“L’innovazione digitale non è di per sé un valore: lo diventa se integrata con gli altri fattori produttivi. Occorre quindi adottare un approccio sistemico che individui gli ambiti – pubblici e privati – su cui intervenire in modo prioritario e su questi operare quei cambiamenti che consentano un uso efficace delle tecnologie digitali. Altrimenti si rischia di automatizzare l’inefficienza con effetti devastanti”. Maurizio Mayer, presidente di Aict, l’Associazione per la Tecnologia dell’Informazione e delle Comunicazioni – costola italiana di Fitce (Federazione degli ingegneri di telecomunicazioni dell’Unione Europea) – punta i riflettori sull’effetto boomerang derivante dal cattivo uso dell’innovazione digitale. Sfatando il “mito” del digitale deus ex machina, Meyer lancia l’allarme e si appella al nuovo esecutivo affinché nella ricetta dell’innovazione Paese ci siano i corretti ingredienti.
“Occorre che nell’esecutivo vi sia una diffusa cultura del digitale, dei vantaggi che se ne possono trarre e delle problematiche cui si va incontro quando lo si adotta. Questo in tutti i campi, dalla giustizia alla sanità ai beni culturali”, auspica il presidente di Aict.
L’Italia però non è messa benissimo e fra le “pecche” considerate più gravi c’è il declino delle professionalità. “Stiamo assistendo ad una drammatica perdita di competenze: le facoltà d’Ingegneria registrano un crollo delle iscrizioni proprio nei corsi di laurea dell’Ict. Fenomeno analogo riguarda gli istituti tecnici. L’innovazione non può che passare dai giovani ma questi devono essere stimolati e incentivati ad intraprendere corsi di studio certamente impegnativi, ma indispensabili per conseguire gli obiettivi di competitività che il Paese ha di fronte”.
Secondo Mayer “se riuscissimo finalmente a superare anzi ad abbattere la storica contrapposizione tra la cultura umanistica e tecnico-scientifica per crearne invece delle sinergie, avremmo a disposizione un patrimonio di idee e di risorse senza pari”. Di qui l’idea dell’Associazione di dare il proprio contributo in direzione della promozione e della diffusione della cultura Ict a partire dall’istruzione di base. “Abbiamo organizzato due cicli di conferenze dedicati agli studenti degli ultimi anni, rispettivamente degli istituti tecnici e dei licei scientifici, per illustrare gli aspetti più significativi delle tecnologie Ict e delle telecomunicazioni in particolare. Il grande successo di queste iniziative in termini di partecipazione e di interesse avrà prossimamente un seguito con eventi analoghi”.
Inoltre, sempre sullo stesso tema, Aict sta collaborando con Aeit (Federazione italiana di elettrotecnica, elettronica, automazione, informatica e telecomunicazioni), cui l’associazione presieduta da Mayer fa capo in ambito nazionale, e con la sezione italiana Ieee all’organizzazione del convegno nazionale “Innovazione e cultura scientifica e tecnica per lo sviluppo”, che si svolgerà a Mondello, in Sicilia, dal 3 al 5 ottobre prossimo, “cui parteciperanno qualificati esponenti non solo del nostro settore ma anche di rilevanti istituzioni pubbliche e private”, sottolinea Mayer.
Per tenere alta l’attenzione sui temi dell’innovazione e in particolare dell’Agenda digitale, l’associazione – sotto l’egida della Fitce – ha organizzato inoltre l’evento “Agenda digitale: stato e prospettive verso il 2020” che si terrà prima a Milano a giugno prossimo per poi essere replicato a novembre in Spagna, con l’obiettivo di rafforzare la comunicazione e la collaborazione fra i Paesi del Mediterraneo. “Abbiamo chiamato ad intervenire i colleghi delle associazioni greche e spagnole analoghe alla nostra per esaminare le problematiche inerenti all’agenda digitale in tre paesi che, a vario titolo, stanno attraversando periodi molto difficili in ambito economico e sociale. Apriremo il confronto anche a colleghi provenienti da altre sponde del Mediterraneo nel tentativo di dar vita ad una comunità di professionisti e di ricercatori che vada oltre i confini europei”, annuncia Mayer.
“E come già in passato – puntualizza il presidente – siamo a disposizione per istituire gruppi di lavoro tra i nostri associati per fornire contributi di studio e di approfondimento sui temi che impegneranno l’esecutivo e su cui vorrà interpellarci”. “La nostra è infatti un’associazione di persone – conclude Mayer – che quindi non è portatrice di interessi industriali di parte e ciò rappresenta un valore che dovrebbe essere tenuto in grande considerazione soprattutto in questi difficili frangenti”.