L’Europa è stata ed è un baluardo importantissimo per quanto riguarda i valori della pace, della democrazia, della convivenza, dell’accoglienza. Il mondo come sappiamo bene ha subito cambiamenti profondi, in particolare dopo la caduta del Muro di Berlino. Cambiamenti che hanno trovato nel processo di globalizzazione il loro attore principale, un fenomeno che potremmo definire galoppante, rapido ed asimmetrico che ha portato e comportato degli effetti dirompenti, in tutti gli ambiti della vita umana; fenomeno che ha influenzato la vita degli uomini più di quanto nessun altro fenomeno abbia mai fatto sino ad oggi, da quello sociale, a quello culturale, da quello necessariamente tecnologico a quello geografico.
Le nuove frontiere del mondo che cambia sono rappresentate però oggi rappresentate da nuovi driver. L’uomo rimane una risorsa indispensabile, ma è anche vero che l’utilizzo degli strumenti attuali dall’intelligenza artificiale è la nuova frontiera del cambiamento, che può costituire una nuova rivoluzione in tutti gli ambiti ed in tutti i settori: industria, pubblica amministrazione, arte, musica, militare, sicurezza, intelligence.
La nuova rivoluzione dell’intelligenza artificiale cambierà radicalmente nel prossimo ventennio il sistema produttivo, le relazioni industriali e anche la nostra vita quotidiana, ma anche la capacità di fare sicurezza ed intelligence, quindi di recepire informazioni e dati e soprattutto di elaborarli.
Pensiamo all’ambito della sicurezza a livello europeo ad esempio, come purtroppo siamo ben consapevoli noi europei il nostro continente è stato oggetto spesso di attacchi terroristici di matrice islamista estremista, con attacchi efferati nel cuore delle nostre capitali e città più belle e visitate dai turisti di tutto il mondo, che vengono da noi per poter ammirare una storia ed una cultura millenaria che non ha eguali nel mondo.
L’utilizzo dell’Intelligenza artificiale può essere un’opportunità per colmare il gap tecnologico e di sviluppo, rispetto alle altre aree più sviluppate del mondo. E questo essere anche un rischio, per l’Europa se non sarà in grado di essere pronta a governare questi cambiamenti.
In un mondo in cui la velocità è tutto, in cui la rapidità è un fattore critico di successo, l’Europa, purtroppo, oggi si presenta con un processo di decisione/attuazione, lento, farraginoso ed elefantiaco. Un “pachiderma dai piedi di piombo” che rischia di dover competere in una gara di velocità con lepri e gazzelle.
Ma sono anche i paradigmi culturali con cui si è confrontata la tecnocrazia europea che stanno mutando velocemente e l’UE per come è strutturata oggi non appare in grado di stare al passo con queste evoluzioni.
Velocizzare i processi e le decisioni è, tuttavia, solo un problema organizzativo. Servono nuove risorse e nuovi investimenti, sia in termini materiali che umani. La cura è facile ed istantanea nella sua semplicità, basta introdurre intelligenze, competenze e una buona dose cultura organizzativa all’interno del sistema decisionale comunitario. Altre realtà emergenti come la Cina di Xi Jimping stanno investendo molto nell’intelligenza artificiale perché hanno compreso l’enorme potenziale che essa offre loro per raggiungere e superare in tempi non molto diluiti gli standard occidentali. Altri paesi come l’Arabia Saudita stanno facendo dell’intelligenza artificiale la chiave di volta per modernizzare il paese. Anche la Colombia sta avviando piani ambizioni di modernizzazione della sua Pubblica amministrazione attraverso l’Intelligenza artificiale e questi sono solo pochi esempi di un trend che ormai coinvolge quasi tutti i paesi dei due emisferi.
L’intelligenza artificiale sta diventando uno strumento per superare divari economici e sociali e molti paesi ne hanno colto le potenzialità ed hanno accettato la sfida.
In un mondo in cui sono saltati quei paradigmi che garantivano un certo “ordine mondiale”, assieme a quelle certezza simmetriche di appartenenza a dei sistemi politico-economici, nonché culturali e sociali, in un contesto internazionale in cui gli attori che si relazionano non solo solamente gli Stati, ma si assiste ad un protagonismo di imprese multinazionali, di città e di territori occorre immaginare lo sviluppo e il progresso economico e sociale con strumenti nuovi.
In questo contesto necessariamente bisogna investire e lavorare con l’intelligenza artificiale per poter meglio gestire le connessioni tra i vari soggetti in campo, ma anche e forse soprattutto per poter meglio programmare le risorse e tenere conto di un mondo che di continuo cambia.
Oggi la globalizzazione rappresenta un concetto superato e legato ad un’idea ormai stantia di sviluppo. Oggi il termine sviluppo va coniugato con gli aggettivi smart ed intelligente e in questo ambito la competizione è alla pari fra tutti i paesi poiché si sono annullati i vantaggi storici fra paesi industrializzati e paesi in via di sviluppo.
Con l’intelligenza artificiale la competizione si sta spostando dall’ambito prettamente tecnologico a quello culturale ed organizzativo, dove le variabili legate alle capacità di governance dei processi diventeranno predominanti rispetto alle variabili tecnologiche. Ci avviamo verso nuovi modelli di competizione fra stati e fra imprese e il Vecchio Continente, con le sue “certezze” e suoi “riti stereotipati” sembra oggi un attimo in affanno rispetto ad un mondo che cambia troppo velocemente.
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