Con la presentazione del Piano Industria 4.0 dello scorso settembre, il Ministero dello Sviluppo Economico ha annunciato un impegno pubblico per circa 13 miliardi di euro in tre anni a sostegno dell’innovazione digitale. Senza dubbio ottime notizie per le industrie manifatturiere italiane, PMI in primis, che a partire da quest’anno godranno di agevolazioni fiscali sugli investimenti per i “nove pilastri” della quarta rivoluzione industriale (dalla cyber-security all’Internet industriale, passando per la realtà aumentata e virtuale).
Le opportunità di crescita e produttività sono estremamente allettanti, ma è anche vero che tutto ciò implica un mondo di nuove tecnologie virtualmente infinito e in continua espansione: basta un nuovo sensore, un nuovo software analitico o una nuova stampante 3D perché il panorama dell’Industria 4.0 cambi da un giorno all’altro. E l’aumento di 12 volte del numero di brevetti Industry 4.0 registrati nel mondo negli ultimi cinque anni è la chiara dimostrazione che l’innovazione in tal senso non può far altro che accelerare.
Da qui nasce la consapevolezza, per gli addetti ai lavori e non solo, che, viste le innumerevoli sfide del business e gli infiniti nuovi strumenti tecnologici per affrontarle, il numero di soluzioni possibili per creare valore è destinato a crescere in maniera esponenziale. Ma, considerata tale vastità di opportunità, è anche molto facile perdersi inseguendo la chimera della Smart Factory.
La soluzione per riuscire a navigare in questo mare magnum e trarne gli innumerevoli vantaggi e opportunità di crescita, sta sempre di più nelle competenze specifiche, sia interne che esterne alle aziende. E’ in questo contesto che le figure del Chief Information Officer e del Chief Innovation Officer stanno prendendo sempre più piede all’interno delle medie e grandi aziende del mondo.
In qualità di esperti di tecnologie, innovazione e change management, il loro ruolo è centrato intorno alla gestione del continuo processo innovativo, ormai necessario per competere e stare al passo con i cambiamenti in atto. Laddove le dimensioni dell’azienda lo permettano, tali figure possono fare da guida al cambiamento. Malgrado un simile profilo di alto livello sia ormai essenziale, è probabile però che questo non sia sufficiente per le esigenze dei singoli progetti.
Per questo motivo è altresì necessario istituire una struttura gerarchica operativa guidata da un Project Manager e composta da vari tecnici, esperti nei singoli aspetti progettuali, ma flessibili e multiformi (tra i quali gli architetti delle infrastrutture hardware e delle applicazioni software, gli esperti di integrazione, i data scientists, gli esperti di intelligenza artificiale e di reti neurali artificiali, i product designers e gli esperti di user experience, gli esperti di social innovation e di co-creation, di marketing e di comunicazione).
Nonostante la vasta quantità e varietà delle competenze necessarie per innovarsi – e per innovare – l’obiettivo della digitalizzazione è del tutto alla portata anche delle PMI di minori dimensioni, grazie da una parte al sostegno di soggetti istituzionali come Confindustria, Confindustria Digitale ed associazioni territoriali che costituiscono un polo di riferimento per le PMI e possono guidarle all’innovazione tramite, per esempio, i Competence Centers diffusi sul territorio e i Digital Innovation Hubs, entrambi pensati per le sfide dell’Industria 4.0. Dall’altra, le aziende di consulenza di management costituiscono una risorsa unica per la gestione ad hoc di singoli progetti innovativi, dalla diagnostica, allo sviluppo, all’integrazione di soluzioni personalizzate.
Allo stesso modo, anche il supporto di soggetti esterni — consulenti in particolare — costituisce una preziosa risorsa anche per le aziende di medie e grandi dimensioni, poiché permette una visione oggettiva e d’insieme altrimenti difficilmente raggiungibile.
In questo scenario Assoconsult, l’associazione di categoria della consulenza di management che ricopre un ruolo di primaria importanza nel processo di innovazione del Paese, sta svolgendo un’intensa attività di sensibilizzazione attraverso il territorio italiano. Tra i tanti progetti, sta sviluppando in particolare strumenti gratuiti e facilmente accessibili per la valutazione e diagnostica dello stato di preparazione al cambiamento digitale per intervenire, ovunque ce ne sia bisogno, in maniera mirata ed efficace.