Qualche anno fa, la Commissaria europea titolare dell’allora Direzione InfoSociety, all’inizio di una visita alla Fiera di Francoforte si presentò dicendo: “Sono pronta a immergermi nel vostro mondo di dusty books”. A fine giornata, non nascose il suo stupore: “Non credevo di incontrare così tanta innovazione visitando una fiera del libro”. L’episodio racconta bene il pregiudizio che investe l’editoria libraria in tema di tecnologie, come se libri e digitale fossero per definizione agli antipodi.
Bisogna lasciarsi alle spalle questo pregiudizio per immaginare il futuro dell’innovazione nel mondo del libro e individuare gli ambiti di azione in cui l’azione del Piano nazionale di resilienza e ripresa (PNRR) potrà essere più efficace. Perché se il libro si è rivelato più resiliente di altri quando i consumi culturali sono stati costretti a lasciare il mondo fisico per il web, è stato proprio grazie alle competenze digitali del settore e alle infrastrutture di dati costruite negli anni. Da questa consapevolezza si muovono le proposte dell’Associazione Italiana Editori (AIE) per l’innovazione digitale nel settore.
Gestione digitale dei dati: big (data) for sm(all)
La distribuzione libraria è caratterizzata dalla necessità di gestire imponenti flussi di informazione. Editori, distributori, grossisti e librai gestiscono 1,7 milioni di libri in commercio (di cui 500mila ebook) e circa 130mila novità annue (50mila ebook), pubblicate da oltre 10mila marchi editoriali e distribuite in molte migliaia di punti vendita. La resilienza del settore è legata anche alla capacità di gestire in digitale i flussi informativi che ne derivano: nel 2020 ciò ha riguardato oltre 250milioni di ordini, bolle di consegna, risposte agli ordini, dati di sell-out gestiti interamente in digitale, attraverso un sistema che compiva 20 anni proprio nel 2020.
Sono numeri elevati in un mondo pre-intelligenza artificiale ma che diventano irrisori in un mercato in cui un operatore come Amazon è in grado di gestire quantità di dati di alcuni ordini di grandezza più elevati. Da qui la sfida per il prossimo futuro. Nel mercato del libro, come in molti ambiti dell’economia e della società contemporanea, le asimmetrie a vantaggio dei giganti del web sono un tema centrale del dibattito politico. Come ha sottolineato il premio Nobel Jean Tirole, è necessario innovare nelle politiche fiscali, di tutela della concorrenza, dei diritti dei lavoratori e dei dati personali. Ma ciò non sarà sufficiente se il settore non sarà in grado di fare un ulteriore salto tecnologico, rendendo ancor più pervasiva la gestione digitale dei dati lungo la filiera distributiva, ancor più efficiente la logistica, ancor più elevata la quantità di informazioni gestite e la capacità di interpretarle sfruttando tutti gli strumenti che la tecnologia mette a disposizione.
La sfida politica è far sì che questo accada conservando il pluralismo dell’offerta culturale, aumentando la diffusione delle librerie nel paese, inclusi i centri minori, e allo stesso tempo mettendo la nostra industria del libro in grado di confrontarsi, anche sul piano dell’uso delle tecnologie, con i giganti del web. Big (data) for sm(all), è stato detto. Può essere uno slogan per questa fase.
Il PNRR sarà un’occasione per andare in questa direzione se saranno investite sufficienti risorse e se queste saranno canalizzate in modo efficiente tenendo presente che il bisogno di innovare riguarda tutte le imprese del settore, dai grandi gruppi editoriali e della distribuzione ai piccolissimi editori e alle librerie sperdute nei piccoli paesi del Mezzogiorno. E che gli investimenti necessari sono in larga parte in beni immateriali.
Rights Data: migliorare la gestione dei dati sui diritti d’autore
Il percorso che ha portato all’approvazione della direttiva europea sul diritto d’autore e il mercato unico digitale (Direttiva DSM) è stato punteggiato di scontri accesi tra posizioni più o meno favorevoli al rafforzamento del diritto d’autore in Internet. In fase di attuazione della direttiva, l’auspicio è che molte di queste posizioni possano conciliarsi attraverso l’innovazione digitale nella gestione dei diritti. È quanto proposto dalla Presidenza finlandese del Consiglio europeo con l’iniziativa denominata Copyright infrastructure che ha l’obiettivo di migliorare la gestione dei dati sui diritti d’autore, così da renderla più spedita e quindi meno costosa. In altri termini: in Internet gli utenti sono abituati a ottenere informazioni o accedere a servizi “in un click”; lo stesso deve essere possibile per ottenere un permesso di riutilizzo di un testo, o conoscere lo stato dei diritti di una foto, o per le azioni di contrasto della pirateria digitale.
È anche un ambito in cui il nucleo di ricerca e sviluppo dell’AIE ha acquisito posizioni di primo piano, tanto che nel documento costitutivo della Copyright Infrastructure si cita il “nostro” progetto ARDITO, sia per lo sviluppo delle cosiddette Digital Right Network sia per l’utilizzo di identificatori standard per facilitare l’accesso alle informazioni.
L’iniziativa del Consiglio è stata inserita nell’Intellectual property action plan adottato dalla Commissione Europea lo scorso 25 novembre, che contiene le linee guida delle azioni sui diritti di proprietà intellettuale nei Recovery plan nazionali. In diversi paesi europei si sta discutendo di dedicare risorse dei piani nazionali allo sviluppo di infrastrutture di dati per la gestione dei diritti d’autore attraverso forme di cooperazione pubblico-privato e finanziando progetti di ricerca e sviluppo. È importante che anche l’Italia vada in questa direzione, con il duplice obiettivo di porre le industrie culturali italiane in prima linea in quest’area dell’innovazione digitale e di rafforzare una posizione di leadership a livello europeo in questa nicchia di servizi digitali per le industrie culturali.
Al tema è dedicato un webinar organizzato dalla LUISS il prossimo 22 aprile.
Inclusione: accessibilità degli ebook per le persone con disabilità
Un terreno di innovazione necessario, ineludibile per il paese, è quello dell’accessibilità degli ebook per le persone con disabilità. È necessario per essere preparati alla scadenza dello European Accessibility Act (Direttiva EU 2019/882), che prevede che, a partire dal 2025, non solo gli ebook, ma anche i siti di e-commerce, distribuzione e consultazione, nonché i documenti in essi contenuti, devono essere accessibili. È ineludibile se vogliamo essere coerenti con i principi di inclusione che sono alla base dei piani europei per una ripresa post-pandemia che sia davvero l’occasione di crescita sociale.
Anche in questo caso l’Italia parte da posizioni avanzate, con la Fondazione LIA che colleziona riconoscimenti internazionali per la sua capacità di mettere assieme innovazione tecnologica ed efficacia del lavoro socio-culturale. Anche in questo caso, partire da posizioni avanzate non significa aver completato il percorso, giacché gli ambiti di ricerca e sviluppo ancora aperti sono molteplici: dai software di verifica dell’accessibilità, a quelli a supporto alla produzione di testi nativamente accessibili, alle applicazioni di intelligenza artificiale per la redazione di descrizioni alternative delle immagini.
I risultati del PNRR in questo ambito dipenderanno da quanto l’accessibilità sarà in grado di pervadere diverse linee d’azione. La digitalizzazione della pubblica amministrazione non potrà prescindere dall’accessibilità di servizi, pubblicazioni e documenti. Ciò genererà una domanda pubblica di soluzioni tecnologiche che potrà alimentare la crescita di imprese specializzate, rendendo più economico per tutti l’accesso ai loro servizi e consolidando la posizione delle imprese italiane nel contesto internazionale. A maggior ragione, fondamentale è l’attenzione all’accessibilità nei piani di investimento di scuole e università, dove è sentita l’esigenza di rendere più efficiente la gestione dei flussi di dati e documentali finalizzati alla preparazione di versioni alternative per studenti disabili. Perché chiunque vive un percorso educativo, dalle materne all’università fino alla formazione continua, deve poter accedere ai testi di studio in tempo, con la massima qualità di lettura e le migliori tecnologie disponibili per rispondere alle sue esigenze.
Didattica: la centralità di contenuti e servizi di qualità
Quando, da un giorno all’altro, gli insegnanti e gli studenti italiani si sono dovuti misurare con le problematiche della didattica a distanza, le risorse digitali messe a disposizione dagli editori si sono rivelate preziose, e si è forse compreso quando fossero state sottovalutate in passato. Nei primi tre mesi di lockdown, 930mila docenti hanno partecipato a corsi gratuiti online offerti dagli editori; 220mila classi virtuali sono state attivate su piattaforme editoriali, senza costi per le scuole; quasi 6,5 milioni di e-book, contenuti integrativi digitali, video o test sono stati consultati e scaricati dagli studenti. Nello stesso periodo gli editori universitari hanno visto crescere del 79% il traffico sulle proprie piattaforme di apprendimento e hanno più che raddoppiato le edizioni di ebook per la didattica.
È auspicabile che gli investimenti programmati nel PNRR sul digitale nelle scuole e nelle università tengano conto della confermata centralità di contenuti e servizi di qualità, garantiti dal lavoro degli autori e dalla professionalità degli editori. Sarà importante non distrarre risorse pubbliche destinate agli investimenti nell’auto-produzione di contenuti da parte di scuole e università. Sarà più efficiente incentivare gli investimenti degli editori per lo sviluppo di nuovi contenuti e servizi, arricchiti di componenti non testuali, interoperabili, accessibili per le persone disabili e interattivi.
Internazionalizzazione: il supporto del PNRR per mantenere la leadership europea
L’editoria libraria è l’unico settore culturale dove l’Europa è leader globale: 6 dei maggiori 10 gruppi editoriali al mondo e 4 dei “big five” dell’editoria USA sono di proprietà di editori europei. Essendo il mercato globale frammentato in ragione delle aree linguistiche, l’internazionalizzazione passa da traduzioni e coedizioni, abilitate dalla compra-vendita di diritti d’autore. Un ruolo chiave è svolto dalle Fiere internazionali del libro e da quelle nazionali, utili vetrine dell’editoria di un paese per gli editori stranieri.
In questo contesto, l’Italia è ben posizionata: la Fiera di Bologna è, dopo Francoforte, la più importante al mondo, e ha accordi per la gestione delle sezioni diritti nelle fiere di Shanghai, New York e Mosca. Le fiere nazionali di Roma e Torino hanno importanti programmi di visite di operatori stranieri e di promozione del libro italiano all’estero. Non è un caso che l’Italia coordini la rete europea delle fiere del libro Aldus.
Le numerose cancellazioni di fiere produrranno, alla ripresa, cambiamenti negli equilibri competitivi. La strada segnata dalle esperienze online di questo periodo indica che le fiere del futuro vedranno – in forme diverse, molte da inventare – integrazioni digitali. Il controllo delle tecnologie abilitanti sarà un fattore competitivo decisivo nel mercato internazionale. Abbiamo in Italia competenze tecnologiche e strutture fieristiche per uscire rafforzati nella concorrenza globale. Per riuscirci, sono necessari investimenti significativi, in un momento di difficoltà delle imprese del settore. Un supporto del PNRR per questi investimenti avrebbe inoltre effetto moltiplicatore nel livello di internazionalizzazione dell’intero comparto industriale del libro.