Nell’era dell’innovazione digitale, l’intelligenza artificiale (IA) sta rivoluzionando molti settori e tra questi sicuramente anche il settore della formazione. Come già successo per l’eLearning, mentre apparentemente tutto sembra continuare nel solco già tracciato, il cambiamento è già in corso e l’abilità di prevederne e anticiparne gli esiti determinerà la capacità degli attuali player di mantenere la loro posizione nel mercato, con possibilità di crescita per chi sarà in grado di cogliere le opportunità che il nuovo sviluppo tecnologico offre.
L’IA e i contenuti
Come sappiamo, l’IA può rapportarsi con una grande varietà di contenuti, che comprendono non solo codici di programmazione, ma testi, immagini, video, audio. Tra le attività che possono essere compiute dall’IA – e dall’IA generativa in particolare – annoveriamo l’analisi di dati, la classificazione di contenuti, la correzione e la sintesi di testi, la risposta a domande, l’elaborazione di immagini, la creazione di linee di codice, la produzione di nuovi contenuti. Questo significa in prospettiva poter automatizzare, ottimizzare, rendere più efficienti numerosi processi di lavoro.
Quando pensiamo all’impatto che l’IA avrà sulla formazione dobbiamo considerare tre aspetti:
- il ruolo che la formazione sarà chiamata a giocare nei processi di reskilling e di upskilling dei lavoratori e nella preparazione delle giovani generazioni,
- il modo in cui l’utilizzo dell’IA rimodellerà le diverse fasi della formazione, a partire dall’analisi dei bisogni e dalla progettazione fino ad arrivare all’erogazione e alla valutazione dei risultati,
- la possibilità che le ricerche sull’AI portino a nuovi insight sulla struttura e il funzionamento della nostra intelligenza e sulle modalità di apprendimento.
La formazione per l’acquisizione di nuove competenze sull’IA
Il primo aspetto pone problemi che riguardano la formazione dei formatori sull’utilizzo dei nuovi strumenti digitali e di IA, non solo in termini di acquisizione delle conoscenze necessarie per utilizzare al meglio gli algoritmi e per sfruttare efficacemente i diversi tool via via disponibili, ma anche in termini del cambiamento di mindset necessario per evitare di utilizzare applicativi nuovi per reiterare processi vecchi. Infatti, come la rivoluzione industriale non ha semplicemente cambiato il modo di produrre, ma ha trasformato radicalmente l’intera struttura sociale ed economica del mondo occidentale – ridefinendo le dinamiche di lavoro, distribuzione e consumo e aprendo la strada a nuove modalità di urbanizzazione, interazione sociale e sviluppo culturale – così la diffusione dell’IA è destinata a produrre effetti radicali oggi difficili da immaginare.
Il rapporto di McKinsey “The economic potential of generative AI[1]” indica che gli ultimi progressi fatti nel campo dell’IA generativa hanno portato a rivedere al ribasso le previsioni sul tempo in cui questa tecnologia sarà in grado di superare le prestazioni medie dell’uomo. Parallelamente all’entrata in campo dell’IA in numerosi settori economici e produttivi, aumenterà la necessità di figure come scienziati dei dati, ingegneri informatici, sviluppatori di software, ma saranno anche necessarie competenze relative al pensiero critico, alla capacità di relazionarsi e collaborare con team multidisciplinari e interdisciplinari, all’apprendimento continuo. Compito dei formatori, quindi, sarà soprattutto quello di aiutare le persone a gestire una fase di cambiamento profondo, che li costringerà a ripensare profondamente le loro vite e il loro lavoro e ad acquisire nuove competenze sia in termini di strumenti che di approccio alla loro attività.
L’uso dell’IA nei processi formativi
Il secondo aspetto, relativo come dicevamo all’impatto dell’IA sugli stessi processi formativi, richiederà di ripensare ogni fase della formazione per individuare applicativi e strumenti in grado di potenziarne efficienza ed efficacia. Partendo dall’analisi dei bisogni formativi, è evidente come algoritmi avanzati possano esaminare grandi set di dati statistici ma anche contenuti qualitativi, come ad esempio interviste a domanda aperta, offrendo nuovi strumenti per identificare i bisogni specifici degli studenti e personalizzare l’offerta formativa, sia dal punto di vista dei contenuti che delle modalità di fruizione. La progettazione, oltre a beneficiare di questi risultati, può avvalersi dell’AI per la generazione automatica di contenuti e la realizzazione di materiali didattici personalizzati. Piattaforme di apprendimento basate sull’IA possono adattare il ritmo alle esigenze degli studenti, proponendo percorsi mirati e rilevanti in base alle esigenze di ciascuno. Anche l’erogazione può vedere una sostituzione del formatore e dei tutor umani non solo con chatbot ma con avatar generati dall’IA in grado di riprodurne sembianze e voce. Nella fase di valutazione, infine, entrerà ancora una volta in gioco la capacità di analisi dei dati e quella di fornire feedback immediati sulle aree che richiedono interventi di miglioramento.
Ognuna di queste fasi è al momento oggetto di sperimentazioni e test e gli strumenti che utilizzano l’IA si moltiplicano con una velocità che lascia senza fiato e rende difficile fare previsioni. Sembra di essere tornati all’alba del web 2.0, quando – pur non potendo ancora immaginare l’avvento dei blog prima e poi dei social network – si riusciva già ad intuire di trovarsi di fronte a potenzialità destinate a cambiare profondamente il nostro rapporto con il web.
Comprensione dell’intelligenza e delle modalità di apprendimento
Un terzo aspetto, non trascurabile, dell’impatto dell’IA nel settore della formazione riguarda la possibilità che le ricerche e le sperimentazioni relative a questa nuova tecnologia aprano la strada a un nuovo livello di conoscenza sul funzionamento della nostra intelligenza.
Fin dal 1956, anno a cui possiamo far risalire il primo workshop finalizzato ad approfondire l’idea della creazione di una macchina pensante, i ricercatori formularono ipotesi differenti sul metodo da seguire per sviluppare l’IA[2]. Questo portò a una molteplicità di approcci che andavano dalla simulazione dei processi logici matematici e del ragionamento deduttivo alla riproduzione dei processi biologici e del funzionamento dei neuroni nel cervello umano, alla base di processi mentali di cui spesso siamo inconsapevoli.
La progressiva evoluzione dei processi di addestramento degli algoritmi – che hanno portato al passaggio da un modello supervisionato a un modello auto supervisionato – ha sollecitato numerose analisi e riflessioni sulle nostre modalità di apprendimento e potrà condurre a una maggiore comprensione del funzionamento del nostro cervello.
Prepararsi al futuro della formazione
Le sfide poste dall’IA sono molte e importanti. La formazione, come abbiamo visto, è chiamata a giocare un ruolo determinante e tutti gli attori del settore – orientatori, progettisti, formatori, valutatori, HR manager e responsabili della formazione, direttori di Corporate Academy – sono chiamati a diventare protagonisti di un processo di trasformazione i cui effetti dipenderanno anche dalla nostra capacità di gestirlo. Per questo motivo l’Associazione Italiana Formatori ha lanciato #OpenAIF, una piattaforma social aperta che promuove la collaborazione e l’apprendimento peer-to-peer tra professionisti e appassionati della formazione, consentendo di porre interrogativi, dibattere temi, condividere sperimentazioni e best practice. L’accesso alla piattaforma è libero e gratuito e consente di entrare in una community di esperti, appassionati o semplici curiosi interessati ad esplorare le applicazioni dell’IA nell’ambito dell’apprendimento. Oltre a una ricca sezione bibliografia, videografia, articoli dal web, nella piattaforma troviamo diversi canali tematici che esplorano ad esempio il rapporto tra IA e empatia, tra IA e creatività, tra IA e storytelling, senza dimenticare la promozione di approcci etici e sostenibili. Un’elaborazione collettiva che oggi appare indispensabile per prepararci ad accogliere un futuro che sembra davvero ormai prossimo.
Note
[1] https://www.mckinsey.com/capabilities/mckinsey-digital/our-insights/the-economic-potential-of-generative-ai-the-next-productivity-frontier#introduction
[2] Un racconto di questo primo workshop organizzato da John Mc Carthy e Marvin Minsky si trova in M. Mitchell, L’intelligenza Artificiale. Una guida per esseri umani pensanti, edito da Einaudi (2022)