La questione digitale non rappresenta che una parte – anche se piuttosto indispensabile – di quella che è stata forse una delle riforme più attese, quanto dibattute, del Governo Renzi. Ritengo sia essenziale, in questo momento storico, fornire innanzitutto delle linee guida per questo processo di riorganizzazione della Pubblica Amministrazione, che si profila necessario quanto delicato. Quando parlo di digitale, non mi riferisco ad una informatizzazione a valle, ma ad una radicale semplificazione dei processi amministrativi a monte, in grado di spianare la strada ad una reale e omogenea digitalizzazione. Bisogna ripensare la PA in rapporto al cittadino e al territorio in cui si muove, e uscire dagli schemi dell’informatizzazione dell’esistente: questa modalità di pensiero è infatti dannosa e ha permesso un inutile dispendio di energie e risorse, andando ad imbrigliare ancora di più la PA, invece che renderla ‘leggera’.
È il momento di dettare le linee guida necessarie a ripensare la Pubblica Amministrazione, per definire gli standard e mettere finalmente a fattor comune tutte quelle iniziative locali che hanno sempre dovuto pagare lo scotto di crescere in un contesto di regole frammentate e di applicazioni limitate e (limitanti!) a ben definite sfere, precludendone la replicabilità in altri ambiti e la condivisione tra diversi enti.
Ci sono stati, in questi anni, eccellenti esempi di progetti innovativi portati avanti da singole amministrazioni locali che sarebbero potuti assurgere a best practice, da mostrare e riutilizzare e far riusare agli altri enti, ma che, in mancanza di una politica organica e di una regia forte, sono rimasti soltanto ‘belle occasioni sprecate’. Abbiamo ora un’altra importante opportunità per pretendere di mettere a sistema esperienze e progetti, soprattutto in vista di Horizon 2020.
In questo senso, l’Agenzia per l’Italia Digitale avrà il compito di amministrare gli effetti di questo processo di trasformazione e realizzare una governance puntuale, tenendo presente che la digitalizzazione non può assolutamente prescindere dai territori e dal riordino degli stessi. L’Agid dovrà allo stesso tempo rappresentare un punto di raccordo, in grado di accogliere sotto lo stesso cappello best practice e normative, rendendo fluide e condivisibili le prime e solide e funzionali le altre, e nel contempo saper individuare modelli che siano replicabili e proporre alle PA pratiche di riuso intelligenti. Raggiungere gli obiettivi di digitalizzazione che ci siamo prefissati può rappresentare, infatti, anche un modo per portare sempre più valore made in Italy anche fuori dai confini di casa, facendo giocare al nostro Paese un ruolo più attivo nel sistema Europa.
In merito alla recente nomina di Alessandra Poggiani a nuovo Direttore Generale di Agid, ritengo che tale scelta coniughi bene la necessità di mixare competenze tecnologiche e di processo, un connubio necessario per permetterle di attuare la difficile missione che le spetta. La Poggiani conosce, infatti, molto bene i temi dell’ICT a supporto del rinnovo e dell’ammodernamento, su base territoriale, delle Amministrazioni Pubbliche. Gran parte del know how del nuovo direttore dell’Agid viene proprio dalle politiche della digitalizzazione, e questo mi sembra un punto di forza della scelta del Presidente del Consiglio. Analogamente, la nomina di Stefano Quintarelli a Presidente del Comitato di Indirizzo di Agid è un altro tassello essenziale per rendere questa visione concreta, andando a sostanziare con il suo ruolo di indirizzo tutta la carica attuativa della Direttore Poggiani.
A mio avviso, oggi ci troviamo di fronte a un duplice obiettivo: da un lato, unire il centro e la periferia, dall’altro portare la cultura digitale in tutte le amministrazioni pubbliche. In Agid, dunque, non si potrà certo prescindere dagli aspetti tecnici, come la banda larga, ma credo che il fatto che Alessandra Poggiani si sia occupata della riorganizzazione dei processi e della digitalizzazione dei sistemi complessi, non solo in Italia, rappresenti una garanzia del fatto che i temi della riorganizzazione, della semplificazione e del change management, già al centro della riforma della PA, saranno correttamente indirizzati anche in Agid.
Proprio per sostenere la PA a cogliere le opportunità offerte dall’Agid, il nostro Gruppo – Dedagroup ICT Network – si è mosso in questa direzione già da tempo, approfittando dell’esperienza nel campo della Pubblica Amministrazione, che ci ha consentito di avere una visione globale dei mutamenti in atto e, parallelamente, di portare il nostro bagaglio di competenze a supporto delle diverse anime della PA, dal Comune alla Regione, fino alla Pubblica Amministrazione Centrale.
In particolar modo, attraverso le competenze delle società del Network DDway, Sinergis e Dedagroup SpA, presentiamo alla Pubblica Amministrazione una ricetta in cui si combinano la capacità di generare e integrare dati di qualità, la conoscenza nel costruire e nell’utilizzare i sistemi territoriali, la capacità di supportare la semplificazione dei procedimenti amministrativi e i profondi cambiamenti innescati dal riordino territoriale. Proponiamo alla Pubblica Amministrazione un’offerta integrata di servizi e soluzioni, per gestire al meglio la complessità del passaggio all’Amministrazione Digitale e realizzare il virtuoso collegamento che dal centro arriva alla periferia.
È sempre più necessario che la PAC realizzi il potenziale della nostra Penisola, e questo può farlo soltanto raccordandosi con i territori e con tutti gli Enti che si occupano di curarne lo sviluppo: lavorando a stretto contatto con la PA, locale e centrale, ci siamo infatti resi conto di quanto fosse fondamentale creare una connessione reticolare che abiliti l’erogazione dei servizi agli attori collegati, aiutando il territorio di riferimento a trarre le esperienze migliori di governance e a trasformarle in concreti strumenti di buona gestione.
Ora più che mai, bisogna saper ridisegnare i processi della PA partendo dalla conoscenza e portando innovazione, nella visione e negli strumenti che la realizzano.