Il metaverso, la nuova Internet e il nuovo mondo di Meta, compie un nuovo passo avanti in quella direzione che, secondo le intenzioni di Mark Zuckerberg, punta a reinventare il mondo del lavoro. A questo scopo ha lanciato Meta Quest Pro, la prima gamma di visori dedicata al mondo dei professonisti, come designer e contect creator, a 1799 euro dal 25 ottobre.
Il Ceo di Meta, co-fondatore di Facebook, vede il metaverso come nuova esperienza sociale. Ma a svelarne la vera declinazione è l’accordo con Microsoft: il focus è sul lavoro.
“A un anno dall’annuncio”, tuttavia, commenta Carolina Milanesi (Creative Strategies), “non abbiamo visto una progressi del metaverso, ma un miglioramento di Virtual Reality”, invece “la collaborazione con Microsoft è forse la cosa più interessante che è emersa dalla presentazione di Zuckerberg”.
Come metaverso reinventerà il mondo del lavoro, forse
Il fondatore di Facebook sembra sempre più lontano dall’intenzione di competere con TikTok, che sta sottraendo giovani utenti al suo social e ad Instagram. Mark Zuckerberg sembra anche disinteressarsi delle modifiche alla privacy da parte di Apple, costate care a Facebook, che ha perso miliardi di dollari di fatturato advertising. Alla Mela di Cupertino ha solo riservato una frecciatina: “non è una scelta altruistica come Apple afferma”. Ma da questa sconfitta ha tratto una lezione: non dipendere mai più dai vendor di hardware.
Infatti ora l’imprenditore 38enne, che ha occhi solo per il suo metaverso, realizza in casa il nuovo visore Quest Pro, un dispositivo dedicato all’utenza professionale, a scaffale dal 25 ottobre a partire da quasi 1800 euro.
“Aspetto interessante è l’ammissione che non tutti si potranno permetter un headset VR (come Meta Quest Pro, ndr) al prezzo a partire da 1500 dollari”, in Italia 1799 euro, conclude Milanesi di Creative Strategies. Da questo punto di vista, Meta Quest 2 da 399.99 dollari non è economico, ma forse più a portata di una platea più ampia di persone.
Joanna Stern del Wall Street Journal ha testato il Quest Pro, apprezzandone la maggiore leggerezza e maneggevolezza rispetto al Quest 2, tuttavia la batteria non dura più di due ore. Invece il giornalista statunitense Casey Newton si è lamentato di una lieve nausea nelle due ore successive alla sperimentazione.
Ma l’altra novità riguarda gli avatar che guadagnano le gambe. Inoltre, gli utenti dovranno concedere un esplicito consenso per tracciare le espressioni facciali col visore di Meta.
Consob: i rischi del metaverso nella finanza
Il presidente della Consob, Paolo Savona, in una dichiarazione di qualche giorno fa, ha ravvisato rischi legati al metaverso nella finanza. Servono regole prima per mitigare i rischi. Ritiene che il funzionamento del mercato e delle sue istituzioni richieda un riesame, per ricondurre nell’ambito di un terreno legittimo ciò che sta avvenendo.
Paolo Savona teme che i rischi già messi a fuoco possano esplodere in dimensione sistemica. Come è successo nel 2008 con i derivati complessi. Ma anche sulle orme di ciò che è avvenuto più volte nei secoli passati, “come la storia economica ricorda”.
Occorre definire “una metaeconomics che vada al di là di un’economics with cryptocurrency”. Lo ha affermato il presidente di Consob nel convegno “Financial regulatory and supervisory authorities facing the Metaverse” all’università Luiss.
Quali lavori con e nel metaverso
Ma tutte queste novità convergono sulla possibilità di reinventare il lavoro con il metaverso.
Per fare cose?
- Riunioni più efficaci per esempio. La società di Menlo Park, infatti, spiega in una nota che “invece di essere confinati alle dimensioni della vostra scrivania, potete creare un grande spazio di lavoro virtuale”. Un ambiente “con più schermi sparsi intorno a voi, pur continuando a usare la vostra tastiera e il vostro mouse in applicazioni di produttività come Immersed”.
- E non solo. Anche co-desing di prodotti. “Se siete designer di mobili, potete realizzare in tempo reale modelli 3D dettagliati lavorando insieme ad altre persone con Arkio e Gravity Sketch, e poi vedere come stanno nel vostro salotto di casa”, continua la nota di Meta: “Gli sviluppatori possono creare oggetti virtuali che interagiscono con lo spazio fisico, anche in esperienze nello stesso spazio in cui due o più persone possono giocare o lavorare insieme in Vr mentre si trovano nello stesso spazio fisico”.
- Ma il metaverso ha interessanti potenzialità anche nell’ambito delle risorse umane. La caccia di competenze e talenti da immettere nel mondo del lavoro passa anche da qui. “Per quanto riguarda gli hardware”, spiega commenta Gianluca Polegri, Direttore Digital Solution di Engineering”la tecnologia, che negli ultimi anni ha fatto passi da gigante, ha raggiunto un grande livello di maturità a fronte di una bassa adoption (basti pensare ai visori VR). Nella nostra esperienza in ambito Human Resources, il digital, adottando principi di human-centric design nella costruzione di asset e processi, ha dato un boost alla gestione dei talenti con un’accelerazione decisiva verso la virtualizzazione venuta dall’emergenza Covid. Quello che vediamo, ad esempio nella fase di interview, è il cambiamento dell’interazione verso il candidato, o verso i gruppi con cui interagisce la funzione HR. Qui il Metaverso introduce un elemento di interazione in più, si creano delle possibilità più mirate nell’ambito delle dinamiche di gruppo come ad esempio la gamification, e in generale alla misura dei comportamenti sociali”.
“Chiaro è che adesso è una componente secondaria che non sostituisce l’aspetto umano; tuttavia, quando le tecnologie saranno più mature e verosimili, quando gli avatar saranno più verosimili agli aspetti e alle movenze umane, si andrà verso un affiancamento dello spazio reale allo spazio immersivo. Tutti questi elementi, combinati uno con l’altro, suggeriscono quello che possiamo aspettarci dal Metaverso sui temi di talent management”, mette in evidenza Polegri. Dunque, la conquista delle gambe da parte degli avatar s’inquadra in questa prospettiva.
Le collaborazioni del metaverso nel mondo del lavoro
Finora sappiamo che il metaverso non verrà realizzato da una sola azienda, ma il primo accordo importante è con Microsoft.
L’alleanza con Microsoft porterà sui visori Windows 365 e Teams l’anno prossimo. Anche Microsoft non scommette soltanto sul suo visore Hololens, ma guarda a Meta per una collaborazione fruttuosa.
Altro accordo è quello con Zoom: da inizio 2023 si interfaccerà con Horizon Workrooms. Come in pandemia, ma questa volta con gli avatar, i nuovi dotati di gambe.
Ma forse, l’altra collaborazione con forti potenzialità, dopo Microsoft, è quella, già avviata, con Accenture. Il gruppo vuole far sbarcare i visori dentro le aziende, per la formazione dei dipendenti.
“Attualmente, diverse aziende stanno lavorando sul loro proprio Metaverso”, sottolinea Gianluca Polegri, “focalizzandosi sui loro core business. Alcuni ambiti sono chiaramente sono più pronti i altri (si pensi al retail, alla sanità, al turismo); altri dipendono dall’evoluzione che avrà la tecnologia. Tuttavia, oggi è difficile dire se azienda, il Metaverso ha le potenzialità di cambiare il mondo del lavoro. Però abbiamo abbastanza elementi per iniziare a pensare in modo critico e strategico all’attitudine che ogni organizzazione dovrebbe assumere”.
“Ciò porterà a guardare a nuovi modi per relazionarsi verso ogni stakeholder”, continua Polegri, “sia nelle interazioni verso i propri clienti che verso i propri partner”.
“Questa evoluzione, per diventare reale innovazione, dovrà uscire dai confini che oggi le poniamo. In questo senso, il metaverso potrebbe essere la base di una vera rivoluzione digitale. In definitiva, la digital transformation e l’evoluzione dei business sono legate al miglioramento del mondo in cui viviamo e al modo in cui ci relazioniamo. La nostra responsabilità oggi è quella di esplorare le frontiere. Far progredire la tecnologia per fare strada a uno stile di vita migliore e più sostenibile”.
I problemi di Meta
Un anno fa l’allora Ceo di Facebook Mark Zuckerberg annunciava che cambiava il nome della società in Meta e che sarebbe diventata una “metaverse company”. Dopo un anno, vissuto fra scetticismo, confusione e frustrazione, misuriamo il flop di Meta nella mancanza di una strategia coesa. Costata cara: 10 miliardi di perdite nella divisione VR/AR, il crollo del 60% del titolo in Borsa, il flop di Horizon World, un’app piena di bug e impopolare, messa in lockdown per ri-crearla.
Alcuni investitori nutrono scetticismo nella capacità di Meta di capitalizzare subito il metaverso, anche se altri ritengono che sul mondo digitale di realtà immersiva, Meta abbia forse solo sbagliato il timing, perché il metaverse è il futuro del computing. “Uno spazio virtuale con un impatto reale”, come recita il messaggio pubblicitario.
“La promessa di un mondo tutto digitale sembra un po’ più limitata ad un mondo virtuale ma anche aumentato”, continua Milanesi, esperta internazionale di strategie di Consumer Tech, ex vice presidente di Gartner ed ex capo della ricerca presso Kantar. “In un certo modo il mondo virtuale arriva prima del mondo aumentato perché è più semplice”, ipotizza Milanesi, “ma a lungo termine il mondo aumentato prevarrà sul mondo virtuale perché più utile e più facile da gestire”.
Infatti il nuovo visore può sovrapporre il mondo fisico a quello virtuale, andando a creare la Mixed reality, quella realtà mista su cui anche Microsoft HoloLens lavora da anni.
Il successo di Meta dipende dalla capacità della società di portare VR e AR a più persone possibili. Ma lo scorso luglio la Federal Trade Commission (Ftc) ha bloccato l’acquisizione di Within, popolare sviluppatore di app di fitness nel VR. Zuckerberg ha definito la mossa dell’Authority errata sotto ogni punto di vista, ma intanto dovrà lavorare sulla sua immagine pubblica per recuperare la popolarità e l’affidabilità appannate.
I dati di mercato
Il mercato VR conta 15 milioni di visori VR venduti, di cui il modello di Meta è il casco più popolare. L’app Meta Quest vanta 21 milioni di download su iOS ed Android, secondo Sensor Tower. Invece Horizon World ha fallito, fermandosi a 300 mila utenti attivi al mese, contro 2,9 miliardi di utenti attivi al mese su Facebook.