Scenari

Metaverso, le filosofie di Meta e Apple a confronto

Due visioni opposte per il mondo tridimensionale: mentre la creatura di Zuckerberg guarda più a inclusività e quantità di utenti, il colosso di Cupertino punta a esclusività e customer experience. La partita è appena cominciata

Pubblicato il 15 Nov 2022

Dayana Vinueza

Analista dell’Area Digitale & ICT dell Think Tank AWARE

metaverso

Meta e Apple si sono ampiamente dichiarati concorrenti per quanto riguarda la filosofia nella costruzione del Metaverso.

Everything Facebook revealed about the Metaverse in 11 minutes

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I metaversi

Quando si sente parlare di Metaverso è inevitabile pensare a Mark Zuckerberg e alla sua big company Meta. Tuttavia, parlare di Metaverso in singolare può essere un grande errore, dato che esso non è uno solo: infatti, ogni singolo spazio virtuale tridimensionale è a tutti gli effetti un “metaverso”.

Con questa premessa è possibile capire come attualmente si trovi in atto un processo di grande competizione nel definire e costruire quello che sarà il futuro di internet.

Lo spazio tridimensionale entra in gioco già dalla decade degli anni 90 attraverso videogiochi come Active Worlds, e da quel momento sono stati creati numerosi “mondi” virtuali.

La rivoluzione di Mark

Il merito di Mark Zuckerberg si trova nell’aver scommesso prima di altri in questa tecnologia, generando un allarme all’industria tecnologica e spostando tutta l’attenzione globale verso lo sviluppo di questo mondo digitale. Inoltre, un importante punto segnato da Zuckerberg è l’aver diffuso la sua filosofia riguardo la costruzione del Metaverso, che in effetti è stato divulgato al singolare: “IL” Metaverso.

Secondo il CEO di Meta, il metaverso dovrebbe essere uno spazio tridimensionale rivoluzionario che possa soddisfare tutti i bisogni mai immaginati dall’uomo, dall’intrattenimento allo shopping, dal business alla medicina, coprendo così tutti i settori che possano essere inseriti nel virtuale e oltrepassando i confini sia del mondo fisico sia del mondo digitale odierno.

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Sistema aperto e interoperabile

Tuttavia, Meta non definisce questo spazio come unico solamente per la sua capacità di ospitare tante categorie di applicativi e usi, bensì, nelle parole di Zuckerberg, per il tipo di ecosistema “aperto” che si intende sviluppare all’interno.

“Stiamo cercando di avere un sistema aperto e interoperabile con Android, stiamo tentando di creare il metaverso in modo tale che tutti possano portare articoli e beni virtuali da uno spazio all’altro”.

Con queste parole Zuckerberg esprime la sua filosofia, incentrata nella realizzazione di un sistema aperto e interoperabile. Questa decisione, lontano dall’essere una scelta basata sulla pura innovazione o sull’etica digitale, è un bisogno basilare per rendere lo spazio tridimensionale facilmente usufruibile.

Niente frammentazione

Si provi a pensare cosa potrebbe succedere se invece di avere accesso ad un unico metaverso si potesse accedere a 40 spazi distinti: non solo questo creerebbe enormi problemi di scelta per l’utente, ma frammenterebbe il mercato e di conseguenza anche l’appeal di ogni singolo spazio tridimensionale.

Ad esempio, se si compra un paio di scarpe digitali della Nike per il proprio avatar ma questo può essere usufruibile soltanto in uno spazio ma non è portabile o compatibile con altri, che senso avrà investire tanto in quelle scarpe?

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Partnership decisive per Meta

Appunto per questo motivo, la più importante missione di Meta al momento è stringere partnerships e includere nel progetto tutti gli stakeholders possibili.

Infatti, a giugno di quest’anno è stato creato il “Metaverse Standards Forum”, che al momento del lancio contava con 37 membri e solamente al giorno d’oggi conta con più di 1800 organizzazioni tra istituzioni pubbliche, università e grandi compagnie come Huawei, Sony e Microsoft.

Per Meta la priorità è creare uno spazio compatibile, universale e inclusivo. Questa filosofia è coerente con la storia della sua compagnia, che è stata portatrice della diffusione di un business model basato nel big data, ovvero nella quantità di utenti che utilizzano le sue piattaforme e la grande quantità di dati che si scambiano all’interno di esse.

Per Meta è chiaro che la quantità sia una priorità, e la scelta di rendere universale, aperto e interoperabile questo ecosistema è data precisamente da questo.

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La visione (opposta) di Apple

Dall’altra parte, Apple non è d’accordo. La società di Cupertino non ha voluto infatti unirsi al “Metaverse Standards Forum”, nonostante abbia avuto l’invito aperto da parte di Meta. La differenza principale si trova nella definizione di questo ecosistema.

Mentre per Meta la priorità è avere un ecosistema aperto, per Apple la priorità rimane l’esclusività, scelta molto in linea con la filosofia aziendale di Apple e il suo business model basato sullo status del brand e il design del prodotto.

Prima di tutto esclusivi

In passato, le scelte di Apple sono sempre state guidate da questa esclusività: infatti, non ha mai voluto cedere ad unirsi ad altri sistemi operativi, al costo di sacrificare la compatibilità e l’interoperabilità pur di mantenere la sua unicità.

Il confronto

Mentre Apple punta all’esclusività e la customer experience, Meta guarda più all’inclusività e la quantità di utenti. Zuckerberg ammette che Apple abbia una filosofia opposta alla sua visione e riconosce che non sia ancora chiaro che tipo di ecosistema risulterà essere migliore.

Per mantenere la sua posizione, egli ricorda quello che è accaduto con i pc e il fatto che Windows abbia avuto una diffusione molto più ampia di altri sistemi operativi, come è successo anche con Android nel mercato smartphone.

Tuttavia, anche in questi casi, quando Apple ha lanciato i suoi dispositivi con i propri sistemi operativi, ha dimostrato che è possibile posizionarsi ottimamente all’interno del mercato senza raggiungere un pubblico massivo, e ha raggiunto un merito che non hanno potuto raggiungere tanti altri competitor, ovvero il fatto di diventare una love mark, cioè un brand che il consumatore non compra unicamente per il suo utilizzo ma per il significato che si trova dietro del prodotto.

Dall’altra parte, mentre Apple è esperta nel rilascio di dispositivi che si caratterizzano per la sua unicità, Meta sa come attirare le masse e creare spazi che diventano parte del quotidiano delle persone.

Zuckerberg dice: “Quindi sì, Apple sarà un competitor, ma in realtà non si tratta solo del fatto che loro possano avere un dispositivo che avrà alcune funzionalità in più rispetto a noi. È una competizione soprattutto filosofica molto profonda riguardo verso quale direzione dovrebbe andare Internet”.

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Una sfida in favore degli utenti

Inevitabilmente si creerebbero spazi più ambiti di altri e la competizione farebbe in modo che si posizionino in alto quelli che offrono più valore aggiunto agli utenti. Questo se consideriamo che i metaversi possano essere fruibili in ugual modo da tutte le parti del mondo, ed ecco qui che si presentano due problemi aggiuntivi.

Da una parte, il metaverso rischia di generare un digital divide ancora più marcato, dove chi non può accedere alle piattaforme, ovvero regioni intere del globo, non potrà partecipare in egual modo a questa nuova ondata digitale.

Il rischio del digital divide

Tuttavia, anche le regioni che contano infrastrutture adeguate faranno fatica a mettersi in pari con il cambiamento innovativo che implica utilizzare altri software ed imparare a vivere con nuovi dispositivi come visori e occhiali. La probabilità che il digital divide possa diventare ancora più marcato potrebbe uccidere il sogno fantastico di un metaverso inclusivo.

La differenza è che Apple considera dall’inizio l’idea dell’esclusività come punto di partenza, non ponendosi un problema con il fatto che i suoi dispositivi non arrivino all’intera popolazione del mondo, ma unicamente a quel segmento del mercato identificato come target aziendale.

Invece Meta rimane (almeno formalmente) legata alla possibilità di estendere la partecipazione all’intero pianeta, creando un “nuovo mondo” che sia ancora meglio di quello “reale”.

Il rischio del digital decoupling

Un’altro problema potrebbe rivelarsi la tendenza globale a sviluppare diversi metaversi a seconda della regione (digital decoupling). Questo è un fenomeno che accade già con il Web, basti pensare al Great Firewall cinese e all’ecosistema digitale formatosi in quella zona del mondo.

Considerando che la tecnologia tridimensionale dovrebbe essere ancora più immersiva, è possibile che questa tendenza possa accentuarsi, il che potrebbe anch’essa frenare il sogno di una realtà tridimensionale che contenga tutto il mondo e lo migliori, come vorrebbero gli sviluppatori del metaverso.

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