Nella piccola nazione baltica dove nel 2008 è nata Vinted, la popolare app per comprare e vendere abbigliamento (e non solo) di seconda mano, si celebra un’altra eccellenza, quella delle Life Sciences. Stiamo parlando della Lituania e di quel mix di biotecnologia, ricerca sui farmaci e soluzioni medicali tese a migliorare la salute degli individui.
Il settore tech med in Lituania
A dire il vero sono diversi anni che la Lituania, con i suoi 2 milioni e 800 mila residenti e le sue sei vivaci università scientifiche, si propone – insieme a Lettonia ed Estonia – come polo per startup di ricerca, sviluppo e commercializzazione di soluzioni e apparati tech med. Ma adesso le proporzioni del fenomeno si fanno molto più interessanti. Forte è la spinta del governo che – a dispetto dei cambi di maggioranza – supporta sempre e comunque le iniziative private. Grazie a un sistema di esenzioni fiscali di grande impatto, la disponibilità di istituti di ricerca scientifica sempre pronti a collaborare con le aziende così come fanno le strutture sanitarie dove avviare un percorso di sperimentazioni risulta più facile che in altri paesi. Non è cosa da poco. Questa formula attrae sempre più realtà da tutto il mondo. Come vedremo più avanti, anche dall’Italia.
Eppure dal 1992 (quando la popolazione della Lituania aveva raggiunto i 3,7 milioni di abitanti) al 2019 il piccolo paese baltico ha dovuto fare i conti con una forte emigrazione di cervelli. La “fuga” di talenti è un male comune. Sì, anche i giovani laureati lituani avevano la tendenza a finire in paesi europei decisamente più ricchi e con maggiori opportunità. Adesso questo fenomeno ha in un certo qual modo frenato, assestandosi, anche perché in Lituania si respira un po’ dovunque un’aria di ritrovato ottimismo. Sì, pare incredibile che sia così anche considerando che ci troviamo a qualche decina di chilometri dal confine con la Bielorussia, nazione cobelligerante al fianco di Mosca nel conflitto russo-ucraino.
Lituania, Startup Nation e non solo
Ottimismo, dunque, e voglia di fare impresa. Così la Lituania Startup Nation prova a far bella mostra di sé. Il governo rimarca con orgoglio i suoi tre unicorni, ovvero le startup fondate dal 1990 in poi che hanno raggiunto e superato la valutazione di un miliardo di dollari (0,93 miliardi di euro). Un terzetto d’oro: Vinted, come dicevamo, ma anche Nord Security, che ha come prodotto di punta una delle VPN (virtual private network) più apprezzate del settore cyber security e Baltic Classifieds Group, gruppo che raduna popolarissimi portali di annunci negli stati baltici.
Ma anche se restringiamo lo sguardo alle sole scienze della vita i numeri sono di prim’ordine: l’Innovation Agency lituana fa sapere che sono 8.000 le persone che lavorano nel settore delle scienze biologiche e che il paese è la patria di 15.000 ricercatori e scienziati (più e 52 mila specialisti Ict), il 63 % donne. Numeri che sembrano destinati ad aumentare. Anche perché da queste parti nelle sei università con corsi di scienze della vita, uno studente su quattro è in un corso STEM, impegnato in un ciclo di studi che sforna ogni anno tra i 5 e i 7.000 professionisti nei vari comparti, biotech su tutti. Anche qui la presenza delle donne è notevole: il 49%. Dati alla mano sembrano in aumento le retribuzioni e questo è uno dei motivi che deve aver contribuito a frenare la fuga dei cervelli dal piccolo paese baltico.
La Lituania è prima nell’UE per numero di giovani con un diploma di istruzione superiore: il 56% dei cittadini tra i 25 e i 34 anni ha terminato un percorso di educazione terziaria, l’85% parla correntemente inglese, il 53% conosce almeno due lingue straniere. Non solo: sempre in Europa, la Lituania è al primo posto nelle collaborazioni in Ricerca & Sviluppo tra imprese e mondo accademico. Tanto per avere un’idea: l’agenzia per l’innovazione gestisce in 5 anni fondi per mezzo miliardo di euro. Soldi che sono arrivati grazie a finanziamenti dell’Unione europea. Da queste parti sanno come si fa. È un meccanismo che funziona. Risultato? Mille aziende tech attive nel paese grazie a fondi che per il 96 % sono arrivati al di fuori della Lituania, un bacino che dà lavoro complessivamente ad altre 17 mila persone. Anche il peso economico delle startup – fatte le dovute proporzioni – desta una certa impressione: tra il 2017 ed il 2022, ci fa sapere Dealroom.co, il valore complessivo delle startup lituane è schizzato da 600 milioni a 9,5 miliardi. Meglio in Europa ha fatto soltanto la Croazia.
Life Sciences Baltics 2023, la kermesse
È l’evento delle Scienze della vita. A Vilnius si sono ritrovati il 20 e 21 settembre 750 tra esperti, esponenti delle istituzioni, ricercatori e imprenditori provenienti da una trentina di paesi. Due giorni di confronto assai serrato e interdisciplinare: modifica genetica, studi clinici reinventati, intreccio tra intelligenza artificiale e biotecnologia, nanomedicina e molto altro ancora. Si è parlato tra le altre cose di nuovi metodi per diagnosticare il glaucoma – con l’aiuto di intelligenza artificiale e modelli matematici, soprattutto nella diagnostica per immagini – ma si è discusso parecchio anche di questioni etiche legate alla biogenetica.
Argomento obbligato, eccome, il ruolo preponderante che si appresta a prendere nella scienza medica l’intelligenza artificiale. Gli ottimisti dell’IA sono tanti e sono entusiasti dei vantaggi che questa tecnologia è in grado di portare nel settore sanitario, dagli ospedali alla produzione di farmaci. Ma non sono mancati i relatori che hanno messo in guardia dai rischi di questo passaggio snocciolando i limiti dell’intelligenza artificiale. Altri ancora, ad esempio, hanno chiesto trasparenza nel rapporto che si sta facendo sempre più stretto tra IA e farmaci. Di certo la sua introduzione abbasserà i costi nella produzione biofarmaceutica – come sta facendo in molti altri settori – rendendo le cure più accessibili. E questo è senz’altro un bene.
La ricetta della ministra Armonaité
Life Sciencec Baltics è stato aperto dalla ministra dell’Economia e dell’Innovazione lituana Ausrine Armonaité, 34 anni, liberale, che ha spiegato in modo diretto, senza giri di parole da dove viene il suo paese e, soprattutto, dove vuole arrivare. “Quest’anno in Lituania celebriamo i 700 anni della fondazione di Vilnius. Abbiamo tanto tempo alle nostre spalle ma anche molto molto davanti a noi e in questo tempo vogliamo crescere e creare molte altre storie di successo”.
Armonaité è stata poco più di un mese fa in Italia, a Milano, per incontrare il Cluster lombardo scienze della vita e firmare accordi di cooperazione. “La Lituania è ormai una realtà nel campo dell’industria delle Scienze della Vita, con una rete di istituti ricerca e aziende che si occupano di tecnologia applicata alla salute e alla medicina. Il nostro obiettivo è raggiungere il 5 % del PIL nazionale prodotto dalle Life Science entro il 2030. Adesso siamo al 3% quando la media europea si attesta dell’1 per cento. Il 5 % è un obiettivo ambizioso ma secondo me è raggiungibile”.
Più innovazione e meno burocrazia
Il segreto della leadership baltica nelle Life Sciences – come sottolineato da più parti – sta quindi nella cosiddetta catena corta che accomuna questi paesi: ovvero nel fatto che l’essere piccoli può in certi casi essere uno svantaggio ma di sicuro rende i contatti tra le varie realtà (mondo politico, accademico e imprenditoria) estremamente veloci e produttivi. “Sono molto orgogliosa della nostra business comunity – ha continuato la ministra – della nostra comunità di startup, della nostra comunità di ricercatori e di quella di nostri investitori. Siamo un piccolo paese, i nostri avi erano mercanti e noi dobbiamo pensare in maniera globale. Tutti uniti nello sforzo di cambiare in meglio il mondo. Del resto quando parliamo di Life Sciences per la salute parliamo di soluzioni che possano riguardare tutti, non è una questione solo locale”.
L’avventura di Fos, l’esperienza italiana
Esemplare, nella capacità della Lituania di saper attrarre le imprese estere, è proprio la storia che riguarda un’azienda italiana di servizi, il Gruppo Fos, che offre competenze verticali di business e ricerca e sviluppo in diversi settori, inclusi il medicale e il biotech. Che cosa ha fatto da queste parti? Insieme ai ricercatori della Kaunas University of Technology e della Lithuanian University of Health Sciences, il gruppo Fos ha brevettato una tecnologia per il monitoraggio avanzato della salute di chi è sopravvissuto a un ictus. Questa è la prima soluzione al mondo per monitorare e valutare simultaneamente i parametri di salute di un paziente dalla parte interessata del cervello e dal sistema cardiovascolare. Il primo prototipo del sistema è già stato sviluppato ed è in fase di sperimentazione clinica. L’invenzione è commercializzata dal Gruppo Fos Lithuania Biomedical Engineering Center, fondato nel 2015.
Giorgio Allasia, direttore Enginerering e Technology Transfer del Gruppo Fos, è la persona alla quale si deve la nascita della consociata in terra baltica. “Abbiamo cominciato ad entrare in contatto con le istituzioni lituane grazie a Invest Lituania, che devo dire ha fatto un ottimo lavoro”, ci ha spiegato. “In un paio di missioni con il nostro amministratore delegato abbiamo potuto incontrare tutti gli enti chiave per fare una scelta di investimento: le università più importanti, gli enti preposti al finanziamento, i consulenti locali in grado di guidarci e il viceministro dell’economia che è venuto a pranzo con noi”.
Si è dovuto poi affrontare il percorso burocratico, per altro assai breve. “Sì, c’era una misura che all’epoca era espressamente pensata per finanziare le imprese estere che volevano fare ricerca e sviluppo in Lituania”, ha continuato Allasia. “Noi abbiamo fatto la domanda, abbiamo vinto, quindi abbiamo presentato un progetto di tecnologia medicale, che è quello che stiamo illustrando qui, ed è cominciata questa avventura. Poi abbiamo è aperto una sede legale a Vilnius e una operativa a Kaunas, dove c’è un Politecnico molto quotato con una facoltà di medicina importante: abbiamo collaborato con tutte e due, è stata un’esperienza di successo perché è un sistema completamente innovativo, che ha portato alla registrazione di un brevetto che quindi abbiamo deciso di condividere. E questa è stata un’altra scelta vincente, perché abbiamo diviso in tre la proprietà con una leggera prevalenza nostra: così abbiamo ottenuto che le altre università siano sempre interessate allo sviluppo e alla realizzazione del progetto, perché questo porta vantaggi evidenti anche a loro”.
Ma c’è un altro elemento che sembra possa dare consistenza al futuro della Fos lituana. “La cosa più interessante è che la nostra branch, che è al 100 per cento di proprietà della Fos, negli ultimi anni si mantiene da sola. Dopo i primi anni, in cui abbiamo messo qualcosina per lanciarla, adesso accade che grazie ai progetti locali, a quelli europei e un po’ di commesse, il panel sheet sia positivo. La Lituania è un ottimo volano per sviluppo, investimenti e networking”.
Tutto si è svolto in pochi anni, tra i quali alcuni difficili. “Sì. Prime visite nel 2014, legal entity nel 2015, primo contratto firmato nel 2017 e poi da lì in continuità andiamo avanti. Certo, con la pandemia prima e con la guerra poi non è stato facile e non è facile. Il primo è stato un periodo in cui la Lituania ha interrotto i finanziamenti. Per fortuna avevamo una quota di progetti, ne abbiamo vinti alcuni europei e con quei fondi siamo andati avanti”.