ia inclusiva

Il gender gap nell’intelligenza artificiale è un problema: come rimediare

Le donne ricoprono solo il 16% dei posti di lavoro dell’AI. Se vogliamo maggiore equilibrio e maggiore uguaglianza nella costruzione di algoritmi, che siano quindi più inclusivi e rispondano meglio alle caratteristiche e ai bisogni di tutta la popolazione, è necessario agire ora. Ma come? Creando un movimento condiviso

Pubblicato il 07 Mar 2023

Francesca Romana Lancellotti

Associazione Fly University Project

gender violence

Appurato che l’intelligenza artificiale fa parte della nostra quotidianità è necessario renderla sostenibile. Vincolandone i rischi etici l’IA rappresenta una soluzione straordinaria in termini di impatto sociale e ambientale. Basti pensare ai benefici che le nuove tecnologie possono avere in ambito medico, contribuendo a diminuire gli errori umani, o come possa aiutare i professionisti dei settori ambientali e agrari per rendere il nostro pianeta ‘green’. Ma cosa succede se banalmente parliamo di gender gap nell’IA? I numeri parlano chiaro: non ci siamo.

Donne e digitale: un presente ancora da scrivere, ma invertire la rotta si può

Nel 2019 il rapporto dello European Institute for Gender Equality (EIGE) sottolineava che le donne ricoprono solo il 16% dei posti di lavoro del settore AI, inoltre solo 12% dei professionisti del mondo IA con oltre 10 anni esperienza è di sesso femminile. Questa disuguaglianza non è solo un tema sociale, ma una falla del sistema, perché l’IA ad oggi è creata da menti e bias maschili che non sempre ‘parlano’ alle donne. Questo crea una discriminazione di sistema importante che a oggi rende l’AI una tecnologia imperfetta. Quali sono le azioni concrete che possiamo intraprendere per rendere l’IA inclusivo?

Le STEM sono la chiave del successo

In un mondo in continua e irrefrenabile trasformazione come il nostro, le STEM rappresentano le chiavi per il successo. L’85% delle professioni del 2030 non si conosce ancora, ma di una cosa siamo certi: si tratta sempre più di posti di lavoro in cui le abilità scientifiche ed ingegneristiche saranno indispensabili. Se donne e uomini fossero rappresentati allo stesso modo nell’economia, il PIL mondiale crescerebbe di 28 triliardi di dollari.

Chiara Corazza, impegnata a sostenere la crescita delle donne nel mondo, è oggi rappresentante del settore privato per la Francia per il G20 EMPOWER e membro del Consiglio per l’Uguaglianza di genere del G7. Chiara è stata CEO e Rappresentante speciale del G7 e del G20 al Women’s Forum for the Economy & Society, la piattaforma leader mondiale per promuovere la voce e la visione delle donne (2017-2021). Il suo lavoro si concentra tra gli altri sul favorire la rappresentanza di ragazze e donne nell’istruzione STEM e nei lavori del futuro. Per questo motivo è stata scelta come ambasciatrice dell’Associazione Fly University Project, l’ente no profit che dal 2019 si occupa di promuovere ed incentivare la formazione dei giovani in ambito AI.

Chiara è convinta che sia fondamentale che le donne, al pari degli uomini, debbano essere al cuore dell’economia e della società. Il suo impegno portato avanti negli anni a livello G7 e G20 è volto a generare le stesse opportunità, le stesse competenze, le stesse esperienze, le stesse possibilità di essere protagonisti del nostro mondo a ragazze e ragazzi, donne e uomini.

L’intelligenza artificiale svolge un ruolo centrale: solo il 22% dei professionisti del settore sono donne a livello mondiale. Se vogliamo maggiore equilibrio e maggiore uguaglianza nella costruzione di algoritmi, che siano quindi più inclusivi e che rispondano meglio alle caratteristiche e ai bisogni di tutta la popolazione, è necessario agire ora. Dobbiamo coinvolgere sempre più donne, perché sappiano che queste professioni non sono loro precluse, e che hanno tutte le abilità per eccellere ed essere motori del cambiamento in atto.

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Le famiglie hanno un ruolo centrale

Il limite all’evoluzione siamo spesso noi stessi. E’ fondamentale che le famiglie siano un supporto e degli stimolatori per orientare i propri figli nei percorsi STEM, malgrado le convenzioni sociali datate.

‘I maschi superano le femmine nell’ambito del pensiero astratto, della matematica e delle scienze. I bambini hanno la tendenza a creare maggiormente delle bambine.’ Questo pensiero viene riportato nel 1972 da Dr. Fitzhugh Dodson nel libro ‘How to Parent’, ancora oggi considerato un successo letterario a livello mondiale. Una guida per tante famiglie, che offre spunti fondamentali per la crescita delle nuove generazioni che però riporta un concetto non più al passo con i tempi.

Abbattere gli stereotipi: si comincia a casa

Facendo riferimento a questo episodio citiamo il pensiero di Corazza che osserva che quando parliamo di materie STEM, gli stereotipi costruiti nel corso del tempo ci portano istintivamente a vedere questi ambiti come più propriamente adatti per i bambini maschi. Si tende a pensare che le bambine possano, per loro propria natura, essere più portate a tutte le professioni legate alla cura dell’altro, come l’insegnamento, il “care”, e, in azienda, nelle risorse umane.

Tali convinzioni sono tanto forti che le stesse bambine le respirano sin dalla più tenera età, fino ad integrarle a partire dall’adolescenza. Pensare diversamente all’interno della famiglia è dunque uno dei prerequisiti per far sì che le bambine, poi ragazze e giovani donne, si avvicinino alle materie scientifiche, le conoscano e vi si appassionino. I genitori possono creare quell’ambiente stimolante e intellettualmente illuminato che non escluda alcuna possibilità per il futuro delle proprie figlie. L’iscrizione a corsi di coding, per esempio, apprendendo come un gioco le basi del pensiero computazionale, dà alle bambine sin dalla più tenera età – 3-4 anni – la capacità di risolvere scientificamente e razionalmente i problemi.

Il contatto con donne che siano vere e proprie role model per le bambine e le ragazze e che più avanti nel tempo accompagnino, in un continuo confronto costruttivo, la loro formazione, incoraggiandole a persistere con instancabile curiosità in questi campi è un’altra leva del percorso che le famiglie possono avviare per le proprie figlie. Un tale approccio consentirà loro di scegliere verso quale professione dirigersi: qualunque sarà la scelta, tra i mestieri tradizionali e quelli del futuro, entrambi sempre più permeati dalla tecnologia, dominare le competenze STEM farà la differenza.

Istituzioni e aziende a sostegno del lavoro delle famiglie

Il lavoro del singolo deve essere sostenuto dalle comunità intese come istituzioni (scuole, campus, associazioni) e dalle aziende italiane. Il lavoro corale contribuisce a raggiungere gli obiettivi prefissi dalla comunità europea in termini di impiego di donne nell’AI.

Il pensiero di Chiara Corazza a margine delle sue esperienze internazionali confluisce in un pensiero tanto semplice quanto problematico. L’Intelligenza artificiale sta trasformando tutti gli aspetti della società – dalla tecnologia medica alle abitudini di lavoro, dalla mobilità all’istruzione, nella concezione delle smart cities alle azioni contro il cambiamento climatico. Eppure, quando osserviamo gli algoritmi alla base dell’Intelligenza Artificiale, la maggior parte sono concepiti e sviluppati solo da uomini – circostanza che porta a evidenti distorsioni. Un esempio su tutti riguarda il riconoscimento facciale: in media è affidabile per il 99% degli uomini, ma il livello scende al 35% quando si tratta di riconoscere donne di colore. In Italia, le scuole hanno l’opportunità di contribuire a un’inversione di rotta in tal senso, organizzando, a seconda delle età, atelier immersivi nelle professioni dell’intelligenza artificiale, che illustrino da un lato le sfide poste da tali strumenti e i vantaggi di un’AI inclusiva e dall’altro che cosa concretamente significa diventare professionisti dell’AI.

Superare il gender gap sul lavoro: cosa può fare lo stato, cosa fanno le aziende

Le aziende, da parte loro, indipendentemente dal settore in cui operano, si troveranno sempre più a contatto con l’intelligenza artificiale: se non la svilupperanno esse stesse, potranno fare affidamento a terzi per l’elaborazione degli algoritmi più diversi. Ecco che allora avranno la facoltà di scegliere di applicare algoritmi inclusivi, ovvero costruiti da team composti allo stesso modo da donne e uomini, che rispecchino quindi maggiormente la realtà che ci circonda. È questo il principio ispiratore della Women4AI Call to Action lanciato nel 2019 da Chiara Corazza con Microsoft e alla quale hanno negli anni aderito altri grandi gruppi e istituzioni, dai settori più diversi: AXA, Lenovo, Bayer, BNP Paribas, FTI Consulting e l’UNESCO.

Conclusioni

Solo creando un movimento condiviso riusciremo a rendere l’AI inclusiva una realtà per tutti, a livello europeo e oltre. Ed è per questo motivo che al G20 India 2023 è in agenda un importante focus sullo sviluppo del rapporto dei giovani con le materie STEM.

Alla luce della mission che la rappresenta, l’Associazione Fly University Project persegue l’obiettivo di sostenere ragazze e ragazzi affinché possano essere protagonisti del futuro dell’IA. L’aumento di risorse professionali in tale ambito rappresenta un’opportunità concreta per il sistema economico italiano e per le giovani generazioni. Per questo il contributo di tutti si rende necessario al fine di attuare un cambiamento ad alto impatto sociale.

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