Qual è l’impatto delle tecnologie digitali sull’immagine di sé e qual è il loro ruolo come possibile elemento predittivo di eventuali disagi psicologici soprattutto in età pre e post-adolescenziale?
È quello che vuole indagare il progetto SatisFace, nato dalla collaborazione tra la Facoltà di Psicologia dell’Università Vita Salute S. Raffaele, l’Università Sigmund Freud di Milano, e il CUSSB (Centro Universitario di Statistica per le Scienze Biomediche), coordinato da Chiara Brombin, docente di statistica presso la facoltà di Psicologia. Il progetto mira ad indagare la percezione dell’immagine del sé in diversi contesti e costrutti psicologici, in particolare prendendo in considerazione il target di giovani e giovanissimi tra i 12 e i 16 anni. È iniziato nella primavera 2022, con l’obiettivo di ampliare l’ambito di indagine dalle scuole secondarie di primo grado alle scuole secondarie di secondo grado, coinvolgendo un campione più ampio di studenti, partendo dalle scuole milanesi.
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Gli obiettivi dello studio
I giovani sono sempre più assorbiti dai social al punto da utilizzare programmi di editing e di fotoritocco per migliorare la propria immagine. I ricercatori hanno dunque cercato di rispondere alla domanda: che rapporto hanno con il proprio aspetto? Lo studio è stato realizzato attraverso un questionario online su un campione pilota di 120 ragazzi e ragazze e ha preso in esame: il selfie behaviour, cioè la frequenza e la modalità con cui si scattano, si condividono e si modificano i selfie, l’uso dei filtri e degli strumenti di editing, la percezione del proprio aspetto fisico nel momento della relazione con gli altri e il rapporto che i giovani intrattengono con la propria immagine in digitale.
SatisFace, che è un progetto interdisciplinare che integra le competenze di statistica, psicologia, digital health, psicologia sociale, con l’obiettivo di misurare ed analizzare la percezione dell’immagine del proprio viso e la relazione tra questa e il mondo digitale ha preso in considerazione il volto, partendo dalla consapevolezza che durante la pandemia, la soluzione che ha permesso il rispetto del distanziamento sociale, è stata quella delle videochiamate, attraverso le piattaforme digitali. Questo ha sottoposto tutti gli utenti, di qualunque età, ad un costante confronto con l’immagine speculare del nostro stesso viso, permettendoci di vedere e alterare la naturale mimica facciale durante la conversazione o modificare la posa in modo da ottenere una miglior rappresentazione di noi nell’inquadratura.
Gli obiettivi del progetto di ricerca
Il progetto si è posto come fine prioritario la rigorosa valutazione quali-quantitativa dell’impatto delle tecnologie digitali sull’immagine di sé, anche come possibile elemento predittivo di eventuali disagi psicologici soprattutto in età pre e post adolescenziale, nell’ottica di promuovere il benessere digitale.
I dati rilevati sono stati: l’uso dei social network, il selfie behaviour, l’attitudine rispetto all’editing e all’uso dei filtri, la consapevolezza del fotoritocco, la gestione e la percezione dell’immagine digitale, l’appearance anxiety e i sintomi internalizzanti.
Per la rilevazione dei dati sono state usate diverse scale: la Body Esteem Scale, la Photo Manupulation Scale, la Body Image Control in Photos, la Photo Manupulation Scale e la Body Image Control in Photos.
I social più usati
I risultati emersi dallo studio mostrano che i teenager trascorrono sui social fino a 4 ore al giorno nel 65,9% dei casi e da 2 a 4 ore nel 37,5% dei casi. I social più utilizzati sono nell’ordine: WhatsApp, con il 92,5% di preferenze, seguito da TikTok con l’88,3% e Instagram con il 76,7%. In particolare, rispetto ai compagni che passano meno tempo sui social, i ragazzi che affermano di usare i social per più di 4 ore (34.2%), registrano punteggi significativamente più alti nelle scale relative alla manipolazione fotografica e al controllo dell’immagine nelle foto online/offline e nella scala relativa all’ansia da aspetto.
Il selfie behaviour
Dalla ricerca è emerso che il 71,7% dei ragazzi e delle ragazze, che hanno partecipato allo studio, ha tra i 12 e i 13 anni, di questi il 61,2% usa i social da 2 a 4 anni, il che significa prima dei 13 anni, il limite attualmente previsto per legge per l’iscrizione. Inoltre, attraverso il questionario è emerso che sanno gestire la privacy, in genere hanno più following che follower, non sono stati riscontrati molti selfie narcisistici, mentre prevalgono i selfie con gli amici, di gruppo o ad un evento. Una prima conclusione sembrerebbe quindi che il target di riferimento usa i selfie come una forma di comunicazione, piuttosto che lo strumento per modificare il proprio aspetto. Se si mette in relazione il dato sul tempo trascorso sui social media con il dato sulla media dei follower e con quello sulla media dei like – il 68.3% degli intervistati ha meno di 500 follower e il 53.5% riceve meno di 30 like in media – emerge che gli studenti che hanno partecipato all’indagine principalmente “seguono” (amici/influencer/sportivi) invece di “essere seguiti”.
Il ruolo dei filtri
L’uso dei filtri, preferito dalle ragazze più che dai ragazzi del campione, è piuttosto ludico e tende ad essere una soluzione per rendere più bella la fotografia, migliorare luci e ombre, per controllare meglio l’immagine in foto.
Dall’indagine risulta infatti solo il 25,4% dei partecipanti ha dichiarato di essere soddisfatto del primo scatto, e solo il 22, 9% di pubblicarlo sui social. Il 36,8% invece tende a eliminare dai 2 ai 5 selfie tra quelli scattati.
Per quanto riguarda l’editing, il 49.2% dei partecipanti dichiara di editare le foto: la maggior parte di questi edita all’interno del social su cui vuole pubblicare o dall’app “Foto” del telefono. Relativamente all’editing automatico della fotocamera del telefono, editing non volontario, sui 120 partecipanti, il 30.8% dichiara che “forse” c’è una differenza tra l’immagine che si vede sullo schermo nel momento in cui ci si scatta la foto e quella che rimane salvata sul telefono. In pochissimi dichiarano di utilizzare App dedicate (Facetune, VSCO, YouCam Makeup
All’uso dei filtri è connesso il livello di preoccupazione del proprio corpo, e secondo alcuni studi coloro che cercano di controllare di più la propria immagine sui social un domani potrebbero mostrare più interesse verso ritocchi estetici del proprio corpo come botox o filler.
Il benessere digitale
Il progetto ha anche la finalità di promuovere il benessere digitale e sensibilizzare i più giovani, ma anche la scuola e le famiglie rispetto ai potenziali rischi della manipolazione della propria immagine.
“La costruzione dell’immagine di sé – sostengono i ricercatori – è un processo complesso e dinamico, costituito dall’equilibrio tra la percezione di sé e la percezione che gli altri hanno di noi. La prima si riferisce a come noi stessi ci vediamo e riconosciamo, deriva da riflessioni sul nostro sé. La seconda è legata al modo in cui gli altri ci vedono e da come pensiamo di essere visti e percepiti dagli altri”. Anche lo stato di salute personale può influenzare diversi atteggiamenti e comportamenti nel processo della costruzione dell’immagine di sé.