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Hades: il premio letterario Hugo vinto da un videogioco, perché è passo importante

Il medium videoludico sta pian piano prendendo posto all’interno del mondo della cultura: la vittoria di Hades nelle recenti premiazioni del premio letterario Hugo Award ne rappresenta un esempio importante

Pubblicato il 10 Feb 2022

Daniele Ricciardi

Studente di Letteratura con la passione per la scrittura creativa, l'arte e l’intrattenimento videoludico. Autore del podcast

Federica Soriano

Studentessa di Letteratura con la passione per la scrittura creativa, l'arte e l’intrattenimento videoludico. Autore del podcast

hades

A differenza di quanto sembra, non esistono dei momenti precisi, dei landmark, o – per dirla con la semantica videoludica – dei checkpoint nel percorso della cultura e delle arti. Le varie storie delle arti sono, in una certa misura, narrazioni, rielaborazioni romanzate, anche se scritte utilizzando documenti e fonti affidabili.

Partendo da questa idea possiamo parlare di un recente evento, che, lungi dal voler definire come segnante, reputiamo particolarmente interessante all’interno del discorso “videogiochi come veicolo di cultura”, e, scendendo più nel dettaglio, nel rapporto di questi ultimi con altre forme d’arte come la letteratura.

Se un videogame vince un premio letterario

Ma veniamo a noi: è successo che un videogioco ha vinto un premio letterario. Nelle recenti premiazioni dell’Hugo Award (Annual Achievement Award for Science Fiction and Fantasy, abbreviato come Hugo in onore di Hugo Gernsback, fondatore della prima rivista di fantascienza al mondo) è stata infatti istituita una categoria nuova ed inusuale, tutta dedicata al mondo dei videogiochi. Tra i candidati erano presenti videogiochi dei generi più disparati (come Animal Crossing: New Horizons, The Last of Us Parte 2, Final Fantasy 7 Remake e Spiritfarer), ma ad aggiudicarsi il primo posto è stato Hades, ultima fatica dei ragazzi di Supergiant Games.

Videogiochi, da “male assoluto” a terapia: ecco come usarli

In qualità di appassionati di videogiochi e studiosi di letteratura, ci piacerebbe riflettere su questo evento, e sull’opera che si è aggiudicata il suddetto premio. Ha senso che abbia vinto proprio Hades? Perché dovrebbe esistere una categoria dedicata ai videogiochi all’interno di un premio che ha a che fare con un certo tipo di narrativa? Un premio letterario?

Esiste un filo rosso che collega queste domande. Volendo farla breve, Hades, come altri, è considerabile un “videogioco letterario”. Quindi sì, ha senso prendere in considerazione il medium quando si parla di letteratura, e questa vittoria ha un significato. Entrando nel dettaglio, possiamo spiegarvi come Hades sia letterario, ed in cosa consista il suo valore, la sua scintilla.

Cos’è Hades

Senza inoltrarci troppo in tecnicismi, iniziamo dicendo che Hades è un roguelike, ovvero un videogioco in cui il fruitore deve affrontare una serie di stanze e piani generati casualmente, brulicanti di boss e power-ups, per arrivare ad un obbiettivo, alla “fine”.

In Hades prenderemo il controllo di Zagreus, figlio di Ade e Persefone, ed il nostro obbiettivo sarà quello di evadere dall’Oltretomba, ribellandoci agli ordini di Ade. Durante la nostra avventura potremmo contare sugli dèi dell’Olimpo, che ci concederanno via messaggio alcuni dei loro poteri sottoforma di power-ups.

Zagreus lotta per sfuggire ad una realtà inaccettabile, attraverso i suoi tentativi di fuga dall’Oltretomba. Ovviamente Ade farà di tutto per opporsi, schierando le anime dannate ed alcuni dei suoi sudditi più feroci.

Tutti gli strati di Hades

Fin qui niente di letterario, ma c’è di più. Il fatto è che quello ludico è solo uno strato di quest’opera; a questo si sovrappongono tutta una serie di stimoli narrativi. Prima di tutto si nota fin da subito un’ispirazione letteraria, ovvero quello di voler raccontare di nuovo, rielaborare, modernizzare (nel linguaggio tecnico questo procedimento viene definito come riscrittura) la mitologia greca: le storie di Orfeo ed Euridice, il mito di Proserpina, il rapporto (anche di carattere sentimentale) tra Achille e Patroclo e la loro morte sono stati ispirazione di numerose opere in prosa e versi fin dall’alba della civiltà greca, e vantano di versioni celeberrime scritte da poeti immortali, come Virgilio ed Ovidio. A questo strato di partenza si aggiunge l’incredibile mole di dialoghi e testi presenti nel gioco, che sfrutteranno ogni elemento ludico (power-ups, boss, NPCs, ovvero personaggi non giocabili) per raccontarci storie che parlano d’amore, odio, bugie, conflitti generazionali, inclusività, e che lo fanno in maniera avvincente, viscerale, avvolgendole come delle piante rampicanti al gameplay e all’interazione tra fruitore ed opera.

Il valore di Hades non è quindi solo negli spunti, nei presupposti narrativi o nei tecnicismi: piuttosto nel «sovrapporsi di strati nettamente separabili, come le foglie di un carciofo», come dice Amerigo, protagonista del romanzo di Italo Calvino La giornata d’uno scrutatore, riferendosi alla realtà. È allo stesso tempo possibile separare i vari piani narrativi e ludici dell’opera in un’analisi come questa, in un racconto, ma allo stesso tempo questi sono stratificati (saltando ad un altro medium e ad un’altra epoca, potremmo dire che sono «come le cipolle»), ed il loro connubio crea una narrativa nuova, che sì, non è propriamente letteratura, ma allo stesso tempo non può restare isolata nei confini dell’intrattenimento ludico.

Cos’hanno in comune videogiochi e letteratura

Videogiochi e letteratura hanno molto in comune: considerarli e studiarli in comparti stagni è una scelta poco saggia, oltre che controproducente, per chi vuole capire ed approfondire la contemporaneità. La creazione di questa categoria all’interno del letterarissimo premio Hugo – temporanea, ma gli organizzatori stanno riflettendo sulla possibilità di renderla fissa – evidenzia l’importanza di questi studi comparatistici. Hades non è il primo esempio delle numerose contaminazioni della letteratura riscontrabili nei videogiochi: nei mondi virtuali interattivi possiamo trovare sia reinterpretazioni di grandi classici (come American McGee’s Alice, ispirato al celeberrimo Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll, o ancora, Dante’s Inferno, ispirato alla figura e agli scritti del laureato poeta), sia spunti che provengono da un immaginario puramente letterario (uno su tutti Bloodborne, che mette in scena le ambientazioni gotiche e l’atmosfera macabra, pervasa dalla follia, dei racconti di H.P. Lovecraft).

Conclusioni

Ed è così che il lavoro di Supergiant Games si fa portavoce, interprete e vetrina di tantissimi altri titoli, che fermentano e sgomitano nell’ombra di grandi eventi come il premio Hugo, attendendo impazienti il proprio momento di gloria, il proprio momento per mettere in risalto queste nuove potenzialità narrative ed interpretative, impossibili da riscontrare in un medium che non sia quello videoludico, ma allo stesso tempo coacervo di influenze dal mondo letterario, teatrale, cinematografico e multimediale. Hades è un titolo speciale, dalle peculiarità innumerevoli e preziose, ma ci auguriamo che la corona d’alloro di cui è stato rivestito non sia un evento unico ed irripetibile, ma solo la prima punta di un grosso iceberg che verrà pian piano alla luce.

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