l'analisi

La ragion critica antidoto contro il complottismo online: il caso QAnon

Solo esercitando la nostra ragion critica potremo salvaguardare la nostra capacità di delineare dati e informazioni; intercettare le fake news; comprendere la differenza tra notizie e meme e delimitare il disagio culturale amplificato sui social e di cui è emblema la crescita del movimento QAnon

Pubblicato il 18 Feb 2022

Federica Maria Rita Livelli

Business Continuity & Risk Management Consultant, BCI Cyber Resilience Group, Clusit, ENIA

social media teorie del complotto

Nonostante gli sforzi per monitorare o controllare la narrazione complottistica in rete, il problema continua a persistere in quanto, in realtà, è molto più vasto di quanto a prima vista possa sembrare: siamo di fronte ad un malessere culturale determinato dal crollo delle norme e dell’autorità esistenti, senza dimenticare come la pandemia che ha messo in luce i limiti di intervento dello Stato.

Una delle manifestazioni più palesi dell’amplificazione del disagio da parte dei social media è la crescita spropositata, negli ultimi anni di QAnon, un fenomeno “marginale”, che prende il nome da un utente anonimo della piattaforma 4chan, noto come Q e che, a partire dall’ottobre 2017, ha iniziato a rilasciare presunte informazioni riservate relative a operazioni segrete del governo americano.

QAnon, si moltiplicano le teorie del complotto: perché dobbiamo preoccuparci

QAnon si caratterizza per la creazione e la promozione di teorie del complotto, proliferato soprattutto su internet e che ha fatto irruzione anche sulla scena politica internazionale. Di fatto, QAnon è stato in grado di riflettere le ansie di parte del popolo americano e l’architettura tecnologica dei social media ha consentito che prosperasse, nonostante le sue affermazioni stravaganti, dato che le teorie del complotto sono spesso “valvole di sfogo” per gruppi social che ad esse si affidano per esorcizzare il senso di impotenza che li affligge.

Ciò che differenzia QAnon da una tipica teoria del complotto è che i social media sono stati parte integrante della sua ascesa e centrali nel modo in cui QAnon si diffonde e cambia. La cospirazione non viene trasmessa tramite il passaparola, la stampa o persino la copertura della stampa. Piuttosto, QAnon crea il proprio ambiente mediatico fornendo fonti di notizie, gruppi sociali e luoghi di incontro, dirottando l’architettura dei social media per creare un ambiente informativo alternativo in cui i suoi sostenitori possono vivere.

QAnon e la teoria della cospirazione

QAnon cavalca una serie di teorie della cospirazione che su Internet sostengono, falsamente, che il mondo sia gestito da un’élite di pedofili adoratori di Satana. Il movimento ha acquisito sempre più popolarità attraverso i post virali su Facebook e Instagram. Inoltre, partire dal 2020, i sostenitori di QAnon hanno inondato i social media con false informazioni su Covid, proteste di Black Lives Matter e elezioni presidenziali americane. I sostenitori di QAnon hanno reclutato legioni di nuovi credenti nei loro ranghi anche nel mondo off-line, dando vita ad avvenimenti come la rivolta del Campidoglio USA del gennaio 2021 e a vari altri crimini.

Un’analisi del movimento

Proviamo ad analizzare il nome di questo “movimento”. L’individuo, cui abbiamo sopra accennato, che si cela dietro la lettera “Q” sarebbe un alto funzionario di governo, probabilmente con esperienza militare o di intelligence, considerato dai seguaci un mix tra un patriota e un santo.

I seguaci di QAnon sostengono di ricevere segnali in codice da “Q”, utilizzando il numero 17, i.e. la posizione della lettera Q nell’alfabeto.

Con il termine “Anon” nello slang di Internet, si definisce un utente anonimo che posta su forum online. Pertanto, i sostenitori di QAnon si definiscono “Anon” e si prefiggono di svolgere “ricerche” a partire dagli indizi rivelati da “Q” – definite “Gocce” (i.e. drop) – sotto forma di un messaggio criptico in codice per divulgare informazioni considerate segrete, nel tentativo di “risvegliare” altre persone.

Secondo gli Anon, una “cabala” di pedofili adoratori di Satana rapisce, abusa e mangia i bambini per estrarre dal loro sangue un “elisir di giovinezza”. In particolare, si fa riferimento ad un’élite legata ai Democratici, chiamando in causa, addirittura come presunti complici compiacenti, personaggi del calibro di Hillary Clinton e del finanziere George Soros, che starebbero cercando di conquistare il dominio del mondo. Ovvero, esisterebbe un “governo sotterraneo” – i.e. il cosiddetto “Deep State” – che, dietro le quinte, controlla la politica degli Stati Uniti e del mondo intero e di cui farebbero parte anche personalità di Hollywood come Oprah Winfrey, Tom Hanks ed Ellen DeGeneres e figure religiose, tra cui – incredibile a dirsi oltre che pensarlo – Papa Francesco e il Dalai Lama.

Abbiamo detto sopra che l’identità di “Mister Q” viene più comunemente attribuita a un papavero dell’establishment politico-militare di Washington o del Pentagono, ma c’è chi sostiene che si possa trattare di un singolo troll di Internet che abbia pubblicato come Q per tutto il tempo; altri ancora dicono che nella discutibile operazione siano coinvolte più persone o che l’identità di Q sia cambiata nel tempo.

I post di QAnon su Facebook, Twitter e altri social

I post di QAnon hanno proliferato indisturbati sui social finché recentemente sono stati messi al bando.

In particolare, Facebook ha bloccato alcuni popolari gruppi QAnon a fronte di un’indagine che ha portato alla identificazione di migliaia di loro pagine e vari gruppi QAnon che operano sul social network. Anche Twitter ha rimosso account affiliati a QAnon (più di 70.000) dopo la rivolta del Campidoglio del 6 gennaio 2021. Inoltre, alcuni video di YouTube, che spiegano i principi di QAnon, hanno raccolto milioni di visualizzazioni prima di essere rimossi l’anno scorso. Altre piattaforme social come Etsy, Pinterest e Discord, hanno adottato invece misure per limitare l’influenza di QAnon.

Una galleria variegata di adepti di una “nuova religione”

Quello che più sorprende è la variegata tipologia di seguaci di QAnon. I primi aderenti, all’inizio del proliferare, erano principalmente sostenitori di Trump di estrema destra. Ma a partire dal 2020 il movimento ha ampliato la galleria dei propri seguaci: casalinghe maniache della salute, “libertari” anti-lockdown, cristiani dall’interpretazione tutta propria della religione, giovani o persone che soffrono ristrettezze economiche, ma anche “normali” laureati di Harvard e dirigenti di Wall Street.

QAnon è stato abbracciato da teorici della cospirazione ed estremisti di estrema destra in paesi come il Regno Unito, la Germania, il Giappone e anche l’Italia conta decine di migliaia di potenziali affiliati.

QAnon, ripetiamo, è fondamentalmente un movimento basato su Internet, ma opera in un modo diverso e su una scala diversa rispetto a quanto abbiamo assistito prima d’ora. Ovvero, è profondamente partecipativo a differenza di altre popolari teorie della cospirazione. I follower si riuniscono on-line per decodificare gli ultimi post di Q, discutere le loro teorie sulle notizie del giorno e stabilire connessioni con i loro “compagni di fede”, come se stessimo assistendo alla nascita di una nuova “religione”.

Quello che più sconcerta è che QAnon sia ora ancora più profondamente radicato nel tessuto politico e sociale degli USA di quanto non fosse 12 mesi fa, a tal punto che, secondo quanto afferma il gruppo di difesa liberale Media Matters risultano ben 40 esponenti del movimento che si sono candidati a una carica nazionale nel 2022. Tra questi Luis Miguel (un repubblicano della Florida che ha twittato lo slogan QAnon) e Omar Navarro (un repubblicano della California che ha dichiarato pubblicamente la sua fede in alcune delle teorie della cospirazione del movimento, inclusa la menzogna che Hollywood stia gestendo uno schema di traffico di bambini).

Altri candidati politici, che hanno mostrato sostegno a QAnon, si sono concentrati maggiormente sulla pandemia, sostenendo che la variante del coronavirus Omicron non è reale e viene utilizzata come un modo per garantire che le schede elettorali per corrispondenza nelle elezioni del novembre 2022 consegnino il Paese nuovamente ai democratici.

Conoscenza e ragion critica: leve per contrastare complottismo, Deep State e fake news

Siamo di fronte ad un fenomeno/problema sociale con conseguenze pericolose, che semina disinformazione e isola le persone in realtà parallele.

Di fatto, le teorie complottistiche si diffondono facilmente perché trovano terreno fertile nello scontento della popolazione. Inoltre, non è più un problema americano: durante la pandemia QAnon si è espanso in modo versatile in più di 70 Paesi, contaminando soprattutto le società democratiche e sapendo modificarsi in base al contesto locale.

In Italia hanno preso piede le teorie cospirazioniste secondo le quali Bill Gates sarebbe il creatore del coronavirus. La teoria si è diffusa a seguito di un video Youtube pubblicato da un account QAnon con 17.000 seguaci. Intanto, in Australia e in Nuova Zelanda c’è chi scrive su Telegram che i democratici avrebbero fatto ammalare di Covid migliaia di cittadini anziani per rubare le loro identità e votare al loro posto.

QAnon si “alimenta” grazie ai social media, creando il proprio ambiente mediatico informativo alternativo in cui i sostenitori possono vivere. Ovvero, si rivela essere sia una teoria del complotto sia un ambiente autosufficiente di disinformazione che si manifesta come uno sforzo della comunità che riunisce le persone per progettare una cospirazione ad hoc. Ovvero, incoraggia il pubblico a “ricercare” gli argomenti on-line, portando gli utenti su spirali di contenuti sempre più estremi, attraverso una moltitudine di dati spazzatura che inibiscono la capacità di distinguere la verità dalla finzione. Al tempo stesso, gli utenti sono esortati a non leggere le principali fonti di notizie dal momento che i principali attori dell’informazione vengono indicati essere parte attiva della élite da combattere.

Quanto si sta assistendo non fa altro che confermare come, negli anni, si sia persa la cosiddetta “ragion critica”, i.e. l’approccio scientifico basato sulle verifiche. Ne consegue che QAnon ha potuto attaccare facilmente la narrativa fornita dalla società.

Lo scenario dinanzi a noi evidenzia come sia quantomai necessario promuovere l’alfabetizzazione mediatica in modo tale che le persone possano capire quali pregiudizi cognitivi sfruttano i “fornitori” di disinformazione per indurci a credere come vere determinate cospirazioni e fake news.

Rileggiamo i filosofi per uscire dalla disinformazione dei social

Inoltre, di fronte alla lezione di QAnon e di altre teorie del complotto, non è sufficiente promuovere l’idea che la semplice diffusione di “voci più autorevoli” curerà l'”infodemia”. Basti pensare a quanto accaduto in termini di comunicazioni non chiare da parte di fonti autorevoli durante la pandemia: i governi hanno agito in modo contraddittorio e spesso hanno cambiato “rotta”; fonti rispettabili come The Lancet hanno ritrattato ricerche e studi; i giornalisti sono spesso saltati a conclusioni non supportate dai dati. Insomma, senza interrogarci, senza il beneficio del dubbio, siamo condannati a infiniti QAnon.

Le informazioni fuorvianti sono uno dei principali rischi informatici della nostra società. Esse colpiscono i leader politici, le nazioni e la vita delle persone ed influisce anche sul business. Inoltre, la pandemia di COVID-19 ha contribuito a peggiorare le cose ed il processo accelerato di digitalizzazione, che ne è scaturito, richiede l’integrazione di sistemi fisici, biologici e digitali oltre che la capacità di gestire i rischi che tale trasformazione comporta

L’età oscura dell’Informazione

La teoria del complotto online divulgata da QAnon si basa esclusivamente sulla visualizzazione delle informazioni per comunicare il suo messaggio ed è sintomatica della nostra incapacità di combattere la disinformazione che imita i metodi di analisi dei dati e alfabetizzazione informatica.

Di fatto, spesso, equipariamo a priori la visibilità con l’autorità e tutto ciò, combinato con l’enorme quantità di dati ora disponibili online, implica che le visualizzazioni producano un senso di autenticità e diventino prominenti nel mondo della teoria della cospirazione online. Grazie a visualizzazioni complesse e interattive di informazioni errate, si favorisce l’apofonia, i.e. la tendenza a vedere collegamenti tra eventi casuali o dati e questo spiega perché le visualizzazioni sono particolarmente importante tra i Anon, dato che riflettono una struttura informativa utilizzata per ottenere il massimo effetto nell’avanzamento del movimento. In questo modo la visualizzazione delle informazioni si è convertita in una leva strategica per le cospirazioni on-line del XXI secolo con uno sviluppo tecnico-estetico sorprendente ed un impatto politico inedito.

Il particolare nesso tra informazioni visive e credo politico è diventato una delle sfide più articolate alla verità. Viviamo in un mondo estremamente visivo, navigando su social media, motori di ricerca, piattaforme, interfacce, icone, meme e smartphone. Informazioni visive che “viaggiano” ad una velocità sbalorditiva e che non possono essere monitorate accuratamente dal momento che, ad oggi, non siamo ancora in grado di sviluppare un processo di alfabetizzazione a livello Paese che possa fornire quelle conoscenze atte ad intercettare quelle informazioni che risultano errate o fuorvianti.

Numerosi studiosi dei fenomeni di informazione hanno definito il fenomeno di QAnon come “l’età oscura dell’informazione”, i.e. una confluenza unica di organizzazione dei social media, piattaforme mediatiche anonime e opposizione militante al mondo accademico e alle notizie mainstream.

Le teorie del complotto sono sempre esistite, ma QAnon rappresenta qualcosa di nuovo: una fusione tra la ricerca paranoica di schemi nascosti e la capacità di raccolta massiccia di dati e visualizzazione di informazioni. Se da un lato tali visualizzazioni potrebbero non essere efficaci nel rappresentare accuratamente i dati del “mondo reale”, dall’altro lato sono molto efficaci nel dare credito alla teoria della sostituzione dei “segni del reale” al reale stesso.

Conclusioni

Abbiamo bisogno di nuovi tipi di alfabetizzazione per stare al passo con la nostra era dell’informazione. Risulta particolarmente sorprendente l’ascesa della supremazia bianca militante e il mondo sempre più articolato e ostile di Internet in uno scenario di crisi generalizzata derivante dalla pandemia di COVID-19 (e future pandemie), dalle varie crisi geo-economiche e il cambiamento climatico globale.

La nostra epoca è caratterizzata da persone sempre più disperate a causa dei fallimenti del capitalismo neoliberista e dello Stato e che individuano come unica via d’uscita l’adesione ad un gruppo segreto di “guerrieri” on-line che possono aiutare a smascherare la corruzione e il presunto complottismo in atto.

Le teorie del complotto, così come in generale le narrazioni “alternative”, emergono quando gruppi sufficientemente numerosi non riescono a sentirsi rappresentati dalle narrazioni “ufficiali” e cercano quindi di costruirsi una storia in cui potersi affermare come attori. L’inclusione, la partecipazione, le pari opportunità di protagonismo, lo spirito critico e autocritico, devono essere garantite in quanto sono alla base della democrazia. Ovvero, si tratta di intraprendere un percorso che richiederà di mettere in discussione posizioni di potere e privilegi acquisiti e, al contempo, di negoziare un nuovo contratto sociale, facendosi carico dei conflitti che questo genererà. Ne consegue che, in futuro, dovremo essere sempre più in grado di: salvaguardare la nostra capacità di delineare dati e informazioni; intercettare le fake news; comprendere la differenza tra notizie e meme; riconoscere l’ironia e la satira; criticare le visualizzazioni delle informazioni.

Solo in questo modo, esercitando la nostra ragion critica, potremo continuare a svolgere il nostro ruolo sociale e politico.

Ecco che i professionisti del rischio, della continuità operativa e della cybersecurity dovranno essere sempre più in prima linea e svolgere il proprio ruolo etico. Ovvero, come magister, nell’accezione latina del termine – i.e. colui che indica la via – dovranno essere in grado di diffondere una cultura della resilienza anche per tematiche come il complottismo, la disinformazione ed evitare che queste manifestazioni abbiano il sopravvento e favoriscano il sorgere di nuovi rischi in grado di compromettere irreversibilmente la società in cui viviamo.

Federica Maria Rita Livelli

Business Continuity & Risk Management Consultant

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