La Scuola è la manifestazione esterna all’essere umano della sua assoluta necessità di imparare per essere capace di adattarsi al proprio ambiente in modo efficiente e meno traumatico. La scuola quindi dovrebbe abbracciare il digitale in modo totale e acritico? Proviamo a rispondere riprendendo il filo delle conquiste della psicologia comportamentale.
Il digitale e la complessità della nuova attività d’impresa
Abbracciare completamente il mondo digitale vuol dire vivere in un ambiente non lineare, in cui tutto accade contemporaneamente e in cui il rapporto tra cause e conseguenze, la base della razionalità, è sfumato, indefinito. È il mondo dell’automazione e dell’intelligenza artificiale, ma anche quello delle fake news e dell’emergenza salute mentale. Pur essendo ovvia la necessità di accettare e sposare i cambiamenti, presupposto per capirli e gestirli, non dobbiamo dimenticare la strada che ci ha portato qui, quella indicata dal lume della ragione.
Oggi il mercato di una qualsiasi impresa è il mondo. Non c’è differenza tra un calzolaio di quartiere o una spin off universitaria che stia sviluppando una nuova tecnologia: la connettività globale rende possibile instaurare relazioni con potenziali clienti di tutto il mondo. Queste possibilità ampliate non offrono solamente occasioni di crescita, ma rendono incredibilmente più complessa la propria attività, da tutti i punti di vista. Il settore produttivo in senso stretto si trova a doversi adattare a un’infinita varietà di richieste di personalizzazione, che dipendono da usi, costumi e prospettive completamente diverse da quelle domestiche. Quello logistico necessita di conoscenze sempre più specifiche. Quello commerciale vede aumentare in modo esponenziale i propri rischi, che in molti casi diventano elusivi e impossibili da calcolare con precisione, rendendo così obbligatorie nuove e complete competenze in tema assicurativo.
La complessità della nuova attività d’impresa che vuole svilupparsi nel mondo digitale richiede dunque il coordinamento di competenze più o meno nuove. Come riuscirci? Visto che l’attività di impresa non è altro che una delle tante manifestazioni dell’essere umano, per rispondere a questa domanda non possiamo far altro che far riferimento alle più profonde conoscenze che abbiamo di noi stessi.
L’essere umano allo specchio
Cinquant’anni di psicologia della performance ci regalano alcune visioni fondamentali di noi stessi. L’essere umano è capace di infinite forme di adattamento, un processo che può avvenire in modo più o meno traumatico e che in definitiva si concretizza in una attività principale: allineare la nostra parte emozionale e non lineare alla nostra parte razionale e specialistica. Solo così possiamo gestire in modo positivo lo stress, trasformandolo in un aiuto piuttosto che in un ostacolo. In verità, nonostante i genitori di oggi continuino a incoraggiare i propri figli chiedendo loro di “non avere paura”, non possiamo completamente controllare in modo volontario le nostre emozioni più profonde. Ecco perché emerge in modo ancora più importante il ruolo della nostra razionalità, chiamata ad accettare le nostre emozioni così come sono come presupposto per poterle regolare.
Questa attività di allineamento tra irrazionale e razionale che avviene quotidianamente dentro noi stessi è la stessa che ci richiede il mondo imprenditoriale di oggi, laddove la parte irrazionale è rappresentata dal mercato digitale in cui l’immediatezza delle comunicazioni fa sparire il rapporto di causa e conseguenza e dove invece la parte razionale è rappresentata dalla necessità di costruire un bilancio d’impresa in cui gli equilibri patrimoniali, finanziari ed economici emergano in modo assolutamente lineare.
Non è solo il mondo imprenditoriale a essere coinvolto da questi processi. In generale il mondo che l’essere umano crea fuori di sé è sempre frutto delle sue dinamiche interne più profonde. Le nuove tecnologie risolvono alcuni problemi, ma ne pongono di nuovi e richiedono di approfondire sempre di più un’altra capacità: quella di continuare a imparare.
La scuola e il digitale, un equilibrio da trovare
Se l’essere umano ottimizza le proprie capacità allineando la propria sfera emozionale con quella razionale, allora impara meglio quando riesce a coniugare la mentalità digitale non lineare con la mentalità analogica più strettamente razionale e scientifica. Una scuola che concede priorità a uno solo di questi due aspetti non fa dunque un buon lavoro per i suoi allievi, non li mette nella migliore situazione per imparare e per farlo nel modo giusto.
Si tratta di collegare conoscenze specialistiche tra di loro, mettendo allo stesso tempo in contatto le diverse esperienze di ogni studente. Si tratta di passare da una conoscenza di superficie a una conoscenza approfondita, di coinvolgere la memoria a lungo termine oltre che quella a breve. Di motivare piuttosto che imporre.
A ben vedere si tratta sempre di proseguire il cammino, anche a scuola, sulla lunga strada della conoscenza di noi stessi, persone sempre nuove in un mondo sempre nuovo.