Il documento “Strategia per la Crescita Digitale 2014-2020” ha il pregio di inserire delle innovazioni importanti (prima fra tutte l’iniziativa Italia Login) all’interno di un quadro ampio di interventi, soprattutto in ambito di pubblica amministrazione, e di farlo con un linguaggio per quanto possibile attento alla comunicazione anche ai non addetti ai lavori.
Da questo punto di vista l’ambito per cui è definito (quello di documento di accompagnamento all’Accordo di Partenariato con la Commissione Europea) determina anche il suo posizionamento, per cui, come puntualizzato dall’on. Paolo Coppola, questo documento non rappresenta l’intera Agenda Digitale italiana, non includendone tutte le linee di intervento. Non sono trattati, ad esempio, temi come Ricerca e Università (identificato come uno degli assi strategici nella prima definizione di Agenda Digitale da parte del governo Monti), oppure tutte le innovazioni sul fronte fiscale (come la precompilazione della dichiarazione dei redditi), o anche le tematiche più rivolte all’innovazione nel settore privato, dalla cybersecurity (trattata qui solo per la parte relativa alla PA) agli interventi per favorire l’innovazione delle pmi e/o di alcuni settori industriali (come il turismo e i trasporti).
L’auspicio è che, nelle prossime iniziative di definizione strategica, si integrino quelle aree qui non trattate e gli interventi sul fronte specifico dello sviluppo e della crescita legate a politiche industriali nazionali.
Le principali innovazioni presenti
Nelle conclusioni del documento l’iniziativa Italia Login viene definita “asse cardine della strategia”. Non è, infatti, solo un programma di accelerazione, perché definisce un nuovo modo di concepire il rapporto tra amministrazione, cittadini e imprese trasformando profondamente la logica dei servizi. Italia Login è l’evoluzione generazionale dei vecchi progetti di “portale del cittadino”, non una finestra ma una piattaforma di accesso, con un cambio di visione radicale: Italia Login, infatti, “vuole essere la casa online del cittadino e dell’impresa italiana. Un’unica piattaforma che sostituisca l’eterogeneità dell’offerta attuale e sappia integrare i piani verticali avviati (sanità, scuola, giustizia, ecc.) in un’unica piattaforma di accesso”.
Da questo punto di vista Italia Login si propone di plasmare e trasformare l’intera logica dei servizi pubblici digitali, e infatti l’investimento previsto fino al 2020 è importante (750 milioni), dando l’esplicito messaggio che si tratta di un’operazione profonda e non di superficie. Non solo. La sua presenza consente di dare una prospettiva organica e chiara a diversi altri progetti, primi fra tutti quelli relativi al Sistema Pubblico di Gestione dell’Identità Digitale (SPID) e l’Anagrafe della Popolazione Residente (ANPR), ma anche gli sviluppi in tema di cloud computing e, naturalmente correlati, quelli finalizzati al consolidamento dei CED della PA. Data la portata innovativa dell’iniziativa, sarebbe utile dare maggiore enfasi al contributo necessario che cittadini e imprese dovranno dare nel processo di progettazione, anche valorizzando e migliorando le esperienze di co-progettazione di servizi già realizzate nei territori, come i living labs.
Molte poi le iniziative presenti e di rilevante impatto, come la fatturazione elettronica, mentre alcune “piattaforme abilitanti”, come la Sanità e la Giustizia, anche dalle descrizioni delle attività in corso e pianificate appaiono chiaramente più avanti e con una cadenza di azioni molto ben definite e programmate. Alcuni risultati sono già visibili e le prospettive sembrano corroborate dalla presenza delle condizioni necessarie per il raggiungimento degli obiettivi, soprattutto se i finanziamenti previsti corrispondono al fabbisogno realistico delle iniziative.
Possibili miglioramenti
Restando nell’ambito in cui si muove la strategia, alcune riflessioni sono forse utili per miglioramenti da operare nella versione, già prevista, successiva alla consultazione. In breve, sarebbero utili:
- dal punto di vista della presentazione degli interventi, una descrizione del quadro di insieme, anche in termini di disegno di una roadmap che, identificando le milestone principali del percorso, e i target intermedi e finali che ci si prefigge di raggiungere, permettesse di evidenziare la correlazione anche temporale con il piano nazionale per la banda ultralarga. Soprattutto perché il successo della strategia sulla banda dipende strettamente dall’evoluzione della domanda di connettività, legata a sua volta alla qualità e all’attrattività dei servizi e al livello di competenze digitali della PA, dei cittadini e delle imprese;
- in modo simile a quanto previsto per la strategia per la banda ultralarga, l’individuazione degli obiettivi che si intendono raggiungere in relazione (ma non solo) all’Agenda Digitale Europea;
- una maggiore enfasi sulla cultura digitale anche in fase di definizione degli interventi, e non solo nell’analisi e nelle premesse strategiche, guardando ad esempio al tema dell’inclusione digitale e alla natura profonda del problema delle insufficienti competenze digitali, in Italia strettamente connesso all’analfabetismo funzionale. Si potrebbe forse rivedere la scelta di considerare lo sviluppo della cultura digitale come acceleratore e non come precondizione indispensabile. E anche, dato il ritardo consistente dell’Italia su questo fronte, potrebbe essere più adeguata una distribuzione del fabbisogno che privilegiasse i primi anni dell’Accordo e non fosse “flat”;
- un cenno all’importanza dell’introduzione dei nuovi modelli di lavoro (smartworking, coworking) che diventano parte importante della trasformazione della cultura organizzativa sia nel settore pubblico sia in quello privato, oltre che influire profondamente sulla definizione stessa del problema della mobilità.
Quando scrivo, dopo dieci giorni dall’apertura della consultazione online del Piano Crescita Digitale hanno contribuito con commenti soltanto una ventina di utenti della piattaforma.
Il percorso di consultazione prevede meritoriamente delle audizioni di associazioni di imprese e della società civile e questo consentirà un confronto ampio e allo stesso tempo di fare una maggiore opera di comunicazione, preparando un approccio partecipativo che deve riuscire a coinvolgere i cittadini e i non “addetti ai lavori”, facendo uscire il digitale dalla nicchia in cui è ancora nel nostro Paese. E forse anche questo è un problema da non trascurare.