Usare le informazioni del futuro e del passato per interpretare e guidare il presente. L’uomo e la natura da sempre si sono confrontati con trasformazioni o evoluzioni disruptive, quella digitale è solo l’ultima arrivata. Allora forse si possono trovare spunti per interpretare l’evoluzione digitale negli Haiku di un poeta sconosciuto del ‘700 giapponese, che ho trovato fortuitamente in un volumetto acquistato sul lago di Como e che userò per introdurre ogni tema della rubrica, ma anche dai monasteri benedettini, dai broccoli romaneschi, dal Bushido, dalle esperienze di chi è già nel futuro, dalla Divina Commedia, da due medici sperduti nel Vietnam rurale e dalle cattedrali romaniche.
L’evoluzione digitale spiegata con gli “Haiku”: il ciclo delle rondini e la filosofia Agile
Il sesto Haiku: definizione e gestione dei benefici e del valore
“Cerca il bene
ricchezza elusiva
costantemente”
Il sesto Haiku che vorrei condividere[1] parla del valore. Sulla definizione e gestione dei benefici e del valore sono stati scritti tonnellate di libri e non ho l’obiettivo qui di condividere una bibliografia aggiornata sul tema. Navigate su Internet e trovate materiale in quantità. Piuttosto vorrei condividere alcune semplici considerazioni a partire dall’Haiku del nostro anonimo autore giapponese.
Il valore (il “bene”, come lo chiama l’anonimo) è innanzitutto elusivo
Ricordo una conferenza di un docente universitario sulla sanità del futuro che diceva: “Chi troverà il modo di misurare il valore in sanità, la rivoluzionerà per sempre!”. È proprio così. Purtroppo, noi gestiamo bene ciò che misuriamo e il valore solo in pochi casi rientra tra le grandezze misurabili in modo oggettivo.
Il valore finanziario lo è, ma se ci limitassimo a quello non faremmo gran parte delle cose che facciamo, sia a livello personale che aziendale. Sempre per restare in ambito sanità, M. Porter ha provato a definire il valore con la sua Value Based Healthcare[2]. I risultati sono stati altalenanti. Gli “outcome” sono visti come un proxy del valore, ma la focalizzazione sugli outcome ha prodotto anche storture importanti nella sanità americana.
Pensiamo alle realtà ospedaliere o ai chirurghi che rifiutano di prendere in carico i pazienti a rischio di esito infausto per non rovinare le proprie statistiche. In teoria Porter ha previsto dei meccanismi di “risk adjustment”, che sono sempre complessi da definire e mettere in pratica. Cosa si può fare? Non molto, se non prendere atto che il valore è elusivo e che ogni proxy è… solo un proxy imperfetto! In molti casi credo sia più applicabile una gestione del valore parta dalla vision e dagli obiettivi e definisca dei “key results” legati agli obiettivi (i famosi OKR[3]). Anche qui però non è semplice scegliere gli obiettivi e i key result giusti… che sono comunque ancora dei proxy del valore!
Il valore (o il bene) va “cercato”. Questo paradossalmente è più importante del trovarlo
C’è una frase folgorante nel Salmo 33 che dice: “Chi cerca il Signore non manca di nulla”. Folgorante perché uno si aspetterebbe di leggere: “Chi trova il Signore non manca di nulla”. Ma nella vita, come nel rapporto con Dio per chi crede, a volte cercare è più importante che trovare. Ciò che voglio dire è che ci sono fenomeni nella vita (come il bene o il valore di un progetto o un percorso digitale) che per loro natura non saranno mai “trovati” veramente, ma la tensione verso di essi di per sé produce dei benefici importanti. Nella mia vita professionale noto spesso che quanto un team o un progetto hanno una chiara formulazione degli obiettivi[4] e una tensione continua verso la generazione di valore per l’azienda e per i clienti finali, del valore viene creato. Magari sarà diverso da quello ipotizzato inizialmente, forse non sarà misurabile, forse sarà incompleto o parziale, ma l’occhio attento lo può vedere.
La costanza con cui si fa il bene
Oltre alla presa di coscienza dell’elusività e della necessità della ricerca del bene, il terzo elemento critico è la costanza con cui lo si fa. Non basta scrivere un business case impeccabile per raggiungere i benefici ipotizzati. C’è un lavoro continuo e costante di ricerca che è forse ancora più importante dell’analisi iniziale dei benefici. Mi ha sempre colpito il libro “The execution premium” di Norton e Kaplan (quelli della Balanced Scorecard per intenderci) perché gli autori dimostrano, con dovizia di particolari e di casi aziendali, che la costanza e il metodo nell’execution di una strategia sono più importanti della strategia stessa. Alcune aziende riescono ad avere successo pur con strategie mediocri, altre con strategie eccellenti falliscono. “Costantemente” è la chiave. Non basta definire il valore all’inizio o cercarlo per un po’. Se non lo fai costantemente… il valore potrebbe sfuggirti come sabbia tra le dita.
Qualunque siano le condizioni del viaggio, credo che una sia fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi e la concretizzazione del valore: le persone. Nel prossimo haiku parleremo proprio dei team!
Gli altri Haiku:
L’evoluzione digitale spiegata con gli Haiku: l’attimo fuggente e il feedback continuo
- https://hbr.org/2013/10/the-strategy-that-will-fix-health-care ↑
- https://en.wikipedia.org/wiki/OKR ↑
- https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/levoluzione-digitale-spiegata-con-gli-haiku-il-nesso-tra-tecnologie-vette-e-obiettivi/ ↑