Stanno facendo molto discutere le performance di ChatGPT: tutti i settori si sentono coinvolti e il giornalismo è uno di quelli che più sta facendo i conti con la velocità dei cambiamenti in atto.
Boom dell’intelligenza artificiale, quale futuro per i giornalisti
IA, prodigio o pericolo?
Come sempre più di frequente accade quando si parla di intelligenza artificiale, così come successo nel passato per ogni innovazione nel campo dei media e della comunicazione, i toni del dibattito sono accesi fra quanti vedono nell’esponenziale affermazione delle capacità computazionale di queste macchine un pericolo imminente per l’umanità – tra questi anche Elon Musk – e, quanti, all’opposto, ne decantano le magnifiche sorti e progressive.
Tali discussioni sono particolarmente accese nel mondo della formazione e dell’informazione. Entrambi caratterizzati da professioni che fanno dell’intermediazione informativa un elemento chiave.
Per quanto concerne il mondo della formazione, si teme la perdita di controllo degli insegnanti del loro ruolo di decisori di quanto si deve apprendere e di valutatori della qualità di tale apprendimento da parte degli studenti. Nel primo caso, a preoccupare è l’invitante scorciatoia che gli allievi potrebbero prediligere per arrivare ai luoghi e alle forme della conoscenza, scavalcando la mediazione del docente; ma è soprattutto dal lato della valutazione che emergono preoccupazioni per la facilità con cui gli studenti possono realizzare temi, compiti a casa, tesi e tesine interrogando questi novelli oracoli.
Le preoccupazioni dei giornalisti
Ma concentriamo la nostra attenzione sul mondo del giornalismo. In questo caso a preoccupare i giornalisti è una paventata, progressiva sostituzione del loro lavoro grazie all’avvento di macchine che riescono a riassumere perfettamente una straordinaria quantità di dati e informazioni, fornendo al pubblico dei fruitori quanto necessario. Pericolo acuito da una già evidente frammentazione e velocizzazione dei processi informativi che, unite alla crescente gratuità dei prodotti, sta abituando tutti noi ad accontentarci di tante rapide quanto superficiali informazioni.
Nelle redazioni l’intelligenza artificiale e l’automazione sono già da tempo ben presenti nei processi di produzione e di organizzazione del lavoro giornalistico. Algoritmi e automazione possono intervenire in tutte le varie fasi del lavoro giornalistico: dalla raccolta alla presentazione delle notizie, dalla composizione degli articoli alla loro sempre più variegata distribuzione. Ma, come sempre, la contrapposizione fra l’apocalittico e l’integrato porta poco lontano.
Piuttosto, bisogna iniziare a porsi – a vari livelli – interrogativi più precisi, visto che non è possibile fermare a mani nude il mondo e meno che mai l’incessante innovazione tecnologica.
Sotto un più generale punto di vista politico, di governance di tali processi, le autorità di regolamentazione stanno iniziando a considerare alcune delle tante questioni normative che l’evoluzione tecnologica pone in termini di proprietà intellettuale, diritto alla privacy, modelli di distribuzione delle informazioni e, conseguentemente, di definizione delle professionalità esistenti. Non sempre tali azioni sembrano mostrare consapevolezza sulle sfide che i cambiamenti pongono al giornalismo, in termini politici, economici, ma anche etici e deontologici.
L’impatto dell’IA sulla professionalità giornalistica
Entrando più nel merito della professionalità giornalistica, la profezia di chi già una decina d’anni fa sosteneva che per fare il giornalista bisognava studiare matematica e informatica non si è avverata; ma, sicuramente, l’interazione con le tecnologie e con i tecnologi è diventata quotidiana, incessante, continua. Un’interazione che va a incidere sul design delle notizie, ma soprattutto sui concetti di spazio e di tempo, particolarmente centrali in una professione da sempre chiamata a conciliare l’immediatezza con la precisione, la velocità con le verifiche.
Cambiamenti che incidono sulla formazione dei giornalisti e sulla ridefinizione del loro ruolo professionale.
Infatti, l’automazione e l’IA alzano ulteriormente la sfida delle professionalità convocate in redazione, ponendo delicate questioni in termini di logiche giornalistiche. Essendo da sempre chiamata ad agire in un complesso equilibrio fra la sua funzione civica e la ineludibile natura economica delle notizie, la professionalità giornalistica è andata delineandosi attraverso peculiari processi di legittimazione, favoriti dall’assunzione di alcuni “punti fermi” della professionalità: l’obiettività, la completezza, l’imparzialità. L’esplosione delle tecnologie, il contributo crescente dell’automazione e dell’IA chiamano, invece, a confrontarsi anche con differenti principi di legittimazione, che coinvolgono maggiormente i fruitori delle informazioni, ormai più facilmente convocabili attraverso interazioni da realizzarsi in tempo reale, oppure grazie a una enormemente accresciuta possibilità di raccogliere dati che, comunque, non modificano la percezione di una completezza informativa sempre fallace, affannata dal continuo e vorticoso dinamismo delle notizie che si accumulano. Per i giornalisti s’impone l’attenuazione di quel controllo completo sul processo di costruzione della notizia – dalla fonte al pubblico – per accogliere quest’ultimo in una progressiva partecipazione in tale processo. Questo riequilibrio richiede garantire una maggiore trasparenza, che riguarderà anche l’indicazione del modo in cui le informazioni sono raccolte e, quindi, anche se e come in tale processo è intervenuta l’intelligenza artificiale.
Conclusioni
Così come l’abbandono del taccuino e della biro per l’ingresso dei computer in redazione modificò profondamente i metodi di raccolta, selezione e presentazione delle notizie, affidando ai giornalisti parte dei compiti tecnici fino ad allora svolti da altre professionalità; analogamente, l’interazione con l’automazione obbligherà i giornalisti a ripensare la loro professione, per farvi entrare dentro una migliore capacità di gestione dei dati e una differente organizzazione di contenuti molto più facilmente producibili e riproducibili. Infatti, per quanto l’automazione potrà fare passi da gigante, si renderà comunque necessaria una supervisione editoriale, che richiederà più tempo e più attenzione, perché chiamata a svolgersi in un mare di dati e informazioni, sicuramente sempre in crescita nei prossimi anni. Tutto questo materiale inciderà anche nella ridefinizione dei criteri di notiziabilità, privilegiando quanto riesce a essere dimostrabile più empiricamente. Per questa strada, potrebbe essere recuperata un’attenzione ai fatti da molti lamentata come latitante negli ultimi anni per la prevalenza delle opinioni, delle dichiarazioni e delle valutazioni.
Dunque, sono tanti gli interrogativi che il giornalismo automatizzato pone ai già labili confini del campo giornalistico; sarà necessario che anche la ricerca sul giornalismo faccia la sua parte, arricchendo un campo di studi ancora non troppo sviluppato in Italia.