l’analisi

Le debolezze della strategia UE sul metaverso



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La strategia dell’UE per il metaverso, pur rappresentando un ambizioso progetto di avanguardia, rimane un’impresa complessa e sfaccettata. È evidente che l’Unione Europea si sta muovendo con determinazione verso l’esplorazione di questo nuovo territorio, ma come rivela un’analisi del Centres for European Policy Network, il piano presenta alcune debolezze evidenti. Vediamo quali

Pubblicato il 19 gen 2024

Stefano Milia

Direttore esecutivo Centro politiche europee (CEP-Roma)



metaverso

La strategia della Commissione europea (Comunicazione COM (2023) 442 del 11 luglio 2023), dal titolo “Un’iniziativa UE su Web 4.0 e i mondi virtuali: muoversi in anticipo verso la prossima transizione tecnologica” delinea le misure ipotizzate per favorire la crescita e l’utilizzo di quella tecnologia più comunemente conosciuta come “metaverso” all’interno dell’UE, allineandosi in tal modo anche agli obiettivi formulati nel programma “Decennio Digitale dell’UE”.

Strategie Ue sul metaverso: obiettivi e ambizioni

L’obiettivo perseguito sarebbe quello di creare ambienti Web 4.0 e virtuali che aderiscano ai valori e ai diritti fondamentali dell’Unione Europea, garantendo la sicurezza e la tutela dei diritti delle persone, facilitando al contempo lo sviluppo di imprese europee innovative in questo settore. I mondi virtuali offrono, infatti, potenzialmente numerose opportunità per le aziende e vantaggi per gli utenti, ma comportano anche dei rischi, ad esempio per quanto riguarda la concorrenza e la sicurezza informatica.

Per garantire che i benefici di queste tecnologie digitali siano realizzati nel modo più completo possibile ed evitando i rischi, risulterebbe però necessario adattare il quadro di politica economica già in una fase iniziale, altrimenti, le potenti aziende digitali americane stabiliranno gli standard pure in questo settore e proteggeranno successivamente la loro posizione di mercato. In un tale scenario, queste nuove tecnologie, inoltre, potrebbero non più riflettere adeguatamente i valori europei, ad esempio non proteggendo abbastanza la privacy dei consumatori.

Il quadro politico deve poi anche garantire che gli investimenti necessari nelle infrastrutture siano effettuati in quantità adeguata e con sufficiente velocità. In particolare, affinché queste tecnologie fioriscano nell’UE, sono necessari investimenti sostanziali in reti 5G e 6G a bassa latenza ed elevata larghezza di banda e in tecnologie come l’edge computing, ambiti in cui però lo stesso primo rapporto dell’UE sullo Stato del Decennio Digitale registra altresì considerevoli ritardi.

I margini di miglioramento della strategia Ue

In una recente analisi, il Centres for European Policy Network (CEP) arriva  alla conclusione che, sia da un punto di vista economico che da quello giuridico, la strategia UE mirata al metaverso sollevi ancora diverse perplessità e abbia quindi ancora grandi margini di miglioramento.

La necessità di una terminologia meno ambigua

In primo luogo, servirebbe l’uso di una terminologia meno ambigua. Senza una definizione universalmente condivisa quale “Web 4.0” o la stessa definizione “mondi virtuali” si potrebbero presentare diversi malintesi anche in grado di ostacolare la cooperazione internazionale. Concetti chiari e universalmente accettati sono fondamentali per promuovere la collaborazione internazionale, che è necessaria, in quanto l’imposizione unilaterale di standard solamente tramite un “effetto Bruxelles” nel campo del metaverso appare sempre più improbabile.

Più chiarezza sul ruolo Ue nella definizione degli standard per il metaverso

In secondo luogo, la strategia proposta manca di chiarezza sul modo concreto in cui l’Europa intende ottenere un’influenza nella definizione degli standard del metaverso, soprattutto quando aziende non europee come Meta ed Epic Games dominano il settore. Tale concentrazione di influenza solleva infatti preoccupazioni sulla reale competitività dell’UE, ma anche sulla sovranità nell’accesso ad uno o più futuri metaversi.

Per contrastare questa minaccia, la Commissione dovrà – come in parte dimostrato all’Internet Governance Forum di Kyoto contribuire, in modo proattivo,  alle organizzazioni internazionali che sviluppano standard comuni per il metaverso, come la Open Metaverse Alliance for Web3 (OMA3), il World Wide Web Consortium (W3C) e la Open Metaverse Foundation (OMF) e prendere in considerazione investimenti pubblici strategici nell’infrastruttura gigabit, soprattutto in relazione allo sviluppo di nodi edge. Poiché anche gli standard tecnici per i mondi virtuali potrebbero essere di importanza strategica, l’UE dovrebbe poi anche garantire un maggiore coordinamento politico transatlantico in materia di standardizzazione nel Consiglio per il Commercio e la Tecnologia (TTC) UE-USA.

Competenze e innovazione, la Ue deve fare di più per attrarre i talenti

In terzo luogo, l’approccio della strategia allo sviluppo delle competenze sembra essere concepito dall’alto verso il basso, piuttosto che riconoscere la natura bottom-up dell’attrazione dei talenti. L’UE dovrebbe concentrarsi sulla promozione di un ambiente favorevole all’innovazione e cooperare più strettamente con gli Stati membri per attrarre e trattenere persone qualificate. Gli informatici qualificati sono attratti soprattutto da aziende innovative con tecnologie all’avanguardia.

Concorrenza nel metaverso: servono regole ad hoc

 In quarto luogo, la strategia non affronta esplicitamente gli aspetti della politica di concorrenza e omette alcuni aspetti cruciali relativi al finanziamento di un solido piano di sviluppo. Poiché attualmente è difficile prevedere se emergeranno nuovi problemi di posizione dominante e di gate-keeping nel metaverso, i responsabili politici dell’UE dovrebbero concentrarsi sull’applicazione delle norme attuali della politica di concorrenza e sull’eventuale aggiornamento dei regolamenti esistenti, come l’EUMR e il nuovo DSA ed eventualmente anche il DMA, prima di considerare una legislazione specifica sulla politica di concorrenza per il metaverso. In generale l’attuale mancanza di personale specializzato mette in dubbio anche la solida applicazione della legislazione già esistente in questo campo, come ad esempio il GDPR. Inoltre, alcune delle azioni menzionate dalla Commissione nel proprio piano rimangono ancora eccessivamente vaghe.

Secondo il CEP, comunque, tale approccio verso la promozione di un “ecosistema metaverso europeo” non richiede ancora attualmente la formulazione di un quadro regolamentare completo, cioè una sorta di Metaverse Act” dell’UE, come anche alcuni ipotizzano.

Questo è particolarmente vero perché il metaverso non nascerà in un colpo solo – non ci sarà un “prima del metaverso” o un “dopo il metaverso”. Al contrario, emergerà nel corso del tempo, man mano che diversi prodotti, servizi e capacità verranno integrati e si fonderanno tra loro. Man mano che gli aspetti del metaverso si concretizzano, sorgeranno probabilmente questioni legali quasi di natura “rivoluzionaria” che però non sono ancora prevedibili. Il processo non avverrà tutto in una volta, ma sarà dinamico e costante. Inoltre, sarà per lo più specifico per settore concreto di utilizzo, il che significa che una “legge sul metaverso” uniforme non avrebbe un obiettivo sufficientemente definito in questo momento.

Conclusioni

In conclusione, gli aspetti legati all’applicazione delle leggi risulteranno comunque cruciali, ma la Strategia UE-Metaverso manca di un esame più approfondito e completo di questo aspetto, di cui dovranno occuparsi sia l’UE che gli Stati membri.

In termini di politica “regolatoria”, non si tratta quindi di creare una nuova legislazione, ma piuttosto di garantire l’effettiva applicazione delle normative esistenti, anche in questo particolare ambito. Sono necessari standard europei – se non piuttosto globali – per garantire che i diritti delle persone, indipendentemente dalla loro tipologia, ad esempio consumatori, dipendenti o organizzazioni per la protezione dei dati, a dispetto del luogo nel quale vivano o agiscano, possano risultare effettivamente protetti, soprattutto nei casi transfrontalieri.

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