La strada verso la parità è ancora lunga per le donne imprenditrici, non solo in Italia ma in tutta Europa: la Commissione Europea fornisce quindi una serie di strumenti e iniziative che ampliano le opportunità per le donne che intendono cominciare a fare impresa.
In particolare, l’intento della Commissione è quello di aiutare le donne a costruire la propria carriera, un supporto rivolto a generare maggiore sicurezza nei propri mezzi e nelle proprie abilità.
Disparità di genere anche online: ecco come e perché si manifesta
Imprese al femminile: la piattaforma Wegate
Wegate riunisce tutte le iniziative a sostegno dell’imprenditoria femminile in un’unica piattaforma dedicata a fondare, finanziare e gestire un’attività.
Un centro nevralgico per mettere in contatto imprenditrici e organizzazioni di supporto a livello locale, regionale, nazionale ed europeo e per facilitare l’accesso a reti di mentoring e di business in tutta Europa.
L’ANGI – Associazione Nazionale Giovani Innovatori, punto di riferimento dell’innovazione in Italia, ha evidenziato il tema del gender gap all’interno del suo Manifesto per l’innovazione, appellandosi per una maggiore inclusiva e parità alle principali istituzioni parlamentari e governative italiane.
Imprese al femminile: l’Enterprise Europe Network (EEN) e i Business Angel
L’Enterprise Europe Network (EEN) raduna 21 organizzazioni partner di 14 Paesi su un gruppo Facebook che mette in contatto le imprenditrici con varie attività a supporto dell’innovazione aziendale e che fornisce servizi concreti, come collaborazioni commerciali, accesso a mercati stranieri, cooperazione con network locali e accesso ai fondi dell’Unione.
Un esempio concreto di un’Europa che aiuta le imprenditrici è dato dai Business Angel, ovvero delle figure che aiutano economicamente le startup dando assistenza in diversi aspetti. In Unione Europea, nel 2019, si sono conclusi quattro progetti pilota che hanno raggiunto l’obiettivo di sensibilizzare sull’argomento, di formare le donne che intendevano diventare business angels e di aiutare le imprenditrici a presentare il proprio progetto davanti a potenziali investitori.
Imprese al femminile: gli strumenti finanziari e il programma “InvestEU”
In ottica di investimenti la Commissione sta lanciando un’iniziativa finanziaria rivolta alle donne all’interno del programma “InvestEU”, per continuare a dare un contributo alla lotta per colmare il gender gap, spingendo a finanziare sempre di più le aziende guidate da donne.
Un obiettivo auspicato nella Strategia per le piccole-medie imprese che l’Unione ha implementato per la costruzione di un’Europa più sostenibile e digitale, che sia a fianco delle startup.
Altri strumenti finanziari che si possono individuare nei Paesi europei, anche al di fuori dell’Unione, sono Pink Salt Ventures in Gran Bretagna e Axxo in Germania.
Si segnale inoltre la campagna della VC polacca Kinga Stanislawska con lo scopo di convincere la Commissione europea a investire tre miliardi di euro per le imprese di venture capital guidate da donne.
L’Europa sostiene l’imprenditoria femminile, ma gli studi riportano che, concretamente, in Europa e Nordamerica ci sono meno donne che fanno impresa dell’Asia, dove in alcuni Paesi il numero delle imprenditrici supera quello degli imprenditori.
La pandemia di Covid-19 ha senza dubbio aggravato l’aspetto del gender gap, perché ha influito negativamente molto di più sulla parte di società che già partiva da una situazione di svantaggio, in questo caso le imprenditrici.
Impresa al femminile: le exit 2021, gli esempi in Europa
In questo contesto, un segnale in controtendenza è rappresentato dal record di ventitre exit per startup con founder donna e sede in Europa registrato nel 2021.
Il settore con più exit al femminile dal 2005 a oggi è l’healthtech (24,1%), seguito dal fintech (11,49%).
Il Regno Unito è il Paese con il maggior numero di exit di startup guidate da donne: 31, con a seguire le 19 della Germania e le nove della Francia.
Tuttavia nelle statistiche globali l’Europa rimane indietro: le exit al femminile rappresentano circa il 3,8% del totale europeo delle società fondate dopo il 2000.
Infatti, sempre nel 2021, soltanto l’1,1% degli investimenti di venture capital in Europa è andato a team di co-fondatrici composti solo da donne. Nel 2022, però, sembrano esserci segnali incoraggianti, come l’acquisizione da parte di Gorillas di una società francese fondata da una donna, Julia Bijaoui, che si occupa di consegne di piatti pronti.
C’è ancora parecchia strada da fare sul gender gap ma le imprese tech guidate da donne sono supportate da fondi in crescita: nel 2021 l’investimento europeo su aziende tech con founder donne è cresciuto dell’80%, secondo il report “State of European Tech 21” di Atomico.
Nel Regno Unito la società “Elvie” ha chiuso una raccolta fondi di 70 milioni di sterline per accelerare la crescita di prodotti come i tiralatte portatili, mentre “Peanut”, azienda con sede a Londra che ha creato una piattaforma di networking al femminile, ha raccolto 12 milioni di sterline.
Questa tendenza, in Europa, si può osservare anche nelle femtech, le tecnologie sviluppate per la salute delle donne, uno dei settori più promettenti in Spagna. Due esempi: “Emjoy”, che ha raccolto finanziamenti per prodotti audio rivolti alle donne, e “Gazella”, app di controllo del ciclo mestruale che ha raccolto a sua volta 13,1 milioni di euro.
Anche in Italia, nonostante il divario con gli altri Paesi UE non mancano imprese di successo al femminile: l’ecosistema dell’imprenditoria italiana conta manager, influencer, scienziate.
Donne che sono state capaci di avvicinarsi al web e al digitale per affermare e portare avanti la propria idea di impresa.