International Forum for Digital and Democracy

La crisi delle democrazie e i rischi del digitale sotto la lente all’IFDaD 2022

Le democrazie arretrano, l’ottimismo verso la rete vacilla, l’algocrazia e l’autoritarismo digitale avanzano. Su questi temi si concentrerà l’International Forum for Digital and Democracy 2022, promosso da Fondazione Luigi Einaudi dal think tank Re-Imagine Europa col patrocino, tra gli altri, della Commissione Ue e del MAE

Pubblicato il 10 Nov 2022

democracy

L’ottimismo digitale che ha pervaso gli ultimi vent’anni, nei quali il web è stato considerato facilitatore della partecipazione ai processi democratici, comincia a vacillare, mentre continua l’inesorabile discesa dell’indice di democrazia, quest’anno al livello più basso dal 2006. È in questo contesto che si appresta ad aprire i battenti la seconda edizione dell’International Forum for Digital and Democracy (IFDaD), che il 17 e 18 novembre 2022 riunirà esperti, accademici e decisori politici che si confronteranno sui temi dell’influenza tra tecnologia e dati digitali, partecipazione politica e governance, con due focus aggiuntivi: sull’eGovernment e disinformazione.

Algoritmi nuova forma di burocrazia: ecco perché

I temi centrali del Forum

E le sfaccettature da affrontare saranno diverse, a partire da un dato emblematico segnalato dagli organizzatori del Forum: solo il 46% della popolazione mondiale vive oggi in un regime assimilabile in qualche misura a una democrazia piena o imperfetta. Un arretramento, quello della democrazia, che non può non far riflettere, soprattutto se fa il paio con l’avanzata del cosiddetto autoritarismo digitale: espressione con cui si descrive il modus operandi delle dittature – ma non solo loro – che grazie all’ausilio delle tecnologie controllano massivamente tutti gli aspetti della vita dei cittadini, interferiscono con il loro libero agire e sentire, manipolano l’informazione, reprimono il dissenso.

Il digitale, nelle mani dei regimi, è quindi strumento di sorveglianza e di abuso di potere: sempre più frequenti i casi di oscuramento della rete (192 in 34 paesi secondo l’Ong AccessNow) o di filtraggio dei contenuti invisi ai governanti.

In maniera più subdola, attraverso la manipolazione dell’informazione, si creano polarizzazioni, si manovrano le elezioni e la volontà popolare, si utilizzano i dati per calpestare i diritti, si finisce per distorcere la realtà.

Si può correggere questo stato di cose? C’è, soprattutto, da parte degli Stati, la volontà di intraprendere un processo di regolamentazione di natura necessariamente globale? E, d’altro canto, come si muovono le potentissime big tech, divise tra la pressione di salvaguardare i diritti dei cittadini e la necessità di rendere i loro business sempre più profittevoli? È una dicotomia accettabile, dato che si tratta di aziende che fatturano più di uno Stato e che rischiano di mettere in serio pericolo le democrazie?

L’eGovernment e la tutela dei diritti

Se i pericoli della disinformazione sono al centro del dibattito, meno discusso è invece il tema – altrettanto importante quanto complesso – del governo degli algoritmi. Senza voler arrivare al social scoring di stampo cinese, è innegabile che le amministrazioni pubbliche dispongano ormai di una quantità importante di dati dei cittadini e che da questi derivi un potere a cui non corrisponde un adeguato sistema di controlli e contrappesi: come potranno i cittadini opporsi a una decisione a loro avversa, decisa da un algoritmo di cui non si conosce il funzionamento? Si potrà soltanto accettarla? E quale sarà, dunque, l’impatto sui nostri diritti?

Sono domande su cui bisognerà approntare una riflessione seria e stratificata.

Digitale e democrazia: gli esperimenti che fanno sperare

Eppure, nonostante questo quadro a tinte fosche, il digitale offre anche spiragli di speranza sotto forma di sperimentazioni avveniristiche nei processi decisionali di res publica e nella partecipazione attiva dei cittadini.

Tra questi, la piattaforma Pol.is una nuova forma di sondaggio online che ricorre al crowdsourcing e funziona grazie a tecniche di statistica avanzata integrati ad elementi di intelligenza artificiale per consentire la visualizzazione grafica in tempo reale dei cluster di opinioni e le sfumature nascoste nei dibattiti divisivi.

In Danimarca, poi, è stato lanciato il Synthetic Party, un partito che concorrerà alle elezioni del 2023, il cui programma è stato creato con l’intelligenza artificiale per intercettare i voti degli astenuti nelle ultime elezioni. In Italia, dove il partito del non-voto è in costante in crescita dal 1979 raggiungendo nelle ultime elezioni il 36%, costituirebbe la prima forza politica.

Il Forum

Di tutti questi aspetti si discuterà durante il Forum, nato da un’intuizione di Jeffrey Sachs, elaborata da Romano Prodi e raccolta dall’associazione Copernicani che, nel 2020 ne promuove la prima edizione.

Aspetti che verranno approfonditi anche attraverso i lavori accademici selezionati da una Call for paper internazionale, e con il contributo di ricerca condotta da tre istituzioni: Commissione Europea, Nazioni Unite, Unesco.

I lavori si svolgeranno nell’arco di una giornata e mezzo, in lingua inglese, secondo un formato ibrido, in parte online e in parte in presenza con streaming presso la sede romana della Fondazione Luigi Einaudi co-promotore assieme al think tank Re-Imagine Europa. Il Forum ha ricevuto il patrocino della Commissione Europea; Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale; UN Sustainable Development Solutions Network.

La partecipazione è gratuita ma è richiesta la registrazione.

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