nuove discriminazioni

iMessage e il nuovo bullismo “classista”: così anche i messaggi diventano status symbol

Il sistema Apple “iMessagge”, consentendo ai suoi possessori di scambiare contenuti cromaticamente differenziati dal colore (blu per i messaggi da iPhone, verde da Android), starebbe favorendo, tra gli adolescenti, la creazione di cerchie ristrette di utenti avversi a interagire con altri identificati come non iPhoners

Pubblicato il 24 Gen 2022

Angelo Alù

studioso di processi di innovazione tecnologica e digitale

iPhone54comp

La “scalata” monopolistica dei colossi del web potrebbe avere un’arma in più che renderebbe vano anche qualsivoglia tentativo regolatorio volto a limitarne la concentrazione di potere: il sostegno – involontario – dei giovani, come rilevante fattore di tendenza sfruttato per consolidare la diffusione di preferenze massive verso determinati prodotti offerti sul mercato.

Lo rivela un articolo di approfondimento a cura del “The Wall Street Journal”: emblematico in questo senso è il risultato determinato dal popolare strumento di messaggistica installato nei dispositivi iPhone di Apple.

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iMessage veicolo di bullismo classista?

I prodotti Apple, tecnologicamente progettati come sistemi che offrono, facendo ricorso all’elaborazione originale di modelli eleganti di design, un’interfaccia reattiva e intuitiva, come tratto distintivo del marchio riconoscibile rispetto a molti altri dispositivi esistenti nel mercato, consente di comprendere l’incredibile successo di Apple, non a caso considerata a tutti gli effetti una vera e propria indiscussa icona nel settore tecnologico e dei dispositivi mobili.

Tra le sofisticate strategie di marketing vi è storicamente l’obiettivo di associare all’uso dei prodotti sviluppati dall’azienda di Cupertino un valore di esclusività che ha determinato la progettazione di app, sistemi e funzioni compatibili soltanto con il sistema operativo del gigante tecnologico, consentendo alle persone di comunicare soltanto con altri utenti in possesso dei medesimi strumenti, come, ad esempio, iMessage, disponibile, infatti, al massimo delle sue funzionalità, soltanto tramite i dispositivi iPhone, con il rischio di determinare flussi comunicativi ristretti dalle rilevanti implicazioni sociali per le possibili forme di ostracismo relazionale derivanti proprio dal possesso di prodotti Apple.

Con particolare riferimento al target di adolescenti, le insidie risultano ancora più significative, nella misura in cui i-Message potrebbe rappresentare un serio problema di socialità, determinando una sorta di “bullismo classista” in grado di emarginare i giovani che non dispongono di prodotti Apple.

Il sistema di codificazione cromatico delle comunicazioni utilizzato da Apple – il blu associato soltanto allo strumento iMessage – sembra svolgere un rilevante effetto dissuasivo nei confronti degli adolescenti, indotti massivamente a passare da Android a iPhone per adattarsi alle tendenze di moda diffuse nelle cerchie dei propri coetanei.

L’invio privilegiato di messaggi in blu come vero e proprio “status sociale” si riscontra nelle giovani generazioni, ove un significativo numero di adolescenti teme di subire il giudizio negativo causato dal “marchio” impresso dal bollino verde riferibile alla trasmissione di contenuti tramite altri dispositivi, qualora l’utente non possieda un iPhone.

Il noto “iMessagge”, consentendo ai suoi possessori di scambiare svariati contenuti – anche multimediali – cromaticamente differenziati dal colore (blu per i messaggi provenienti da un iPhone, verde se si tratta di testi digitati da un dispositivo Android), starebbe, infatti, favorendo la creazione di cerchie ristrette di utenti avversi a interagire con altri adolescenti identificati come utilizzatori di dispositivi Android.

La ricerca di nuovi amici sarebbe, dunque, condizionata dal tipo di dispositivo in uso, poiché risulterebbero in crescente numero i casi di giovani interessati a selezionare le proprie frequentazioni proprio in base al colore della bolla associata al messaggio inviato.

Pur non impedendo lo scambio di messaggi tra i sistemi tecnologici adottati dai differenti dispositivi in possesso degli utilizzatori, non vi è dubbio che iMessage comincia a rappresentare una generale attrazione per i suoi utenti giovani, che preferiscono utilizzare tale strumento di messaggistica rispetto agli altri disponibili sul mercato.

iPhone ed emarginazione sociale

In questo senso, l’esclusiva disponibilità di iMessage riservata ai possessori di un iPhone tende, quindi, a creare “bolle” di gruppo marchiati dal colore, con la possibilità di fruire di svariati stickers, emoji, avatar ed effetti animati che stimolano il gradimento degli adolescenti verso tale strumento, come rivela anche una ricerca interna di Apple (resa pubblica durante il contenzioso Epic Games) secondo cui gli utenti iPhone statunitensi – prevalentemente adolescenti, alcuni dei quali di appena 14 anni – preferiscono utilizzare iMessage rispetto ad altre app e strumenti di messaggistica.

Non a caso, l’ 83% degli adolescenti statunitensi possiede iPhone, a dimostrazione della popolarità dello smartphone targato Apple tra le giovani generazioni, sempre più accattivante non solo per il peculiare design, enfatizzato da originali strategie di marketing, ma anche e soprattutto per lo sviluppo di funzionalità esclusive riservate agli utenti iPhone (come iTunes, iMessage e iOS) che confermano il successo – in costante ascesa – del prodotto.

L’iMessage di Apple sembra esercitare una vera e propria “pressione” psicologica nei confronti degli adolescenti, che sempre più spesso temono i giudizi di ostruzionismo legato all’utilizzo di diversi dispositivi, al punto da ricorrere all’acquisto massivo di iPhone, per evitare di subire forme di emarginazione sociale e isolamento a causa dell’impossibilità di fruire delle funzionalità esclusive fornite da Apple.

Nell’ambito di una generale strategia da tempo attuata da Apple alla ricerca di una sempre più pervasiva convergenza tecnologica tra software, hardware e servizi, perfettamente coerente con il proprio modello di business finalizzato al rafforzamento aziendale dello storico marchio, è possibile cogliere lo strapotere dell’azienda che, grazie alle funzionalità del suo iPhone, sta rendendo iMessage l’emblema culturale delle giovani generazioni come tendenza di affidabile e condivisa socialità relazionale.

In tale prospettiva, emerge l’abilità strategica di orientare le scelte dei consumatori come una sorta di “esca” in grado di consolidare il monopolio tecnologico dei “Colossi del web”, sfruttando, in tal senso, soprattutto il sostegno dei giovani utenti per “imporre” abitudini di mercato da mantenere nel medio-lungo periodo grazie alla dipendenza prolungata conseguita verso l’utilizzo di determinati prodotti tecnologici, incentivato da sofisticate tecniche di fidelizzazione (non a caso, secondo uno studio condotto da Consumer Intelligence Research Partners, tra i consumatori statunitensi che rientrano nella fascia anagrafica di età compresa tra 18 e 24 anni, più del 70% sono utenti iPhone, a riprova di una significativa quota di mercato che conferma il dominio economico di Apple).

Conclusioni

La capacità di offrire strumenti di comunicazione (percepiti come) indispensabili dagli adolescenti potrebbe infatti determinare rilevanti rendite di posizione per i successivi decenni grazie all’incremento esponenziale di ricavi, che hanno già raggiunto di recente la soglia di 3 trilioni di dollari di valore di mercato per la prima volta nel 2021 come segno di inarrestabile crescita nella capitalizzazione dei risultati conseguiti.

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