AI e CINI

L’intelligenza artificiale per il futuro dell’Italia, ecco che chiede il mondo accademico

Il documento, AI for Future Italy, del Laboratorio Nazionale Cini AIIS racchiude la visioni e le raccomandazioni di gran parte degli accademici che in Italia si occupano di tale materia. Solo investendo in ricerca, formazione sull’intelligenza artificiale l’Italia può cogliere questa opportunità di rilancio

Pubblicato il 25 Ago 2020

Massimiliano Nicotra

avvocato Senior Partner Qubit Law Firm

intelligenza artificiale

Il mondo accademico italiano scende in campo per suggerire come l’intelligenza artificiale possa contribuire al rilancio del Paese. Soprattutto in questa fase. Ha questo valore e significato la recente presa di posizione del Laboratorio Nazionale CINI AIIS (Artificial Intelligence and Intelligent Systems) con un documento, AI for Future Italy, che racchiude la visioni e le raccomandazioni di gran parte degli accademici che in Italia si occupano di tale materia.

Il laboratorio creato nell’ambito del Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica rappresenta infatti l’eccellenza del nostro Paese sulla ricerca relativa a sistemi di intelligenza artificiale e ne affronta i relativi aspetti teorici e metodologici, tecnologici e applicativi.

Il Laboratorio coinvolge 47 università italiane nonché il Consiglio Nazionale delle Ricerche, l’Istituto Italiano di Tecnologia e la Fondazione Bruno Kessler e vede attivi 55 nodi in cui sono distribuiti vari progetti di ricerca tutti relativi a diversi aspetti dell’intelligenza artificiale.

La sua presa di posizione arriva seguito alla pubblicazione da parte del MISE della “Strategia italiana per l’intelligenza artificiale”, la quale ha posto tra gli obiettivi strategici quello della formazione delle professionalità necessarie a far avanzare la ricerca in Italia su tale tecnologia.

Tre punti del mondo accademico sull’AI in Italia

La visione del Laboratorio si può sintetizzare in tre linee di pensiero:

  • “Researchers, Institution, Industries: a big deal”. La sinergia tra i diversi attori è la leva per riuscire a mobilitare una massa critica di risorse che possa fornire una spinta alla ricerca tecnologica italiana ed all’adozione delle soluzioni di intelligenza artificiale da parte delle imprese e delle istituzioni. In tale contesto, il governo dovrebbe avere un ruolo centrale, potendo poi coinvolgere i singoli Ministeri a seconda del campo applicativo (ad es. il Ministero della Salute per i sistemi IA relativi all’ambito sanitario, il Ministero della Difesa per la sicurezza, etc.). La comunità della ricerca, che vede coinvolti settori multidisciplinari, dovrebbe essere coordinata da una singola entità (ed il Laboratorio nel documento si candida a tale ruolo), così come tutto il settore dell’educazione dovrebbe migliorare le competenze verticali sull’IA ed impegnarsi in azioni di mutuo supporto per lo scambio di conoscenze. Anche le aziende, in connessione con le associazioni di categoria e la società, dovrebbero svolgere un importante ruolo cooperando con tutti gli altri attori, lavorando insieme per la definizione di un “perimetro di protezione dell’IA italiana” al fine di individuare le tecnologie di intelligenza artificiale che ricadrebbero nel perimetro di cybersecurity per le industrie ed istituzioni critiche;
  • “Italian AI Research is not an option”. L’importanza della ricerca nel settore delle tecnologie informatiche è un dato evidente quanto ineluttabile. Non è un mistero che le Big Tech statunitensi facciano ampio affidamento sui centri di ricerca delle università americane e che, secondo un’indagine di PWC, in mediagli investimenti privati nel settore tecnologico si sono attestati complessivamente intorno ad una cifra di 170 miliardi di dollari l’anno. E’ evidente, quindi, che il nostro Paese per poter mantenere e rafforzare un ruolo nelle tecnologia di IA non può fare a meno di rafforzare le istituzioni che svolgono attività di ricerca scientifica, ma soprattutto, come evidenziato dal Laboratorio Nazionale CINI AIIS, dotarsi anche di una pianificazione coerente a livello nazionale di tale ricerca, ed istituendo dei criteri per valutarne i risultati in un’ottica di lungo termine;
  • “There is no free-lunch Italian AI”. La nota frase di Milton Friedman “non esistono pasti gratis” è richiamata nel documento del Laboratorio per mettere in evidenza la necessità di destinare specifici investimenti nel settore dell’intelligenza artificiale ed in particolare: investimenti nelle attività di ricerca, investimenti sulle risorse umane, per la formazione di giovani ricercatori, ed investimenti che favoriscano il trasferimento dei risultati delle ricerche in ambito industriale.

Sei raccomandazioni per attuare la strategia sull’AI in Italia

Sulla base di questi pilastri, che costituiscono la visione del Laboratorio sugli interventi di strategia generale, vengono poi presentate alcune raccomandazioni (per la precisione sei), volte ad attuare detta strategia.

  1. Innanzitutto, richiamando quanto già contenuto nella strategia nazionale del MISE, la prima raccomandazione riguarda la necessità di istituire presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri un “Centro di Coordinamento Nazionale”, composto da un tavolo di lavoro interministeriale di coordinamento ed un tavolo scientifico, per far sì che vengano poste in essere in modo proattivo tutte le azioni necessarie a garantire l’attuazione della strategia.
  2. La seconda raccomandazione riprende la visione sulla necessità di unificare gli sforzi della ricerca su un unico framework, che riguardi sia gli aspetti fondamentali dell’intelligenza artificiale, anche nel rispetto dei principi etici individuati a livello Europeo, sia i settori specifici individuati nella strategia MISE (industria, servizi per la società ed economia sostenibile). In tale contesto il progetto nazionale di ricerca sull’intelligenza artificiale dovrebbe avere una durata di lungo termine, fino al 2030. La suddivisione tra aspetti fondamentali, e quindi di ricerca scientifica in senso stretto, ed aspetti applicativi per settori consentirebbe anche di suddividere in maniera più efficiente i fondi, facendo sì che le aziende possano essere stimolate ad investire sui progetti di diretta applicazione industriale. Tutti i progetti dovrebbero essere valutati secondo i KPI proposti nel documento, in termini sia di pubblicazioni scientifiche (oggi l’Italia è seconda dopo la Gran Bretagna per citazioni in ambito IA) sia degli impatti applicativi.
  3. La terza raccomandazione è relativa all’implementazione di un piano formativo complessivo relativo all’intelligenza artificiale a tutti i livelli scolastici, con il rafforzamento dei corsi accademici e l’istituzione di programmi interdisciplinari. Accanto la formazione scolastica ed accademica viene suggerita anche un’opera di divulgazione verso la società per far sì che i cittadini abbiano gli strumenti per comprendere i benefici ed i rischi di questo tipo di tecnologia.
  4. Un’ulteriore indicazione è quella di avviare un programma per evitare la cd. “fuga di cervelli”. Il problema dei giovani talenti che preferiscono recarsi presso istituzioni o industrie straniere piuttosto che rimanere in Italia è ampiamente noto e nel settore dell’intelligenza artificiale si acuisce maggiormente dato che, in tale ambito, vi è anche al forte concorrenza delle grandi aziende che cercano di attrarre ed assumere le menti migliori. Il Laboratorio, pertanto, propone di agevolare l’inserimento di queste giovani promesse nella rete di ricerca scientifica italiana, sia come ricercatori sia eventualmente come professori associati, con dei salari adeguati, oppure, ove non possibile, fornendo loro comunque delle risorse (umane, amministrative e infrastrutturali)  di supporto.
  5. La quinta raccomandazione riguarda la necessità di adottare delle azioni di supporto conseguenti alla ricerca: una piattaforma nazionale per la condivisione dei dati e dei metodi utilizzabile da tutti i ricercatori, collegata alla piattaforma europea AI4EU; la creazione di apposite “challenges” per soluzioni di applicazione industriale; agevolazioni per l’assuzione da parte delle imprese di coloro che conseguono un dottorato in questa materia (ricordiamo che agli inizi di agosto è stata annunciata l’istituzione del primo dottorato nazionale in intelligenza artificiale).
  6. Infine, un’ulteriore supporto all’introduzione di queste tecnologie nella società dovrebbe essere dato dalla creazione di appositi gruppi di lavoro con il compito di valutare i seguenti aspetti: l’impatto sul mondo del lavoro, l’istituzione di meccanismi di certificazione dei sistemi di intelligenza artificiale (come suggerito nel white paper della Commissione Europea) e la valutazione degli aspetti etici sia nell’ambito della ricerca scientifica sia in quello delel applicazioni industriali.

La creazione dell’Istituto Nazionale in Intelligenza Artificiale costituisce l’ulteriore raccomandazione, sulla scorta di quanto è stato fatto in altri paesi europei. Il Laboratorio, evidentemente giudicando positiva l’esperienza del Consorzio CINI, propone che l’Istituto abbia una struttura diffusa sul territorio nazionale, comunque non superiore a venti laboratori di ricerca, e la creazione di due centri di calcolo specializzati accessibili ai vari ricercatori. Il ruolo dell’Istituto sarebbe quello di supportare la ricerca sul lungo termine, coordinare le iniziative istituzionali e fungere da centro di riferimento per i vari lavoratori e sezioni distribuiti a livello regionale e nazionale.

Conclusioni

Il documento proposto dal Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica, ed in particolare dal Laboratorio AIIS, si inserisce nell’insieme di strategie, white paper, documenti che in questi due ultimi anni tentano di individuare delle strade per far sì che l’Europa in generale e l’Italia in particolare possano acquisire una posizione di rilievo nella “corsa all’intelligenza artificiale”.

Ciò che realmente distingue le proposte del Laboratorio è di essere concentrate prevalentemente sulla componente fondamentale di questa corsa, ossia la ricerca scientifica. Non è un mistero che nel nostro Paese i fondi destinati alla ricerca sono andati man mano scemando nel corso degli anni, ma è evidente che per poter sviluppare competenze e conoscenze in nuovi settori tecnologici è più che mai necessario che vengano effettuati investimenti nella direzione individuata dal documento sopra esaminato.

Si tratta di una strada che è stata indicata anche nel recente discorso dell’ex governatore della BCE, Mario Draghi, che ha sottolineato come in questo momento così particolare l’opportunità per il nostro Paese di creare debito “buono”, che sia occasione di crescita per l’Italia, è indissolubilmente legata agli investimenti sull’istruzione, la ricerca scientifica e le infrastrutture.

Se, pertanto, l’Italia vuole assumere un ruolo nella corsa, è necessario che effettui investimenti sul lungo termine, consapevole del fatto che, nel settore dell’intelligenza artificiale, il risultato potrà essere raggiunto solo allenando adeguatamente i giovani atleti che avranno il compito di portare il testimone fino al traguardo.

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