Le aziende con donne fondatrici generano entrate maggiori di 2,5 volte per ogni dollaro investito rispetto a quelle guidate da uomini: un ritorno sull’investimento superiore del 35% e il doppio delle entrate delle loro controparti maschili a parità di investimento.
Numeri inequivocabili quelli raccolti da Boston Consulting Group, società di consulenza globale, e Kauffman Fellows Program, organizzazione senza scopo di lucro che identifica e collega in rete i futuri venture capitalist. Numeri che certificano come diversificare i propri investimenti non sia solo un consiglio per imprenditori che vogliano minimizzare i rischi delle proprie attività.
“Diversity” significa considerare come ugualmente meritevoli di risorse, attenzione e impegno non solo le aziende a prevalenza maschile o a guida maschile: le donne imprenditrici, con i fatti, dimostrano che il business non ha sesso e che, anzi, spesso quello che qualcuno considera erroneamente “il sesso debole” è in realtà in grado di offrire esempi luminosi di imprenditoria innovativa e lungimirante.
Donne founder: l’America Latina prima per investimenti in VC, il caso Nubank
L’America Latina sta dando una straordinaria dimostrazione di come gli investimenti di risorse e denaro in azienda a guida o co-fondazione femminile possano essere delle sensazionali intuizioni imprenditoriali per chi abbia la voglia e il coraggio di mettersi in gioco e andare oltre il sentito dire.
L’esempio più eclatante riguarda Cristina Junqueira e la sua Nubank, oggi la più grande banca di tecnologia finanziaria in America Latina, in grado di chiudere un round di investimento da 400 milioni di dollari e quotarsi in Borsa, attirando le attenzioni di un nome di eccellenza tra gli investitori come Warren Buffet.
Anche grazie a storie come questa, l’America Latina è la zona del mondo in cui le donne fondatrici ricevono una percentuale maggiore di investimenti in Venture Capital.
Un risultato migliore di quello dell’Europa, ma soprattutto di quegli Stati Uniti che storicamente sono considerati, a ragione, come il modello di riferimento per startup innovative e nuove aziende che crescono grazie a raccolte di capitali spesso impensabili altrove.
Il Sud America si sta rendendo protagonista di una rivoluzione nel campo fintech e in quello più tecnologico ad ampio respiro: una rivoluzione che vede in prima linea tante donne imprenditrici e startupper, in grado di abbattere barriere e sospetti di genere con conseguenze che vanno da una maggiore creazione di posti di lavoro, anche per altre donne, fino a un ampliamento della platea di possibilità imprenditoriali che gli investitori possono valutare per le loro operazioni.
Diversity imprenditoriale: linee guida e vantaggi
In Europa, e anche in Italia, la sensazione forte è che si sia più indietro sotto tanti punti di vista per quanto riguarda lo sviluppo di una reale diversity imprenditoriale che consenta al mercato di essere più variegato, esteso e con tutti i possibili vantaggi concreti.
Una delle cause potrebbe essere la mancanza di linee guida in grado di chiarire dubbi o perplessità rispetto a un tema di cui, da questa parte dell’Oceano, si conosce ancora troppo poco.
Recentemente ci sono stati due tentativi molto concreti che hanno provato a dare una prima forma alla diversity europea, con indicazioni e suggerimenti, ma anche con i principali vantaggi che deriverebbero dall’intraprendere questa strada.
Mercer, società di consulenza internazionale, ha identificato i cinque benefici principali della diversity:
1) abilita una migliore comprensione del mercato;
2) evidenzia soluzioni innovative e creative;
3) rende il conflitto più gestibile;
4) rafforza l’abilità a cambiare idea;
5) aiuta ad evitare il “pensiero di gruppo”, ossia il conformismo e l’”effetto gregge” che porta le persone ad allineare la propria opinione a quella degli altri per emulazione, condiscendenza, quieto vivere.
Insomma, se all’interno di un gruppo di lavoro si è già abituati a confrontarsi con punti di vista diversi, esperienze variegate e opinioni non sempre allineate, farlo con il resto del mercato risulterà più facile. Vantaggi di business e sociali che si allineano di pari passo.
Diversity imprenditoriale: il ruolo dei business angel
Diversity, inclusione e uguaglianza sono principi che se, applicati dalle aziende, ampliano la capacità di innovare e di affrontare i cambiamenti in modo repentino ed efficiente.
Il Business Angel, oltre al supporto finanziario, può contribuire e favorire lo sviluppo di una governance e di un ambiente lavorativo in cui le diversità interne siano valorizzate.
Nel paper “Angel Investment in Diversity” UK Business Angels Association ha individuato dieci best practice suddivise in tre momenti: la “Section One” si concentra sull’approccio iniziale, quindi il flusso delle opportunità di investimento e il processo decisionale; la “Section Two” riguarda le azioni utili a definire una strategia che integri la diversità nelle pratiche organizzative; la “Section Three” individua le azioni da intraprendere per accrescere la diversità all’interno dei gruppi di investitori, dal recruitment fino all’istruzione, al supporto e all’integrazione.
Si tratta di linee guida coerenti con la mission di IBAN, l’Italian Business Angel Network, e applicabili anche sul mercato italiano.
Diversity imprenditoriale: i fondi MISE, l’impegno di IBAN
A metà febbraio è stata pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto del Ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti che integra le risorse a sostegno dell’imprenditoria femminile con i 400 milioni di euro previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Il decreto inoltre rafforza altre misure precedentemente introdotte: il nuovo Fondo per l’imprenditoria femminile, con dotazione finanziaria da 20 milioni di euro sia per il 2021 che per il 2022; Nuove Imprese a Tasso zero, a supporto della creazione di piccole e medie imprese e autoimprenditoria; e Smart&Start, che sostiene start-up e PMI innovative.
Risorse importanti per contribuire a far crescere la quota di donne che decidono di intraprendere una carriera imprenditoriale (secondo gli ultimi dati del rapporto Unioncamere sull’imprenditoria femminile al momento intorno al 20%) o come Business Angels.
Come rilevato dagli ultimi dati raccolti da IBAN per il VeM, l’Osservatorio che dal 2008 ha l’obiettivo di sviluppare un monitoraggio permanente sull’attività di early stage istituzionale svolta in Italia, presentati lo scorso 22 febbraio, le donne BA rappresentano ancora una quota minoritaria rispetto al totale: nel 2021 la percentuale registrata è stata infatti del 14%, in aumento rispetto all’11% del 2020, ma ancora lontana da un valore che possa determinare un reale impatto dell’economia femminile sull’intero sistema italiano.
IBAN continuerà nel suo impegno con iniziative specifiche e dedicate affinché sempre più donne possano diventare BA, speranzoso e fiducioso che i segnali giunti dal MISE possano diventare misure strutturali sul medio-lungo periodo e non iniziative isolate che si esauriscono inevitabilmente con lo scorrere del tempo e dell’attenzione nei loro confronti.