Progetto cotec e Italia

Intelligenza artificiale, per una cultura di base a tutti i cittadini

Per sfruttare le potenzialità offerte dall’intelligenza artificiale, indirizzarla al bene comune e pararne i rischi, serve promuovere una cultura digitale basata sull’IA. Ecco perché il progetto Cotec è stato adottato dal Governo italiano

Pubblicato il 29 Gen 2021

Luigi Nicolais

Professore ordinario di tecnologia dei polimeri e di scienza e tecnologia dei materiali, Università Federico II di Napoli, Presidente Fondazione COTEC

renAIssance - intelligenza artificiale

Anche il Governo italiano sta abbracciando l’idea che sia necessario, per il sostegno della nostra società, democrazia ed economia, incentivare la diffusione della cultura digitale basata sull’Intelligenza Artificiale, presso la popolazione.

La Ministra per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione, Paola Pisano ha adottato a questo scopo, nelle scorse settimane, il progetto di Cotec – Fondazione per l’Innovazione Tecnologica, anche attirando l’interesse della Commissione europea.

Il tema merita particolare attenzione in questo momento storico per via del dibattito aperto relativamente alle tematiche e ai progetti su cui puntare per favorire la ripresa economica, utilizzando nel modo più efficace i cospicui fondi previsti dal piano europeo NextGenerationEU. Su questa considerazione, tutti i Paesi stanno predisponendo piani di investimento che consentano lo sviluppo delle tecnologie che più di altre possano fare la differenza nei trend di crescita economica. Tra queste, l’Intelligenza Artificiale (AI) assume un ruolo prioritario, in quanto è considerata la tecnologia digitale che promette di trasformare radicalmente il nostro mondo, i nostri stili di vita e il modo di rapportarci reciprocamente.

Del resto, l’importanza dell’innovazione tecnologica quale fattore determinante per lo sviluppo economico di una nazione era stato già evidenziato nel 1956 dallo statunitense e premio Nobel per l’economia Robert Solow nel saggio “A contribution to the Theory of Economic Growth (Quarterly Journal of Economics).

Nei decenni successivi, gli studi di Solow contribuirono a persuadere i governi ad investire i propri fondi nella ricerca e nello sviluppo tecnologico per incentivare la crescita economica del Paese. Da allora qualsiasi piano strategico governativo prevede investimenti in ricerca e innovazione.

Cosa aspettarsi dall’intelligenza artificiale

Tanto da far prevedere all’Harvard Business Review che l’AI influenzerà l’economia e le nostre vite come all’epoca fu fatto dal motore a vapore, dall’elettricità e dal motore a combustione industriale. La stessa Commissione Europea nel suo White Paper “On Artificial Intelligence – A European approach to excellence and trust”, afferma che “Europe’s current and future sustainable economic growth and societal wellbeing increasingly draws on value created by data. AI is one of the most important applications of the data economy.”, rafforzando tale concetto.

Secondo un rapporto del 2018 del McKinsey Global Institute, il machine learning avrà un’influenza enorme sull’economia globale del futuro, portando la potenziale crescita annuale del PIL mondiale a oltre l’1%, con la previsione di un aumento di 13 trilioni di dollari nel volume delle attività economiche a livello globale entro il 2030.

I governi e la rete industriale dei Paesi maggiormente sviluppati sono dunque da tempo impegnati a promuovere e sostenere lo sviluppo di questa area tecnologica, percepita non solo come fattore di importanza cruciale per la crescita economica ma anche come strumento per un posizionamento geopolitico dominante nel contesto globale. Così si registra una corsa su scala planetaria per la supremazia nello sviluppo dell’IA, con USA e Cina tra le potenze con maggiore interesse.

Cosa ha contribuito all’ascesa dell’AI

Volendo semplificare, possiamo sostenere che l’Intelligenza Artificiale è un insieme di tecnologie che combina dati, algoritmi e sistemi informatici.

Negli ultimi dieci anni la repentina ascesa di questa tecnologia è ascrivibile principalmente a due fattori:

  • la disponibilità di enorme potenza di calcolo e memorizzazione, dovuta ai nuovi sistemi elettronici, a calcolatori sempre più potenti e reti sempre più capaci e veloci;
  • la disponibilità sempre crescente di dati, dovuta allo sviluppo in senso lato della larga banda fissa e mobile, di internet, degli smartphone e delle social networks.

Le applicazioni pratiche dell’AI che già usiamo

Su tale base si sta sviluppando un ecosistema dell’Intelligenza Artificiale che impatta positivamente sull’economia e sulla società nel suo insieme. L’intelligenza artificiale fa ormai già parte della nostra vita quotidiana e sono già molti gli ambiti in cui essa è presente nelle vesti di un numero sempre crescente di applicazioni pratiche:

  • il riconoscimento della voce e la sintesi vocale anche in conversazioni complesse;
  • la traduzione in tempo reale di lingue diverse;
  • il riconoscimento di immagini alla base di servizi quali la navigazione semi-autonoma delle automobili o dei robot di vario tipo;
  • i sistemi di sicurezza con riconoscimento facciale;
  • i sistemi di suggerimento e raccomandazione per il commercio elettronico;
  • innumerevoli soluzioni di protezione e cybersecurity;
  • i sistemi di previsione e automazione nell’ambito della finanza;
  • le applicazioni in campo medico e farmaceutico.

Questi sono solo alcuni esempi delle numerose applicazioni in cui l’Intelligenza Artificiale può apportare il proprio contributo.

Usi dell’AI nella pubblica amministrazione

Anche nell’ambito dei servizi pubblici l’IA può essere un valido strumento per ottimizzare le risorse interne della pubblica amministrazione e incrementare l’utilizzo dei servizi online supportando, ad esempio, una serie di attività come:

  • portare a termine compiti complessi;
  • smistare le richieste e rispondere alle domande dei cittadini;
  • gestire efficacemente grandi quantità di dati;
  • combinare informazioni provenienti da dataset diversi;
  • dare risposte più veloci sulla base di scenari predittivi;
  • automatizzare processi ripetitivi;
  • analizzare dati che includono informazioni testuali/audio e video;
  • supportare i processi di decision making.

Dall’ampiezza e trasversalità degli esempi citati è dunque possibile comprendere come l’Intelligenza Artificiale sia un’innovazione tecnologica con un risvolto sociale, in quanto porta con sé tutti i benefici e le complessità in grado di trasformare radicalmente la società. Per sfruttare al meglio tutte le potenzialità che essa offre e per garantire che il cittadino ne comprenda appieno i vantaggi, è necessaria una governance preparata che possa permettere la gestione dei dati in modo sicuro e tutelante, e guidi l’operatore al suo utilizzo con programmi diffusi di alfabetizzazione.

In tal senso sarà di particolare importanza realizzare un forte investimento sulla formazione, necessaria a creare una base su cui fondare un cambiamento culturale generalizzato. Tale cambiamento dovrà riguardare le imprese, la pubblica amministrazione ma anche i cittadini, in modo da poter favorire il rapporto tra questi tre mondi, oggi spesso distanti e non comunicanti.

Il progetto della fondazione Cotec sull’intelligenza artificiale

Sulla base di queste indicazioni, è stato avviato il progetto della Fondazione Cotec.

Obiettiivi:

  • promuovere una valutazione approfondita delle potenzialità e dei rischi che l’IA comporta
  • a stabilire le modalità più efficaci per permettere la diffusione della cultura digitale e delle tecnologie di Intelligenza Artificiale e
  • a istituire una fase di formazione all’uso di tali tecnologie.

I primi due filoni di attività riguardano la realizzazione di uno studio sull’introduzione dell’Intelligenza Artificiale nella Pubblica Amministrazione, realizzato grazie al contributo di un comitato di esperti e con il coordinamento accademico del Crispel – Il Centro di Ricerca Interdipartimentale per gli Studi Politico-costituzionali e di Legislazione comparata dell’Università Roma Tre – e lo svolgimento di un ciclo di workshop sulle tematiche più attuali e controverse, attinenti al rapporto tra IA e privacy dei cittadini, all’impatto di questa tecnologia sul mondo del lavoro e delle professioni e alle opportunità e criticità connesse all’adozione di tali tecnologie da parte delle PMI.

Il terzo filone di attività sarà invece completamente dedicato al tema della formazione, presupposto fondamentale per promuovere un uso diffuso e consapevole dell’Intelligenza Artificiale, che consenta la creazione di un effettivo ecosistema attraverso l’acquisizione diffusa di competenze specialistiche di base tale da determinare un effettivo cambio di paradigma, non solo tecnologico, ma anche economico e sociale.

Questo progetto offre gli strumenti per chiunque voglia approfondire la conoscenza delle tecnologie di IA, attraverso metodologie originali già adottate da altri paesi a livello europeo. Le attività a sostegno di tale progetto sono cominciate a dicembre scorso con un corso gratuito di formazione on line sull’IA (accessibile attraverso il sito della Fondazione COTEC), a carattere divulgativo e professionalizzante.

L’obiettivo è quello di educare studenti, lavoratori e più in generale qualsiasi cittadino, non solo a comprendere cosa sia l’Intelligenza Artificiale, ma anche ad acquisire le conoscenze di base necessarie ad utilizzare professionalmente queste applicazioni, rendendo l’utente più competitivo e con maggiori opportunità lavorative.

Il corso sarà organizzato sulla base di un pacchetto formativo, ideato dall’Università di Helsinki e dalla società finlandese Reaktor, specializzata in formazione e consulenza aziendale, che prevede una serie di moduli della durata media di 6 settimane (circa 60 ore). Essi saranno liberamente disponibili su piattaforma web e finalizzati alla conoscenza di base e l’approfondimento di diversi aspetti della tecnologia tra cui: definizioni, reti neurali, apprendimento automatico, implicazioni sociali ed etiche. Il corso è stato dichiarato di interesse dalla Commissione UE – che ne ha anche disposto la traduzione entro il 2021 in tutte le lingue dei paesi dell’Unione – ed è stato già promosso dalle istituzioni di Finlandia, Svezia, Norvegia, Estonia e Germania, oltre ad alcuni Governi extra europei quali l’Australia. Complessivamente ad oggi oltre 430.000 persone hanno già usufruito del corso ed ottenuto la certificazione di partecipazione.

L’edizione italiana, realizzata con il supporto del Ministero per l’Innovazione Tecnologica e Digitale, vedrà la partnership accademica dell’Università Roma Tre, che oltre a partecipare alla progettazione delle fasi di divulgazione, fornirà il supporto e l’assistenza didattica ai partecipanti e rilascerà gli attestati di partecipazione che potranno dare diritto anche a crediti accademici.

L’importanza di un programma di “AI literacy”

Se si guarda ad un passato nemmeno troppo lontano non si fa fatica a ricordare la poca dimestichezza della popolazione con gli strumenti informatici. Solo poche persone erano tecnicamente in grado di costruire macchine elettroniche per la raccolta di dati, creare software e integrare software e hardware. I computer nelle amministrazioni o enti venivano utilizzati come macchine da scrivere avanzate senza cogliere davvero il potenziale delle stesse.

Molti vivevano con ansia la complessità del funzionamento dei software e il timore di perdere il lavoro svolto sulle macchine tecnologiche era sempre presente. Negli ultimi tempi lo scenario è molto cambiato: siamo praticamente tutti “alfabetizzati” relativamente all’uso del computer, sappiamo come usarlo anche se non lavoriamo nel settore dell’Information Technology, siamo utenti più o meno esperti nell’utilizzo di tale strumento. Non abbiamo bisogno di saper “mettere le mani nel motore”, ma capiamo di cosa abbiamo bisogno, cosa serve per implementare nuovi sistemi e a cosa servono i differenti tipi di software.

Per il settore dell’Intelligenza Artificiale potrebbe valere lo stesso esempio: attualmente c’è un piccolo ma crescente gruppo di professionisti in grado di costruire sistemi di IA, ma non tutti questi sistemi sono fruibili dagli utenti finali perché la maggior parte dei dipendenti nelle aziende, gli studenti e i cittadini non hanno esperienza di Intelligenza Artificiale e non ne riconoscono le potenzialità. Allo stesso tempo, anche il management aziendale non è in grado di promuovere l’utilizzo di queste tecnologie perché spesso non è consapevole del valore che può essere generato dall’utilizzo dell’IA. È necessaria una alfabetizzazione diffusa, un processo di avvicinamento all’Intelligenza Artificiale e al suo impiego nei vari ambiti.

Gli step da affrontare

Quali sono gli step da affrontare nell’alfabetizzazione sopracitata? Come prima fase si dovrebbe consentire una comprensione di base di ciò che è l’IA, a cominciare dal linguaggio che essa utilizza, dal suo funzionamento, dal ruolo che essa assume nella nostra quotidianità fino alle potenzialità e implementazioni che essa può avere in tutti i settori e le professioni.

L’obiettivo principale è quello di sradicare le idee sbagliate intorno Intelligenza Artificiale e di creare un ecosistema in cui tutti i membri della comunità siano forniti delle competenze di base necessarie al suo utilizzo per poi implementare ulteriori livelli di apprendimento, utili all’imminente cambiamento in cui l’IA sarà ampiamente diffuso.

In estrema sintesi possiamo sostenere che:

  • L’alfabetizzazione all’IA consiste nella capacità di una persona di comprendere e interagire con sicurezza con i sistemi basati sull’IA.

Anche se non abbiamo bisogno di capire il codice specifico che sta dietro i vari gli algoritmi di IA, la comprensione di come gli algoritmi elaborino le informazioni ci aiuta a capire come potremmo usarli nel modo per noi più utile ai nostri scopi, piccoli o grandi che siano;

  • L’alfabetizzazione all’IA ci fornisce maggiori opportunità di utilizzo della tecnologia.

Imparare a interagire con i sistemi di AI offre maggiore consapevolezza nel nostro consumo quotidiano di tecnologia. Un buon esempio per chiarire questo concetto è dato dall’utilizzo dei social media. I sistemi di IA sottesi dai motori di ricerca di Google, Amazon, Twitter o Youtube, mostrano agli utenti ciò che essi hanno classificato come informazioni “utili” in base alle abitudini d’uso dell’utente stesso, classificando tali informazioni come prioritarie. Tuttavia, questo potrebbe comportare un bias di selezione poiché la ricerca di alcune informazioni a discapito di altre che consultiamo meno frequentemente- ma non per questo meno importanti- farebbe perdere notizie utili all’utente. Conoscere l’esistenza ed il funzionamento di tali algoritmi può consentirci di ricercare le informazioni per noi rilevanti prescindendo dagli automatismi.

  • Comprendere l’IA in un prossimo futuro sarà un requisito professionale.

Le nuove conoscenze potranno essere utili a trovare un nuovo impiego o solo ad un upgrade del vecchio, in altri casi sarà doveroso uniformarsi ai nuovi sistemi. Stanno emergendo nuove professioni, come “Virtual Reality Experience Designer”, “Remote Healthcare Specialist,” e “3-D Printer Specialist”, che richiederanno profili con esperienze specifiche nella gestione dei software e degli strumenti relativi all’IA. L’interazione con tali sistemi sarà indispensabile nel prossimo futuro.

L’esempio del Governo finlandese

Sulla base di tali considerazioni, molti governi a livello mondiale stanno promuovendo percorsi formativi per diffondere conoscenze di base sull’Intelligenza Artificiale nel proprio paese.

Il governo finlandese è particolarmente impegnato su questo fronte. Già nel 2017 ha avviato un programma molto ambizioso di alfabetizzazione: insegnare all’1% della popolazione del paese (circa 55.000 persone) i concetti di base della tecnologia artificiale e gradualmente aumentarne il numero fino a coinvolgere l’intera popolazione. Naturalmente non si intende formare una nuova generazione di sviluppatori all’avanguardia ma si vuole, invece, aumentare la consapevolezza circa le opportunità e i rischi dell’IA tra coloro che sono estranei all’informatica, in modo che possano decidere cosa può essere vantaggioso e cosa no.

Secondo il governo finlandese, inoltre, aumentare il grado di conoscenza nella popolazione rappresenta anche “un sostegno al processo democratico”, in quanto consente ai cittadini di valutare con maggior consapevolezza le scelte operate dal governo nel campo dell’innovazione e della ricerca, contribuendo anche ad orientare gli investimenti verso i settori e le tecnologie ritenute più promettenti.

Infine, nella promozione di un piano di formazione di massa sull’IA vi è anche un chiaro obiettivo economico: si ritiene che questo sia l’unico modo per acquisire un sufficiente livello di competitività in uno scenario concorrenziale che vede Cina e Stati Uniti paesi predominanti a livello globale. Non ha senso cercare di competere con queste due potenze tecnologiche, così l’obiettivo che si è posta la Finlandia, supportato anche dalla Commissione Europea nei propri documenti strategici, è quello di occupare una posizione privilegiata nelle applicazioni pratiche dell’IA e nell’utilizzo sicuro ed eticamente responsabile di queste tecnologie.

La scelta del governo finlandese ha convinto anche la Ministra per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione, Paola Pisano, a sostenere e promuovere il progetto lanciato dalla Fondazione COTEC: come detto dal Ministro dell’economia finlandese, “Non avremo mai sufficienti risorse economiche per essere leader nell’Intelligenza Artificiale, ma sul modo in cui sapremo utilizzarla – questo è qualcosa di diverso…”: in questo campo la partita è ancora aperta e sta a noi giocarla nel migliore dei modi.

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