sanità digitale

Intelligenza artificiale per le cure sanitarie domiciliari: opportunità e ostacoli

Le nuove tecnologie costituiscono una valida risposta alle sfide attuali della sanità e forniscono validi strumenti per migliorare le condizioni di vita e di salute dei nostri anziani. Restano, tuttavia, alcuni nodi da sciogliere e diversi limiti da superare. Facciamo il punto

Pubblicato il 06 Dic 2021

Maria Rosaria Della Porta

research fellow Istituto per la Competitività, I-Com

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L’assistenza sanitaria domiciliare ha dimostrato di essere un fattore imprescindibile per rispondere in maniera adeguata ai bisogni di salute di una popolazione che invecchia sempre di più.

E le opportunità offerte dalla digitalizzazione e dalle nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale e la robotica, rappresentano la leva in grado di rendere i servizi domiciliari più efficaci ed efficienti da un lato e di migliorare le cure a distanza e i monitoraggi dei pazienti direttamente presso la loro abitazione dall’altro. Come ha sottolineato il professore e presidente della Società Italiana Geriatria Ospedale e Territorio (SIGOT) Alberto Pilotto, “i dispositivi di telemedicina hanno enormi potenzialità per il tele-monitoraggio e la tele-riabilitazione nelle patologie cardiache, polmonari e neuro-degenerative (morbo di Parkinson, demenza)”. “Robot ‘anti-cadute’ e dispositivi domotici aumentano la sicurezza degli anziani nel loro ambiente di vita”, ha aggiunto ancora Pilotto, che ha poi spiegato: “I sistemi di intelligenza artificiale, Machine Learning e Internet of things (IoT) possono essere oggi un supporto gestionale e decisionale molto utile in numerosi ambiti clinici”.

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Dunque, le nuove tecnologie costituiscono una valida risposta alle sfide attuali della sanità e forniscono validi strumenti per migliorare le condizioni di vita e di salute dei nostri anziani.

L’assistenza domiciliare in Italia

L’assistenza domiciliare a favore dei pazienti anziani e/o non-autosufficienti, come ci ricorda Italia Longeva – l’Associazione nazionale per l’invecchiamento e la longevità attiva istituita nel 2011 dal ministero della Salute, con la regione Marche e l’INRCA-IRCCS di Ancona – rappresenta dunque una priorità per il Servizio sanitario nazionale (Ssn) principalmente per una duplice ragione. Da un lato, consentirebbe di far fronte al progressivo invecchiamento della popolazione e assicurerebbe ai pazienti, soprattutto anziani, prestazioni mediche, riabilitative, infermieristiche presso il proprio domicilio, migliorandone significativamente la qualità di vita nel proprio ambiente familiare. Dall’altro lato, invece, alleggerirebbe il carico delle strutture ospedaliere, riducendo gli accessi al Pronto Soccorso e i ricoveri impropri, con un taglio dei costi a carico del Servizio sanitario nazionale.

Tuttavia, in Italia l’assistenza domiciliare continua ad avere un ruolo marginale e a essere fortemente sottodimensionata rispetto ai reali bisogni dei cittadini. Si pensi che solo il 3% degli italiani over-65 è assistito presso il proprio domicilio, a fronte di 3 milioni di persone affette da multi-cronicità e disabilità che necessitano di cure continuative. Un numero davvero basso se confrontato anche con il resto dei Paesi europei, specie quelli del Nord Europa in cui la percentuale di anziani assistiti in casa raggiunge in alcuni casi il 20%.

Anche alla luce del progressivo invecchiamento della popolazione e dell’aumento delle cronicità, nel prossimo futuro la priorità dovrà essere la realizzazione di un modello organizzativo in grado di portare al domicilio del paziente le cure mediche, riabilitative, palliative e infermieristiche con assiduità e competenza, evitando dunque ospedalizzazioni inutili e rispondendo adeguatamente ai bisogni di salute della popolazione anziana.

Anche il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) va in questa direzione. Il secondo intervento previsto nella prima componente della missione “Salute” (Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale) considera la casa come primo luogo di cura: attraverso un modello digitale dell’Assistenza domiciliare integrata (ADI) che rende fruibili soluzioni di telemedicina e connected care, si intende rafforzare l’assistenza domiciliare, tra le principali soluzioni che meglio rispondono ai cambiamenti epidemiologici della popolazione e alle esigenze di sostenibilità economica del Ssn.

Il potenziale dell’intelligenza artificiale in Sanità

Le tecnologie in evoluzione come l’intelligenza artificiale hanno il potenziale per assistere i sistemi sanitari di tutto il mondo nel rispondere alle principali sfide che devono affrontare, quali l’invecchiamento della popolazione e l’aumento delle cronicità, nonché aumentare la sostenibilità. I sistemi dotati di meccanismi di automazione possono aiutare i medici a migliorare le diagnosi ad effettuare interventi chirurgici, a prevedere la diffusione di malattie e a personalizzare i trattamenti, dando, in tal caso, un notevole contributo alla medicina di precisione, un approccio emergente al trattamento e alla prevenzione delle malattie che tiene conto della variabilità individuale dei geni, dell’ambiente e dello stile di vita al fine di sviluppare cure “su misura”. Grazie ai supercomputer cognitivi in grado di analizzare un’enorme mole di dati, inizia a essere possibile fare diagnosi precoci (e sicuramente più precise) e identificare una terapia salvavita molto più velocemente rispetto ai metodi tradizionali. E non è tutto. L’intelligenza artificiale, combinata alla digitalizzazione, consente il monitoraggio delle condizioni di salute dei pazienti da remoto, consentendo dunque la possibilità di ampliare il sistema delle cure domicilio.

Dunque, le applicazioni di questa tecnologia sono davvero numerose, tante da determinare una forte crescita del mercato a livello mondiale. Secondo una recente ricerca di Markets&Markets, il mercato dell’intelligenza artificiale in sanità dovrebbe crescere da 6,9 miliardi di dollari nel 2021 a 67,4 miliardi di dollari entro il 2027 e si prevede che cresca a un CAGR del 46,2% nel periodo di previsione considerato. I fattori chiave che spingeranno la crescita del mercato includono l’afflusso di una grande mole di dati sanitari a disposizione, la crescente necessità di ridurre i costi sanitari, nonché i sorprendenti risultati che queste tecnologie riescono a conseguire nel campo della genomica, della scoperta di farmaci e dell’imaging diagnostico. Ma anche il crescente potenziale degli strumenti basati sull’intelligenza artificiale per l’assistenza agli anziani e per le cure domiciliari consoliderà sempre di più il ruolo dell’IA nel mercato sanitario.

In particolare, la domanda di robot per l’assistenza agli anziani è aumentata costantemente nel corso degli anni, a causa principalmente dell’aumento della popolazione anziana, tanto da spingere il mercato della robotica assistiva – ossia quella branca della robotica che mira ad assistere l’utente o la persona fragile nei suoi vari bisogni – che dovrebbe crescere da 4,1 miliardi di dollari nel 2019 a 11,2 miliardi di dollari entro il 2024, con un CAGR del 22,3% durante il periodo di previsione.

L’intelligenza artificiale e la robotica nelle cure domiciliari

L’ingresso delle tecnologie digitali nelle case dei pazienti potrebbe imprimere davvero un cambiamento significativo, destinato a trasformare in misura sempre maggiore la sanità, in generale, e il sistema delle cure domiciliari, in particolare. Da questo punto di vista, l’intelligenza artificiale e la robotica si presentano realmente come un valido aiuto per migliorare significativamente la vita di milioni di anziani e pazienti non auto-sufficienti.

A tal proposito, sempre più spesso sentiamo parlare di robot con sembianze umane in grado di poter assumere il ruolo di caregiver e di prendersi cura del paziente presso la propria abitazione. Si tratta, in pratica, di macchine intelligenti capaci di monitorare lo stato di salute dell’anziano e l’orario di assunzione delle medicine (migliorando così l’aderenza farmacologica), ad esempio. Ma non solo. Potrebbero pure aiutare il paziente nella riabilitazione o nei semplici movimenti quotidiani come alzarsi dal letto oppure avvertire il personale medico e infermieristico in caso di necessità.

Conclusioni

Dunque, tante nuove tecnologie in grado davvero di trasformare la casa come primo luogo di cura e ridurre sempre di più la distanza tra ospedale e territorio, rispondendo così alle odierne esigenze di efficienza del settore sanitario.

E proprio con l’obiettivo di innovazione ed efficienza della sanità, anche nell’ottica di ridurre le ospedalizzazioni e i conseguenti costi di sistema nonché di garantire al paziente un percorso terapeutico adeguato ed efficace all’interno del proprio domicilio, è nato recentemente l’accordo di collaborazione fra Almawave, società del Gruppo Almaviva specializzata nell’analisi del linguaggio naturale e nei servizi Big Data, e Vivisol, società del Gruppo Sol tra i principali player europei che operano nell’assistenza domiciliare. Obiettivo dell’intesa, siglata dopo gli incoraggianti risultati ottenuti nelle Marche con il progetto RicovAI-19 per contrastare il Covid-19, è dunque portare l’intelligenza artificiale nelle cure domiciliari, introducendo anche in questo ambito della sanità l’indicatore AI-CSI. Frutto di un calcolo tramite appositi software e tecnologie, tale indicatore elabora i dati generati dalla rilevazione di oltre 60 parametri, tra cui ad esempio saturazione, temperatura, frequenza cardiaca e respiratoria e pressione sanguigna, e restituisce al medico curante un valore che sintetizza lo stato di salute del paziente. Applicato congiuntamente ad altre soluzioni cliniche, l’AI-CSI può facilitare l’operato del personale medico e paramedico e, al tempo stesso, migliorare l’efficacia del trattamento e l’esperienza di cura domiciliare della persona.

È chiaro, dunque, come l’innovazione digitale rappresenti uno degli elementi imprescindibili per rivoluzionare il settore dell’homecare e della sanità in generale. Restano, tuttavia, alcuni nodi da sciogliere e diversi limiti da superare. Tra tutti, il rafforzamento dei sistemi informativi sanitari e degli strumenti digitali a tutti i livelli del Servizio sanitario nazionale, il superamento delle criticità legate alla mancata diffusione della cartella clinica nonché l’alfabetizzazione digitale e l’alto costo dei device.

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