Mentre le aziende e i dirigenti vedono in ChatGPT e nell’AI generativa una chiara possibilità di guadagno, il probabile impatto di questa tecnologia sui lavoratori e sull’economia nel suo complesso è molto meno evidente e più confuso. ChatGPT e simili peggioreranno ulteriormente la già preoccupante disuguaglianza di reddito e ricchezza negli Stati Uniti e in molti altri Paesi? O potrebbero, invece, essere d’aiuto?
ChatGPT e altri modelli di AI generativa promettono di automatizzare ogni sorta di attività che in passato si pensava fosse esclusivamente di competenza della creatività e del ragionamento umano: dalla scrittura alla creazione di grafici, alla sintesi e all’analisi dei dati. Questo ha lasciato gli economisti incerti sull’impatto che potrebbe avere sui posti di lavoro e sulla produttività complessiva.
La crescita della produttività registrata in questo periodo è in gran parte limitata a pochi settori, come i servizi di informazione, e negli Stati Uniti, per esempio, a poche città, come San Jose, San Francisco, Seattle e Boston.
E, ricordiamo, non c’è solo ChatGPT, con le sue capacità di scrittura simili a quelle umane, ma anche l’altra release di OpenAI, DALL-E 2, che genera immagini su richiesta, utilizzano modelli linguistici di grandi dimensioni addestrati su enormi quantità di dati. Lo stesso vale per rivali come Claude di Anthropic e Bard di Google. Questi cosiddetti modelli fondamentali, come GPT-3.5 di OpenAI, su cui si basa ChatGPT, o il modello linguistico concorrente di Google LaMDA, che alimenta Bard, si sono evoluti rapidamente negli ultimi anni.
Lo studio sulla forza lavoro statunitense
In una recente analisi, Tyna Eloundou, Sam Manning e Pamela Mishkin di OpenAI, insieme a Daniel Rock dell’Università della Pennsylvania, hanno scoperto che i modelli linguistici di grandi dimensioni come il GPT potrebbero avere un qualche effetto sull’80% della forza lavoro statunitense. Hanno inoltre stimato che i modelli di intelligenza artificiale, tra cui GPT4 e altri strumenti software previsti, influirebbero pesantemente sul 19% dei posti di lavoro, con almeno il 50% delle mansioni in questi posti di lavoro. Tra le persone il cui lavoro è più vulnerabile ci sono scrittori, progettisti web e digitali, analisti quantitativi finanziari ma anche ingegneri della blockchain.
Vale la pena analizzare le potenziali implicazioni dei modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM), come i trasformatori generativi pre-addestrati (GPT), sul mercato del lavoro, concentrandosi sulle maggiori capacità derivanti dal software alimentato da LLM rispetto ai LLM da soli. Utilizzando una nuova griglia, si valutano le professioni in base al loro allineamento con le capacità dei LLM, integrando sia le competenze umane che le classificazioni GPT4. Significativamente, questi effetti non sono limitati ai settori con una crescita recente della produttività più elevata. L’analisi suggerisce che, con l’accesso a un LLM, circa il 15% di tutte le attività lavorative negli Stati Uniti e non solo potrebbe essere completato in modo più veloce a parità di qualità. Se si incorporano il software e gli strumenti costruiti sulla base dei LLM, questa percentuale sale al 47-56% di tutte le attività. Questo risultato implica che il software alimentato da LLM avrà un effetto sostanziale sulla scalabilità degli impatti economici dei modelli sottostanti.
Questo, secondo Tyna Eloundou, Sam Manning e Pamela Mishkin, porta a concludere che i LLM, come i GPT, presentano caratteristiche di tecnologie di uso generale, che potrebbero avere notevoli implicazioni economiche, sociali e politiche.
Tecnologie avanzate e lavori manifatturieri
“Non c’è dubbio che l’AI verrà utilizzata, non è solo una novità”, sono le parole di David Autor, economista del lavoro del MIT e uno dei maggiori esperti dell’impatto della tecnologia sui posti di lavoro, che ha passato anni a documentare come le tecnologie digitali avanzate abbiano distrutto molti lavori manifatturieri e impiegatizi di routine che un tempo erano ben retribuiti. Secondo lui l’AI è in grado di svolgere compiti che noi consideriamo creativi, come scrivere e produrre grafica e lancia l’allarme, riferendosi al mercato del lavoro statunitense “È evidente a chiunque presti attenzione che l’IA generativa apre le porte alla computerizzazione di molti tipi di attività che consideriamo non facilmente automatizzabili.
Il timore non è tanto che ChatGPT porti a una disoccupazione su larga scala, ci sono infatti molti posti di lavoro negli Stati Uniti – ma che le aziende sostituiscano lavori impiegatizi relativamente ben pagati con questa nuova forma di automazione, mandando quei lavoratori verso impieghi di servizio meno retribuiti, mentre i pochi che sono in grado di sfruttare al meglio la nuova tecnologia raccolgono tutti i benefici.
“Gli studi legali la stanno già utilizzando, e questo è solo un esempio. Si apre una serie di compiti che possono essere automatizzati”. Come già negli Stati Uniti, anche in Italia, a Firenze, secondo quanto riportato da Fanpage, è in partenza il primo esperimento per capire le prospettive dell’intelligenza artificiale in ambito giuridico: il chatbot sarebbe già capace di costruire arringhe. “Metteremo ChatGPT alla prova davanti ai nostri colleghi”, dichiara Alessandro Traversi, avvocato penalista del foro di Firenze che nel suo studio ha deciso di testare personalmente l’intelligenza artificiale generativa. Chat GPT avrebbe prodotto infatti un’ottima arringa difensiva: “È stato sconcertante, già ora in alcuni ambiti funziona meglio degli avvocati”, ha affermato il legale.
Quale futuro, quali scenari
L’AI generativa potrebbe aiutare un’ampia fascia di persone ad acquisire le competenze necessarie per misurarsi con chi ha più istruzione e competenza.
In questo scenario, i lavoratori e le aziende esperti di tecnologia potrebbero adottare rapidamente gli strumenti dell’AI, diventando così più produttivi da dominare il proprio posto di lavoro e il proprio settore.
Ma gli esperti intravedono un possibile risultato ancora più positivo: l’AI generativa potrebbe aiutare un’ampia fascia di persone ad acquisire le competenze necessarie per competere con chi ha maggiore istruzione e competenza.
Due studenti di economia del MIT, Shakked Noy e Whitney Zhang, hanno condotto un esperimento coinvolgendo centinaia di professionisti con un’istruzione universitaria che lavorano in settori come il marketing e le risorse umane; hanno chiesto alla metà di utilizzare ChatGPT nelle loro attività quotidiane e agli altri di non farlo. ChatGPT ha aumentato la produttività complessiva, ma ecco il risultato davvero interessante è che lo strumento di intelligenza artificiale ha aiutato maggiormente i lavoratori meno abili e preparati, riducendo il divario di prestazioni tra i dipendenti. In altre parole, gli scrittori mediocri sono migliorati molto; quelli bravi sono semplicemente diventati un po’ più veloci.
I risultati preliminari suggeriscono che ChatGPT e altre AI generative potrebbero, nel gergo degli economisti, “riqualificare” le persone che hanno difficoltà a trovare lavoro, per esempio lavoratori esperti che sono stati allontanati dai posti di lavoro in ufficio e nel settore manifatturiero negli ultimi decenni. Se l’intelligenza artificiale generativa può essere utilizzata come strumento pratico per ampliare le loro competenze e fornire loro le abilità specialistiche necessarie in settori come l’assistenza sanitaria o l’insegnamento, dove ci sono molti posti di lavoro, potrebbe rivitalizzare la nostra forza lavoro.
scene di un fenomeno culturale.
Altro punto di vista è quello dell’economista di Stanford Erik Brynjolfsson, il quale ha messo in guardia sul fatto che i creatori di AI sono troppo ossessionati dall’imitare l’intelligenza umana piuttosto che trovare il modo di utilizzare la tecnologia per consentire alle persone di svolgere nuovi compiti ed estendere le proprie capacità.
La ricerca di capacità simili a quelle umane ha portato a tecnologie che semplicemente sostituiscono le persone con le macchine, facendo scendere i salari e aggravando la disuguaglianza di ricchezza e reddito, sostiene l’economista di Stanford, direttore dello Stanford Digital Economy Lab.
Gran parte dell’ottimismo di Brynjolfsson deriva dalla convinzione che le aziende potrebbero trarre grandi benefici dall’utilizzo dell’AI generativa che dice: “È un grande strumento di creatività. È ottimo per aiutarvi a fare cose nuove. Non si tratta semplicemente di fare la stessa cosa in modo più economico”. Finché le aziende e gli sviluppatori riusciranno a “non pensare che l’uomo non sia necessario”, sarà molto importante”. Entro un decennio l’AI generativa potrebbe aggiungere trilioni di dollari di crescita economica negli Stati Uniti. “La maggior parte della nostra economia è costituita da lavoratori della conoscenza e dell’informazione. È difficile pensare a un tipo di lavoratori dell’informazione che non sia almeno in parte interessato. Quando arriverà l’aumento di produttività – se arriverà – è un gioco di ipotesi economiche.
Quando Anton Korinek, economista dell’Università della Virginia e collaboratore della Brookings Institution, ha avuto accesso alla nuova generazione di modelli linguistici di grandi dimensioni come ChatGPT, ha fatto quello che molti di noi hanno fatto: ha iniziato a giocarci per vedere come potevano aiutare il suo lavoro. A febbraio ha documentato con cura le loro prestazioni in un articolo, notando come gestissero bene 25 “casi d’uso”, dal brainstorming e la modifica del testo (molto utile) al coding (abbastanza bene con un po’ di aiuto) fino alla matematica (non eccezionale).
Secondo Korinek, ChatGPT ha spiegato in modo errato uno dei principi fondamentali dell’economia:
Quando è uscito il GPT-4, ha testato le sue prestazioni sulle stesse 25 domande che aveva documentato a febbraio, e le prestazioni sono state di gran lunga migliori.
Dal momento che ChatGPT e altri bot AI automatizzano il lavoro cognitivo, rispetto alle attività fisiche che richiedono investimenti in attrezzature e infrastrutture, l’aumento della produttività economica potrebbe avvenire molto più rapidamente rispetto alle passate rivoluzioni tecnologiche. “Penso che potremmo assistere a un aumento della produttività entro la fine dell’anno, sicuramente entro il 2024”, afferma Korinek.