Il mondo della tecnologia, che spesso abbatte le barriere, può intervenire in maniera significativa favorire una maggiore integrazione delle persone con disabilità in contesti sociali e lavorativi.
In particolare, molte delle soluzioni di intelligenza artificiale consentono la rimozione delle barriere di accessibilità.
Vediamo in che modo.
La persona al centro: le nuove tecniche di privacy by design nei trattamenti dati
Intelligenza artificiale e inclusione sociale
Sono diverse le soluzioni di IA che permettono di abbattere le barriere di accessibilità. Per esempio, grazie alle tecnologie di computer vision è possibile aiutare le persone non vedenti a percepire meglio il mondo intorno al loro, oppure le tecnologie di riconoscimento vocale e traduzione potrebbero offrire sottotitoli in tempo reale per le persone con problemi di udito. Infine, nuovi sistemi robotici potrebbero aumentare le capacità delle persone con mobilità ridotta. Per chi sviluppa tecnologia, è fondamentale non solo pensare all’usabilità, ma sempre di più all’accessibilità. Soprattutto chi si occupa di intelligenza artificiale ha la possibilità di creare sistemi e soluzioni che possano realmente abbatte le barriere per le persone con disabilità di vario genere.
In questo ambito si stanno muovendo i primi passi, ma ancora c’è molto da fare. Si pensi, ad esempio, ai sistemi di riconoscimento vocale, ampiamente diffusi con gli assistenti virtuali. Queste soluzioni che ci aiutano oggi a gestire in maniera semplice e naturale molti aspetti della nostra vita, non funzionano ancora bene per le persone con disabilità del linguaggio. Questo accade perché, come ogni sistema di intelligenza artificiale, i dati di base sui quali sono sviluppate queste soluzioni non includono campioni di tali popolazioni.
I numeri della disabilità
Il problema è molto pressante: si calcola che a oggi, più di 1 miliardo di persone in tutto il mondo vive con una disabilità e in futuro la maggior parte delle persone dovrà probabilmente affrontare un qualche tipo di disabilità temporanea o permanente, legata anche agli effetti dell’invecchiamento della popolazione[1].
Gli effetti sociali e anche economici legati alla mancata inclusione di fasce di persone con disabilità sono rilevanti: i tassi di occupazione e istruzione sono più bassi e i tassi di povertà più elevati. Anche l’inclusione sociale per questa comunità resta ferma da oltre 30 anni. Tuttavia, le persone con disabilità rappresentano uno dei più grandi pool di talenti che possono dare un fondamentale contributo alla società e alla crescita inclusiva di organizzazioni e di intere nazioni.
I cinque principi per regolare l’impatto delle soluzioni di AI
Si apre quindi un importante dibattito che deve coinvolgere sia il mondo della tecnologia che tutti coloro che si occupano di tematiche etiche. A oggi ci sono diversi enti a livello globale e locale che hanno definito i principi dei sistemi di AI. In particolare, l’Ocse he ha definito cinque principi per regolare l’impatto delle soluzioni di AI.
A partire dal primo: “l’intelligenza artificiale dovrebbe andare a vantaggio delle persone e del pianeta. Dovrà quindi favorire crescita inclusiva, sviluppo sostenibile e benessere”; passando per il secondo: “i sistemi di intelligenza artificiale dovrebbero essere progettati in modo da rispettare lo stato di diritto, i diritti umani, i valori democratici e la diversità. Inoltre, dovrebbero prevedere tutele appropriate e consentire l’intervento umano ove necessario, a garanzia di una società giusta ed equa”.
Partendo da questi principi, si devono attivare tutte le considerazioni legate all’inclusività, al pregiudizio, alla privacy, all’errore, alla simulazione dei dati e al contesto sociale che normalmente si applicano a tutti gli utenti, ma che richiedono un’attenzione aggiuntiva se parliamo delle persone con disabilità.
Gli step necessari
Per far questo è anche necessario formare nuove figure in grado di abbracciare non solo i temi etici legati allo sviluppo di una soluzione di AI ma anche prepararli con concetti sociologici nel campo degli studi sulla disabilità e approcci di progettazione inclusivi. È inoltre fondamentale assicurarsi che le persone con disabilità possano prendere parte nei processi di innovazione tecnologica rendendo le nostre istituzioni educative e i nostri luoghi di lavoro più inclusivi in modo da aumentare la rappresentanza delle persone con disabilità tra i professionisti dell’informatica. In qualità di tecnologi, è nostra responsabilità affrontare in modo proattivo questi problemi al fine di garantire che le persone con disabilità non siano lasciate indietro dalla rivoluzione dell’IA.
Il potenziale delle tecnologie per l’inclusività
Gli ambiti applicativi e gli impatti dell’AI anche per pochi possono avere riflessi positivi per molti. A partire da Willeasy un app italiana che si sta sviluppando e che consentirà di aggregare i dati relativi all’accessibilità di luoghi o eventi nel nostro Paesi e in base a sistemi di machine learning sui dati raccolti potrà suggerire a persone con specifiche disabilità dove possono trovare strutture in grado di accoglierle al meglio. Questa app potrebbe poi essere utile anche per persone con disabilità temporanea.
A livello globale ci sono diversi progetti che mettono in evidenza i vantaggi dell’AI: la maggior parte degli studenti con disabilità visiva in diversi paesi in Africa, America Latina e parti dell’Asia e del Medio Oriente si affidano a persone che li affiancano per fare esami e completare i compiti. Tuttavia, ci possono essere tante situazioni in cui questo affiancamento non è efficace e può creare frustrazione. Inoltre, con l’emergenza sanitaria questa situazione è ulteriormente peggiorata non consentendo le interazioni fisiche.
inABLE, un’organizzazione no profit in Kenya che supporta le persone con disabilità visita attraverso tecnologie assistive ha unito le forze I-STEM, una società senza scopo di lucro in India che sviluppa soluzioni tecniche per rivoluzionare il modo in cui gli studenti con disabilità visiva sostengono gli esami. È stata sviluppata una soluzione basata su tecnologie di AI che agisce da assistente virtuale e utilizza alcune tecnologie disponibili sul mercato per analizzare i documenti dei test universitari e non solo. La soluzione li struttura e processare i testi, comprese le formule matematiche per aiutare gli studenti a navigare in modo naturale e con audio e voce negli esami, eseguendo anche comandi vocali per capire il contesto, come controllare lo stato dell’esame ponendo domande come “ritorno alla domanda che ho saltato”, “quante domande ho risposto?”.
E’ sono solo due esempi del potenziale che le tecnologie oggi offrono per includere tutti nei processi sociali, lavorativi ed economici.
Conclusioni
Le tecnologie fin dalle prime fasi di sviluppo e progettazione devono prendere in considerazioni le esigenze di tutti, indipendentemente dalla razza, dall’età, dal sesso, dalla religione e dall’appartenenza sociale. Le persone con disabilità e senza disabilità devono poter trarre massimi benefici dalle soluzioni di AI.
Il futuro dell’IA sarà deciso comunque deciso dall’uomo e solo lavorando tutti insieme sarà possibile sviluppare tecnologie che vadano a beneficio dell’umanità, includendo tutti.
Note
[1] https://www.who.int/teams/noncommunicable-diseases/sensory-functions-disability-and-rehabilitation/world-report-on-disability