Il Pew Research Center – uno dei più importanti istituti di ricerca sociale degli Stati Uniti – nel corso del 2023 ha svolto diversi sondaggi per rilevare le opinioni degli americani nei confronti dell’intelligenza artificiale.
Il tema della IA è stato sicuramente centrale nel 2023: non solo ChatGPT ha visto una crescita esponenziale sia nei suoi iscritti free che premium, ma il brand di Open AI è diventato sinonimo di intelligenza artificiale anche nella narrazione pubblica, se si pensa che il suo CEO Sam Altman è stato indicato dal magazine Time amministratore delegato dell’anno (Bakejal, Perrigo 2023).
L’inquietudine degli americani verso l’IA
Per creare un profilo dettagliato di come la società americana sta reagendo alle conseguenze sociali della IA, l’istituto di ricerca ha elaborato una descrizione piuttosto articolata dei principali risultati dei sondaggi svolti tra la fine del 2022 e il 2023 (Pew Research Center 2023h). Il quadro che emerge è piuttosto interessante: superando l’idea – stereotipica – dell’entusiasmo dei cittadini statunitensi verso le innovazioni tecnologiche, la IA sembra invece aver toccato delle corde più profonde che si sono tradotte in un atteggiamento di inquietudine verso le conseguenze sociali.
Quanto ne sanno gli americani di IA
La prima cosa che colpisce è che mediamente gli americani non sanno molto sulla IA.
Non solo la maggior parte sostiene di aver sentito parlare poco di intelligenza artificiale (secondo una ricerca di agosto 2023 circa il 90%), ma meno di un americano su tre (30%) è in grado di riconoscere correttamente le applicazioni che sta usando e che già possono essere considerate servizi di intelligenza artificiale (fitness tracker, chatbot, suggestion algorithm e così via dicendo). La differenza in questa consapevolezza la fa il titolo di studio: in pratica uomini, giovani adulti e in possesso di titolo di studio universitario o post-universitario hanno maggiore confidenza con la IA (Pew Research Center 2023a).
La consapevolezza verso i temi legati all’intelligenza artificiale
Da un punto di vista sociologico possiamo dire che la consapevolezza verso i temi legati all’intelligenza artificiale può essere spiegata con l’ipotesi degli scarti di conoscenza (Tichenor, Donoue, Olien 1970) secondo cui il titolo di studio è un indicatore indiretto nell’uso dei media come strumento per aumentare le proprie conoscenze di base. Questo vuol dire che a parità di uso di media per informarsi sul mondo circostante, chi ha un titolo di studio più forte sarà in grado di accumulare informazioni in maniera maggiore rispetto a chi ha un titolo di studio meno forte, anche rispetto all’intelligenza artificiale.
Questa ipotesi sembra confermata dai risultati sulla tematizzazione della IA nella stampa generalista. Oltre la metà degli americani (58%) ha sentito parlare di ChatGPT già a partire dallo scorso marzo, anche se chi sostiene di averlo usato si attesta al 18%. Qui possiamo vedere in azione un effetto di agenda setting (Chuan, Tsai, Cho 2019): i cittadini americani conoscono il tema legato a ChatGPT proprio perché è stato un tema molto trattato dalla stampa statunitense, nonostante chi usa il servizio principale di Open AI sia una porzione piuttosto ridotta della popolazione (Pew Research Center 2023f). Le cose cambiano di molto se ci concentriamo sulla percezione sociale nella fascia 13-17 anni. In questo caso ben il 67% conosce ChatGPT e il 19% ammette di averlo usato per fare i compiti, anche se circa i 2/3 lo considera legittimo come strumento di scoperta di nuove conoscenze (69%), ma inaccettabile come strumento per la scrittura dei saggi (57%) (Pew Research Center 2023g).
Come viene perceputa l’AI nel mondo del lavoro
La situazione diventa più sfumata rispetto al tema dell’uso della IA nel mondo del lavoro.
Secondo questi sondaggi, oltre la metà degli americani pensa che la IA avrà un impatto sui lavoratori in generale (62%), anche se meno di un terzo pensa che tale impatto potrebbe interessare la propria attività lavorativa (28%). Questo risultato è facilmente spiegabile con quello che si chiama third person effect, ovvero la percezione – spesso erronea – che un evento possa interessare altre persone ma non se stesse (Davison 1983; Perloff 1993).
La percezione dell’IA come minaccia o opportunità
L’atteggiamento verso l’IA in contesti lavorativi cambia notevolmente a seconda dell’uso. Infatti mentre la maggior parte degli americani sostiene che non si candiderebbe per un lavoro la cui selezione viene fatta usando strumenti di IA, o in cui tali tecnologie sono usate per tracciare il lavoro degli impiegati, di contro qualora l’intelligenza artificiale venisse usata per compiti come il monitoraggio della guida o la gestione delle presenze, l’uso viene percepito come maggiormente legittimo (Pew Research Center 2023e).
L’atteggiamento verso l’adozione della IA in medicina
Anche l’atteggiamento verso l’adozione della IA in medicina mostra risultati piuttosto sorprendenti.
Fermo restando che il mondo della salute è sicuramente quello che nel breve periodo subirà i maggiori cambiamenti, circa 6 americani su 10 dichiarano che non si sentirebbero a loro agio se il proprio medico utilizzasse le intelligenze artificiali come ausilio per le proprie diagnosi. La situazione diventa ancora più complessa se si mettono a confronto le opinioni sugli effetti della IA in campo sanitario: le percentuali di chi sostiene che queste tecnologie condurrebbero a risultati migliori e di chi invece si mostra scettico mostrano differenze minime (rispettivamente 38% contro il 33%). Ciononostante il 65% dichiara che sarebbero ben felici se le IA venissero utilizzate per il proprio screening per il cancro della pelle (Pew Research Center 2023b).
Apertura verso il tema della regolamentazione delle IA
Questi risultati diversificati su conoscenza, percezione e impatto dell’intelligenza artificiale su lavoro e salute si traducono in un atteggiamento di apertura verso il tema della regolamentazione delle IA. Nonostante una narrazione diffusa ci abbia abituato a considerare il popolo statunitense come sostenitore della libertà a tutti i costi – nel mondo sociale e nel mondo degli affari – l’atteggiamento verso una possibile regolamentazione della IA è percepito come sicuramente positivo. Non solo la stragrande maggioranza degli americani è favorevole ad una regolamentazione della IA, ma questa percentuale è ancora più evidente fra coloro che hanno una forte familiarità con ChatGPT (57%), in particolare si teme che il governo non faccia abbastanza per evitare che la IA si spinga troppo oltre (Pew Research Center 2023f). Inoltre temi dibattuti come la sicurezza delle automobili a guida autonoma e l’uso della IA in medicina andrebbero regolamentati, le driverless car per motivi legati alla relativa vulnerabilità agli attacchi hacker (Pew Research Center 2023d), la IA in medicina per evitare l’uso spregiudicato prima che se ne comprendano i rischi (Pew Research Center 2023c).
Conclusioni
In sintesi che tipo di risultati emergono dal confronto fra l’opinione pubblica statunitense e l’impatto sociale dell’intelligenza artificiale?
Quello che emerge è che la IA è un tema complesso con diverse ricadute sia a livello individuale che a livello collettivo. L’atteggiamento verso queste conseguenze è guidato dal dibattito pubblico che si sviluppa tanto nella stampa tradizionale quanto nello spazio digitale. Ci sono forti timori verso un uso incontrollato di tali tecnologie che potrebbero avere conseguenze nefaste nel mondo del lavoro e nel proprio rapporto con la salute. Le opportunità sono piuttosto evidenti, ma c’è la consapevolezza che in quanto strumenti potenti potrebbero portare a conseguenze nefaste che se non opportunamente regolamentati.
In pratica la IA viene percepita come un enorme vaso di pandora che se venisse aperto in modo improvvido potrebbe trasformarsi in una minaccia per la società pur essendo nata come grande opportunità.
Se mai ce ne fosse bisogno anche questo caso mostra come le conseguenze dell’innovazione tecnologica non sono frutto dell’avanzamento scientifico, ma della corretta gestione politica.
Bibliografia
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