Serie: MEMORY SQUAD
Siamo nel XXIV secolo. Il dottor Annthok Mabiis, un genio assoluto della gestione dei big data e autorità di riferimento per tutta la galassia, vuole salvare ogni suo abitante dalla perdita totale del proprio futuro, ora che ogni singola azione ed evento è previsto con assoluta certezza. Decide e organizza il distacco delle “memorie connesse”, arretrando il cervello del Pianeta di almeno un secolo. Una squadra speciale, la Memory Squad 11, dell’ARMA (Agenzia Recupero Memoria Archeo) è incaricata di recuperare ogni possibile traccia di tali memorie e del passato digitale della galassia, non è chiaro se per ripristinare tutte le memorie staccate o, al contrario, eliminare lo poche rimaste attive.
La zappa, il martello e le biciclette
Il vecchio cacciavite si inarcò. Si lamentò nello sforzo di far saltare la serratura della porta del retro. Ci riuscì. Una polverata di ragnatele irritò le narici dei quattro agenti dell’Agenzia Recupero Archeo Memoria. La casa era piccola, un cottage di montagna. Forse non più frequentato dal giorno del Grande Ictus Mnemonico.
La squadra seguì meticolosamente il protocollo, anche se non era difficile immaginare che avrebbero trovato la cassaforte dietro uno dei tanti quadretti con soggetto d’alta montagna.
“Eccola… Nessuna intenzione di nasconderla davvero… Ma non abbiamo più il teletrasporto oggettuale… e questa scatola di vetroxite… Questa, con gli strumenti antichi d’oggi giorno, non l’apriremo mai!”
Con i pochi laser rimasti attivi e custoditi nel Museo del XXII Secolo la squadra riuscì ad aprire il cubo blindato recuperato dalla casetta del dottor Annthok Mabiis, forse il più acuto e veritiero previsore della Storia dell’umanità.
Nella cassaforte non trovarono memorie ricostruttive ma incredibilmente rotoli di plastica, di quella illegale, bandita da ogni continente da più di due secoli. Il dottor Mabiis era un eccentrico conservatore, lo sapevano tutti, ma non potevano vivere senza le sue invenzioni. L’intera umanità dipendeva dai suoi algoritmi previsionali.
Ogni singolo essere umano viveva sui suoi tracciati esistenziali. Ogni abitante del Pianeta e delle colonie sapeva che nell’attimo del proprio concepimento la propria Big Data Consequent Identity era già perfettamente disegnata. L’accuratezza dipendeva, come sempre in questo mondo, dal reddito previsto e quindi da quanto il neonato avrebbe potuto pagare la sua BDCI e dalle estrapolazioni per le 25 generazioni successive. Il dottor Mabiis aveva donato alla specie umana il regalo più agognato da sempre, la previsione del futuro. Il mondo era diventato il luogo più prevedibile del creato. Sapevi chi avresti incontrato “per caso”, si fa per dire, attraversando quella strada, su quelle strisce pedonali. Sapevi dal giorno della tua nascita quali interventi avresti dovuto affrontare e in quale giorno, mese e ora, con quali robot chirurgici e quanti minuti di vita aggiuntiva avresti così accumulato. Conoscevi esattamente quali net-esami avresti passato, con quali net-voti e con quali net-lacune. Vedevi anni prima i luoghi che avresti visitato, ascoltavi sapendo con precisione assoluta quando, dove e quali parole avresti un giorno sentito, ogni emozione era pre-simulata e dunque elaborata, ogni intenzione d’azione di ogni cittadino era diffusa con l’annesso “lasso previsionale” a tutti i possibili interlocutori, fossero amici, parenti, sconosciuti, entità pubbliche o private o miste.
I rotoli erano diventati rigidi come fossero di pietra. Erano stati posati su lunghi tavoli di mardon. Gli agenti della squadra li scaldarono con cautela, fino a quando la plastica si ammorbidì fino a distendersi. Erano strisce di circa 6 metri di lunghezza per due spanne di altezza. Vi erano state tracciate dal dottor Mabiis, 126 anni prima, le grandi curve, ormai sbiadite, della Storia del mondo, del mondo a venire. Le curve delle guerre da gestire, degli scambi energetici globali, dei mercati mondiali, i nomi dei premi Nobel dei successivi 500 anni, insieme ai Papi Unificati delle chiese unificate, ai terremoti e alle conquiste coloniali. Le uniche previsioni che non andavano oltre i 100 anni erano quelle sugli artisti. In particolare sui poeti. Gli unici che erano immuni dalla malattia universale che, dopo pochissimi anni di vita, si impossessava di ogni singolo abitante del Pianeta, la Sindrome della Noia Assoluta.
L’agente Khaspros seguiva avida i tracciati, saltellando avanti e indietro, con lo sguardo intenso di chi sta cercando qualcosa di preciso. Si fermò. Chinò la testa verso la lamina di plastica. I tracciati previsionali si erano tutti interrotti. Scrutò con maggiore intensità la plastica ingiallita. Fino a 9 mesi prima Khaspros soffriva, come tutti, della SNA. Come tutti, era a conoscenza in che anno, giorno, ora e minuto, avrebbe deciso di non poterne più. Sfiorò con le dita la plastica lì dove i tracciati previsionali si erano fermati. Sentì sotto i polpastrelli qualcosa in rilievo. Nell’antichissimo alfabeto Braille. Il non vedente dottor Mabiis, che non aveva mai voluto operarsi, aveva lasciato un indizio. Recuperato un dizionario Braille, Khaspros decifrò le parole “Grande Ictus Mnemonico”. Il dottor Mabiis lo aveva pensato, organizzato, eseguito. Ogni memoria connessa del mondo era implosa, o quasi. Il reticolo globale si era fermato. Tutto aveva smesso di circolare. Alcuni si accontentarono delle sole memorie stabili, molti altri ripartirono dalla zappa, dal martello e dalle biciclette.
(1 – continua)
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