IGF

Internet governance forum: un futuro con poche luci e molte ombre

Forse l’Internet Governance Forum non è più in grado di rappresentare lo scenario attualmente esistente in tema di governo della Rete, per le implicazioni sempre più “nazionalistiche” che frammentano Internet. L’auspicio, alla luce dei recenti sviluppi, è di rafforzare le modalità di coinvolgimento della società civile

Pubblicato il 11 Gen 2022

Stefano Trumpy

Pioniere di Internet, Presidente onorario di Internet Society Italia 

internet governance

L’Internet Governance Forum di questo anno è giunto alla sedicesima edizione, come ciclico meeting annuale che ha preso forma ufficialmente nel 2006 in Grecia ad Atene. A valle di questo ultimo appuntamento, viene da chiedersi se l’IGF sia ancora in grado di rappresentare lo scenario attualmente esistente in tema di governo della Rete e quale dovrebbe essere il ruolo dell’Unione europea nei complessi equilibri geopolitici configurabili a livello globale.

Proviamo a capire il perché di questi interrogativi, ripercorrendo la nascita e l’evoluzione dell’IGF.

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La nascita e lo scopo degli IGF

Lo scopo degli IGF è stato definito in occasione del World Summit on Information Society tenutosi a Tunisi nel 2005, nell’ottica di stimolare e auspicare il confronto dialogico partecipativo, in modalità orizzontale e cooperativa, tra tutti gli attori coinvolti nella gestione dell’Internet (secondo il cd. approccio “multistakeholder”) favorendo un impegno congiunto dei governi, delle aziende, degli esperti sui temi di Internet, dell’accademia e ricerca, e della società civile.

Sin dalla loro nascita, i Forum IGF hanno rappresentato un’efficace opportunità di partecipazione diretta e attiva degli stakeholder, registrandosi un tasso medio di presenze molto alte, sino a raggiungere talvolta anche la soglia di più di 2000 persone impegnate per 4 o 5 giorni nell’ambito di una ricca agenda di incontri, presentazioni e consultazioni destinate a sfociare nell’elaborazione di soluzioni propositive – prive di valore vincolate – in relazione ai vari temi prioritari discussi sul futuro ecosistema della Rete.

L’ultimo IGF “pre-Covid” (14ttordicesima edizione) si è svolto in Germania a Berlino nel 2019 con la presenza di un pubblico eterogeneo di attori rappresentativi delle varie voci della comunità di Internet provenienti da oltre 100 Stati del mondo.

Poco dopo la conclusione del meeting di Berlino, siamo entrati nel periodo della pandemia e gli aspetti organizzativi sono molto cambiati. Nel 2020, infatti, la nazione prescelta per ospitare l’IGF era la Polonia. Tuttavia, l’aggravarsi dell’andamento epidemiologico della pandemia ha imposto rilevanti limitazioni con conseguenti restrizioni nelle relazioni sociali anche a causa di impedimenti negli spostamenti, che hanno reso necessario lo svolgimento dell’edizione polacca del 2020 soltanto in versione virtuale da remoto. Nel 2021, la segreteria delle Nazioni Unite ha deciso di conferire ancora alla Polonia il compito di organizzare l’IGF nella città di Katowice, auspicando la possibilità – come poi è stato – di una maggiore mobilità del flusso di viaggiatori proveniente dall’estero, pur mantenendo la modalità mista da remoto.

La proficua pianificazione organizzativa, svolta con positiva efficienza e apprezzabili sforzi, ha consentito di registrare significativi picchi partecipativi di utenti collegati da remoto pari alla soglia di 800 mila visualizzazioni online, oltre ad un’ampia presenza in “loco” di partecipanti prevalentemente europei ed africani (mentre pochi erano gli attori provenienti dall’Asia e dall’America latina).

Il ruolo di Internet Society Italia

Durante i lavori dell‘IGF2021, anche Internet Society Italia ha partecipato attivamente grazie alla presenza diretta dei suoi soci Veronica PiccoloArturo Di CorintoVittorio Bertola.

Tra i principali focus di approfondimento, Internet Society Italia ha concentrato l’attenzione sul panel dedicato ad approfondire la proposta normativa elaborata dal Parlamento europeo per regolare l’utilizzo sui social media di algoritmi alternativi ai fini dell’organizzazione e della moderazione dei contenuti, come soluzione in grado di risolvere i problemi di estremizzazione e arbitrarietà dei contenuti veicolati in Rete, al pari della prospettata riforma legislativa del settore tecnologico funzionale a contenere lo strapotere delle “big-tech” secondo una logica di obbligatoria interoperabilità dei servizi con terze parti, sulla falsariga di quanto previsto dall’ultima bozza del Digital Markets Act europeo.

Particolarmente rilevante anche il tema della crittografia come strumento fondamentale per garantire la privacy delle comunicazioni, sia pure, al contempo, esposto al rischio di un possibile uso illecito per finalità criminali.

In generale, uno dei temi centrali è stato il regime della cosiddetta sovranità digitale, declinata sia nelle forme più autoritarie dei governi, che vorrebbero assumere un maggiore pervasivo controllo delle attività in Rete, sia nella forma più “democratica” dell’Unione Europea alla ricerca del suo potere regolatorio (compresa la potestà impositiva tributaria) da esercitare nei confronti delle grandi piattaforme globali che influenzano con sempre maggiore rilevanza il futuro di Internet secondo i propri esclusivi interessi e, spesso, senza una vera interazione con gli altri stakeholder.

A conclusione dei lavori dell’ultimo meeting svoltosi in Polonia, Internet Society Italia ha organizzato uno speciale approfondimento pubblico per discutere, secondo un approccio informale e dialogico, sulle prospettive del futuro ecosistema di Internet, anche alla luce di quanto emerso a Katowice, come momento di riflessione dedicato ad evidenziare, in chiave propositiva e costruttiva, le possibili tappe evolutive del processo decisionale legato allo futuro sviluppo della Rete, dando voce agli attivisti/esperti/operatori del settore anche nell’ottica di far emergere proposte in grado di stimolare il contributo della società civile come aspetto centrale di un sistema bottom-up che consenta di valorizzare il confronto multi-stakeholder.

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Il declino del processo evolutivo degli IGF

Sembra emergere, infatti, anche alla luce della mia esperienza maturata nel corso di una più decennale partecipazione attiva alle edizioni annuali dell’IGF (sia in sede nazionale che globale), un progressivo declino del processo evolutivo di tale iniziativa, forse non più in grado di rappresentare lo scenario attualmente esistente in tema di governo della Rete, per implicazioni sempre più “nazionalistiche” che frammentano Internet, spinto verso logiche di (ri)configurazione statale distanti dall’originario modello decentrato della Rete, su cui si fonda la matrice valoriale idealistica della storica costituzione dell’IGF.

La storia di Internet descrive una rete di reti che inizia a garantire un primo set di servizi basici indispensabili – come la posta elettronica e l’invio di file (remote job of entry) – per poi affermarsi lo sviluppo di altri servizi innovativi negli anni 90 – come il World Wide Web – contribuendo alla “democratizzazione” dell’informazione a ella crescita esponenziale degli utenti, in perfetta linea con il motto “Internet is for everyone” teorizzato da Vinton Cerf (uno dei “padri” di Internet).

Non è stata, quindi, una sorpresa che sia nata proprio in seno alle Nazioni Unite l’organizzazione del World Summit on Information Society tenutosi in Tunisia nel 2005, dopo un inizio di preparazione svoltosi a Ginevra nel 2003, in attuazione di una nuova era storica centrata sulla diffusione globale dello spazio virtuale della Rete, a fronte di crescenti percentuali della popolazione mondiale collegata ad Internet.

Gli IGF, sin dall’inizio, sono stati talvolta criticati perché costituiscono iniziative informali prive di decisioni vincolanti, pur essendo indiscutibilmente in grado di stimolare il raggiungimento di un ampio consenso su opinioni condivise dagli stakeholder in vista della teorica individuazione di possibili soluzioni da adottare nel processo decisionale.

La crescente influenza delle big tech e il ruolo della Ue

Tuttavia, la progressiva estensione dell’utilizzo dei social networks ha iniziato a mutare il sistema Internet, determinando un uso distorto della Rete, da cui ha origine il fenomeno della frammentazione di Internet: diversi Stati adottano sempre più spesso interventi diretti a limitare la libertà virtuale di Internet, al pari della crescente influenza delle big companies, portatori di incisivi poteri esercitati su larga scala, con conseguente rafforzamento della posizione politica ed economica.

In tale scenario, emerge il ruolo della Unione Europea che, malgrado gli sforzi, deve forse ancora trovare una prospettiva regolatoria concreta e incisiva che le consenta di definire in senso compiuto uno spazio di azione nei complessi equilibri geopolitici configurabili a livello globale.

In tale prospettiva, rispetto alle attuali criticità riscontrate nel processo di funzionamento dell’IGF, anche nell’ottica di rivitalizzare il contributo concreto degli attori interessati alla governance di Internet verso una direzione partecipativa più incisiva e proattiva, sarebbe auspicabile rafforzare le modalità di coinvolgimento della società civile, dando voce dal basso alla variegata platea degli stakeholders, come nuovo paradigma di evoluzione dell’ecosistema digitale, anche secondo le coordinate operative di visione tracciate dall’Internet Society globale e recepite dal chapter italiano negli ultimi anni. Personalmente condivido quanto ha sostenuto Arturo Di Corinto: “É risultato indubbio in quel contesto il bisogno di un forum come l’IGF soprattutto in questa fase della pandemia, soprattutto di fronte alle sfide geopolitiche, tecnologiche, e quelle relative all’affermazione dei diritti umani e alla libertà d’espressione e alle azioni volte a contrastare I cambiamenti climatici: temi per i quali la governance partecipata e condivisa della infrastruttura della rete è insostituibile”.

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