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L’arte oscura della disinformazione: come si fa guerra alle fake news



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La macchina della disinformazione globale utilizza tecniche sofisticate di propaganda digitale, sfruttando l’intelligenza artificiale e le piattaforme social per diffondere narrazioni manipolate che minacciano l’integrità dell’informazione

Pubblicato il 16 dic 2024



vero e falso. fake, ia (1)

La disinformazione è sempre stata un’arte militare: il celeberrimo lavoro di Sun Tsu, L’Arte della Guerra, comprende la disinformazione come tecnica di conflitto aperto.

Chi controlla l’informazione, controlla le sorti della battaglia: cosa tanto più vera nell’era post-moderna, dove l’essere umano moderno vive tanto nell’universo fisico che nell’universo informatico, connesso h24 a vagonate di informazioni che riesce ad assorbire a stento, portando le sue facoltà al limite.

Il sogno alla base di Internet era una moderna Biblioteca di Alessandria, che ora è più simile alla scuola di Hogwarts nei romanzi di Harry Potter della Rowling: un orizzonte mutevole, costantemente in cambiamento e dove la stessa scalinata non porterà mai due volte nella stessa libreria.

La legge di Brandolini o dell’asimmetria delle sciocchezze e la sfida ai fact checker

Già nel 2022 era possibile leggere sulle pagine di Agenda Digitale come il mutevole mondo delle bufale online ha dei guardiani. In Italia, ad esempio, parliamo di Bufale.net, BUTAC, Facta e Open, portali e agenzie dedite all’analisi di post virali e, talora, pagine di giornalismo per asseverarne la veridicità con una serie di criteri trasparenti e riproducibili.

Quello che però i principali attori di disinformazione hanno scoperto è in realtà una delle infinite “regole non scritte” che scritte lo sono diventate: il principio della asimmetria delle sciocchezze ovvero Legge di Brandolini.

Si postuli l’opera alla base di un articolo di fact checking, di cui è possibile fornire uno spaccato. Il debunker professionista dovrà esaminare la potenziale fake news pervenuta, valutare il grado di verificabilità e il carattere controverso della notizia, dedicarsi alla ricerca ed all’esame delle fonti (spesso traducendo da diverse lingue) e collazionare una risposta in un linguaggio facilmente comprensibile.

Nel tempo in cui il debunker riuscirà a portare a termine un singolo articolo di fact checking un operatore ben determinato potrà inondare la rete di fake news di diverso tipo, sovente ripetendo più volte la stessa fake news in modi diversi.

Questo è la Legge di Brandolini o dell’asimmetria delle sciocchezze. Una “sciocchezza” inverte l’adagio per cui le bugie hanno le gambe corte: nel mondo di Internet le bugie hanno le gambe lunghe, anzi indossano i mitologici stivali dalle sette leghe. Lo fanno perché il falsario parte da un punto di vantaggio: parla per primo, e parla quindi con autorità contestata solo in un momento successivo. Parlando per primo, le informazioni che diffonde hanno il vantaggio della ritenzione della memoria: la bufala, solitamente, dura più a lungo nell’immaginario collettivo della smentita. Infine, l’asimmetria dell’unzione porta il diffusore delle bufale ad accreditarsi come un’entità completamente ragionevole ingiustamente angariato dai “Poteri Forti” e dai fact checker.

Ciò posto possiamo partire dal più puro distillato della Legge di Brandolini: le operazioni Overload e Doppelganger.

Dall’operazione Doppelganger all’operazione Overload: come funziona

Si può ora comodamente passare allo studio dell’Organizzazione Checkfirst sulle citate operazioni.

Studio concentrato nel periodo di giugno 2024, con resoconti principianti dal 2023 ma, come si vedrà, in corso ancora nel momento di stesura di questo articolo e rumore di fondo costante per tutte le elezioni USA.

Le due operazioni si collegano a stretto filo di posta con un altro evento già noto: i “guai” di Telegram, accusato di scarsa cooperazione nella sorveglianza digitale.

Diversi canali Telegram sono diventati infatti il seed, il seme virtuale dell’intera operazione, che vede un passaggio embrionale sul sistema di messaggeria di Pavel Durov per poi passare la palla ad X, social tutt’ora afflitto da gravi problemi di moderazione.

Il primo fronte di attacco è però un delizioso miscuglio di low tech e high tech: una serie di false notizie di agenzia, i doppelganger, vengono battute su Telegram e siti “addomesticati” (il rapporto Checkfirst cita i vari pravda-xx.com), che perlopiù riportano con formula “pseudodubitativa” i falsi apparsi su Telegram. Falsi creati con l’aiuto dell’AI: composizioni automatiche con slideshow e musiche accattivanti con loghi di testate occidentali (come la tedesca DW, ad esempio), riportanti una serie di fake news (le più gettonate nell’ultimo anno sono state quelle sulle Olimpiadi di Parigi, con Parigi descritta come devastata dalle cimici e invasa da assurde quanto inverosimili proteste di strada.

La mente corre alla saga tutta italiana di quotidiani “di satira”, come ReFubblica e “Fatto QuotiDAINO”, confusi spesso da menti particolarmente semplici per le legittime testate da cui riprendevano in parte il nome, ma con un passaggio in più.

Nell’arco di breve tempo la fonte Checkfirst riporta che come i fact checkers si sono trovati letteralmente inondati di segnalazioni spazzatura. Intere “troll farm”, le “Fabbriche del Troll” già censite dalla NATO in tempi precedenti l’attuale conflitto all’unisono si sono mosse compatte con centinaia di account usa e getta, perlopiù basati su servizi gratuiti come gmail, inondando i fact checker di segnalazioni.

In un inglese spesso arido, stento e con tratti della traduzione a mezzo IA i debunker si sono trovati circondati da segnalazioni traducibili con “Ho letto questa notizia che sembra essere gravissima e dovrebbe avere la massima diffusione! Se siete interessati a ristabilire la verità perché non parlate di questa notizia assai grave?”

Una cosa interessante da notare è che un atto assai semplice in realtà richiede una rigida divisione dei compiti: i troll/distributori lavorano sempre in coppia. Si dividerà per comodità la coppia in produttore e diffusore. I ruoli sono rigorosamente intercambiabili: un account X pubblicherà la notizia creata con le modalità evidenziate, e un secondo account X invece provvederà a condividerla nel modo più pervicace possibile, spingendosi fino ad usare tecniche di spam come pubblicare la “richiesta di aiuto” nei post X (ex tweet) di replica di ogni singola pubblicazione dei bersagli (agenzie di stampa e debunker) possibili.

C’è un motivo per cui si parla di account e non di persone: oltre alla presenza di account “compromessi” compaiono infatti account evidentemente creati ad arte, con tutti i segnali caratteristici degli stessi.

Si parla quindi di account con date recenti di creazione ed un veloce “turnover” (un account sospeso o bannato, come l’Idra a più teste, non viene mai reclamato o sottoposto a richiesta di appello, ma semplicemente sostituito da altri account) basato su immagini profilo generate con AI e nomi generici, completati da numeri come accade ogni volta si tenta di usare un nome comune come nickname lasciando fare ai meccanismi di autocompletamento.

Un esempio riportato da Checkfirst è ad esempio una “non notizia” costruita intorno ad una foto raccolta da un sito di appuntamenti in lingua russa (pag. 46 del Report). La foto, inizialmente pubblicata su loveplanet.ru è stata pubblicata su Telegram in un curioso assemblaggio coi loghi dell’emittente tedesca BR24, una colonna sonora basata su musiche stock e la narrazione per cui il soggetto della foto viene “ricastato” come un immigrato Ucraino pronto a mangiare i pesci di un acquario tedesco per poi soffrire gli effetti di una forte intossicazione alimentare.

Cosa che ci porta ai temi forti dell’ondata dei Doppelganger esaminata in operatività del report: sostanzialmente narrazioni basate su profughi ucraini rissosi e violenti che agiscono nell’impunità dei governi e nell’odio della popolazione locale, narrazioni a base dell’inefficacia dei governi occidentali e delle loro istituzioni e descrizioni di manifestazioni di odio e insofferenza del popolo.

Un caso di studio apparso dopo la pubblicazione del report ma censito da diversi fact checker è la disinformazione su Imane Khelif, brandita come un doppio bersaglio, in modo da incunearsi sul filone delle fake news contro la Francia e l’Europa e come mezzo per colpire il CIO e i valori occidentali.

L’oggetto dell’azione dell’ondata Doppelganger è da considerarsi duplice: infatti colpisce l’opinione pubblica interna, presentando un fronte Occidentale debole e sfaldato, e comunica con un fronte esterno, offrendo una sorta di comunanza di intenti e un ramo di ulivo a forme di dissenso, anche legate ad ambienti del complotto, trasformando quindi la Rete Doppelganger in una riedizione dell’azione di demotivazione e propaganda di entità come Lord Haw-Haw nella Seconda Guerra Mondiale.

Si può prima di evidenziare gli effetti finali dell’uso di questa tipologia di propaganda sullo stesso fact checking valutare assieme alcune forme evolute apparse dopo la pubblicazione del citato rapporto Checkfirst ma non meno importanti.

Dalla disinformazione generale alla disinformazione elettorale

Una serie di post pubblicati su X nel Settembre appena trascorso hanno portato la propaganda ad un livello più elevato: se per tutta l’estate l’utente medio è stato subissato di post generati con Intelligenza Artificiale e loghi posticci, la macchina della disinformazione ha avuto modo di imbastire un’intera storia usando attori reali e un intero giornale Doppelganger creato dal nulla.

Si parla della storia della povera Alisha Brown, nome si noti assai generico, giovane donna afroamericana che secondo la narrazione sarebbe stata gravemente mutilata in un incidente automobilistico da Kamala Harris, candidata alle elezioni politiche USA 2024 in persona.

La narrazione si è basata su un sito “giornalistico” creato a fine agosto e non rispondente ad alcuna testata registrata. Portale usato come testa di ponte per un video sottotitolato in russo nel quale veniva ripresa la sedicente Alisha su un inquietante sfondo nero, assisa su una sedia rotelle, pronta a giurare che Kamala Harris in persona l’aveva investita con la sua automobile cagionandole lesioni permanenti, per poi inviare in casa della stessa dei non meglio determinati sgherri per minacciarla, in caso avesse rivelato la verità, di pesante conseguenze per la sua famiglia.

“Casualmente” la madre della sedicente Alisha sarebbe spirata per cause naturali a settembre, casualmente ella viene descritta come unica parente in vita liberando dopo undici anni la giovane della paura del ricatto.

Esaminando il video diversi fact checking indipendenti hanno potuto riscontrare come gli spezzoni recitati fossero interpolati da scene prese da diverse fonti su Internet, come una raccolta di immagini di fratture pediatriche pubblicate in uno studio ed un sinistro auto avvenuto nell’Isola di Guam nel 2018.

La narrazione era, ovviamente, un falso, ma privo dei caratteri di ingenuità della prima ondata e per questo particolarmente insidiosa.

Video simili hanno accompagnato come un’ombra l’intera campagna elettorale: a fine ottobre un video diffuso con le medesime modalità ha invece ritratto un presunto profugo di Haiti (categoria demografica sotto attacco nella propaganda con accenti simili a quelli usati nei post rivolti all’Europa per gli Ucraini) intento a millantare di aver potuto votare più volte per il candidato Democratico costringendo l’Intelligence a dover intervenire surrogandosi e certificando il fact checking. Nello stesso periodo, un ulteriore video legato asseritamente alla stessa fabbrica del Troll, Storm 1516 , ha mostrato invece la distruzione di una serie di schede elettorali, pubblicata su X con la tecnica dubitativa del “sono un cittadino preoccupato, esigo che mi sia sottoposto il fact checking di questa notizia gravissima che per questo continuerò a pubblicare”.

Sia pur non direttamente misurabili, gli effetti di ogni tipo di propaganda, sono un vulnus evidente non solo alla democrazia, ma alla stessa capacità decisionale: le notizie doppelganger sono notizie di pancia, che parlano all’istinto ed all’odio quel tanto che basta per seppellire la ragione.

E replicare è un gioco a somma zero, anzi in netta perdita per chiunque non sia il doppelganger.

Strano gioco: l’unica mossa vincente è non giocare

Il gioco in questione è infatti un gioco truccato: i lettori più attenti avranno compreso perché in ogni caso a vincere è il troll. I lettori ancora più attenti avranno notato dettagli Il troll vince perché combina il potere della Legge di Brandolini o dell’asimmetria delle sciocchezze con la forma più pura dell’Effetto Streisand.

Una volta che il troll seminatore è riuscito a piazzare la sua richiesta di debunking in quanto cittadino preoccupato, ed una volta che l’ha fatto su un profilo social pubblico è fatta. Quello che conta per il pubblico di riferimento è che la notizia alterata, parassitando circuiti di informazione ben più visibili, si è spostata velocemente e lo stesso atto di richiesta di fact checking sarà considerato un tentativo di censura a prescindere.

Se il fact checker risponderà, ed anche questo è un caso già studiato, una narrazione secondaria per cui le notizie Doppelganger erano in realtà notizie legittime espunte dalle testate citate perché “contrarie alla narrativa mainstream” è già stata applicata. Se il fact checker non risponderà invece, prevarrà la narrativa di un mainstream lontano dai bisogni dei cittadini preoccupati e incline a rifiutare di prestare loro ascolto, coi doppelganger che si accrediteranno come unici enti a loro favorevoli.

Anche in caso di risposta complessa una seconda notizia doppelganger potrà servirsi in modo strumentale del fact checking, dichiarando ad esempio che una notizia dichiarata non verificabile perché priva di fonti verificabili è stata dichiarata probabilmente sia vera che falsa.

Inoltre come precedentemente esaminato, il tempo per costruire una fake news è di molto inferiore a quello necessario per smentirne una: le fabbriche del troll lavoreranno quindi a getto continuo, spingendo i fact checker a lavorare per la FOMO, la Fear of missing out, la paura di non essere sul pezzo e di essere sopravanzati da altri agenzie. Al riguardo noterete tra le fonti come sovente la stessa non-notizia viene affrontata da diverse testate e gruppi di fact checking, moltiplicando il numero di risorse sottratte all’analisi di notizie più rilevanti.

Una delle possibili soluzioni emerse nel report è creare un archivio di email e comunicazioni sospette, munendo giornalismo e fact checking di un personale in grado di scremare le comunicazioni sospette e segnalare alle piattaforme di moderazione dei vari social gli account più sospetti, usando gli strumenti di mitigazione offerti dalle stesse (ban, silenziamento, facoltà di nascondere commenti e post), dando all’utente finale compiuta informazione su come evitare contatti e ascolto con i cittadini preoccupati nelle sezioni post e commenti.

Diventa inoltre vitale un coordinamento tra enti e istituzioni: la duplicazione è una forma della Legge di Brandolini, e diventa inutile riscrivere lo stesso fact checking della stessa fake news di brevissima durata.

È un gioco che non può essere vinto, ma almeno ognuno ha facoltà di scegliere le sue battaglie.

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