social e business

Aziende su LinkedIn, come sfruttarlo al meglio: la giusta strategia

Per le aziende, investire su LinkedIn ha senso sia dal punto di vista della credibilità del brand che in ottica Seo. Ma va fatto nel modo giusto, senza autoreferenzialità e coinvolgendo i dipendenti per uno storytelling di valore. Ecco come fare

Pubblicato il 10 Mar 2023

Alessio Pecoraro

coordinatore PAsocial Emilia-Romagna, marketing & communication manager

Foto di Elisa da Pixabay

Oltre 16 milioni di utenti attivi in Italia e una crescita costante dal 2011 ad oggi. LinkedIn è senza dubbio il social media più utilizzato per discutere di lavoro, ma sempre più aziende hanno inserito il social network dal 2016 nella galassia Microsoft nei propri piani marketing e comunicazione.

Investire su LinkedIn, per un’azienda, è sicuramente una scelta giusta: aggiunge prima di tutto credibilità al brand oltre ad offrire molti vantaggi SEO per essere trovati sui motori di ricerca.

Fare formazione e formarsi su LinkedIn: strumenti e opportunità

Le caratteristiche per un post di valore su LinkedIn

Rispetto ad altri social media però su LinkedIn c’è bisogno di uno sviluppo più meticoloso a partire dalla descrizione dell’azienda, che è la prima cosa che qualcuno vede quando entra in contatto con un profilo aziendale su LinkedIn e che può essere sviluppata anche grazie all’ausilio dell’intelligenza artificiale attraverso uno strumento come ChatGPT do Open AI e il branding della pagina, oltre all’employer branding, che non devono essere mai sottovalutati.

Le caratteristiche per un post di valore su LinkedIn partono dal contenuto che qui vince ancora su tutto, attenzione alla lunghezza, un post lungo e ben scritto aumenta il tempo di permanenza sulla pagina (che l’algoritmo premia), la scelta delle parole chiave non può essere improvvisata, così come la lingua. Per un’azienda che ha una audience nazionale è inutile postare in lingua inglese. E infine l’orario di pubblicazione. Serve stabilire con cura l’orario di uscita dei nuovi post.

L’importanza dell’estetica della pagina

L’estetica? Non si tratta di un dettaglio. Una pagina ben curata è certamente più accattivante per gli utenti, l’immagine della pagina LinkedIn riflette – negli altri – l’immagine dell’azienda stessa. Il piano di comunicazione deve prevedere una strategia ad hoc, non basta condividere gli stessi contenuti pensati per gli altri canali. Eni, la multinazionale dell’energia, rielabora ogni articolo e/o altro contenuto ottimizzandolo per la strategia di comunicazione elaborata appositamente per il social network dei professionisti.

C’è poi il tema della fiducia, al giorno d’oggi preferiamo riporre la nostra fiducia in altri esseri umani piuttosto che nelle istituzioni. Per questo sempre Eni ha allargato la strategia di employer branding anche ai top manager. Il CEO Claudio Descalzi ha un profilo su Linkedin attraverso il quale approfondisce il suo punto di vista.

Mai peccare di autoreferenzialità su LinkedIn

La presenza delle aziende su LinkedIn è certamente un tema di grande attualità. Per Valentina Marini, romana, Senior HR Consultant per diverse aziende, formatrice in università e business school, LinkedIn Top Voice (gli influencer da seguire secondo il social media), l’errore da non commettere è quello dell’autoreferenzialità: “Su LinkedIn vengono premiati i contenuti di valore, l’autoreferenzialità non paga. Ogni contenuto deve essere utile per imparare qualcosa, condividere un dato o un aggiornamento. A differenza degli altri social la promozione fine a sé stessa non funziona, qui vale prima l’utilità e poi lo storytelling. Ma attenzione a non cadere nell’eccessivo tecnicismo”.

E quindi su cosa bisogna puntare? “Vanno molto i sondaggi che creano tanto engagement ed anche i caroselli (un tipo di pubblicazione che comprende una successione di diverse immagini accompagnate da testo ndr) dai quali si evince un expertise. In genere tutti i contenuti devono seguire una regola semplice, trasformarsi in qualcosa che gli utenti possono apprendere”, ma per la Marini anche i video non sono da eliminare, “soprattutto quelli emozionali”.

Nella content strategy, ottimizzata per LinkedIn, non c’è spazio quindi per gli spot: “Spesso e volentieri mi trovo a consigliare di evitare l’effetto spot, sia esso un prodotto o un evento. Però sia chiaro salvo anche il contenuto promozionale, ma più che fare solo pubblicità le aziende facciano lo sforzo di raccontare l’utilità di quello che stanno promuovendo. Magari è meglio un sondaggio e nel copy raccontare che ci sarà un evento dedicato per approfondire il tema del sondaggio che pubblicare una locandina senza nessuna strategia. Non sono contro le locandine, ovviamente, ma alle aziende dico: evitate l’autoreferenzialità”.

Coinvolgere i dipendenti per uno storytelling di valore

Per il guru mondiale del marketing Seth Godin gli influencer sono finiti, meglio coinvolgere i dipendenti. LinkedIn è quindi il luogo dove viene più naturale fare employer branding, anche la Marini concorda: “Per l’azienda condividere i contenuti dei dipendenti e collaboratori è una bellissima opportunità per essere coinvolgenti e dare vita a storytelling di valore. Ma per un employer branding efficace servono azioni concordate e coordinate e si può iniziare a farlo solo dopo aver lavorato con tutti i team presenti in azienda”.

Ma attenzione: “Un errore in cui cadono in tanti è sottovalutare la professionalità. Accade soprattutto, ahimè, nelle realtà meno strutturate. Aprire una pagina aziendale e non prevedere investimenti non genera risultati. Vale sempre che quello che investi ritorna”.

LinkedIn: tutti termini da conoscere per potenziare il social selling

In conclusione, si tratta di una regola generale ma su LinkedIn questa vale ancora di più: contare i follower ha senso fino a un certo punto. Un contenuto veicolato su LinkedIn deve arrivare agli stakeholders, ai prospect, che nel marketing sono quei soggetti che, dopo un primo contatto, risultano potenzialmente interessati ad un prodotto o servizio, o generare appartenenza in chi lavora nell’azienda o ci collabora.

Diffondere contenuti in maniera indiscriminata è un esercizio inutile così come la condivisione di link, l’algoritmo del social non premia chi condivide link esterni alla piattaforma.

L’obiettivo della presenza su LinkedIn, per un’azienda, è prima di ogni altra cosa quella di essere focalizzati sui portatori di interessi.

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