L’avanzamento tecnologico degli ultimi decenni in campo spaziale ha permesso di avere a disposizione una quantità di dati satellitari molto ampia. Questa disponibilità ha permesso di introdurre in giudizio tali dati ai fini istruttori. In particolare, si tratta delle immagini satellitari che, grazie alla loro visione privilegiata della superficie terrestre, costituiscono un importante elemento probatorio. Anche in Italia si sta costruendo, giudizio su giudizio, una giurisprudenza ad hoc riguardante questa tipologia di dato.
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I fornitori di immagini spaziali
I provider di immagini satellitari sono attualmente diversi a livello globale, da istituzioni come l’Agenzia Spaziale Europea con la costellazione Copernicus, che rende disponibili le immagini tramite una politica free and open, sino a provider commerciali come Airbus con la costellazione Pléiades NEO.
Ad oggi, in Italia, le immagini che più sono utilizzate nei procedimenti provengono da Google, nello specifico dalla funzione Google Earth. È necessario precisare che le immagini derivanti da questa piattaforma non sono in realtà solo immagini satellitari, bensì un insieme di dati di diversa provenienza, al fine di garantire la massima resa: perciò si parte da immagini satellitari, recepite dalle costellazioni Copernicus e Landsat, immagini aeree, fino ad immagini più dettagliate grazie all’attività di Street View che Google porta avanti da ormai qualche anno in ambiente cittadino.
Di fatto, Google Earth è forse il provider più conosciuto per questo tipo di dato, anche se non opera direttamente con satelliti in orbita per Osservazione della Terra. Inoltre, è tra le piattaforme più accessibili, sia in termini economici (i dati forniti sono gratuiti) sia in termini di facilità di acquisizione (dal sito, individuando l’area geografica di riferimento). È per questi motivi che Google Earth risulta lo strumento più utilizzato come prova nei procedimenti giudiziari.
La valenza probatoria delle immagini satellitari
La Corte di Cassazione si è pronunciata in merito al valore probatorio delle immagini tratte da Google Earth, affermando che le fotografie ritratte da Google hanno la valenza di prova precostituita e le cose da esse rappresentate si devono ritenere conformi alla verità (Cass. civ., Sez. VI – 5, Ordinanza, 10/01/2020, n. 308).
Nell’ambito del processo civile, tale statuizione ha importanti conseguenze: le prove precostituite sono quelle formate in un momento anteriore al giudizio. Tali prove possono essere introdotte nel processo senza necessità di una previa approvazione da parte del giudice. Esse si differenziano dalle prove costituende (ad esempio, la testimonianza) in quanto queste ultime si formano all’interno del giudizio e possono essere introdotte solo se ammesse dal giudice.
La Cassazione ha inoltre attribuito a dette immagini una particolare “forza”, affermando che per inficiare l’efficacia probatoria dei dati tratti da Google non è sufficiente la semplice contestazione dei fatti, ma è necessario un disconoscimento.
Oltretutto, il disconoscimento deve essere effettuato tramite elementi chiari, circostanziati ed espliciti, tali da far comprendere che le cose raffigurate nella fotografia non rappresentano la realtà.
Deve essere inoltre evidenziato che, in caso di disconoscimento, le immagini avranno comunque il valore di presunzione semplice per cui il giudice potrà in ogni caso valutarne il contenuto ai fini della decisione.
In altre parole, se non vi è disconoscimento tali immagini costituiscono una piena prova, conseguentemente il giudice sarà vincolato, per cui dovrà necessariamente ritenere accertato quanto raffigurato nelle immagini tratte da Google Earth. Se invece vi è disconoscimento tali immagini costituiranno una presunzione semplice, pertanto il giudice potrà valutarle liberamente, quindi – seppure egli non sia più vincolato rispetto a tali immagini – potrebbe comunque ritenere accertato quanto raffigurato secondo il proprio prudente apprezzamento, in particolare se le presunzioni sono gravi, precise e concordanti.
Quindi secondo la Corte di Cassazione Civile le immagini satellitari possono essere liberamente introdotte in giudizio ed hanno una rilevante efficacia probatoria.
Le immagini satellitari nel processo tributario
Oltre che in ambito civile, le immagini satellitari sono risultate utili anche in altri rami del diritto.
Nel processo tributario la giurisprudenza ha stabilito che deve ritenersi legittimo l’accertamento operato dall’Agenzia delle Entrate, la quale aveva rilevato l’inattendibilità delle dichiarazioni di una società, confrontandole con i reperti fotografici satellitari del sistema Google Earth (Comm. trib. prov. Toscana Pisa, Sez. II, Sent., 26/11/2007, n. 136).
L’Agenzia delle Entrate ha sottoposto a verifica la suddetta società, nel corso di controlli relativi al servizio di rimessaggio ed attracco per imbarcazioni da diporto lungo il fiume Arno. Nel corso di tali verifiche l’Agenzia delle Entrate, tramite Google Earth, ha potuto rilevare che nel 2003 la società aveva emesso 30 fatture, mentre dalla rilevazione satellitare risultava la presenza di almeno 78 imbarcazioni.
In sede penale la Corte di Cassazione ha stabilito che, in tema di reati edilizi, i fotogrammi scaricati da Google Earth costituiscono prove documentali pienamente utilizzabili in giudizio. Conseguentemente la Corte ha stabilito che gli stessi sono senz’altro valutabili come indizi al fine di accertare la sussistenza di un abuso edilizio (Cass. pen., Sez. IV, 27/04/2021, n. 20109).
I limiti delle immagini satellitari
Il sistema Google Earth è stato quindi ampiamente utilizzato per numerosi giudizi. Detto sistema però ha mostrato limiti evidenti. In particolare, non è sempre disponibile una data certa, ciò in quanto l’immagine, come anticipato in precedenza, è costruita da un insieme di dati diversi per permettere all’utente di Google di beneficiare di una visione più dettagliata sulla piattaforma. Inoltre, Google Earth fornisce immagini con una risoluzione molto elevata solo in ambito cittadino, dove utilizza tutta la pletora di strumenti a sua disposizione, mentre in zone più remote il livello di risoluzione si ferma a quello delle immagini satellitari recuperate dalle costellazioni sopra citate.
In merito a tali limiti si richiama il caso di un condominio che aveva la necessità di dimostrare il danno causato dall’impresa edile nella realizzazione dei lavori di ristrutturazione dell’immobile condominiale.
Nello specifico, il condominio intendeva dimostrare la diversità di posizionamento delle nuove aperture di aerazione rispetto a quelle esistenti in precedenza. Al riguardo la Corte di Cassazione ha osservato che il consulente tecnico d’ufficio non aveva potuto verificare se le aperture di aereazione collocate dall’impresa edile fossero state effettivamente posizionate più in basso rispetto a quelli antecedenti. Ciò in quanto le valutazioni del consulente erano fondate unicamente sul raffronto tra il verbale di sopralluogo del Direttore Lavori del 8 gennaio 2016 e le immagini aeree storiche del fabbricato, consultate attraverso la piattaforma di Google Earth.
Al riguardo la Corte ha evidenziato che il verbale di sopralluogo del Direttore Lavori costituisce prova della presenza del vizio in questione in data 8 gennaio 2016, ma non permette di escludere che tale difetto fosse presente anche in precedenza.
Quanto alle immagini fotografiche di Google Earth, la Corte ha affermato che le stesse risultano di non agevole lettura e non è possibile stabilire quando siano state scattate. Conseguentemente non forniscono una prova solida dello stato dei luoghi antecedente all’attività dell’impresa edile (Corte d’Appello Torino, Sez. II, Sent., 28/03/2022, n. 344).
Per sopperire alle carenze di Google Earth sono attualmente disponibili immagini satellitari con una più alta risoluzione, come quelle della già citata costellazione Pléiades NEO (Airbus), che è lo strumento satellitare con la miglior risoluzione attualmente disponibile (30 cm) e con soddisfacenti tempi di revisita. Non vi è però la disponibilità di un ampio archivio storico poiché tale costellazione è stata lanciata nel 2022. Pertanto, gli strumenti più sofisticati potranno essere utilizzati in giudizio solo in un prossimo futuro.