Una delle domande più frequenti che genitori, insegnanti, educatori, nonni, rivolgono a chi si occupa della promozione dello sviluppo e del benessere dei bambini è questa: “Il digitale, le tecnologie fanno male ai nostri bambini?”.
Domanda resa ancora più attuale e ineludibile per via delle conseguenze del coronavirus, che ha esteso in modo prima immaginabile l’utilizzo del digitale da parte dei bambini.
Spesso non ci si rende conto quanto sia difficile valutare i rischi per la salute umana connessi all’avvento di una nuova tecnologia. Questo vale in particolare per quello che concerne la connessione digitale, tecnologia che si è affermata e sta letteralmente dilagando in tutto il mondo nel giro degli ultimi due decenni. La connessione digitale infatti sta diventando sempre di più sostitutiva della connessione umana. La realtà virtuale e quindi le relazioni, le gratificazioni, gli obiettivi virtuali sono così presenti nelle nostre giornate, da essere inglobate quasi in maniera naturale nella nostra vita “reale”. Questo rende il confine tra virtuale e reale sempre più labile e sottile.
Valutare e conoscere i rischi per la salute quando si parla di prima infanzia ed in particolare dei primi 1000 giorni di vita è un dovere etico perché stiamo guardando una finestra evolutiva di estrema vulnerabilità e delicatezza. Per i primi 1000 giorni si intende il periodo che va dal momento del concepimento fino ai 2 anni di vita del bambino.
Si tratta di un periodo di straordinaria plasticità e sviluppo cerebrale, in cui l’organismo costruisce le fondamenta per la propria salute e per il proprio futuro. Le ricerche scientifiche mostrano come l’organismo in questa fase viva il suo maggiore e più importante sviluppo e come l’ambiente abbia un ruolo determinante in questo processo. Ed oggi com’è l’ambiente dei primi 1000 giorni di vita del bambino? Le nuove tecnologie ne fanno inevitabilmente parte, ma quali ricadute hanno sulle traiettorie di sviluppo dei bambini?
Digitale e bambini, effetti sulla salute psico-fisica
Gli effetti sulla salute da prendere in considerazione quando si parla di tecnologie sono sia di tipo biologico, sia di ambito psico-sociale. Per quanto concerne gli effetti biologici esiste ormai una letteratura scientifica significativa che dimostra come un’esposizione eccessiva e duratura agli smartphone, soprattutto negli organismi in via di sviluppo, possa rivelarsi alquanto pericolosa per la programmazione epigenetica di cellule, tessuti ed organi. Tanto nell’ambito dei disturbi del neurosviluppo, che sono in grande aumento in tutto il Nord del mondo (in particolare quelli di spettro autistico), quanto nell’ambito di patologie infiammatorie e tumorali la ricerca può aiutarci a comprendere i meccanismi patogenetici potenzialmente connessi a questa esposizione.
Per quanto concerne gli effetti di ambito psicologico e sociale è sempre più evidente che l’utilizzo eccessivo di questa tecnologia possa determinare stati di vera e propria dipendenza, soprattutto se l’esposizione inizia nelle prime fasi della vita. Difficile dire oggi quanto l’abuso di queste tecnologie possa aver influito sull’aumento di disturbi d’ansia, disturbi ossessivo-compulsivi, disturbi dell’umore, depressione giovanile documentato negli States e in molti paesi europei.
È evidente che i pediatri sono e saranno sempre di più “in prima linea” in questa situazione avendo la possibilità di agire nell’ambito delle famiglie per potere limitare l’uso della telefonia mobile e del digitale nelle prime età della vita e come “avvocati del bambino” perché si utilizzi il principio di precauzione.
Bambini e smartphone: sensibilizzare le famiglie
E’ fondamentale agire verso una sensibilizzazione delle famiglie perché ci sia un’educazione ed un agire consapevole per l’uso di tablet e smartphone, gli strumenti a cui sono maggiormente esposti i bambini nella primissima infanzia. Tra gli aspetti preoccupanti vi è non solo l’esposizione massiccia a queste tecnologie ma anche la mancanza di controllo e supervisione da parte del genitore durante l’utilizzo del device. A mancare è spesso la percezione del tempo: quante ore effettivamente i neonati e i bambini trascorrono davanti agli schermi blu ogni giorno? Si è sempre presenti quando il bambino utilizza il dispositivo? Sono sempre gli stessi i momenti in cui si sceglie di permetterne l’utilizzo? Come impatta tutto ciò sulle situazioni educative e relazionali?
Questi interrogativi sono spesso assenti perché è assente un’alfabetizzazione digitale critica. I genitori si ritrovano soli e disorientanti dinanzi ad un mondo digitale che è pervasivo e assume i connotati della quotidianità. A che età è “corretto” permettere l’uso del cellulare? La domanda include già l’idea implicita dell’utilizzo del cellulare da parte del bambino e spesso del neonato; ciò che non è chiaro è da quando consentirne l’uso. Ormai non è inusuale osservare per strada bambini in passeggino con il capo e lo sguardo rivolto verso uno schermo. Non è inusuale osservare in autobus bambini concentrati a guardare un cartone animato piuttosto che gli alberi, i paesaggi che scorrono davanti al finestrino.
Di certo l’obiettivo non è demonizzare, ma stimolare lo sviluppo di un senso critico sostenuto da una corretta informazione relativa ai rischi per la salute e lo sviluppo dei bambini. Il fine non è promuovere la paura del digitale, ma la consapevolezza e la competenza. Nell’epoca in cui viviamo non è di fatto possibile eliminare l’esposizione a strumenti digitali, ciò che è possibile è ripensare ad un nuovo modo di educare che includa e fornisca una segnaletica per un orientamento consapevole nel mondo digitale.
Una guida per i “nativi digitali”
I cosiddetti “nativi digitali” (che a dispetto della vulgata non hanno un conoscenza immediata e innata del digitale, né tanto meno una consapevolezza delle sue implicazioni) hanno bisogno di una guida in una realtà in cui si trovano già immersi sin dalla nascita. La tecnologia nasce per essere strumento di ausilio e di servizio per l’utente; oggi invece è l’essere umano a diventare sempre più “schiavo” in continua ricerca di nuove connessioni digitali. Se questo è da scongiurare nell’adolescente e nell’adulto, lo è ancora di più nel bambino e nel neonato.
L’epigenetica ci dice quanto i primi 1000 giorni siano fondamentali per la salute e il benessere futuro. Intervenire in maniera preventiva e salutare in questa finestra di sviluppo vuol dire dunque orientare verso il benessere del bambino, dell’adolescente, dell’adulto e dell’anziano di domani.
Cruciale è quindi conoscere e divulgare i rischi per la salute connessi alla tecnologia in questa specifica fase di vita; questo per promuovere il potenziale di sviluppo, la salute e il benessere intrapsichico dei piccoli di oggi e dei grandi di domani.