IGF

Internet governance, tutte le trasformazioni e i rischi sul futuro della rete

Internet, come il clima, ha bisogno di una radicale inversione di tendenza per evitare la catastrofe. Eppure, la politica non si interessa alla sua governance e i sedicenti esperti faticano a stare dietro alle sue evoluzioni. Ma in Italia il dibattito va avanti e l’IGF ha registrato importanti passi avanti. Vediamo quali

Pubblicato il 10 Dic 2018

Francesco Pirro

responsabile Area Innovazione della PA AgID

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Internet si sta trasformando dal più potente sistema informativo che il mondo avesse mai conosciuto, in un luogo in cui presto non saremo in grado di decidere ciò che è vero da ciò che è falso, ciò che vale la pena di conoscere da ciò che qualcuno desidera che noi conosciamo. 

Dagli sviluppi incontrollati dell’intelligenza artificiale allo strapotere incontrastato da parte di pochi grandi player; dal dilagare delle fake news ai cyber attacchi: sono molte le questioni che meriterebbero maggiore attenzione da parte dei decisori politici. La governance di internet dovrebbe, insomma, rappresentare una priorità in tutto il mondo per garantire maggiore libertà digitale, sicurezza, affidabilità e accessibilità. Ma così non è, e la rete rischia di arrivare al punto di non ritorno in termini di fiducia.

Quale modello per la governance di internet

La “Internet Governance” è uno dei temi più complessi che sia mai stato trattato ed è anche probabilmente quello meno seguito, anche se invece ha sempre più impatto sulla vita quotidiana di ognuno di noi. La Governance di Internet è, infatti, una delle questioni di politica pubblica globale più pressanti del nostro tempo. Secondo alcune stime il contributo economico di Internet nel 2018 si aggira intorno alle migliaia di miliardi di dollari e l’Internet delle cose (IoT) potrebbe determinare un incremento esponenziale di guadagni derivanti dalla sua diffusione, crescita ed efficienza economica entro il 2025. Internet è indiscutibilmente il più potente sistema informativo che il mondo abbia mai avuto e non rappresenta solo un generatore di benessere ma agisce anche come una piattaforma per l’innovazione, la libera espressione, la cultura e la diffusione di idee; un vero e proprio fenomeno di trasformazione sociale con la capacità di influenzare ogni aspetto della nostra vita. Il suo trend evolutivo è in continua crescita.

Si stima che un miliardo di nuovi utenti e 50 miliardi di nuovi dispositivi saranno in linea nei prossimi 5 anni. In tale contesto, la Governance di Internet, in tutte le sue dimensioni, rappresenta una priorità in tutto il mondo per garantire maggiore libertà digitale, sicurezza, affidabilità e accessibilità. Ma quale deve essere il modello di Governance da prendere come riferimento per preservare Internet mantenendone le caratteristiche di apertura, libertà di accesso e sicurezza? Per rispondere a questa domanda può essere utile ricordare la definizione di “Internet Governance” sviluppata dal vertice mondiale delle Nazioni Unite della società dell’informazione (WSIS) nell’Agenda di Tunisi, che attribuisce ad Internet Governance il seguente significato:

lo sviluppo e l’applicazione da parte dei governi, del settore privato e della società civile, nei loro rispettivi ruoli, di principi condivisi, norme, regole, procedure decisionali e programmi che modellano l’evoluzione e l’uso di Internet “.

La distanza della politica dalla governance di internet

Uno dei temi, forse il più importante, che infatti in Italia è anche stato oggetto di trattazione dal compianto Prof. Rodotà nell’iniziativa della carta dei diritti di Internet, è proprio quello di cercare di individuare una forma di costituzionalizzazione della Rete, con tutto ciò che comporta in termini di impatto sui diversi ambiti che caratterizzano la Internet Governance: dalla protezione della proprietà intellettuale, al diritto all’oblio, alla cyber security alla protezione dei minori, al digital single market, alla neutralità della rete. Proprio la multidisciplinarietà e la necessità di una conoscenza approfondita degli stessi temi trattati nell’ambito della Internet Governance sono le prime barriere alla comprensione e alla partecipazione del mondo politico a questi eventi come l’Internet Governance Forum. D’altro canto, però, la critica più comune che viene addotta è proprio la mancanza di efficacia di un seguito a quanto viene discusso in quelle sedi. In questo consesso si affrontano temi vitali per la nostra esistenza ma dalla discussione non si passa all’azione, almeno nella maggior parte delle iniziative, e in ogni caso non vi è cogenza, anche allorquando delle decisioni o degli indirizzi vengono condivisi dalla Comunità.

Il combinato composto di questi fattori crea una distanza dall’interesse degli interlocutori politici circa l’IGF tale da non consentire lo sviluppo effettivo delle iniziative condivise.

L’internet Governance Forum nasce dieci anni fa a seguito di un ampio dibattito sulla Governance di Internet svoltosi nei due vertici mondiali sulla società dell’informazione WSIS 2003 e 2005 tenutisi a Ginevra e Tunisi che hanno portato alla richiesta dell’allora Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan che istituì questa organizzazione con il precipuo compito di individuare un luogo di condivisione dei principi che regolano l’evoluzione e l’uso di Internet.

In questi anni abbiamo registrato eventi che hanno segnato in maniera indelebile l’anima di Internet nella percezione più degli effetti negativi e distorsivi che questa ha indotto nei processi decisionali della Società più che per quelli positivi. Il caso Snowden, le elezioni americane con l’uso distorsivo di Facebook da parte di Cambridge Analitica, le fake news, i cyber attacchi che in qualche occasione hanno bloccato intere organizzazioni. La tendenza a voler trasformare uno strumento positivo, una nuova tecnologia, una scoperta, per propri fini di natura malevola è un fenomeno storico che abbiamo registrato dall’inizio dell’umanità ad oggi, dalla leggenda degli specchi di Archimede e l’assedio di Siracusa che diventarono un’arma letale contro l’invasione delle navi romane, all’utilizzo delle armi chimiche i cui composti nascevano dapprima per scopi farmacologici, dalla scoperta dell’atomo e delle sue straordinarie proprietà, all’energia nucleare utilizzata per fini bellici o, per pensare a situazioni apparentemente meno catastrofiche, la crittografia nella seconda guerra mondiale con il codice enigma, nato per le comunicazioni cifrate dell’esercito nazista, la cui soluzione prodotta da Alan Turing mediante la creazione del prototipo Colossus annullò il vantaggio tattico delle truppe naziste contribuendo in maniera significativa alla fine della guerra e al salvataggio di milioni di vite umane. L’uomo tendenzialmente cerca di controllare la nuova tecnologia per i propri fini non sempre positivi. La natura decentrata della Rete internet e la difficoltà intrinseca a controllarne le ramificazioni e il funzionamento però ha condotto in alcuni casi a effetti particolarmente benefici come nel caso della Primavera Araba, che probabilmente senza Facebook[1] non sarebbe stata possibile ma sembrerebbe che ultimamente vi sia stata un’inversione di tendenza anche in questi scenari. In Myanamar recentemente Facebook è stata utilizzata dal regime per effettuare una sorta di azione di attacco di massa nei confronti della popolazione…[2] La tendenza si sta invertendo e uno strumento nato per portare qualcosa di positivo viene utilizzato per scopi di distruzione.

L’Internet of Trust

Ci troviamo in un particolare momento di svolta nel quale possiamo invertire la tendenza all’uso distorto della Rete e credo che siamo proprio all’ultimo bivio prima della perdita di fiducia nella stessa, non a caso questo ultimo Internet Governance Forum globale tenutosi a Parigi è stato caratterizzato dallo slogan “l’Internet of Trust”. Così come i recenti studi ambientalisti annunciano che siamo all’ultimo bivio prima di dover subire un cambiamento climatico disastroso nel pianeta che ci porterà a vivere in zone caratterizzate precedentemente dal clima temperato soggette ad alluvioni e uragani. Il cambiamento climatico nei prossimi trent’anni sarà devastante come effetti e abbiamo l’ultima possibilità di poter intervenire sul nostro pianeta. Se non lo faremo andremo incontro a fenomeni di desertificazione, di allagamenti per l’innalzamento del livello del mare, di scioglimento dei ghiacciai, all’inquinamento insostenibile, all’esaurimento delle risorse del pianeta e così via e questo è un fenomeno che non sarà molto lontano a venire se non interveniamo immediatamente. Paradossalmente con la rete questo fenomeno dell’ultima occasione che abbiamo per non essere completamente soggiogati da essa, per essere privi da qualsiasi forma di esercizio del libero arbitrio è purtroppo molto più vicina con gli sviluppi dell’intelligenza artificiale e del controllo incontrastato di queste tecnologie da parte dei grandi player.

Qualcosa sta cambiando

Necessitiamo senza dubbio di un cambiamento e le iniziative di Tim Berners Lee con il progetto Solid[3] e con il contratto per il web[4], nonché l’iniziativa lanciata dal Presidente Macron, proprio in occasione dell’evento di apertura dell’Internet Governance Forum delle Nazioni Unite tenutosi a Parigi il 12 novembre scorso, con la “Call for trust and security in Cyberspace[5] sono un segnale che qualcosa sta cambiando o che si vuole cercare di porre un freno all’uso distorto della Rete.

Ma il problema è come si può provare a cambiare qualcosa che appartiene a tutti se tutti non siamo d’accordo. Iniziative locali di regolamentazione per quanto lodevoli come quella italiana che si sono sviluppate in diverse altre parti del mondo sono esempi, che seppur virtuosi, non hanno impatto sul Sistema, se non marginalmente.

D’altra parte la tendenza che ho visto registrarsi è che platee di sedicenti esperti, tra i quali mi inserisco anche io per primo, provano a parlare di questi temi e a contribuire con più o meno autorevoli interventi in questo settore, senza però dominarne davvero la conoscenza.

Un esempio dirompente l’ho vissuto proprio durante l’ultimo IGF Italia dove nel day 0 dedicato ai giovani è stato chiesto a classi di studenti se conoscessero l’applicazione Tik Tok[6] e la maggior parte hanno alzato la mano entusiasti e qualcuno ha anche rivolto la domanda ai conferenzieri se loro conoscessero “Solid” e qualche ammissione di ignoranza da parte dei conferenzieri c’è stata, mentre il giorno dopo nella giornata di apertura dell’Internet Governance Forum Italia[7] la stessa domanda in platea, densa di esperti del settore, non ha portato a risultati positivi, anzi. Un altro caso nel workshop dal titolo “towards a decentralized internet constitution” all’Internet Governance Forum globale di Parigi dove mi trovavo indegnamente come co-organizzatore[8] dopo gli interventi di eminenti esponenti accademici che hanno scritto libri su questi temi, ha alzato la mano una giovanissima ragazza universitaria cinese ponendo ai conferenzieri e all’uditorio la seguente domanda: “Ma come fate a pensare di provare a mettere d’accordo tutti su una carta di principi condivisi se noi come Cina stiamo creando una internet alternativa?”

La frammentazione della Rete, un fenomeno irrefrenabile

I cinesi con la loro muraglia virtuale creeranno un’isola a parte con i vari Baidu, Alibaba, Tencent, Flytek e con le loro regolamentazioni interne che hanno il sapore di una vera e propria censura. Il fenomeno delle APP generaliste o dei motori di ricerca o dei grandi intermediari che dietro una apparente semplificazione del soddisfacimento dei bisogni della gente nascondono una vera e propria manipolazione della Rete, i grandi colossi OTT che di fatto stanno configurando una vera e propria oligarchia dove la Rete internet tenderà ad essere patrimonio di pochi, senza che vi sia nessuno in grado di opporsi.

La Rete nasceva come patrimonio universale dove il contributo di ognuno costituisse un elemento di uguale dignità al pari di ogni altro. Adesso invece si sta configurando una situazione dove non saremo in grado di decidere ciò che è vero da ciò che è falso, ciò che vale la pena di conoscere da ciò che qualcuno desidera che noi conosciamo. Il rischio è che verrà meno il valore più grande per il quale la Rete è stata creata e cioè la neutralità della scelta dell’accesso ai contenuti presenti in Rete.

Se non interveniamo immediatamente in qualche modo sarà un processo irreversibile che subiremo in ogni nostro aspetto della quotidianità proprio per la sempre maggiore pervasività della Rete in tutti gli aspetti della nostra vita.

In alcuni casi sono stati positivi i tentativi di accordo mondiale tra tutti i paesi del mondo per governare un processo che altrimenti sarebbe stato distruttivo. Mi vengono in mente gli accordi mondiali sull’inquinamento[9] e quello sull’uso delle armi chimiche[10] utilizzate per le distruzioni di massa. Sulle implicazioni etiche dell’intelligenza artificiale ad esempio necessitiamo sicuramente di accordi mondiali e anche abbastanza in fretta. Si pensi alla immediata disponibilità per l’acquisto già da oggi dei robot militari usati per scopi bellici[11] o dei kit open source utilizzabili per la guida autonoma[12], le scelte che queste macchine faranno se dotate di autocoscienza potrebbero avere effetti devastanti sul futuro dell’umanità. In un recentissimo vertice politico mondiale Henry Kissinger ha dichiarato di temere gli effetti dell’intelligenza artificiale sull’umanità, così come Bertrand Russel aveva timore dei possibili sviluppi del fenomeno della scoperta dell’energia atomica…

E’ un momento nel quale dalle parole è necessario passare ai fatti. Avviare azioni concrete per favorire un cambiamento anche se è evidente che questo percorso sarà irto di ostacoli trappole e oppositori di varia natura.

I risultati dell’IGF Italia

Tra le numerose attività che come AgID stiamo conducendo, oltre a quelle più tradizionali sulle “smart cities”[13], congiuntamente all’Università “La Sapienza” di Roma, con la Professoressa Chiara Petrioli, abbiamo posto le basi per avviare una discussione tecnica a livello globale in un workshop[14] dove si è discusso delle possibili evoluzioni del sistema alla base del funzionamento della Rete il Domain Name System (DNS) e che ha prodotto importanti risultati tanto da indurci a ipotizzare la presentazione di una RFC all’IETF per proporre una soluzione evolutiva del DNS basata su una architettura mista blockchain e un modello Torrent like.

Altro tema degno di nota è il risultato ottenuto nel recente Internet Governance Forum italiano dove sembrerebbe si sia trovato un accordo di massima della Comunità ad esplorare la possibilità di avviare la creazione di un’organizzazione multistakeholder[15] che costituisca l’advisor degli organismi istituzionali per i temi correlati allo sviluppo di Internet. L’organizzazione multistakeholder in Italia come advisor del sistema per portare all’attenzione del legislatore le necessità che emergono nelle diverse filiere produttive, dall’accademia alla società civile, passando per l’industria e la pubblica amministrazione, su come debbano essere valutati anche normativamente gli impatti del cambiamento che la Rete sta subendo e/o promuovendo. In Italia, infatti, quest’anno il dibattito su Internet Governance ha registrato numerosi passi avanti realizzando un evento che ripropone, sia pure in scala ridotta, ma con criteri analoghi a quelli adottati in ambito internazionale, un dibattito aperto, trasparente, inclusivo, dal basso e con il pieno coinvolgimento di tutta la comunità e dei giovani. Per la prima volta IGF Italia ha dedicato proprio ai giovani e alle scuole un’intera giornata di formazione e dibattito che ha dato impulso alla istituzione del Comitato Giovani IGF Italia.

Sicuramente, per concludere, Internet deve essere considerata come un driver di benefici socio-economici, culturali, di opportunità che hanno un impatto diretto sull’esercizio dei diritti umani, un bene da tutelare dove, come sancito da più parti, deve valere il rispetto dell’international human rights law (par. 20), e delle risoluzioni ONU che stabiliscono che: “gli stessi diritti che le persone hanno offline devono essere garantiti online[16].

Questo è sicuramente il primo dei principi che dovrebbero essere condivisi in ambito internazionale per la Governance di internet. Penso che in questa direzione il Multistakeholder Advisory Group (MAG)[17], dove per la prima volta in dieci anni abbiamo una rappresentante italiana che lavora in AgID, possa fare molto e si possa presentare come promotore di una carta di principi condivisi globalmente da far approvare magari al prossimo IGF globale di Berlino nel 2019.

________________________________________________________

  1. http://www.parlamento.it/application/xmanager/projects/parlamento/file/repository/affariinternazionali/osservatorio/approfondimenti/PI0040App.pdf
  2. https://www.nytimes.com/2018/11/06/technology/myanmar-facebook.html
  3. https://solid.mit.edu/
  4. https://fortheweb.webfoundation.org/principles-1
  5. https://www.diplomatie.gouv.fr/en/french-foreign-policy/digital-diplomacy/france-and-cyber-security/article/cybersecurity-paris-call-of-12-november-2018-for-trust-and-security-in
  6. https://www.tiktok.com/creator/
  7. https://www.youtube.com/watch?v=APRpHTzN_X0
  8. https://www.intgovforum.org/multilingual/content/igf-2018-ws-132-towards-a-decentralized-internet-constitution
  9. https://anteritalia.org/la-storia-degli-accordi-internazionali-sul-clima/
  10. https://it.wikipedia.org/wiki/Convenzione_sulle_armi_chimiche
  11. https://qinetiq-na.com/products/unmanned-systems/maars/?doing_wp_cron=1543492365.6743860244750976562500
  12. https://github.com/commaai/openpilot
  13. https://www.youtube.com/watch?v=3orxfggU3-A
  14. https://www.intgovforum.org/multilingual/content/igf-2018-ws-408-dns-enhancements-and-alternatives-for-the-future-internet
  15. https://www.youtube.com/watch?v=xZwyGRwNHeg
  16. Risoluzione dello Human Rights Council delle Nazioni Unite 26/13 del 26 giugno 2014; Risoluzione dell’Assemblea Generale 69/166 del 18 dicembre 2014.
  17. https://www.intgovforum.org/multilingual/content/about-mag

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