filosofia e morte

Le trasformazioni digitali dei riti funebri: tutte le innovazioni

Le modalità di utilizzo delle attuali tecnologie digitali per modernizzare le ritualità funebri e le forme di custodia della memoria del morto sono infinite, spesso molto bizzarre. Tra Qr code sulla tomba, funerali in streaming, ologrammi, cimiteri hi-tech, medaglioni con i video del caro estinto. Ecco cosa ci aspetta

Pubblicato il 22 Feb 2019

Davide Sisto

Università di Trieste

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Siamo prossimi a un’epoca (o in molti casi ci siamo ci immersi dentro) in cui anche le ritualità funebri saranno ad alta densità tecnologica. Dal Qr Code sulla tomba a cimiteri già completamente hi-tech come il Ruriden di Tokyo, dalla possibilità di stampare su vinile le ceneri dei defunti cremati, personalizzandolo con la propria musica preferita, sono infinite e  molto bizzarre (a volte distopiche) le modalità di utilizzo della tecnologia per ricordare i defunti.

Partiamo dalle origini

In un articolo anonimo del 1896, intitolato Voices of the Dead, viene esaltata l’invenzione del fonografo come una vittoria contro la morte. Il Tristo Mietitore sembrerebbe, infatti, aver perso alcuni dei suoi pungiglioni a partire dall’istante in cui l’uomo – grazie all’innovazione tecnologica – è riuscito a trattenere con sé e per sempre le voci dei morti. Qualche anno dopo, nell’Ulisse di Joyce, Leopold Bloom dice tra sé e sé che bisognerebbe mettere un grammofono in ogni tomba o, comunque, tenerne uno in casa. In tal modo, la domenica dopo pranzo, lo si accende e si ascolta la voce del trisnonno. “Ti ricorda la voce come una fotografia ti ricorda un viso. Sennò non ti ricorderesti un viso dopo, mettiamo, quindici anni”.

Il fonografo e il grammofono sono, a fine Ottocento, la conferma definitiva di ciò che si è sempre saputo: lo statuto proprio del morto consiste nell’incarnazione della presenza di un assente. Egli, morto psicofisicamente, rimane in eterno vivo in virtù dei libri, delle lettere, dei ritratti, delle immagini fotografiche che, prodotte nel corso della vita, sopravvivono alla sua fine. Nel romanticismo tedesco del XIX secolo questa incarnazione della presenza di un assente è rappresentata dalla teoria dominante della Geisterwelt, il Mondo degli Spiriti, il quale si intreccia strettamente e senza possibilità di separazione con la Naturwelt, il Mondo della Natura. «Il Mondo degli Spiriti – esclama enfaticamente il Saggio (Emanuel Swedenborg?) nella prima parte del Faust di Goethe – non è sbarrato; la tua mente è chiusa, il tuo cuore è morto!» (v. 444); esso, ribadisce Novalis nell’Allgemeines Brouillon, «ci si è in effetti già dischiuso – Esso è sempre manifesto – Se improvvisamente divenissimo così elastici come sarebbe necessario, ci vedremmo in mezzo a loro» (af. 329). Schelling a sua volta, volendo giustificare la sua concezione della filosofia come un Tutto organico, ritiene inevitabile la presenza di un collegamento continuo tra l’aldilà e l’aldiquà, sottintendendo in tutti i suoi scritti un’integrazione armonica tra il mondo della natura e il mondo degli spiriti. Non più presenti in carne e ossa, i morti – a volte sotto forma di spettri, a volte con le sembianze degli spiriti – non smettono di tener compagnia ai vivi.

Il mondo degli Spiriti racchiuso nel Pc

Ora, nel XXI secolo il Mondo degli Spiriti è racchiuso dentro i nostri computer, smartphone, tablet, in quanto contenitori di una quantità incalcolabile di dati e di informazioni personali che produciamo quotidianamente all’interno dei social network, nei blog e, in linea generale, in ogni spazio privato del web. Ormai convinti che sia un modo di pensare errato quello che fissa una rigida barriera tra la dimensione online e quella offline delle nostre vite, stiamo progressivamente sottoponendo a una metamorfosi significativa i nostri “oggetti” personali, sempre meno fisici e sempre più digitali. Ciò ha ovviamente una ripercussione profonda sulle modalità di concepire le ritualità funebri, mai come oggi in radicale trasformazione.

Se poteva far sorridere, a inizio Novecento, l’idea di porre un grammofono all’interno della bara del trisnonno, oggi ci siamo spinti ben oltre, prossimi a vivere un’epoca in cui le ritualità funebri saranno innovative e radicalmente hi-tech.

Un Qr Code sulla tomba: pro e contro

Già diffusa in Gran Bretagna, negli Stati Uniti e in diversi paesi del nord Europa è l’applicazione sulle tombe di un Qr Code, incollato con un adesivo che resiste a tutte le condizioni atmosferiche. Una volta abbinato al Qr Code il profilo social del defunto (Facebook, Twitter, Instagram) o la pagina del suo blog personale, il parente o l’amico, ma anche lo sconosciuto particolarmente curioso, passa il proprio smartphone o tablet sul codice e accede, così, a tutte le sue informazioni biografiche. Quindi, alle sue immagini, ai vari post scritti nel corso degli anni, ai video che ha registrato. Il Qr Code sulla tomba è un modo decisamente semplice di unire insieme tradizione e innovazione. Se, finora, le informazioni sulle tombe dei defunti sono misere – luogo e data di nascita e di morte, tutt’al più la professione svolta – a breve disporremo di un materiale biografico esaustivo del caro estinto, creando un ponte tra i riti funebri e, per esempio, l’idea di Facebook come enciclopedia dei morti. In Italia il tema sta cominciando lentamente a prendere piede. Un caso interessante è quello di Luca Pais Becher, il quale ha preparato una breve autobiografia in cui descrive, oltre alla sua vita, la malattia tumorale che lo ha colpito. Chiede, quindi, alla moglie di pubblicarla il giorno della sua morte, rendendola l’Homepage definitiva del suo blog personale. Il blog è ora accessibile a tutti i visitatori del cimitero di Volpago, comune in provincia di Treviso, in cui l’uomo è seppellito. Sulla sua tomba, infatti, la moglie ha posizionato un Qr Code che permette a chiunque disponga di uno smartphone di accedere alla sua storia personale contenuta nel blog. Una volta entrati nel suo spazio virtuale, leggiamo queste parole:

«il mio augurio è che tutti possano vivere una vita felice, piena di piccole e grandi avventure, contornata di amore e di affetto, come quella che ho vissuto io. Se vuoi conoscermi di più leggi qui…».

La principale controindicazione del QR Code sulla lapide concerne la manutenzione: occorre cioè controllare costantemente che il sito web a cui rimanda il codice funzioni, che nei cimiteri la connessione dati e il wi-fi siano sempre attivi, che il sistema non diventi obsoleto con le evoluzioni delle tecnologie digitali e telematiche. Ma, di fatto, basta esserne consapevoli, non smettere di coniugare insieme innovazione e tradizione e fare costantemente il backup del materiale biografico del morto su dispositivi che ne garantiscano la durata. Come i loculi tradizionali sono soggetti all’esumazione e all’estumulazione, così i loculi digitali rischiano di non funzionare a causa dell’obsolescenza tecnologica. In entrambi i casi è decisiva la cura da parte dei parenti e degli amici.

Cimiteri hi-tech

Il Qr Code riguarda la singola tomba all’interno di un cimitero tradizionale, dunque il suo uso dipende dalla scelta della singola persona. Sono, ora, già presenti nel mondo cimiteri totalmente hi-tech. Il più noto è il cimitero Ruriden di Tokyo: al suo interno vi sono circa duemila statuette di Buddha, illuminate da luci a LED, che cambiano colore e disegno a seconda della stagione e delle condizioni meteorologiche. Le statuette sono collocate dentro una teca di vetro trasparente, ciascuna delle quali rappresenta un defunto. I parenti dispongono di una smart card con la quale illuminare la statuetta dell’amato e accedere alle informazioni biografiche tramite un computer.

Video e vinili per ricordare il caro estinto

Le modalità di utilizzo delle attuali tecnologie digitali per modernizzare le ritualità funebri e le forme di custodia della memoria del morto sono infinite, spesso molto bizzarre. L’Hereafter Institute, in collaborazione con il Los Angeles County Museum of Art (LACMA), ci insegna che tenere al collo la medaglietta con la piccola fotografia del caro estinto è una pratica del passato. Adesso, possiamo usufruire di un “medaglione” al cui interno vi sono le videoregistrazioni del defunto. Sicuramente più vistoso della medaglietta, ma anche più innovativo. La vedova X potrà, pertanto, evitare di mostrare la fotografia ingiallita del marito Y, offrendo ai suoi interlocutori la possibilità di visionare i video che ritraggono colui che non c’è più.

L’impresa inglese Andvinyly offre invece agli appassionati di musica l’opportunità di stampare su vinile le ceneri dei defunti cremati, personalizzandolo con la propria musica preferita. Si può scegliere anticipatamente l’audio, la copertina e il booklet, quindi si indica un membro della famiglia che si occuperà di tutte le pratiche necessarie, una volta avvenuto il decesso, ricevendo il disco con le ceneri.

Il funerale in streaming

Un altro fenomeno molto curioso è quello del funerale in streaming: basta posizionare, prima della cerimonia funebre, sul soffitto della cappella della chiesa, sistemi digitali appositi per lo streaming, con la telecamera rivolta verso il basso. La trasmissione in diretta della cerimonia, online e sugli schermi del proprio computer, è quindi cosa fatta. Finora, ad accedere ai funerali in streaming sono i parenti stretti del defunto, impossibilitati – magari per ragioni economiche – a partecipare fisicamente al funerale. Tra l’essere assenti e seguire il funerale sullo schermo del proprio computer è sicuramente migliore la seconda opzione. Una volta terminata la cerimonia, non vi è più modo di vederla, benché siano numerose le agenzie di onoranze funebri che si stanno interrogando sull’opportunità di fornire i clienti di una copia permanente dell’evento. La prima azienda a dare la possibilità di vedere in streaming un funerale è stata l’irlandese Funerals Live, la quale è nata dopo l’emigrazione generale dei cittadini irlandesi a causa della crisi economica. Avendo a disposizione questo servizio, gli irlandesi partecipano al rito funebre del caro estinto, senza dover impegnare i pochi risparmi accumulati per ritornare in patria. Gli studi psicologici e sociologici sul fenomeno del funerale in streaming sono svariati, soprattutto alla luce del significato simbolico che appartiene alla cerimonia funebre. Questa, infatti, permette alle persone che vedono con i propri occhi la salma nella bara, e dunque il luogo dove sarà seppellita o cremata, di prendere coscienza definitiva della morte avvenuta e, pertanto, di separare il tempo passato vissuto con il morto dal tempo futuro segnato dalla sua assenza. Sulla base di ciò, molti studiosi ritengono che la visione in streaming sul computer della cerimonia rischia di vanificarne l’utilità, eliminando la prova della morte e creando problemi psicologici nei dolenti.

Voices from the the other side

Le ultime due innovazioni su cui vorrei soffermarmi sono a tratti distopiche. La prima riguarda Fenix Begravning, agenzia svedese di servizi funebri, che sta proponendo ufficialmente ai suoi clienti la possibilità di usufruire dei cosiddetti “griefbot” dei morti mediante il progetto Voices From The the Other Side. Esattamente come avviene nella puntata Be Right Back della serie televisiva Black Mirror e come ha fatto Eugenia Kuyda con Luka, l’applicazione per iPhone con cui si può chattare con lo spettro del defunto Roman Mazurenko, Voices From The the Other Side rielabora i contenuti dei social network usati dal morto, le sue chat e le sue email, di modo da creare una sorta di Siri spettrale. Questo è in grado di conversare – per ora, in modo molto elementare – con i parenti e gli amici a proposito della vita passata trascorsa insieme (e descritta all’interno dei social e nelle conversazioni private). Il griefbot si esprime solo in forma scritta, ma presto riuscirà ad avere una voce, proprio come avviene nel menzionato Be Right Back.

Gli ologrammi

La seconda riguarda un caso recente avvenuto negli Stati Uniti. Una donna, deceduto il fidanzato poco prima del matrimonio, ha chiesto il supporto della fotografa Kristie Fonseca per farsi immortalare insieme all’ologramma del (quasi) marito. In tal modo, ha indossato l’abito da sposa e si è fatta fotografare con questo ologramma, celebrando lo stesso il matrimonio. Il tema degli ologrammi è molto attuale negli Stati Uniti. Pensiamo, banalmente, agli ologrammi dei musicisti morti. Tutt’oggi, per esempio, l’ologramma di Ronnie James Dio, cantante dei Black Sabbath, dei Rainbow e dei Dio, è in tour mondiale – il Dio Returns tour – insieme a musicisti in carne e ossa. Se mai questa pratica prendesse piede anche tra i comuni cittadini, avremo un modo molto diverso di ricordare i morti e un’innovativa forma di ermeneutica tanatologica, dal momento che l’ologramma è e non è il morto. La sua riproduzione, infatti, difficilmente coincide con la persona, unica e irripetibile, che ha vissuto in carne e ossa. Avremo così a che fare con una particolare forma di doppio, il quale condizionerà in modalità del tutto inedite la nostra vita. Chissà cosa ne penserebbe Leopold Bloom, così entusiasta dell’idea di un grammofono in ogni tomba…[1]

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  1. A proposito di alcuni di questi riti funebri (e di altri non menzionati), rimando al mio libro La morte si fa social. Immortalità, memoria e lutto nell’epoca della cultura digitale, Bollati Boringhieri, Torino 2018.

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