Giornata del Made in italy

Indicazioni Geografiche: tutelare il valore del Made in Italy nell’era dei dazi



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Le Indicazioni Geografiche rappresentano uno strumento fondamentale per difendere l’autenticità dei prodotti italiani. Le recenti riforme nazionali ed europee hanno ampliato la tutela, includendo anche produzioni artigianali e industriali oltre a quelle agroalimentari

Pubblicato il 15 apr 2025

Martina Maffei

Senior Associate, Herbert Smith Freehills

Giulia Maienza

Senior Associate, Herbert Smith Freehills



made in italy (1)

Oggi, 15 aprile 2025, l’Italia celebra la seconda Giornata Nazionale del Made in Italy, istituita nel 2023 con la Legge Quadro sulla Tutela del Made in Italy per valorizzare la qualità, la creatività e l’identità produttiva del nostro Paese.

Una ricorrenza simbolica, ma anche un’occasione concreta per riflettere su come rafforzare la competitività delle imprese italiane nel contesto globale, dove il legame con il territorio rappresenta un fattore distintivo di valore.

Proprio a tutela del legame con il territorio, nell’ambito della proprietà intellettuale assumono un ruolo centrale le Indicazioni Geografiche (IG): segni distintivi che proteggono prodotti la cui qualità, reputazione o caratteristiche sono strettamente connesse alla loro origine geografica, garantendone autenticità, riconoscibilità e continuità culturale.

Indicazioni geografiche: riforme e nuove sfide commerciali

Negli ultimi anni, questo istituto è stato oggetto di importanti riforme – sia a livello nazionale che europeo. Tuttavia, nonostante il rafforzamento del sistema di tutela, l’introduzione dei dazi statunitensi di questa primavera potrebbe incidere sugli attuali equilibri commerciali, con possibili ripercussioni anche su alcuni prodotti simbolo del Made in Italy, tutelati dalle Indicazioni Geografiche.

La riforma nazionale delle indicazioni geografiche per proteggere le eccellenze italiane

La normativa sulle Indicazioni Geografiche ha visto una prima svolta significativa nel 2023. Con l’obiettivo di rafforzare la tutela delle eccellenze agroalimentari legate al territorio, il nostro legislatore ha modificato il Codice della Proprietà Industriale, ampliando e rendendo più efficace la protezione delle Denominazioni di Origine Protetta (DOP) e delle Indicazioni Geografiche Protette (IGP).

Tra gli interventi più significativi si segnala l’estensione del divieto di registrare come marchi individuali segni che richiamino – anche in modo indiretto o evocativo – denominazioni geografiche già tutelate. Tale divieto è stato inoltre esteso anche ai marchi relativi a prodotti appartenenti a classi merceologiche diverse da quelle coperte dalla denominazione, con un conseguente rafforzamento sostanziale della tutela esistente.

Non meno importante è stato il potenziamento dei Consorzi di tutela, che possono oggi presentare opposizione alla registrazione di marchi potenzialmente lesivi delle DOP e IGP o chiederne l’accertamento di invalidità.

Indicazioni geografiche e nuova disciplina europea: protezione online e ingredienti

Questa riforma nazionale ha soltanto anticipato una revisione di più ampio respiro in tema di IG, avvenuta questa volta a livello europeo con l’adozione di due regolamenti.

In particolare, il Regolamento (UE) 2024/1143, già in vigore, ha introdotto per la prima volta una disciplina unitaria per tutte le Indicazioni Geografiche relative a vini, bevande spiritose, prodotti alimentari e agricoli, introducendo una semplificazione delle procedure di registrazione e gestione, e il rafforzamento del ruolo dei consorzi di tutela, che hanno ora poteri più ampi nella gestione, promozione e difesa delle denominazioni.

Particolare attenzione è stata rivolta alla correttezza dell’utilizzo delle IG come ingredienti nei prodotti trasformati, con regole più chiare: il legame con l’ingrediente geografico deve essere oggi reale, dichiarato e verificabile. Ma è soprattutto sul fronte digitale che il nuovo regolamento ha introdotto tutele di grande rilievo.

Le denominazioni protette potranno ora essere difese in modo più efficace contro usi impropri online, come la registrazione abusiva di nomi di dominio che riproducono o richiamano una IG (anche tramite strumenti di geo-blocking), contro l’uso evocativo su piattaforme di e-commerce, mediante espressioni come “tipo”, “in stile” o “ispirato a”, e, infine, contro la diffusione di pubblicità ingannevoli e parassitarie.

La tutela delle indicazioni geografiche nell’era digitale e l’artigianato certificato

A supporto di questa tutela, saranno attivati sistemi di sorveglianza a livello nazionale e presso l’Ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale (EUIPO), con l’obiettivo di segnalare interferenze tra IG e nomi di dominio e disabilitare quelli in violazione.

Ugualmente rilevante è il Regolamento (UE) 2023/2411, che diventerà operativo il 1° dicembre 2025 e che introduce per la prima volta un sistema europeo di Indicazioni Geografiche non agricole, estendendo la tutela anche ai prodotti artigianali e industriali. Si tratta di un importante riconoscimento per quelle produzioni radicate nella tradizione locale, ma finora escluse da un’adeguata protezione giuridica.

In settori come la moda, il design e i beni di consumo, si osserva da anni una crescente tendenza a ispirarsi alle espressioni culturali locali, spesso senza autorizzazione, con conseguenti danni economici e reputazionali per le comunità di origine.

Grazie a questa riforma, prodotti come la ceramica di Grottaglie, l’oreficeria di Valenza, il vetro di Murano, ma anche tessuti, gioielli e altri manufatti tradizionali potranno beneficiare di una tutela armonizzata, a condizione che presentino un’origine geografica verificabile, una reputazione legata al territorio e almeno una fase produttiva svolta nella zona di riferimento.

Un aspetto innovativo del regolamento è anche l’inclusione esplicita degli strumenti digitali nella definizione di IG non agricole, aprendo la strada a una nuova generazione di artigianato digitale certificato.

Le indicazioni geografiche come risposta all’italian sounding e ai dazi internazionali

In un contesto in cui sostenibilità, autenticità e trasparenza guidano le scelte dei consumatori, estendere la tutela del “Made in Italy” anche ai settori artigianale e industriale, oltre a quello agroalimentare, rappresenta un passo strategico.

Le recenti riforme sulle Indicazioni Geografiche assumono un ruolo ancora più rilevante alla luce delle sfide di mercato attuali: da un lato il persistente fenomeno dell’italian sounding, che provoca ingenti perdite per l’economia nazionale, e dall’altro, i nuovi dazi statunitensi del 20% imposti ad aprile 2025, che colpiscono in particolare prodotti chiave dell’export agroalimentare italiano come vino, olio, pasta e formaggi.

Strategie aziendali per valorizzare le indicazioni geografiche in un mercato globale

Nel contesto attuale, le imprese italiane – agricole, artigiane e industriali – sono chiamate ad agire con visione strategica.

Sebbene le IG non possano neutralizzare direttamente l’effetto dei dazi, esse costituiscono un potente strumento di valorizzazione, differenziazione e competitività.

In mercati sempre più sensibili alla qualità e alla tracciabilità, il valore aggiunto di un prodotto legato al territorio e la valorizzazione delle relative Indicazioni Geografiche può fare la differenza, compensando, almeno in parte, un eventuale aumento dei prezzi.

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