Riconosco che l’Agenda segna un salto di qualità, per questo governo. Per la prima volta l’Italia si prende un impegno sostanziale sullo sviluppo del digitale. Vedono però anche limiti. Il principale è che la legge trascura lo sviluppo della domanda digitale. Il secondo punto è che si affida troppo ai decreti attuativi per realizzarsi. Già Tremonti prevedeva incentivi per gli investimenti venture capital, con un decreto, per il quale aspettiamo ancora di vedere l’attuazione.
I decreti attuatitivi sembrano ormai una scusa per non intervenire. Terza critica: il governo dimentica che internet è fondata su principi valoriali. Il decreto non parla di diritti né di cittadinanza digitale. Negli Usa questi temi sono stati affrontati con un ampio dibattito con i cittadini, da noi c’è il dibattito parlamentare, ora, con gli emendamenti; ma non basta. C’è un problema di partecipazione alle riforme e anche su questo il governo potrebbe giocare un ruolo di incentivo.