Diritti violati

L’arresto del CFO di Huawei, tutto quello che non torna: il punto

La guerra commerciale Usa-Cina, dopo l sanzioni che hanno stoppato le ambizioni di Pechino di diventare autosufficiente nel merctao dei chip – si è inasprita quando Meng Wanzhou, la figlia del fondatore di Huawei Ren Zhenfei, è stata arrestata in Canada. Un arresto connotato da diverse violazioni dei diritti

Pubblicato il 19 Nov 2020

Benjamin Chiao

professore presso la Paris School of Business e la Southwestern University of Finance and Economics, commentatore di economia cinese e politica mondiale

intercettazioni privacy

Nel 2013 Frederic Pierucci, senior executive del colosso industriale francese Alstom, fu arrestato ed il suo gruppo venne poi “smembrato” dagli Stati Uniti. Cinque anni dopo, quando la Cina aveva appena superato gli Stati Uniti in termini di PIL basato sulla parità del potere d’acquisto, anche Meng Wanzhou, il CFO di Huawei, è stato arrestato. Allo stesso tempo Washington da tempo sta cercando di vietare la crescita del gigante cinese delle telecomunicazioni Huawei in tutto il mondo. Quali sono le vere motivazioni che hanno portato all’arresto della manager? E, soprattutto, l’arresto e il processo sono stati condotti in rispetto dei diritti legali fondamentali?

Le sanzioni commerciali bloccano l’avanzata cinese

In oltre 40 anni di riforme, il PIL pro capite della Cina è balzato di oltre 40 volte e il suo PIL nominale ha raggiunto 14 trilioni di dollari l’anno scorso. Il Paese asiatico è sulla buona strada per esportare svariati marchi su scala globale e realizzare i prodotti tecnologicamente più avanzati. Senza l’utilizzo di modalità di crescita bellicose, tutto ciò sembra essere il risultato soltanto dell’adozione di una giusta strategia di sviluppo, del duro lavoro del popolo cinese, dei suoi talenti e del capitale accumulato e investito dagli investitori stranieri.

Ma il percorso non sembra così agevole come voleva la Cina. Le sanzioni commerciali statunitensi dal 2018 hanno inferto un duro colpo all’obiettivo cinese di diventare autosufficiente, soprattutto nella produzione di semiconduttori, i quali sono essenziali per realizzare su vasta scala i propri telefoni cellulari e altri prodotti tecnologici.

La Cina attualmente produce solo meno del 20% dei chip di cui ha bisogno per il suo mercato domestico tecnologico. Tuttavia, l’aspettativa era che la sua industria nazionale dei semiconduttori coprisse il 70% del suo fabbisogno entro il 2025.

Ma la mossa del governo degli Stati Uniti lo scorso anno ha bloccato le vendite di semiconduttori al gigante cinese delle telecomunicazioni Huawei. Le aziende che vogliono fare affari con Huawei ora devono ottenere licenze di esportazione dal Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti. In aggiunta, la lotta si è inasprita quando Meng Wanzhou, la figlia del fondatore di Huawei Ren Zhenfei, è stata arrestata in Canada. Ren sta tentando ogni strada per salvare sua figlia. Il team legale di Huawei ha preso la parola questa settimana alla Corte Suprema della Columbia Britannica, dove Meng Wanzhou sta combattendo per ottenere l’estradizione negli Stati Uniti per accuse di frode. Gli avvocati si sono chiesti perché l’arresto non abbia fatto scattare “campanelli d’allarme” per l’agente di polizia federale che ha condotto l’arresto.

Gli abusi di potere nell’arresto di Meng Wanzhou

A mio modo di vedere, ritengo che vi sia stato un chiaro abuso del processo celebrato dalle autorità canadesi e statunitensi durante l’arresto di Meng Wanzhou nel dicembre 2018 e che la testimonianza degli ufficiali di polizia di questa settimana sia in contraddizione con quanto accaduto durante l’arresto.

Secondo i documenti del tribunale, infatti, l’arresto di Meng sarebbe stato ritardato a causa di “problemi di sicurezza”, fino al momento in cui la manager di Huawei non fosse scesa dall’aereo. In tal modo gli ufficiali della Canada Border Services Agency l’avrebbero potuta interrogare per tre ore senza rappresentanza legale. Inoltre, a Meng furono subito sequestrati i suoi dispositivi elettronici prima che i funzionari della Royal Canadian Mounted Police la arrestassero. Ma non ci sono tracce nel registro ufficiale di eventuali imminenti problemi di sicurezza antecedenti alle operazioni di arresto.

Ciò si capiva chiaramente anche dall’abbigliamento dell’ufficiale incaricato dell’arresto durante l’operazione: infatti, non indossava un giubbotto antiproiettile. L’ufficiale inoltre non ha cercato se ci fossero coltelli, ma per prima cosa ha preso il cellulare del Meng e lo ha messo in una borsa Faraday specializzata per bloccare qualsiasi segnale elettronico. Come mossa successiva, “senza soluzione di continuità”, l’agente di frontiera ha consegnato il codice di accesso di Meng alla polizia. L’agente in seguito ha ammesso di aver commesso un errore. Inoltre, c’era una contraddizione nella dichiarazione giurata per il giudice per l’emissione di un mandato di arresto poiché la Canada Border Services Agency aveva detto agli agenti che avrebbero condotto l’arresto che Meng possedeva due case a Vancouver ma non nel modo riportato nella dichiarazione giurata, non avendo Meng legami con il Canada.

Meng ora è agli arresti domiciliari parziali nella sua casa di Vancouver. Il processo dovrebbe concludersi nell’aprile 2021. Ma potrebbe trascinarsi per anni perché probabilmente verranno presentati appelli, poiché la premessa dell’affidavit è stata violata durante l’arresto e perché vi è stata una chiara violazione dei diritti legali fondamentali di un alto dirigente di un colosso industriale cinese, in competizione con molte aziende occidentali per conquistare la leadership del settore delle telecomunicazioni.

Le contraddizioni in seno al Regno Unito

Non solo il Canada, ma anche il Regno Unito non si comporta più come uno stato forte, indipendente e favorevole al commercio come prima. La Five-Eye Alliance che include Regno Unito, Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda e Canada, si è recentemente impegnata con molto vigore per contenere la Cina. Ma diversi alti funzionari del Regno Unito hanno alluso a ragioni diverse dai soli problemi di sicurezza delle apparecchiature Huawei; anche l’MI5 (ente per la sicurezza e il controspionaggio del Regno Unito) ha detto un paio di volte che Huawei non rappresentava un rischio significativo per la sicurezza. Nemmeno all’interno del Regno Unito, quindi, non sembra esserci un consenso unanime su come si dovrebbe trattare Huawei.

D’altra parte, Snowden ha già rivelato che gli Stati Uniti hanno un programma di sorveglianza di massa (il più noto di tutti è il programma PRISM) che ha accesso diretto a server di diversi giganti della tecnologia negli Stati Uniti, i quali stanno sfruttando i dati raccolti da tutto il mondo per i loro scopi di intelligence.

Conclusioni

L’arresto di Meng ha innescato una tensione crescente tra Washington, Ottawa e Pechino. Il Ministero degli Affari Esteri cinese ha protestato dicendo che Meng è stata vittima di un fatto puramente politico. Ma Pechino è stata attenta a non adottare finora, a meno che non assolutamente necessario, nessuna ritorsione miope ed equivalente in risposta ad ogni singola questione ritenuta correlata alla più ampia tensione USA-Cina, la quale adesso, a pieno titolo, rappresenta una vera e propria guerra commerciale nel campo della tecnologia.

Dopotutto, l’amministrazione Trump stava per affrontare una scadenza elettorale serrata e non era il caso di azzardare mosse rischiose nei confronti di Pechino. Concentrarsi troppo e troppo presto per dividere una torta in crescita significa perdere enormi posti di lavoro e non sviluppare tecnologie promettenti. Incolpare la Cina e incolpare le aziende cinesi potrebbe anche essere una strategia per deviare dalla cattiva gestione della pandemia COVID-19 verificatasi negli Stati Uniti. Ma il mondo non sarebbe un posto migliore se ci unissimo tutti per fermare la pandemia?

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