documentazione parlamentare

L’IA come supporto ai lavori parlamentari: la Camera gioca d’anticipo



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La Camera dei deputati promuove l’adozione dell’IA nel sistema politico-legislativo italiano. Questa nuova realtà non solo permette di confrontarsi con i colossi tecnologici globali, ma offre anche l’opportunità di migliorare la gestione dell’enorme mole di documentazione parlamentare, promuovendo trasparenza e accountability

Pubblicato il 10 gen 2024

Anna Ascani

Vicepresidente della Camera dei Deputati



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La Camera dei deputati ha svolto e sta continuando a portare avanti un lavoro tanto complesso quanto attuale sull’intelligenza artificiale. L’iniziativa è promossa dal Comitato per la documentazione di Montecitorio, che ho l’onore di presiedere dall’inizio della legislatura, e nasce dall’idea che sia necessario agire su due direttrici per cogliere a pieno le opportunità che l’IA ci offre.

Il ruolo della Camera nel promuovere l’intelligenza artificiale

La prima consiste nell’ascolto e nel confronto con esperti di tecnologia e di etica ma anche con i responsabili dell’innovazione a livello globale, comprese le big tech.

Le audizioni con esperti e big tech

Questo impegno si è concretizzato in un ciclo di audizioni, che si è svolto a Montecitorio tra aprile e ottobre 2023; quindi, proprio nel periodo in cui ChatGPT iniziava a farsi conoscere nel mondo e ad attirare l’attenzione dell’opinione pubblica italiana. Per il Parlamento, si è trattato di un’occasione straordinaria di dialogo, onesto e di alto livello, sul futuro dell’intelligenza artificiale e sul ruolo che l’innovazione ha anche nel nostro Paese.

La “missione” in Usa del Comitato per la documentazione di Montecitorio

Il ciclo di incontri è stato completato dalla missione di una delegazione del Comitato per la documentazione di Montecitorio a Seattle e San Francisco. Qui ci siamo fatti l’idea che tra le novità legate allo sviluppo dell’intelligenza artificiale, in particolare quella generativa, vi è l’alto livello di consapevolezza da parte delle società globali del settore rispetto non solo alle numerose opportunità da governare, ma anche ai rischi per la società. Con l’espansione dei social media – che hanno conquistato un ruolo centrale nelle nostre democrazie e nei nostri sistemi produttivi -, l’atteggiamento delle big tech rispetto alle istituzioni è sempre rimasto sulla difensiva. Oggi, invece, queste stesse società hanno una maggiore propensione al dialogo e, anzi, sono loro a chiedere alle istituzioni di trovare un accordo ampio su regole globali condivise. Come è facile intuire, una regolamentazione fatta “a macchia di leopardo”, ossia diversa nei singoli paesi, è oggettivamente problematica per chi opera a livello globale: pertanto è essenziale intervenire individuando alcuni elementi regolatori comuni.

L’utilizzo dell’IA nel sistema di documentazione parlamentare

La seconda direttrice del lavoro fatto alla Camera riguarda l’utilizzo di applicazioni di intelligenza artificiale al sistema di documentazione con l’obiettivo di migliorare sia la qualità dei lavori parlamentari, sia la percezione dei cittadini rispetto all’istituzione. Siamo tra i primi al mondo a farlo, con tutte le cautele che questo tipo di sperimentazione ci impone, a partire dai dati che devono essere assolutamente tutelati e dagli spazi della democrazia che devono essere percepiti come sicuri.

Uno dei problemi della legislazione italiana è la sovrapposizione di norme, spesso in contraddizione tra loro. La tecnologia ci può essere di grande aiuto nel semplificare il lavoro di ricerca e di selezione delle informazioni corrette e nell’evitare le duplicazioni.

La Camera dei deputati produce dossier tematici di supporto ai progetti legislativi. Sono dossier straordinariamente puntuali e ben fatti, ma il numero di persone che oggi producono la documentazione è naturalmente limitato e, di conseguenza, la capacità che abbiamo di generare quel tipo di documentazione è altrettanto limitata.

Una parte considerevole del lavoro parlamentare consiste nell’interagire con la complessità della legislazione esistente, nel destreggiarsi tra le fonti non verificate e nel costruire proposte legislative “pulite”.

Superare la complessità legislativa con l’IA

Avere, attraverso l’intelligenza artificiale generativa, un “supporto addestrato” non significa sostituire la capacità propositiva dei parlamentari, ma rendere il lavoro di ciascun parlamentare più efficace, ordinato e puntuale, consapevole del quadro nel quale va a operare, magari anche in ottica comparativa rispetto al resto d’Europa, per evitare di duplicare quello che già esiste. Avere un supporto di intelligenza artificiale generativa significa, quindi, poter contare su una documentazione altrettanto puntuale e ben fatta, ma in una quantità ben superiore, senza rinunciare alle competenze straordinarie del personale della Camera, alle competenze umane.

L’IA come strumento di trasparenza e accountability

Infine, la capacità di restituire ai cittadini informazioni chiare e in tempo reale su quello che i loro rappresentanti stanno effettivamente facendo attraverso un’applicazione con accesso a soli dati e informazioni verificati – quindi in nessun modo contaminabile dall’esterno con notizie non corrette – permetterebbe di valorizzare il lavoro dei rappresentanti politici e di migliorare la percezione dei cittadini e l’accountability. Si tratta di un importante strumento di trasparenza che il cittadino oggi non ha.

L’IA al centro del G7 italiano

Intelligenza artificiale e innovazioni, come è stato più volte annunciato, saranno al centro del G7 ospitato dal nostro Paese e in cui avremo il compito di dimostrare da un lato ai leader mondiali che l’Italia è tutt’altro che indietro su questi temi e dall’altro di rafforzare la fiducia dei cittadini nei confronti di una tecnologia che ha bisogno, senza ombra di dubbio, di essere regolamentata, ma che – come premesso per l’avvio del ciclo di audizioni – rappresenta per noi tutti una straordinaria opportunità.

Investimenti e formazione: i pilastri per cogliere le opportunità dell’IA

Per coglierla a pieno, il nostro Paese deve continuare a investire – e farlo di più – nelle competenze digitali e per l’innovazione. Il lavoro con le scuole va aggiornato di pari passo allo sviluppo dell’IA: ragazze e ragazzi devono essere formati non semplicemente al linguaggio di programmazione, al coding – che continua a essere importante, per comprendere gli algoritmi che ci governano – ma a interagire con l’IA attraverso i prompt corretti, nel linguaggio conversazionale.

Parallelamente, è necessario introdurre trasversalmente ai percorsi universitari, elementi legati all’innovazione, in particolare all’intelligenza artificiale – non solo nella sua forma generativa. Il mondo del lavoro di domani sarà permeato di questo tipo di competenze, non possederle significa non avere uno strumento chiave per farne parte (già tra pochissimi anni

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