovere un Digital Fairness Act per combattere pratiche commerciali e tecniche inique messe in campo dalle piattaforme digitali per avvantaggiarsi delle vulnerabilità degli utenti per usi commerciali. Infine, ma non certo ultimo per peso anche nelle vicende del digitale, le politiche industriali (compreso il futuro Fondo per la competitività e la riforma degli IPCEI, i progetti di interesse comune che già riguardano e auspicabilmente sempre più riguarderanno diverse tecnologie digitali) sono state assegnato a un altro vicepresidente esecutivo, il francese Stephane Séjourné.
Conclusioni
In conclusione, se è vero che la prossima Commissione potrà operare con maggiore chiarezza sulle priorità digitali, con un solo commissario attore principale (peraltro vicepresidente esecutivo e molto vicina per idee e background politico alla presidente dell’esecutivo di Bruxelles), è evidente come solo il concorso di tutti i componenti del collegio (di cui abbiamo citato solo una parte di quelli che direttamente o indirettamente potrebbero influire sul settore) possa portare a un recupero del gap di produttività che separa l’Europa dagli Stati Uniti e dalle potenze asiatiche. Con un direttore d’orchestra che stavolta più che nel mandato precedente non potrà che essere la presidente, Ursula von der Leyen.