L’AI si pone come guida di enormi cambiamenti in tutto il mondo e nei prossimi anni avrà un forte impatto generazionale, un effetto significativo soprattutto sulla immagine tradizionale che abbiamo del lavoro e ciò varrà anche nel settore della Pubblica Amministrazione.
L’implementazione di soluzioni di Intelligenza Artificiale (AI) nell’ambito della macchina amministrativo-burocratica potrebbe apportare significativi benefici in vari ambiti: dalla riduzione dei costi al miglioramento delle performance e all’ottimizzazione dell’assegnazione delle risorse umane agli obiettivi strategici degli Enti.
Un’occasione unica, che il nostro Paese non può lasciarsi sfuggire.
L’Italia, guidata da Task force AgID e MISE, Team Digitale e Funzione Pubblica potrebbe anzi scegliere di fare della evoluzione della Pubblica Amministrazione il proprio campo di applicazione principale per l’AI e di focalizzare gli sforzi, la ricerca e gli investimenti in questo ambito, scegliendo di specializzare il proprio contributo ai tavoli europei su questo fronte, coinvolgendo i player dell’innovazione e le start-up che beneficeranno del Fondo nazionale innovazione (FNI) con partenariati pubblico-privati.
Lo sblocco del turn-over delle assunzioni potrebbe supportare l’ingresso delle necessarie nuove competenze. L’effetto sul recupero di competitività del Paese potrebbe così essere doppio.
Resta da chiedersi se l’Italia si stia muovendo in maniera efficace per cogliere l’opportunità dell’AI e potersi confrontare e cooperare a livello internazionale con gli altri stati impegnati nell’evoluzione di questa tecnologia che condizionerà gli anni a venire.
E’ su queste sfide e sulle opportunità dell’AI che vogliamo soffermarci nella nostra riflessione.
La sfida globale dell’AI e le opportunità per l’Italia
L’AI è vista come una tecnologia strategica da molti governi: PwC ha stimato che potrebbe aumentare il PIL globale di 15,7 miliardi di dollari entro il 2030; Gartner valuta in 1.901 miliardi di dollari il valore del mercato AI a livello globale con una crescita del 62% rispetto al 2018; le imprese che l’hanno adottata negli ultimi quattro anni sono aumentate del 270%. La corsa alla supremazia nell’AI vede impegnati nella competizione non solo Stati Uniti e Cina, che hanno la maggior parte delle più importanti e ben finanziate società di AI del pianeta. Molti altri paesi (fra cui Israele, Canada, Giappone, India, Regno Unito, Germania e Francia) sono impegnati a concentrare i propri sforzi, con strategie e finanziamenti mirati, fare di queste tecnologie la chiave di volta dell’efficienza dei loro settori economici e di governo.
In Italia diversi settori potrebbero beneficiare dell’adozione di soluzioni AI per aumentare la propria competitività. In particolare la Pubblica Amministrazione, che storicamente soffre un ritardo di innovazione e ridisegno del suo modello tradizionale, dovrebbe abbracciare questo paradigma digitale che caratterizza il nostro tempo. L’adozione ragionata dell’intelligenza artificiale potrebbe, infatti, dare un nuovo impulso per sostituire modelli operativi e di governo della macchina burocratica, risolvendo problemi strutturali di inefficienza e efficacia delle procedure amministrative e di interazione bidirezionale con il cittadino.
Soluzioni applicative che impiegano un mix di tecnologie di AI, Big Data e iBPM consentirebbero di ripensare i processi sottesi alla gran parte delle procedure amministrative, delegando le attività iterative e ripetitive a basso valore a strumenti di automazione intelligente.
L’Intelligenza Artificiale a servizio della PA e del dipendente 2.0
Le pubbliche amministrazioni si trovano ormai sempre di più ad affrontare problematiche legate alla limitata disponibilità di personale e alla difficoltà di gestire e tenere traccia:
- delle evoluzioni della normativa in continuo cambiamento,
- degli eventi generati dai procedimenti amministrativi,
- della documentazione prodotta.
Tali situazioni potrebbero essere gestite agilmente con tecnologie e soluzioni con un approccio human centered che sono già mature per far evolvere i servizi pubblici in funzione delle esigenze delle persone su scale diverse dal piccolo comune al governo centrale. I nuovi servizi, integrati con le tecniche AI, consentirebbero di ridurre i carichi della PA aiutando a risolvere i problemi di allocazione delle risorse, assolvendo compiti complessi e ottimizzando il lavoro.
Una nuova generazione di dipendenti 2.0 (con competenze specializzate) potrebbe concentrarsi sulle attività strategiche delegando agli algoritmi di intelligenza artificiale quelle attività che utilizzano grandi quantità di dati, calcoli complessi, azioni ripetitive. Le strutture amministrative (settori e uffici) potrebbero essere riorganizzate e semplificate in base alla nuova distribuzione di funzioni e carichi di lavoro, la fruizione dei servizi e l’interazione dei cittadini potrebbe essere più immersiva, capillare, continua e immediata.
Gli algoritmi di AI garantirebbero l’efficientemento delle attività della PA laddove si debba ad esempio:
- gestire dataset di grandi dimensioni;
- rispondere a semplici quesiti o supportare le decisioni degli operatori nelle attività di interazione col cittadino;
- predire eventi su serie di dati storiche;
- elaborare operazioni iterative con input/output binari;
- lavorare con immagini, dati spaziali ed informazioni legate al linguaggio naturale.
Gli esempi di soluzioni AI per la PA
Già molte applicazioni sono state rilasciate e coadiuvano il lavoro del personale giornalmente. Esistono Bot che vengono utilizzati per automatizzare conversazioni al fine di offrire supporto tecnico a dipendenti e cittadini. Soluzioni di AI vengono utilizzate per snellire le procedure di reclami e segnalazioni, altre ancora consentono la compilazione automatica di moduli attraverso la comunicazione verbale.
Nelle attività giornaliere esistono algoritmi che permettono di riconoscere e sintetizzare testi scritti e orali, riconoscere oggetti in immagini e video, la catalogazione e la ricerca di testi, documenti ed immagini in archivi di milioni di pagine.
Nel settore legale è già possibile interrogare documenti legali e recuperare la relativa giurisprudenza con grandi vantaggi per gli uffici che gestiscono il contenzioso di piccoli e grandi comuni.
L’interazione con sistemi gestiti tramite Intelligenza artificiale consente anche di ricevere informazioni sui percorsi da intraprendere sia in ambito geografico che su piccola scala (edifici ed archivi).
Sistemi basati sul linguaggio naturale permettono la traduzione in realtime offrendo nuove opportunità sia nell’ambito dei servizi turistici che in ambiti legati alla rappresentanza.
Esistono anche sistemi basati sempre sul processing del linguaggio naturale e sull’analisi del sentimento che consentono la redazione di risposte a quesiti di cittadini e la creazione di atti amministrativi in modo automatizzato.
Gli esempi sopracitati non rappresentano soluzioni in sperimentazione ma sono delle consolidate realtà utilizzate da pubbliche amministrazioni a livello mondiale.
Nella tabella seguente si riportano soltanto alcuni degli use case già implementati in diverse realtà del mondo.
Soluzioni AI | Use Case |
Assistenti virtuali |
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Supporto ai processi |
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Supporto ai dati |
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Supporto all’analisi dei documenti |
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L’applicazione dell’AI non può certamente da sola risolvere tutti i problemi strutturali della PA, ma certamente potrebbe creare l’occasione per una revisione del modello organizzativo della PA, per centralizzare attività trasversali, aumentarne le performance sottraendo risorse umane e strumentali in settori dove le attività possono essere automatizzate e concentrandole su settori di importanza strategica, per migliorare l’esperienza utente dei servizi pubblici.
L’intelligenza artificiale nella lettura “umanistica” a servizio della persona non sostituirà i dipendenti ma li assisterà concorrendo ad un lavoro più consapevole e performante. Il dipendente 2.0, opportunamente formato, grazie alla AI estenderà le proprie competenze attraverso nuovi strumenti che efficienteranno il lavoro diminuendo il margine di errore e consentendo l’ottimizzazione delle attività della PA.
L’apporto dei cittadini nel cambio di paradigma nei servizi erogati sarà fondamentale: sarà necessario avviare un percorso partecipativo che attraverso strumenti di condivisione delle esigenze e di feedback aiuti a migliorare costantemente i servizi pubblici e la loro fruizione omnicanale.
L’Italia e i primi passi nella gara dell’Intelligenza Artificiale
Le potenze investono sull’intelligenza artificiale: il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha formulato un piano strategico sull’AI di 2 miliardi di dollari con l’obiettivo di superare i limiti delle attuali tecnologie, ad esso si aggiunge il recentissimo ordine esecutivo (American Ai Initiative) firmato da Donald Trump per l’attuazione di un decreto che spingerà le agenzie federali a investire in ricerca e sviluppo sull’intelligenza artificiale.
In Cina il governo in tema AI, oltre ad aver lanciato la sua strategia New-Generation Artificial Intelligence Development Plan, ha stanziato nel 2018 2 miliardi di dollari in R&D e 2.1 miliardi di dollari per la realizzazione di un parco di ricerca dedicato ai temi AI.
L’Europa avrebbe tutte le potenzialità ma è in ritardo per quanto riguarda gli investimenti (guardando alle start-up il capitale investito pro-capite è pari a 220 euro in Usa, mentre in Europa varia dai 123 euro in Svezia, ai 58 euro in Finlandia, fino ai 3 euro in Italia). Il bilancio europeo 2021-2027 ha successivamente previsto fondi per 2,5 miliardi in 6 anni.
L’UE ha invocato anche una cooperazione tra stati per lo sviluppo e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale “Made in Europe” denominata European AI Alliance sollecitando i governi nazionali a lanciare programmi ad hoc entro il 2019 e dichiarando di voler incrementare gli investimenti in AI di 1.5 miliardi di euro nel periodo 2018-2020. La Germania ha messo sul piatto investimenti per un totale di 3 miliardi di euro fino al 2025; Il finanziamento del settore AI nel Regno Unito ha registrato per il 2018 1.3 miliardi di dollari; la Francia ha varato un piano per l’intelligenza artificiale da 1,5 miliardi di euro per cinque anni (2018-2022).
Il Fondo nazionale innovazione
L’Italia ha annunciato l’istituzione di un Fondo nazionale innovazione con un potenziale investimento da 1 miliardo di euro in tre anni attraverso lo strumento del venture capital ma solo 45 milioni di euro (15 per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021) sono destinati al finanziamento diretto di startup e PMI. Toccherà ai 30 esperti della Task Force AI nominata dal Ministero dello Sviluppo Economico tracciare (entro fine marzo 2019) la direzione per spendere questi fondi destinati all’implementazione di progetti di ricerca e innovazione in Intelligenza Artificiale, Blockchain e IoT e al voucher manager. La gestione del FNI è affidata a Cdp che avrà il compito anche di promuovere l’effetto moltiplicatore dell’investimento pubblico coinvolgendo i privati.
Su altro fronte, la task force AI dell’Agenzia per l’Italia Digitale a marzo 2018 ha presentato il primo Libro Bianco “L’Intelligenza Artificiale a servizio del cittadino” che definisce una prima proposta di strategia nazionale. Il Libro Bianco illustra le linee guida e le raccomandazioni per l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale nella Pubblica Amministrazione: per questo sono stati destinati 5 milioni di euro allo sviluppo di progetti pilota per le amministrazioni. La Task force di AgID avrà il compito di esplorare forme di co-finanziamento e di individuazione dei bisogni delle amministrazioni.
Nonostante l’AI sia al centro del dibattito delle comunità digitali nazionali, gli sforzi attuali dell’Italia appaiono ancora modesti, poco coordinati e mirati se confrontati alla determinazione con cui il resto dei paesi sta pianificando e agendo per candidarsi ad essere promotore e sperimentatore di soluzioni. Non si può non registrare con preoccupazione che le risorse destinate agli investimenti in Italia siano di un ordine di grandezza inferiore rispetto a quelle degli altri paesi e quindi neanche confrontabili.
La sfida tutta italiana per la Pubblica Amministrazione
A fronte del grave gap nella competizione globale, ci sembra sia fondamentale in questa fase formalizzare rapidamente una strategia di azioni e finanziamenti forte, chiara e coordinata (con un focus sul settore specifico della Pubblica Amministrazione) da portare al tavolo di cooperazione europeo. Adeguare l’entità degli stanziamenti alle esigenze dei settori strategici per l’economia del Paese, alla complessità della materia (anche dal punto di vista etico) e alla media dei finanziamenti almeno degli altri paesi europei per poter sperare di giocare un ruolo nello scacchiere globale dell’innovazione.
L’alternativa sarebbe lasciare la macchina della pubblica amministrazione in attesa di cambiamento con la sua intelligenza tradizionale.